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  • La vostra coscienza e il vostro lavoro
    La Torre di Guardia 1973 | 15 marzo
    • occupazione per ragioni di coscienza si rimanga in una situazione praticamente disperata. Ma pensate a ciò che hanno fatto altri. Pensate alle donne che vivevano in concubinato con uomini sposati e avevano partorito loro dei figli prima di conoscere la verità della Parola di Dio. Il rifiuto di continuare a vivere in tale concubinato significava perdere ogni visibile mezzo di sostentamento, perfino la casa in cui abitavano. Tuttavia centinaia di donne hanno fatto con fede questo passo e Geova Dio ne ha avuto cura.

      37 Pensate anche ai molti schiavi dell’Impero Romano che accettarono il cristianesimo. Erano proprietà degli uomini che erano loro padroni e dipendevano da loro per tutte le cose della vita. Tuttavia dovettero esercitare la loro coscienza cristiana e se i padroni chiedevano loro di fare azioni contrarie ai princìpi cristiani dovevano rifiutare, riconoscendo Dio e suo Figlio come loro superiori padroni. Anche questo richiedeva davvero grande fede. — 1 Piet. 2:18-20; Efes. 6:5-8; Col. 3:22-25.

      38. Pur non interrompendo il loro attuale genere o tipo di lavoro in che modo anche molti uomini cristiani hanno dovuto fare notevoli cambiamenti per mantenere la coscienza pura?

      38 Ci sono poi migliaia di uomini che, pur non cambiando il loro tipo di lavoro, hanno dovuto modificare radicalmente i metodi con cui svolgevano le attività o han dovuto dare le dimissioni perché le ditte per cui lavoravano insistevano che seguissero pratiche disoneste in attività altrimenti legittime. Molti tipi di servizi personali, come lavori di riparazione di radio, auto, orologi e servizi simili implicano spesso disonestà, facendo pagare ai clienti più del necessario o facendo loro pagare parti mai sostituite o lavoro mai fatto. Questa è una forma di furto. Altri che si occupavano di vendite, prima di divenire veri cristiani, operavano delle falsificazioni per farsi i clienti. Questa è menzogna e frode. I cristiani hanno “rinunciato alle cose subdole di cui c’è da vergognarsi” e non camminano “con astuzia” né nella congregazione né fuori di essa. (2 Cor. 4:2) Essi danno ascolto all’esortazione: “Ora che avete allontanato la falsità, dite la verità ciascuno al suo prossimo, . . . Il ladro non rubi più, ma piuttosto fatichi, facendo con le sue mani ciò che è buon lavoro, onde abbia qualche cosa da distribuire a qualcuno nel bisogno”. La coscienza li spinge ad abbandonare le loro cattive vie per ‘non contristare lo spirito santo di Dio’. — Efes. 4:25-30.

      MANTENIAMO LA RAGIONEVOLEZZA E L’EQUILIBRIO

      39-41. (a) Come in tutte le altre cose, la veduta di chi vogliamo mantenere esercitando la coscienza riguardo al lavoro? (b) Se il lavoro di una persona suscita problemi di coscienza, quale decisione possono prendere gli anziani della congregazione? Dalla coscienza di chi sono guidati?

      39 Di nuovo, si noti che Geova Dio è realistico in tutte le cose che richiede. Ci dà princìpi che forniscono una guida buona e chiara; eppure non porta le cose a un impossibile estremo, al punto che dovremmo “uscire dal mondo” per avere una coscienza pura. — 1 Cor. 5:10.

      40 Considerate, per esempio, l’uomo che lavora in un podere dove si coltiva quasi esclusivamente un prodotto fondamentalmente nocivo al consumo umano. Il suo lavoro può essere in diretta relazione con la produzione o la distribuzione di questo materiale. La sua coscienza può spingerlo o no a smettere tale lavoro. Anche se la coscienza non lo spinge a smettere, se appartiene a una congregazione cristiana la coscienza degli anziani di quella congregazione può non permettere loro di raccomandarlo come se fosse qualificato per essere anziano o servitore di ministero nella congregazione.

