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  • Il povero innalzato e confortato
    La Torre di Guardia 1951 | 1° agosto
    • Il povero innalzato e confortato

      “Lodate Geova . . . Egli innalza il povero dalla polvere, e rialza il bisognoso dal letamaio affin di collocarlo con i principi, con i principi del suo popolo”. — Sal. 113:1, 7, 8, SA.

      1. A chi devono guardare ora i poveri della terra, e perché a lui?

      GEOVA Dio è Colui al quale tutti i poveri della terra devono rivolgersi in questi giorni d’afflizione mondiale. Egli non disprezza la loro bassa condizione. I suoi orecchi non sono sordi ai loro gemiti e sospiri, ma egli si rende conto delle loro necessità e presenta loro il vero sollievo proprio attualmente. Abramo Lincoln, un uomo che salì dalla povertà alla presidenza degli Stati Uniti, disse un giorno: “Iddio deve amare i poveri, perché ne ha fatto tanti”. Ma non è Iddio che ha reso l’uomo povero e che ha fatto i pochi ricchi e i molti poveri. Non è lui che ha creato la distinzione di classe fra ricchi e poveri. Egli non ha voluto che molti fossero miseri per così lungo tempo che ora, infine, i poveri nelle loro masse insorgono sotto i capi comunisti per abbattere i ricchi capitalisti e per uguagliare tutti i popoli socialmente ed economicamente sotto dittatori comunisti. L’avversario di Dio, Satana il Diavolo, è colui che ha fatto ciò. È questo empio che oggi escogita falsi sistemi politici ed economici di sollievo per le masse oppresse allo scopo di allontanarle dall’unico efficace mezzo di sollievo, quello provveduto da Geova Dio. L’applicazione di queste misure umane d’emergenza per migliorare le condizioni dei poveri e soccorrere le zone arretrate del mondo non avrà altro risultato che accrescere i gravami del popolo, impoverendolo e opprimendolo di più. Ma l’Onnipotente Iddio è sempre venuto in soccorso dei poveri del suo popolo. Ora egli rivendicherà completamente la loro causa e porterà loro ricchezze maggiori perfino di quelle che ebbero il primo uomo e la prima donna all’inizio dell’umanità nell’Eden. Il mezzo di cui Iddio si serve è il suo regno nelle mani del suo Figlio Gesù Cristo.

      2. In che cosa principalmente il popolo fu stato tenuto povero, e come?

      2 La povertà del popolo non riguarda solo le ricchezze materiali. Essa riguarda principalmente le ricchezze spirituali. Il clero delle organizzazioni religiose ortodosse cristiane e giudee è ora costretto ad ammettere di aver lasciato il popolo nella povertà spirituale. Sono stati parziali con i ricchi mondani ed han chiuso l’occhio e mantenuto il silenzio relativamente alla loro oppressione dei poveri, e nello stesso tempo hanno assunto un’apparenza di vera giustizia. Le ricchezze spirituali avrebbero tuttavia alleggerito la sorte del popolo in mezzo alle ingiustizie e alle privazioni di questo mondo. Queste ricchezze avrebbero impedito le loro violente, radicali insurrezioni contro l’attuale costituita sistemazione del mondo d’oggi. Non è necessario che una persona possegga egoisticamente ricchezze materiali per essere realmente ricca, felice e contenta.

      3. Chi fu il più povero, tuttavia il più felice della terra, e perché?

      3 Gesù Cristo sulla terra come uomo fu il più povero fra i poveri secondo i beni terreni. Alla sua nascita egli non fu deposto in una elegante culla, ma in una mangiatoia, perché non v’era posto per visitatori nella locanda del villaggio. Come predicatore del regno di Dio non aveva casa sua propria. “Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo dei nidi, ma il Figliuol dell’uomo non ha dove posare il capo”. (Matt. 8:20) Ma a causa delle sue ricchezze spirituali egli ebbe dei veri e leali amici, particolarmente il Padre suo nel cielo e il popolo di buona volontà sulla terra. Egli ebbe una gioia che nessuna creatura gli poteva togliere. Fu la persona più felice della terra, per cui poté ben descrivere vere condizioni di felicità nel suo sermone sul monte, cominciando così: “Felici son quelli che sono consci della loro necessità spirituale, perché il regno dei cieli appartiene a loro”. (Matt. 5:3, NM) Conoscendo lui tutti i poveri possono esser ricchi spiritualmente e possono avere la speranza d’esser tosto resi possessori di tutte le altre ricchezze nell’equo nuovo mondo sotto il suo regno.

      4. Di quale capovolgimento di cose egli mostrò che era venuto il tempo, e come lo illustrò?

      4 Fin d’allora Gesù sapeva che il mondo di Satana doveva durare senza l’intervento di Dio finché fossero terminati i “fissati tempi delle nazioni” nel 1914. Perciò egli cercò di render ricchi spiritualmente quelli che erano consci delle loro necessità spirituali col messaggio del regno di Dio e con il crescente intendimento della Sua Parola scritta. Egli mostrò che era venuto il tempo in cui Iddio avrebbe capovolto le posizioni di coloro ch’erano ricchi in beni mondani, potenza politica e dominio ed influenza religiosa, ed avrebbe innalzato quelli che sentivano le loro necessità spirituali. Egli illustrò questo in una parabola, la parabola del ricco e di Lazzaro. Diciamo “parabola”, perché se interpretassimo letteralmente la descrizione di questo caso del ricco e di Lazzaro, ridurremmo questo interessante racconto di Gesù a un’assurdità. Dato il suo chiaro significato per noi ora faremo una considerazione di questa confortante parabola. Mentre procederemo osserveremo i punti che dimostrano com’essa non potrebbe essere presa alla lettera come vorrebbe far credere il clero religioso, terrorizzando le persone perché si sottomettano al loro potere con la paura d’essere tormentate in un fuoco e zolfo letterali per sempre dopo la morte.

