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  • La via che conduce alla sicurezza
    La Torre di Guardia 1968 | 1° febbraio
    • colpevole di sangue in cui viviamo, da qualsiasi parte in cui possa essersi trovata, sia essa politica, sociale, religiosa. È tempo di fuggire, non quando è troppo tardi, quando il vendicatore del sangue comincia a infliggere la punizione. Mettendo in risalto il bisogno di fuggire in tempo, l’antitipico vendicatore del sangue, Gesù Cristo, dice: “Continuate a pregare che la vostra fuga non avvenga d’inverno, né in giorno di sabato; poiché allora vi sarà grande tribolazione come non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora, no, né vi sarà più”. (Matt. 24:20, 21) Verrà il tempo quando le circostanze non permetteranno più di riuscire a fuggire, cioè quando avrà luogo la distruzione di Babilonia la Grande e la susseguente guerra di Armaghedon. — Riv. 16:14 fino a 17:18.

      RIMANIAMO NELLA “CITTÀ DI RIFUGIO”

      17. Chi è il sommo sacerdote nell’odierna città di rifugio?

      17 Come abbiamo visto, l’omicida involontario che trovava protezione in una città di rifugio doveva restarvi sino alla morte del sommo sacerdote che era in carica quando era fuggito. Quindi egli era libero di tornare al suo precedente luogo di dimora. Il vendicatore del sangue non aveva quindi più nessun diritto di toccarlo. Adempiendo il tipo profetico, Gesù Cristo adempie anche il ruolo di sommo sacerdote, poiché egli è davvero un sommo sacerdote, come leggiamo in Ebrei 3:1; “Quindi, fratelli santi, . . . considerate l’apostolo e sommo sacerdote che noi confessiamo, Gesù”.

      18. Che cosa significa stare nella città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote, (a) per la classe celeste? (b) per i superstiti di Armaghedon?

      18 Nell’interessante figura della città di rifugio, Cristo svolge perciò un duplice ruolo, quello di vendicatore del sangue e quello di sommo sacerdote, la cui morte significò libertà per coloro che erano nella città protettiva. Che cosa significa dunque rimanere nell’antitipica città di rifugio sino alla morte del sommo sacerdote? Poiché, in effetti, i membri di due classi cercano rifugio in quella città — “Israeliti” e “residenti forestieri” — cioè i membri della celeste classe del regno e i membri della classe terrestre, significa quanto segue: Quando i membri della classe celeste, gli Israeliti spirituali, finiscono il loro corso terrestre come creature umane imperfette e sono ricompensati con una celeste risurrezione spirituale, allora il sommo sacerdote “muore” rispetto a loro, per così dire, cioè cessa di agire nell’incarico di sommo sacerdote in loro favore. Non essendo più umani, non hanno più bisogno dei suoi servizi di espiazione, essendo essi stessi destati immortali, per regnare come re e sacerdoti con Cristo per mille anni. (Riv. 20:6) Riguardo ai superstiti di Armaghedon, Gesù Cristo cesserà di operare a loro favore come sommo sacerdote quando i mille anni del suo dominio reale saranno finiti e tutti gli uomini saranno stati portati alla perfezione umana sulla terra. Per usare i termini della figura della città di rifugio, Gesù Cristo ‘morirà’ in quel tempo rispetto a loro, cioè lascerà la scena come sacerdote espiatorio. Questi servizi non saranno allora più necessari. Quindi essi verranno a trovarsi direttamente nelle mani di Dio per provare in eterno la loro perfetta devozione alla giustizia. — 1 Cor. 15:24-28; Rom. 8:33; 6:7.

