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Domande dai lettori (1)La Torre di Guardia 1959 | 1° novembre
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Domande dai lettori
◆ Coloro che fecero il battesimo di Giovanni dovettero forse essere ribattezzati in seguito con il battesimo di Gesù? — A. R., Stati Uniti.
Ciò che è definito “battesimo di Giovanni” fu il battesimo di quei Giudei naturali e proseliti che si pentirono dei peccati commessi contro il patto della Legge. Geova autorizzò questo battesimo e istruì Giovanni a compierlo. (Luca 3:2, 3; Giov. 1:33) Poiché il battesimo di quei Giudei pentiti dimostrava che si erano pentiti dei peccati commessi contro il patto della Legge, esso sarebbe stato valido finché lo sarebbe stato il patto della Legge. Ciò significa che questo battesimo poteva esser compiuto validamente fino alla Pentecoste del 33 d.C. Non c’è nessun racconto che qualcuno di quelli che furono battezzati validamente con il battesimo di Giovanni fosse ribattezzato nel nome di Gesù Cristo.
Giovanni fu mandato da Geova a preparare il popolo per la venuta del Messia. La Legge era stata data loro come un tutore per condurli a Cristo, ma come nazione non avevano seguito il suo insegnamento e non erano in grado di riconoscere e di accettare colui al quale essa li rivolgeva. (Gal. 3:24) Luca 3:3-6 (Ti) spiega: “Egli andò per tutta la regione del Giordano, predicando il battesimo di penitenza, in remissione dei peccati: come sta scritto nel libro dei sermoni del profeta Isaia: Voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Ogni valle sarà colmata, ogni monte e colle sarà abbassato, e le vie tortuose saran fatte dritte, e le scabre appianate, ed ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”. Dopo aver identificato Gesù quale “Agnello di Dio”, Giovanni Battista spiegò la ragione per cui predicava e battezzava, dicendo: “La ragione per cui sono venuto a battezzare in acqua è stata perché fosse reso manifesto ad Israele”. — Giov. 1:31.
Quando cominciò il suo ministero Gesù non disse ai suoi discepoli che erano stati ammaestrati da Giovanni di essere ribattezzati nel nome di Gesù. Niente affatto. Il loro battesimo era stato compiuto da un servitore di Dio secondo le istruzioni di Geova, quindi era valido. Né li istruì a battezzare in modo diverso coloro che sarebbero divenuti suoi seguaci durante il suo ministero terreno. Perciò quando leggiamo in Giovanni 3:22 (Ti) che “Gesù con i suoi discepoli andò nel paese della Giudea; e vi si trattenne con essi, e battezzava”, comprendiamo che il battesimo da essi compiuto aveva lo stesso significato di quello compiuto da Giovanni.
Tuttavia era inadeguato essere battezzati con il battesimo di Giovanni dopo la Pentecoste del 33 d.C. Colui che lo avesse fatto avrebbe dimostrato di non comprendere il significato di quel battesimo. Leggiamo di un caso simile in Atti 19:3-5 (Ti): “Ed egli a loro: Con qual battesimo dunque siete stati battezzati? E quelli dissero: Col battesimo di Giovanni. E allora Paolo: Giovanni battezzò il popolo col battesimo di penitenza, dicendo che credessero in quello che doveva venire dopo di lui, cioè Gesù. Udite tali cose, furono battezzati nel nome del Signore Gesù”. Poiché questo avvenne durante il terzo viaggio missionario di Paolo, iniziato verso il 52 d.C., è chiaro che queste persone erano state battezzate quando il battesimo di Giovanni non aveva più valore per Geova Dio. Giustamente furono battezzate di nuovo.
Tuttavia non occorre essere ribattezzati ogni volta che si adempie un’altra profezia della Parola di Dio o si comprende più chiaramente qualche verità. Un servitore di Dio battezzato che si è veramente pentito della sua passata condotta seguirà la guida di Geova a questo riguardo. Pertanto, quando nel 1914 d.C., Cristo fu intronizzato come Re, non fu necessario che tutti i veri cristiani fossero ribattezzati in riconoscimento della sua posizione di re. Così, anche quando Giovanni Battista additò Cristo come “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”, non fu necessario che i suoi discepoli fossero battezzati di nuovo. Accettando Gesù come il Cristo erano completamente d’accordo con il battesimo già fatto. E come il loro battesimo continuò ad essere valido a quel tempo, così quando Cristo ascese al cielo e ‘Iddio l’innalzò a una posizione superiore e gli diede benignamente il nome che è al dispera di ogni altro nome’, non fu necessario che i suoi discepoli fossero battezzati di nuovo per dar prova di riconoscere ciò. — Filip. 2:9.