      IL RICCO

      5, 6. (a) Per ammonire chi Gesù pronunziò la parabola, e perché? (b) Chi raffigura in generale il ricco?

      5 Quando Gesù pronunziò questa parabola, stavano ad ascoltarlo dei membri della rigida setta dei Farisei, ed egli volle senza dubbio dar loro un avvertimento. “Ora i Farisei, che amavano il denaro, udivano tutte queste cose, ed essi cominciarono a farsi beffe di lui”. Quindi dopo alcune opportune osservazioni, Gesù disse: “Per continuare: Un certo uomo era ricco, e si vestiva di porpora e lino, divertendosi ogni giorno con magnificenza”. (Luca 16:14, 19, NM) “Dives” non era il suo nome, ma la versione Vulgata latina della Bibbia adopera questa parola a suo riguardo perché questa è la parola che in latino significa “uomo ricco”. Perciò generalmente essi chiamano il ricco “Dives”, e anche noi possiamo dargli questo nome. Ma ora si tratta di sapere: Chi è questo ricco?

      6 Gesù non onorò il ricco dandogli un nome, ma si limitò a descriverlo allo scopo di descrivere la classe di persone ch’egli rappresenta. Per conformarsi alle sue ricchezze egli si vestiva di porpora e di lino, e si divertiva giornalmente con magnificenza, con una tavola munificamente imbandita. Poiché Gesù rivolgeva la parola direttamente ai Giudei, il ricco raffigura prima di tutto una classe fra loro che aveva privilegi e vantaggi simili a quelli descritti. Nella finale applicazione della parabola ai giorni nostri, egli raffigura una consimile classe attuale, la controparte di quella dei giorni di Gesù. In parte Gesù parlava per il beneficio dei Farisei, che stavano ascoltando, ed essi erano amanti del denaro. Dunque i fatti e le Scritture accertano che il ricco rappresenta una classe di capi religiosi che son ricchi di privilegi ed opportunità spirituali e si comportano come il ricco della parabola.

      7. Che cosa rappresenta il vestirsi di porpora del ricco?

      7 Il vestito è un simbolo di posizione, incarico, ricchezza materiale e identità. La porpora è il colore della regalità. Quando i soldati romani si fecero beffe delle pretese e dei diritti reali di Gesù, “gli misero addosso un manto di porpora” e gli dissero: “Buon giorno, o re dei Giudei!” (Giov. 19:2-5, NM; Mar. 15:16-20) I capi pretendevano d’esser degni del regno di Dio, ricordando le parole a loro rivolte da Dio per mezzo di Mosè al Monte Sinai: “Or dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; Poiché tutta la terra è mia; e mi sarete un regno di sacerdoti e una nazione santa”. (Eso. 19:5, 6) Anche Gesù si riferì a loro chiamandoli “figli del regno” e ci rivelò chi erano, dicendo: “Guai a voi, scribi e Farisei, ipocriti! perché serrate il regno dei cieli dinanzi al genere umano; poiché voi stessi non entrate, né lasciate entrare quelli che cercano d’entrare”. A causa di questo loro modo di procedere, Gesù disse: “Il regno di Dio sarà tolto a voi e sarà dato a una nazione che ne produca i frutti” e i capi sacerdoti ed i Farisei notarono ch’egli parlava di loro. (Matt. 8:12; 23:13; 21:43, 45, NM) Dunque qui abbiamo già l’identificazione del ricco il quale rappresenta gl’ipocriti Farisei, gli scribi e i capi sacerdoti, che comprendevano i Sadducei; e questi costituivano il clero giudaico o capi religiosi.

      8. Che cosa rappresenta il vestirsi di lino?

      8 Il ricco non si vestiva solo di porpora, ma anche di lino. Questo è significativo perché nelle Scritture il lino raffigura la giustizia: “Il lino fino rappresenta le azioni giuste dei santi”. (Apoc. 19:8, NM) Se esisteva una classe sulla terra che pretendeva d’esser giusta, giusta nel proprio cospetto, era quella di questi religionisti giudei. Infatti, mentre i Farisei schernivano Gesù, egli disse loro proprio prima di pronunziare la parabola del ricco e di Lazzaro: “Voi siete quelli che vi dichiarate giusti dinanzi agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori; poiché quel ch’è eccelso fra gli uomini, è disgustante dinanzi a Dio”. (Luca 16:15, NM) Per questo egli disse loro che figurativamente vestivano il loro esteriore di lino. Ma lo facevano per coprire un disgustante interiore. Egli lo indicò più tardi con le parole: “Guai a voi, scribi e Farisei, ipocriti! perché assomigliate a sepolcri imbiancati, che in realtà di fuori appaiono belli ma dentro son pieni d’ossa di morti e d’ogni immondezza. Così anche voi, di fuori realmente, apparite giusti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e illegalità”. (Matt. 23:27, 28, NM) Fu per questo motivo ch’egli pronunziò la parabola del Fariseo e dell’odiato esattore di tasse, perché la folla farisaica “confidavano in se stessi d’esser giusti e consideravano il resto come nulla”. (Luca 18:9-14, NM) Ma l’esattore delle tasse tornò a casa in realtà più giusto del Fariseo.