      19. Quale avvertimento ci è dato?

      19 Se, comunque, colui che nella sua imperfezione umana fuggì alla città di rifugio dovesse lasciare la città prima della morte del Sommo Sacerdote, si esporrebbe al pericolo di morte, al pericolo d’essere giustiziato dal legittimo Vendicatore del Sangue, poiché non riceverebbe più beneficio dal sacrificio di riscatto del Sommo Sacerdote, Gesù Cristo. Questo è un avvertimento per noi. Ci mostra che dobbiamo rimanere nell’antitipica città di rifugio finché lo richiede il provvedimento divino. Se vogliamo assicurarci la salvezza eterna, dobbiamo rimanere entro i limiti dell’amorevole provvedimento di Geova Dio insieme alla sua organizzazione visibile, presieduta dal suo Sommo Sacerdote. Non siamo tentati di abbandonare la protezione e la potente città di rifugio per godere di un breve tempo di ingannevole libertà che ci espone alla morte eterna. È vero che il rimanere nella città di rifugio ci impone alcune restrizioni. Non siamo interamente liberi di fare e dire ciò che vogliamo. Dobbiamo ubbidire alla volontà di Dio, rimanendo sotto il nostro Riscattatore, Gesù Cristo il Sommo Sacerdote, eppure questo significa che abbiamo piena libertà di fare ciò ch’è giusto e buono.

      20. Quale consiglio ci dà il discepolo Giacomo?

      20 Il provvedimento della città di rifugio contenuto nell’antica legge mosaica parla dunque con un’urgenza da cui dipendono la vita o la morte. Esso ci dà una seria lezione. È una lezione opportuna per noi che viviamo in questa società umana colpevole di sangue del ventesimo secolo. Ci mostra come possiamo sfuggire quali singoli individui sia alla collettiva colpa di sangue del mondo che all’imminente punizione divina che si abbatterà su questo sistema di cose malvagio. Felice è davvero colui che non solo legge e ode quali sono le cose richieste da Dio, ma le applica immediatamente e diligentemente nella sua vita! Il discepolo Giacomo dice: “Comunque, divenite operatori della parola, e non solo uditori, ingannando voi stessi con falsi ragionamenti”. — Giac. 1:22.

  • Trovata alfine la verità
    La Torre di Guardia 1968 | 1° febbraio
    • Trovata alfine la verità

      Dodici anni fa un chirurgo cominciò a lavorare in una missione cattolica nella Sierra Leone, Africa Occidentale. Avendo profondo apprezzamento per la verità biblica, costituì un gruppo per fare conversazioni bibliche. Questo fu scoraggiato dal sacerdote della missione. Nuovamente, nel Ghana, costituì un gruppo per fare conversazioni simili, ma queste vennero nuovamente interrotte perché il sacerdote indicò che il vescovo non riteneva necessario tale studio biblico. Quattro anni fa questo medico timorato di Dio si trasferì in Uganda per continuare il suo lavoro nella missione. Due volte cercò di ottenere l’appoggio del sacerdote locale per organizzare un gruppo per lo studio biblico. Ogni volta, a causa della riluttanza e dell’apatia del sacerdote, lo studio fu interrotto. Infine, il medico riuscì nel suo scopo organizzando privatamente un gruppo di studio senza l’interferenza del sacerdote. Egli riferisce: “Cercavamo cibo spirituale per mezzo della Bibbia e non potevamo trovarlo”.

      A questo punto venne a contatto con un fratello che visitò l’ospedale della missione in qualità di rappresentante di medicinali. Il fratello fu in grado di dare al medico una buona testimonianza e al suo arrivo a casa trovò ad attenderlo una lettera nella quale gli chiedeva di mandargli libri che spiegassero la Bibbia così che fosse preparato a considerare i punti quando il fratello avesse fatto il successivo giro. Oltre a inviare i libri, il fratello prese disposizioni affinché un altro fratello di una città vicina studiasse col medico. Fu fatto rapido progresso, e il medico, a sua volta, cominciò uno studio biblico con sua moglie e due infermiere, nell’opuscolo “Buona notizia”. Subito dopo il servitore di circoscrizione visitò la congregazione vicina e fu molto felice quando il medico venne al discorso con la moglie, le due infermiere e altre quattro persone interessate. Prima di andare all’assemblea a Nairobi, a cui furono presenti sia lui che la moglie, il medico scrisse al fratello dicendogli che aveva rassegnato le dimissioni dalla Missione Cattolica perché crede che Geova dice che ora è tempo di uscire da “Babilonia”. Egli citò Proverbi 3:5, 6. Ora sta facendo progetti per trasferirsi in una congregazione per poter fare maggior progresso. — Dall’Annuario dei Testimoni di Geova per il 1967 (inglese), Uganda, pagine 192, 193.

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