Tuttavia doveva esservi un cambiamento nel battesimo quando il patto della Legge non fosse più in vigore. Quindi, non all’inizio del suo ministero, ma dopo la risurrezione e prima dell’ascensione al cielo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Andate dunque e fate discepoli le persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che io vi ho comandate”. (Matt. 28:19, 20) Inoltre disse loro: “Non vi ritirate da Gerusalemme, ma continuate ad aspettare ciò che il Padre ha promesso, del quale avete udito da me”. “Riceverete potenza quando lo spirito santo sarà venuto su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino alla più lontana parte della terra”. (Atti 1:4, 8) Quindi dalla Pentecoste in poi fu compiuto un battesimo diverso, non per il pentimento dei peccati commessi contro il patto della Legge, ma “nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo”, per simbolizzare la dedicazione del credente.
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Domande dai lettori (2)La Torre di Guardia 1959 | 1° novembre
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Domande dai lettori
◆ In relazione al battesimo in acqua, perché è appropriato dire che si muore alla propria “passata condotta di vita” invece che alla “propria volontà”? Come potrebbe questo applicarsi al battesimo in acqua di Gesù?
La parola “volontà” indica una facoltà di cui Dio ha dotato le creature intelligenti, mediante cui esse decidono consapevolmente e deliberatamente circa il desiderato modo d’agire. È il potere dato da Dio di scegliere le proprie azioni; è la cosciente esplicazione della volontà.
Il credente ammaestrato dalla Bibbia, quando si dedica intelligentemente e devotamente a Geova Dio mediante Gesù Cristo, non muore a questa facoltà di volere. Nell’atto stesso con cui si dedica egli deve esercitare la sua forza di volontà con grande risolutezza e fermezza per prendere questa decisione per tutta l’eternità. Per compiere il passo del battesimo in acqua deve esercitare la sua facoltà di volere in ubbidienza al comando che Dio diede mediante Cristo. Dopo il battesimo, che simbolizza la sua dedicazione a Dio, ha bisogno di continuo della facoltà di volere. Non diventa una macchina priva di volontà, un automa o un robot o una marionetta che agisce o si muove solo per volontà di qualcun altro. Deve esercitare la sua volontà più consapevolmente di prima, perché le sue decisioni future siano in armonia con la scritta Parola di Dio e spesso, anche con le istruzioni date dalla visibile organizzazione di Dio. Deve determinare ciò che Dio vuole e quindi volere in armonia con i desideri di Dio. Deve prendere le decisioni che più giovano agli interessi del regno di Dio, al popolo organizzato di Dio e a se stesso quale cristiano.
Per esempio, potrebbe dover decidere se sposarsi o no. Quindi deve esercitare la sua volontà per prendere una decisione al riguardo. A sostegno di ciò, l’apostolo Paolo scrisse: “Se qualcuno pensa di agire sconvenientemente verso la sua verginità, se ha passato il fiore della giovinezza, e questo è il modo in cui deve aver luogo, faccia come vuole; egli non pecca. Si sposino. Ma se qualcuno è fermo nel suo cuore, non avendo necessità, ma ha autorità sulla propria volontà e nel proprio cuore ha preso questa decisione, di serbare la propria verginità, farà bene”. (1 Cor. 7:36, 37) Riguardo alle vedove l’apostolo dice: “Se suo marito si addormenta nella morte, ella è libera di sposare chi vuole, solo nel Signore”. (1 Cor. 7:39) È libera di volere, ma non senza limiti. È libera di volersi risposare, ma solo se sposa un uomo che è in unione col Signore.
Quindi il grato studente della Bibbia, quando si dedica amorevolmente a Dio e simbolizza tale dedicazione con il battesimo in acqua, muore al suo passato modo d’agire, non alla sua facoltà di volere. In passato agiva in modo da piacere a se stesso o alle creature che amava, rispettava o temeva. Dopo la dedicazione, simbolizzata dal battesimo in acqua, egli adotta un nuovo modo d’agire, quello di piacere a Geova Dio facendo ciò che Dio vuole. Quindi saggiamente addestra la sua consapevole forza di volontà a prendere decisioni conformi al volere di Dio.
Naturalmente la parola “volontà” significa anche ciò che si vuole: un desiderio o un’aspirazione. In armonia con questo significato della parola volontà noi preghiamo: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. (Matt. 6:9, 10) Secondo questo punto di vista, quando facciamo il passo della dedicazione, veniamo a fare la volontà di Dio e non più la nostra. Ma per fare da quel momento in poi la volontà di Dio dobbiamo sempre tener presente o cercare e imparare qual è la volontà di Dio. Quindi dobbiamo farla coscienziosamente, intelligentemente e deliberatamente, senza timore delle creature.
Gesù fece sempre la volontà di Dio, quando faceva il falegname a Nazaret e anche mentre era “sottomesso” ai suoi genitori terreni. Egli disse: “Son disceso dal cielo per fare, non la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”. (Giov. 6:38-40) Quando all’età di circa trent’anni si presentò per fare la volontà di Geova in adempimento al Salmo 40:7, 8,
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