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Evitate lo strettoio dell’ira di DioLa Torre di Guardia 1956 | 15 luglio
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la donna ubriaca per il sangue dei santi e per il sangue de’ testimoni di Gesù. . . . e in essa s’è trovato il sangue de’ profeti e de’ santi e di quanti furon sgozzati sulla terra”. (Apoc. 17:6; 18:24, Ricciotti) Eseguendo il giudizio ad Armaghedon il Dio della giustizia renderà a ogni religione mondana ciò che le spetta per la sua disgustosa sete di sangue e per il sangue che ha sparso.
13. Che cosa dicono gli eserciti celesti di questa azione di giudizio, e come i colpevoli berranno il loro proprio sangue?
13 Per questa azione di giudizio gli eserciti celesti lodano Geova, dicendo: “Lodate Jah! La salvezza e la gloria e la potenza appartengono al nostro Dio, perché i suoi giudizi sono veraci e giusti. Poiché egli ha eseguito il giudizio sulla gran meretrice che corrompeva la terra con la sua fornicazione [religiosa], e ha vendicato il sangue dei suoi schiavi dalla mano di lei”. La lunga storia della religione mondana, macchiata di sangue, dev’essere ora smascherata e l’imminente giudizio di quelli che hanno sparso sangue innocente per istigazione della religione babilonica dev’essere dichiarato, per dimostrare che Dio è giusto: “Giusto sei, . . . avendo essi sparso il sangue dei Santi e dei profeti, hai dato loro a bere del sangue, e l’han ben meritato! . . . Davvero o Signore [Geova], Dio Onnipotente, son veri e giusti i tuoi giudizi”. (Apoc. 19:1, 2, NM; 16:5-7, Ti) I colpevoli saranno costretti a bere il loro proprio sangue vitale mediante la loro ben meritata morte ad Armaghedon. — Isa. 49:26.
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Fuggite entro le città di rifugioLa Torre di Guardia 1956 | 15 luglio
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Fuggite entro le città di rifugio
1. Perché abbiamo bisogno di un luogo di rifugio ad Armaghedon, e come Dio lo prefigurò profeticamente per noi?
LA RESPONSABILITÀ del sangue versato grava su tutto il mondo. Mentre, a modo suo, la Cristianità si sforza pubblicamente di procurare una pace internazionale, al tempo stesso prende le direttive preparando la guerra più sanguinosa di tutti i tempi. In qual luogo possiamo rifugiarci per non essere in alcun modo partecipi della colpevolezza del mondo ad Armaghedon, onde non sia richiesta la nostra stessa vita secondo il patto di Geova concernente la santità del sangue? Geova ha provveduto un unico luogo di scampo e di rifugio, e ce lo raffigurò profeticamente con le città di rifugio da lui stabilite nel paese d’Israele.
2. Che cosa erano i luoghi di rifugio per le nazioni pagane, e perché il loro numero fu infine ridotto?
2 Queste non erano simili ai luoghi di rifugio adottati dalle antiche nazioni pagane. Quelli erano luoghi religiosamente sacri, come i boschetti, i templi e gli altari, e ad essi era dato il diritto di asilo, cioè il diritto di provvedere riparo e protezione contro la punizione per qualche delitto. Il potere protettivo ad essi attribuito si estendeva per un raggio considerevole intorno al luogo sacro, ed era rigorosamente salvaguardato e preservato mediante gravi punizioni inflitte ai violatori di tale protezione. Tuttavia, in questi luoghi di rifugio o asilo, sotto il manto della religione, sia i colpevoli che gli sfortunati potevano trovare riparo e protezione dai funzionari della legge o da quelli che punivano applicando una loro propria legge. Il famoso tempio di Artemide (o Diana) ad Efeso era un luogo pagano di asilo o rifugio e, a questo riguardo, col passar del tempo i suoi privilegi si estesero. In seguito il numero di questi luoghi di rifugio si moltiplicò grandemente fra i Greci ed i Romani, ma si abusò del privilegio di asilo e ciò condusse a un grande aumento di criminali. Pertanto l’imperatore romano Tiberio, dei giorni di Gesù, promosse una solenne inchiesta sulle conseguenze di questo privilegio, provocando così una riduzione nel numero dei luoghi d’asilo ed una limitazione dei privilegi stessi.
3. In Israele era permesso che le città di rifugio si moltiplicassero, e quando Geova menzionò per la prima volta un futuro luogo di rifugio per Israele?
3 Nel paese d’Israele le città di rifugio erano in numero limitato e non provvedevano asilo all’omicida volontario, ma soltanto a chi avesse ucciso involontariamente. Alcuni ritengono che, nei quarant’anni in cui gli Israeliti errarono nel deserto, prima di entrare nella Terra Promessa di Palestina, costituisse rifugio l’accampamento dei servitori del tempio conosciuti come Leviti, a cui appartenevano il sommo sacerdote e il suo corpo di sacerdoti assistenti. La prima volta che Geova Dio diede la legge al profeta Mosè al monte Sinai menzionò un futuro luogo di rifugio dicendo: “Chi percuoterà un uomo con volontà di ucciderlo, sia messo a morte. Se uno poi non ha teso insidie, ma Dio glielo ha fatto cader nelle mani, io determinerò un luogo in cui debba rifugiarsi. Se uno invece con premeditazione e con insidie avrà ucciso il suo prossimo, lo strapperai anche dal mio altare, per farlo morire”. — Eso. 21:12-14, Ti.
4. Che cosa significava strappare il colpevole di omicidio perfino dall’altare di Geova?
4 Questa ultima dichiarazione potrebbe significare che se anche un uomo fosse stato un sacerdote che avesse servito all’altare di Dio, non avrebbe dovuto essere considerato innocente, ma se avesse compiuto un astuto e premeditato delitto avrebbe dovuto essere giustiziato. Oppure, se qualsiasi omicida volontario fosse fuggito per rifugio all’altare aggrappandosi ad uno dei suoi corni con la speranza di trovar riparo nella santità dell’altare, avrebbe dovuto essere portato via e giustiziato come aveva meritato. Dio non protegge i criminali volontari né con la sua legge né con le cose sacre della sua organizzazione. Un esempio di questo è il caso del generale Joab. Durante il regno di Davide, spinto da sentimenti di vendetta e gelosia, egli si rese colpevole versando il sangue di uomini innocenti. A questo aggiunse il delitto di sostenere un usurpatore del trono di Davide invece dell’uomo scelto da Dio per il trono, Salomone figlio di Davide. Quando l’usurpatore mostrò ancora ambizioni per il trono e il re Salomone lo fece uccidere, il generale Joab fuggì e andò ad aggrapparsi ai corni dell’altare, rifiutando di staccarsene, dicendo: “No! voglio morir qui!” Conformemente, il re Salomone lo fece giustiziare quivi, dicendo: “L’Eterno [Geova] farà ricadere sul capo di lui il sangue ch’egli sparse, quando s’avventò contro due uomini più giusti e migliori di lui, e li uccise di spada, senza che Davide mio padre ne sapesse nulla”. (1 Re 2:28-34) Nessuno che uccida o che partecipi volontariamente a spargimento di sangue potrà attendersi che il sacrificio del grande altare di Geova, cioè Gesù Cristo, sia di espiazione al suo delitto o alla sua partecipazione al delitto.
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