      9. Perché non ha la loro giustizia una base appropriata?

      9 Mettendosi in mostra vestiti di lino, essi facevano bella mostra della loro giustizia in pubblico per esser visti dagli uomini, facendo suonare le trombe davanti a loro quando facevano le loro distribuzioni di carità in modo da richiamar l’attenzione e farsi applaudire (Matt. 6:1, 2) L’apostolo Paolo era una volta uno zelante membro di quella rigida setta dei Farisei e si considerava senza colpa per quanto concerne la giustizia mediante la legge mosaica. Ma egli abbandonò questa falsa condotta della propria giustizia, onde acquistasse la vera giustizia: “non la mia propria giustizia che risulta dalla legge, ma quella che è mediante la fede in Cristo, la giustizia che emana da Dio sulla base della fede”. (Filip. 3:4-6, 9, NM) Come Cristiano deplorò la condotta degl’Israeliti sotto la guida del loro clero e disse: “Israele, quantunque seguisse una legge di giustizia, non si attenne alla legge. Per qual motivo? Perché la seguì, non per fede, ma come per opere. . . . Poiché io rendo loro testimonianza che hanno zelo per Iddio; ma non secondo conoscenza accurata; perché, non conoscendo la giustizia di Dio ma cercando di stabilire la loro propria, non si assoggettarono alla giustizia di Dio. Poiché Cristo è la fine compiuta della Legge, cosicché chiunque esercita la fede può aver giustizia”. (Rom. 9:31, 32; 10:2-4, NM) Cosicché il lino con cui si vestiva la classe del ricco non era della specie che Iddio dà mediante Cristo. Era la loro propria giustizia, e Gesù coraggiosamente la smascherò come tale.

      PERSONE CON UN LIGNAGGIO

      10, 11. (a) Quale discendenza rafforzò la loro propria sicurezza? (b) Ma di che cosa non si resero conto sull’incertezza della loro posizione?

      10 Una cosa che dava forza alla classe del “ricco” nella loro propria sicurezza e orgoglio era qualche cosa rivelato in seguito dalla parabola, cioè ch’essi erano i discendenti naturali d’Abrahamo. Geova Dio aveva con proprio giuramento promesso ad Abrahamo: “Io giuro per me stesso, dice l’Eterno, . . . moltiplicherò la tua progenie come le stelle del cielo e come la rena ch’è sul lido del mare; e la tua progenie possederà la porta de’ suoi nemici. E tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua progenie”. (Gen. 22:16-18) Perciò essi dissero a Gesù: “Noi siamo progenie d’Abrahamo e non siamo mai stati schiavi di alcuno”.

      11 Gesù rispose: “Io so che siete progenie d’Abrahamo; ma voi cercate d’uccidermi, perché la mia parola non fa nessun progresso fra voi”. Egli disse che, se erano figli d’Abrahamo, dovevano fare le opere di Abrahamo. Ma anche prima di Gesù, Giovanni Battista li aveva ammoniti di non far troppo affidamento sulla loro discendenza naturale dal fedele amico di Dio. Quando scorse molti Farisei e Sadducei che venivano al suo battesimo egli disse loro: “Discendenti di vipere, . . . non presumete di dire a voi stessi: ‘Per padre abbiamo Abrahamo.’ Perché io vi dico che Iddio può suscitare figli ad Abrahamo da queste pietre”. (Giov. 8:33, 37, 39 e Matt. 3:7-9, NM) Essi erano del ceppo d’Abrahamo naturalmente, come i rami naturali di un coltivato ulivo. Ma non si rendevano conto che potevano essere recisi da quel ceppo per la loro incredulità nel Figlio di Dio, la principale Progenie d’Abrahamo, Gesù Cristo. Oltre a questo, dei rami presi da un ulivo selvatico potevano essere miracolosamente innestati al posto lasciato vacante da loro. C’è dell’altro ancora: Abrahamo ebbe due figli naturali, Ismaele ed Isacco; ed essi potevano esser cacciati via come lo era stato Ismaele, lasciando Isacco unico erede, perché nacque miracolosamente in adempimento della promessa fatta da Dio ad Abrahamo. — Rom. 11:1, 17-24; Gal. 4:29, 30.