      41 D’altronde, la persona può lavorare in tale podere ma fare un lavoro che non è materialmente collegato alla produzione di tale sostanza, forse rendendo servizi di natura personale alla famiglia del proprietario del podere, facendo le pulizie di casa o simili lavori domestici. Può darsi ritenga che il suo lavoro non la metta in relazione con l’attività con cui si produce la sostanza nociva. Che gli anziani della congregazione alla quale è associato tale individuo lo raccomandino come anziano o servitore di ministero oppure no dipende dalla loro coscienza. Essi prenderebbero anche in considerazione l’effetto che avrebbe tale raccomandazione sulla congregazione in generale e sulla comunità in cui essa si trova.

      42. (a) Pur sforzandoci di mantenere una coscienza pura, quale inutile attività eviteremo e quale mira ci prefiggeremo? (b) Nei casi ‘limite’, quale equilibrio manterremo?

      42 Come l’apostolo, quindi, vogliamo tutti ‘esercitarci continuamente per avere la consapevolezza di non aver commesso nessuna offesa contro Dio e contro gli uomini’. (Atti 24:16) Contemporaneamente dobbiamo comprendere l’inutilità di discutere tutte le minori ramificazioni o possibili applicazioni di qualsiasi principio scritturale o di cercare di stabilire sottili linee di confine e comporre in tal modo un codice talmudico su quello che è precisamente permesso e quello che non lo è. Dando istruzioni a Timoteo sul suo ministero a Efeso, Paolo scrisse: “Realmente l’obiettivo di questo mandato è l’amore da un cuore puro e da una buona coscienza e dalla fede senza ipocrisia. Deviando da queste cose certuni sono stati sviati in parlar ozioso, volendo essere maestri della legge, ma non comprendendo né le cose che dicono né le cose circa le quali fanno forti asserzioni”. (1 Tim. 1:3-7; si paragoni 6:3-5). Quando la decisione dipende dalla coscienza individuale, non cercheremo di sovrapporre la nostra coscienza a quella degli altri, né disprezzeremo altri come se fossero troppo scrupolosi né criticheremo e giudicheremo quelli la cui coscienza non è così ristretta come la nostra in tali casi ‘limite’. — Rom. 14:3, 10.

      43. Pur sforzandoci di agire sempre secondo una buona coscienza, se, ciò nondimeno, commettiamo sbagli, che cosa possiamo fare per liberarci da una cattiva coscienza?

      43 Commetteremo sbagli, faremo cose di cui in seguito ci rammaricheremo, poiché siamo imperfetti. Ma non soffriremo di una coscienza colpevole se saremo pronti a confessare il nostro errore a Dio e ce ne allontaneremo, cercando il perdono di Geova per mezzo di suo Figlio. Leggete l’esperienza personale del re Davide a questo riguardo narrata in Salmo 32:1-6. Rallegratevi sapendo che il sacrificio di riscatto del Figlio di Dio può fare espiazione per i nostri peccati e per purificare la nostra coscienza, dandoci la confortante assicurazione che Dio non ci imputa tali errori. In tal modo possiamo continuare a servirlo con una buona coscienza e con tutta la gioia, la contentezza, la pace mentale e la speranza della vita eterna che ne derivano.

  • Chi mostrava fichi
    La Torre di Guardia 1973 | 15 marzo
    • Chi mostrava fichi

      Una volta Giovanni Battista consigliò a certi uomini in servizio militare: “Non angariate né accusate falsamente nessuno”. (Luca 3:14) Riportando questo racconto, Luca usò un’espressione greca che letteralmente significa “dovreste prendere per uno che mostra fichi”. Che cos’è “uno che mostra fichi”?

      Varie autorità danno la spiegazione che nell’antica Atene esportare fichi fuori della provincia era proibito. Chi denunciava altri, accusandoli di tentar di esportare fichi, era definito “uno che mostra fichi”. La parola venne usata per indicare un malevolo informatore, uno che accusava altri per amore di guadagno, un falso accusatore, un ricattatore.

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