      12. A motivo di quale possesso essi potevano banchettare sontuosamente?

      12 Essendo tanto favoriti naturalmente a causa della loro discendenza dai fedeli antenati Abrahamo, Isacco e Giacobbe, essi si divertivano giornalmente in mezzo alla magnificenza. La classe del “ricco” poteva banchettare a una sontuosa mensa, perché, come ci notifica la parabola di Gesù, aveva ricche provvisioni spirituali, “Mosè ed i Profeti”. Mosè rappresentava la Legge e i primi cinque libri della Bibbia ch’egli scrisse, mentre i Profeti comprendeva gli scritti dei primi e degli ultimi profeti; e assieme a questi erano i Salmi o collezione di libri biblici che cominciavano con i Salmi. Tutti insieme questi formavano le Scritture Ebraiche, ed era da queste che Gesù faceva continuamente le sue citazioni per dimostrare ch’egli era il Messia o Cristo, la promessa Progenie d’Abrahamo. “E cominciando da Mosè e da tutti i Profeti, egli interpretò loro le cose che gli concernevano in tutte le Scritture”. Egli disse: “Dovevano essere adempiute tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè e nei Profeti e nei Salmi”. — Luca 24:27,44, NM.

      13. Su chi avevano pertanto il vantaggio? Come fu questo attestato?

      13 Per conseguenza, con questo tesoro a loro dato da Dio i circoncisi Israeliti avevano un vantaggio su tutte le nazioni dei Gentili. Paolo chiede: “Qual è, dunque, la superiorità del Giudeo, o qual è il beneficio della circoncisione? Grande in ogni maniera. Prima di tutto, perché a loro furono affidate le Sacre dichiarazioni di Dio”. (Rom. 3:1, 2, NM) Stando davanti al Sinedrio giudaico presieduto dal sommo sacerdote, il martire cristiano Stefano disse loro: “Questo è il Mosè che . . . venne a trovarsi in mezzo all’assemblea nel deserto con l’angelo che gli parlava sul Monte Sinai e con i padri nostri, ed egli ricevette sacre dichiarazioni viventi per darvele”. (Atti 7:37, 38, NM) L’apostolo Paolo, parlando di loro, li chiamò “i miei fratelli, miei parenti secondo la carne, che, come tali, sono Israeliti, ai quali appartengono l’adozione come figliuoli e la gloria e i patti e il dono della Legge e il servizio sacro e le promesse; ai quali appartengono i padri e dai quali è sorto Cristo secondo la carne”. (Rom. 9:3-5, NM) Geova Dio pose invero una mensa esclusiva davanti al suo popolo eletto, e perciò il salmista disse: “Egli mostra la sua parola a Giacobbe, i suoi statuti e le sue ordinanze a Israele. Egli non ha trattato così con alcuna nazione; e in quanto alle sue ordinanze, esse non le hanno conosciute. Lodate Geova”. — Sal. 147:19, 20, SA.

      14. Chi banchettava specialmente in Israele? Erano essi nel seno d’Abrahamo?

      14 Questo privilegio di una mensa fu dato specialmente ai capi religiosi d’Israele, la classe del “ricco” di quei tempi. Costoro avevano pertanto la “chiave della conoscenza” e avevano il privilegio di ammaestrare il popolo comune. Ma quantunque banchettassero alla mensa del ricco, ponendosi a sedere con magnificenza e vantando d’essere la progenie promessa d’Abrahamo, tuttavia non giacevano nel “seno d’Abrahamo” e non ne ricevevano il principale favore. Gesù ne rivelò il motivo quando disse ai suoi avversari religiosi: “Guai a voi che siete dotti della Legge, poiché avete tolta la chiave della conoscenza; voi stessi non siete entrati, ed avete ostacolato quelli che entravano”. (Luca 11:52, NM) Certamente il “ricco” rappresenta un egoistico gruppo di religionisti sia di quei tempi che di oggi. Benché provvisti di una così sontuosa mensa di alimenti spirituali, essi lasciarono che ben poco ne cadesse o ne fosse gettato perché i poveri potessero goderne.

      IL POVERO MENDICO LAZZARO

      15. Chi era messo alla porta del ricco, e perché?

      15 Gesù porta il nostro sguardo dall’interno del palazzo del ricco all’esterno della sua porta, con le parole: “Ma un certo mendico chiamato Lazzaro era usualmente messo alla sua porta, pieno d’ulceri e desideroso di sfamarsi con le cose che cadevano dalla tavola del ricco. Sì, perfino, i cani venivano a leccargli le ulceri”. (Luca 16:20, 21, NM) Il mendico Lazzaro aveva il diritto di mettersi alla porta del ricco, perché la legge di Dio insegnava alle persone agiate di essere generose verso i poveri. Se la classe del ”ricco” si fosse comportata altruisticamente secondo la legge di Dio, con amore per il prossimo come per loro stessi, non vi sarebbero stati poveri nel paese. Ma ora che in realtà vi erano poveri nel paese a motivo della ingorda organizzazione del mondo, il ricco aveva l’ordine della Legge e l’ammonimento dei profeti d’aver considerazione per i poveri e di soccorrerli. — Deut. 15:4, 7, 9, 11; Sal. 41:1, 2.

      16. Significa Lazzaro una persona letterale? Che cosa indica il nome?

      16 Come il ricco egoista rappresentava una classe di persone, così il mendico o povero rappresentava una classe esistente sia ai giorni di Gesù che oggi. Discernendo questa classe dei giorni di Gesù possiamo identificare la classe che oggi ne è la corrispondente moderna. Dal 1881 sino alla fine del 1939 fu insegnato che il ricco rappresentava la nazione giudaica nel suo insieme e che il mendico raffigurava i Gentili o tutte le nazioni all’infuori d’Israele.a Ma Gesù dà al mendico il nome di Lazzaro, che è un nome giudeo indicante che egli era un Giudeo, non un Gentile. È una forma greca del nome “Eleazaro”, che significa “Dio è soccorritore”. I fatti indicano che questa classe del “mendico” ebbe inizio con Giudei, ma fu estesa in modo da comprendere i Gentili, cosicché oggi è principalmente formata di Gentili. Lazzaro era della stessa comunità giudaica del ricco. Non esisteva muro di divisione fra loro a motivo di razza o di derivazione naturale. La differenza fra loro consisteva nella superiorità e i privilegi che il clero religioso si era egoisticamente attribuito.

      17. Chi raffigura Lazzaro, e perché come mendico?

      17 Il mendico Lazzaro raffigurò quindi la gente povera, dei Giudei allora e della Cristianità oggi. Il clero e i capi religiosi negano loro il nutrimento spirituale, i privilegi e le attenzioni dovuti a cui han diritto secondo la volontà e i comandamenti di Dio. Ai giorni di Gesù la classe del “ricco” comprendeva i Farisei, e questi trattavano il popolo comune con supremo disprezzo. La storia ci narra che lo chiamavano am ha-arets ossia popolo della terra come se fosse sotto i loro piedi e la loro attenzione. Degna di una risurrezione alla vita eterna? Questa gente no! Gli uomini che diventavano discepoli dei rabbini o maestri giudei si riteneva che fossero perciò in una posizione molto migliore. Quando pagavano bene i rabbini, essi compravano l’opinione favorevole di tali maestri. Come è appropriato che Luca narri che i Farisei ascoltavano la parabola di Gesù e ch’erano amanti del denaro e si facevano beffe di Gesù di Nazaret, dal cui oscuro paese si pensava che non potesse venire nulla di buono! Essi “confidavano in se stessi d’esser giusti e . . . consideravano il resto come nulla”.-Giov. 1:46; Luca 18:9-11, NM.

      18, 19. Perché fu egli raffigurato come coperto d’ulceri, un compagno dei cani?

      18 Da questi capi religiosi, vestiti del lino della loro propria giustizia, la povera gente senza istruzione era disprezzata come spiritualmente inferma, come Lazzaro ch’era coperto di ulceri. Essi consideravano i poveri come i tre sedicenti giusti amici di Giobbe considerarono lui quando il Diavolo, Satana, lo aveva colpito di ulceri maligne dalla testa ai piedi in modo da far sembrare che la mano di Dio fosse contro Giobbe. Con scherno i capi sacerdoti e i Farisei dicevano delle persone che credevano in Gesù: “Questa folla che non conosce la legge è gente maledetta!” — Giob. 2:1-13; Giov. 7:49, NM.

      19 Così costoro classificavano questa gente come se fosse sotto la maledizione di Dio e solo degna d’essere intimamente associata coi cani, i quali potevano divorare la carne di animali sbranati dalle belve nei campi e ai quali non si doveva gettar nulla di santo. Fossero andati pure vagando per la città di notte come affamati cani randagi, ululanti se non trovavano nulla da mangiare. I Gentili incirconcisi erano classificati come cani, e avessero leccato questi le ulceri dei poveri e procurato loro qualche calmante sollievo. (Eso. 22:31; Matt. 7:16; 15:26, 27; Sal. 59:6, 14, 15; Mar. 7:27, 28) Essendo trascurati spiritualmente dagli altolocati capi che li disprezzavano, essi sarebbero diventati naturalmente ulcerosi e infermi spiritualmente. Fu a questi trascurati e infermi che Gesù venne a somministrare la salutare Parola di Dio. Quando i Farisei si lagnarono con i suoi discepoli: “Perché il vostro maestro mangia con gli esattori di tasse e con i peccatori?” Gesù disse: “Le persone in salute non hanno bisogno di medico, ma i sofferenti ne han bisogno. Andate, dunque, e imparate che cosa significa questo: ‘Voglio misericordia, e non sacrificio.’ Per conseguenza, io son venuto a chiamare, non i giusti, ma i peccatori”. — Matt. 9:11-13, NM; Mar. 2:16, 17.

      20. Chi metteva Lazzaro alla porta del ricco, e perché quivi?

      20 Il mendico Lazzaro veniva messo alla porta del ricco, perché aveva bisogno di sfamarsi con le cose che cadevano dalla tavola del ricco. Di tutto quello che veniva buttato via da quella sontuosa mensa il ricco non avrebbe mai sentito la mancanza. Questo poteva esser dato al mendico senza una fanfara di trombe per richiamar l’attenzione del pubblico sulla sua carità verso i poveri. Alcuni della comunità mettevano Lazzaro alla sua porta. Come Lazzaro, essi pensavano che solo dal clero religioso potesse venire il nutrimento spirituale largito da Dio, e quindi indirizzavano la classe del povero Lazzaro ai capi e maestri religiosi per ogni provvista spirituale.

      21. Con che cosa la classe di Lazzaro volle esser nutrita, ma che cosa ottenne?

      21 La classe di Lazzaro è affamata e assetata di giustizia, consapevole com’è delle sue necessità spirituali e desiderosa di nutrimento spirituale che possa metterla in un salutare stato di cuore e di mente e che le dia forza di servire giustamente Dio. Essi vogliono qualche cosa di più della vuota, vana filosofia degli uomini; ma è questa che la classe del “ricco” dà loro. Dà loro i precetti degli uomini e le tradizioni degli anziani religiosi che eccedono i comandi di Dio e privano di forza la sua Parola. Ricercando il riposo per loro stessi, essi caricano gravi pesi sulle spalle del genere umano Non avendo alcun desiderio di entrare nel regno dei cieli per mezzo di Gesù Cristo, essi tentano d’impedire alla classe di Lazzaro di entrarvi. Per conseguenza han lasciato cadere solo delle briciole del vero nutrimento spirituale per dare salute e forza alla classe di Lazzaro. Quelli di questa classe hanno ricevuto solo un po’ di conforto dalla Parola e dalle disposizioni di Dio mentre i sedicenti giusti della classe del “ricco” si appropriano delle principali benedizioni. (Col. 2:8; Matt. 15:1-9; 23:4, 13) C’è poco da meravigliarsi che Gesù pubblicamente riprovasse la classe del religioso “ricco” e chiamasse questa gente “ipocriti, stolti, guide cieche, serpenti, progenie di vipere”! Come è nobile ch’egli difendesse la causa dei poveri e li sostenesse e confortasse!

  • Il mendico e il ricco hanno un cambiamento
    La Torre di Guardia 1951 | 1° agosto
    • Il mendico e il ricco hanno un cambiamento

      1. Nel suo sermone quale cambiamento indicò Gesù per i poveri e per i ricchi?

      NEL suo sermone sul monte Gesù disse: “Felici son quelli che sono consci della loro necessità spirituale, perché il regno dei cieli appartiene a loro. Felici sono quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati”. In contrasto con queste parole che dichiarano felice tale specie di persone egli disse: “Ma guai a voi ricchi, perché avete in pieno la vostra consolazione. Guai a voi che siete satolli ora, perché sarete affamati. Guai, voi che ridete ora, perché farete cordoglio e piangerete”. (Matt. 5:3, 6, e Luca 6:24, 25, NM) Gesù illustrò questo cambiamento per i poveri e i ricchi nella sua parabola del mendico Lazzaro e del ricco. Egli raffigurò i cambiamenti con la venuta della morte.

      2. Che cosa accadde a Lazzaro e al ricco alla loro morte? Che cosa indica la nuova posizione di Lazzaro?

      2 Gesù disse: “Ora coll’andar del tempo il mendico morì e fu portato dagli angeli nella posizione del seno d’Abrahamo. Morì anche il ricco e fu sepolto. E nell’Ades alzò gli occhi, esistendo egli in tormenti, e vide Abrahamo molto lontano e Lazzaro nella posizione del seno con lui!’ (Luca 16:22, 23, NM) In una nota in calce, la Traduzione del Nuovo Mondo dice di questa “posizione del seno” che chi occupa questa posizione è come “chi è reclino di fronte a un altro sullo stesso divano durante il pasto”. Questo denota una posizione di favore con Abrahamo. La morte pose fine alla condizione di mendicante per Lazzaro e lo mise in un posto favorito. Ora si tratta di sapere: Quando morì egli, e in quale senso? Vi sono dei fatti per darne la risposta.

      3, 4. Quando e come risultato di che cosa morì la classe di Lazzaro?

      3 La classe di Lazzaro morì quando s’incominciò ad annunziare la buona notizia ai poveri che il clero religioso disprezzava e trascurava. Essi erano peccatori bisognosi di ravvedimento, le meretrici, i pubblicani, i Samaritani circoncisi, e finalmente gl’incirconcisi Gentili; e questi accettarono la notizia e divennero seguaci del Messia, Cristo il Re. Questo ebbe inizio ai giorni di Giovanni Battista, poiché egli comparve predicando nel deserto: “Ravvedetevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato. Io, da una parte, vi battezzo con acqua a causa del vostro ravvedimento; ma colui che viene dopo di me è più forte di me, i cui sandali non son degno di levare. Quello vi battezzerà con spirito santo e con fuoco!’ (Matt. 3:1, 2, 11, NM) Circa sei mesi dopo l’inizio della predicazione di Giovanni, Gesù fu battezzato da lui e fu unto con lo spirito di Dio per essere il Cristo. Dopo quaranta giorni di tentazione nel deserto egli ritornò a Giovanni e cominciò a radunare i suoi discepoli. Particolarmente dopo l’arresto di Giovanni avvenuto l’anno seguente Gesù si ritirò in Galilea e cominciò a predicare come lui: “Ravvedetevi, perché il regno dei cieli si è avvicinato”. Viaggiando verso la Galilea egli predicò anche ai disprezzati Samaritani. — Matt. 4:17, NM; Giov. 4:1-42.

      4 Mentre si trovava nella sinagoga della sua città natia di Nazaret egli lesse alla congregazione il suo mandato di predicare dal libro del profeta Isaia: “Lo spirito di Geova è sopra me, perché egli mi ha unto per dichiarare buone notizie ai poveri, mi ha mandato a predicare liberazione ai captivi e ricupero della vista ai ciechi, a mandare via gli oppressi con una liberazione, a predicare l’anno accettevole di Geova”. E aggiunse: “Oggi questa scrittura che avete appena udita è adempiuta”. (Luca 4:16-21, NM) Alquanto tempo dopo Giovanni Battista gli mandò alcuni per verificare s’egli era veramente Colui che doveva venire. Gesù disse ai messaggeri di Giovanni: “Andate a riferire a Giovanni quello che voi udite e vedete: I ciechi vedono nuovamente, gli zoppi camminano, i lebbrosi son mondati e i sordi odono, e i morti sono risuscitati, e ai poveri è annunziata la buona notizia”. (Matt. 11:25, NM) Ah, sì, alla classe di Lazzaro veniva predicata la buona notizia, e questo conduceva alla loro morte come classe di mendichi, spiritualmente inferma e affamata. Essi non andavano più alla porta del “ricco” per cibo, ma accorrevano presso Gesù il Messia. Quelli consci delle loro necessità spirituali e affamati e assetati di ciò ch’era giusto erano saziati e confortati.

      5. Perciò, verso che cosa si spingeva avanti ora la classe di Lazzaro? E davanti a chi entravano essi, e perché?

      5 Dopo la partenza dei messaggeri di Giovanni Gesù disse: “Dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora il regno dei cieli è la meta verso la quale si spingono gli uomini, e quelli che si spingono avanti lo afferrano. Poiché tutti, i Profeti e la Legge, profetizzarono fino a Giovanni”. (Matt. 11:12, 13, NM) Gesù disse qualche cosa molto simile prima di pronunziare la sua parabola di Lazzaro e del ricco. Dopo avere smascherato la sedicente giustizia dei Farisei amanti del denaro che stavano ascoltando, Gesù disse: “La Legge e i Profeti sono dati fino a Giovanni. Da allora in poi il regno di Dio è annunziato come buona notizia, e ogni specie di persona si spinge verso di esso”. (Luca 16:16, NM) O, per citare la traduzione di Moffatt: “E chiunque si spinge per entrarvi”. Ogni specie di persona, o, chiunque? Sì; l’umile classe di Lazzaro, che una volta chiedeva l’elemosina al “ricco”, si spingeva avanti verso il regno e lo afferrava. Dato questo fatto, Gesù disse finalmente ai capi sacerdoti e agli anziani religiosi: “Io vi dico in verità che gli esattori di tasse e le meretrici vanno davanti a voi nel regno di Dio. Poiché Giovanni è venuto a voi nel sentiero della giustizia, ma voi non gli avete creduto. Invece, gli esattori di tasse e le meretrici gli hanno creduto, e voi, benché abbiate visto questo, non avete provato rimorso poi in modo da credergli”. (Matt. 21:23, 31, 32, NM) Quindi la classe di Lazzaro morì per quei capi religiosi e fu condotta alla giusta sorgente per cibo, conforto e sollievo.

      MORTO ALLA LEGGE, MA NON SEPOLTO

      6, 7. Perciò quale divina provvisione si doveva ora minutamente adempiere? Da chi e come?

      6 Ora il regno di Dio veniva predicato e chiunque o ogni specie di persona si spingeva verso di esso per entrarvi, specialmente dopo che l’apostolo Pietro fu autorizzato di adoperare le “chiavi del regno”. Anche la classe di Lazzaro si spingeva verso di esso. Dunque era giunta l’ora in cui la legge di Mosè si doveva adempiere fino all’ultima particella di una lettera. Quindi Gesù continuò dicendo: “Invero, è più facile che passino cielo e terra che una particella di una lettera della Legge rimanga inadempiuta. Ognuno [chiunque, Mo] che divorzia da sua moglie e ne sposa un’altra commette adulterio, e colui che sposa una donna divorziata dal marito commette adulterio”. (Luca 16:17, 18, NM) Come figlio di una Giudea, Gesù si trovò sotto la legge di Mosè. Ma come perfetto Giudeo, egli non venne per distruggere quella legge data da Dio; venne per adempierla. Egli dovette dar la prova d’essere la Progenie di Abrahamo ch’era stata primieramente preannunziata negli scritti di Mosè. Come tale Progenie egli si doveva sacrificare sull’altare di Dio nello stesso modo in cui il diletto figlio di Abrahamo, Isacco, era stato offerto sull’altare al comando di Dio, ciò che ebbe per risultato la promessa di Dio con giuramento: “Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua progenie”. — Gen. 22:1-18.

      7 Come prescriveva la legge di Mosè, Gesù dovette adempierla con la sua offerta come vero agnello pasquale, “L’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”. Sì, egli doveva essere offerto in sacrificio come quegli animali scannati presso il Monte Sinai, il cui sangue Mosè spruzzò come mediatore sul libro della Legge e sul popolo affin di convalidare il patto della Legge fra Dio e Israele. Ma il sangue di Gesù convalida un nuovo patto fra Dio e l’Israele spirituale, mediante il quale Iddio perdona veramente i peccati fino a farne sparire il ricordo. Per adempiere le molte figure profetiche della Legge, Gesù dovette pure essere offerto come il giovenco e il capro di Geova nel giorno dell’espiazione, il sangue dei quali sacrifici era portato dal sommo sacerdote nel Santissimo e spruzzato davanti al divino propiziatorio. Solo Gesù dovette risorgere dai morti e ascendere in qualità di Sommo Sacerdote al cielo stesso e comparire alla santissima presenza di Dio per offrirvi il sangue o valore della sua vita umana sacrificata per i credenti sulla terra. Mediante questo i suoi seguaci sulla terra poterono acquistare la vera giustizia di Dio. Nell’adempiere questa e altre caratteristiche della legge di Mosè Gesù ne adempì lo scopo. Quindi essa fu tolta di mezzo e inchiodata al palo di tortura sul quale egli morì. — Eso. 12:1-13; Giov. 1:29; Eso. 24:3-8; Lev. 16:1-19; Ebr. 9:11-28; 13:10-13; Rom. 10:4; Col. 2:14.

      8. Che cosa disse quivi Gesù relativamente al divorzio, e perché questo?

      8 Poiché la Legge di Mosè si stava allora adempiendo e veniva rimossa dai credenti di Gesù, egli dichiarò che il provvedimento del divorzio contenuto nella Legge secondo cui un uomo poteva avere più d’una moglie vivente non valeva più dopo questo per i suoi seguaci. (Deut. 24:1-4) Il patto della Legge mediante Mosè stava tramontando e subentrava il nuovo patto mediante il più grande Mediatore, Gesù Cristo. Sotto questo patto se un Cristiano otteneva il divorzio da un congiunto in matrimonio per qualsiasi motivo diverso da quello dell’infedeltà sessuale, e se uno di questi due si risposava costui si rendeva colpevole di adulterio. La regola del matrimonio cristiano sotto il nuovo patto doveva essere quella stabilita da Dio nel giardino dell’Eden con Adamo ed Eva. L’uomo ebbe una sola moglie vivente datagli affinché allevasse dei figli per riempire la terra e assoggettarla a uno stato paradisiaco. (Matt. 19:3-9; Gen. 1:28; 2:21-24) Iddio non accordò nessun divorzio alla perfetta coppia. Similmente il Cristiano sposato dev’essere il compagno di una sola moglie vivente e dovrebbe esserle fedele, e viceversa. Questa dichiarazione di Gesù sulla situazione matrimoniale dovette aver irritato i Farisei che osservavano gl’insegnamenti talmudici sul matrimonio e che stavano a sentirlo.

      9. Come disse Paolo che la classe di Lazzaro era sciolta dalla legge mosaica, e a quale scopo?

      9 Indicando come i membri giudei della classe di Lazzaro erano morti al loro precedente stato di mendichi sotto il patto della Legge, l’apostolo Paolo dice ad alcuni di loro: “Può essere che voi non sappiate, fratelli, (poiché parlo a quelli che conoscono la legge,) che la Legge è padrona dell’uomo finché vive? Per esempio, una donna maritata è legata per legge a suo marito mentre egli è vivo; ma se suo marito muore, ella è sciolta dalla legge del suo marito. Così, dunque, mentre il suo marito vive, ella sarebbe chiamata adultera se appartenesse a un altro uomo. Ma se suo marito muore, ella è libera dalla sua legge, cosicché ella non è adultera se appartiene a un altro uomo. Così fratelli miei, anche voi siete divenuti morti alla Legge mediante il corpo del Cristo, affinché possiate appartenere ad un altro, a colui che fu risuscitato dai morti, onde portiamo frutto a Dio. Perché quando eravamo in accordo con la carne, le passioni peccaminose ch’erano eccitate dalla Legge erano all’opera nelle nostre membra affinché portassimo frutto alla morte. Ma ora siamo stati sciolti dalla Legge, perché siamo morti a ciò da cui eravamo legati, affinché siamo schiavi in un nuovo senso secondo lo spirito, e non nel vecchio senso secondo il codice scritto. — Rom. 7:1-6, NM.

      10. Perciò da chi non dipendeva più la classe di Lazzaro per cibo? Perché?

      10 La classe di Lazzaro era dunque morta alla legge di Mosè e non era più soggetta alla classe del “ricco” o dipendente da quella classe del clero giudaico per alcuna cosa. Essi erano “morti insieme con Cristo alle cose elementari del mondo” ch’erano insegnate dalla classe del “ricco”. La loro vita era ora “nascosta col Cristo in unione con Dio”. Non chiedevano più l’elemosina al ricco. No, osservavano il comando di Gesù: “Guardatevi dal lievito dei Farisei, che è ipocrisia,” ed essi li evitavano. — Col. 2:20; 3:3, e Luca 12:1, NM.

      11. Dove il racconto di Gesù mette Lazzaro dopo la morte? Perché questo dimostra che è una parabola?

      11 Ma avete voi osservato un punto interessante? Quale? Che, quantunque Lazzaro morì, la parabola non dice che il mendico fosse sepolto e posto nell’Ades, come avvenne per il ricco. Invece d’esser sepolto e andare nell’Ades, il mendico fu “portato dagli angeli nella posizione del seno d’Abrahamo”. Quindi la classe di Lazzaro non è raffigurata come una classe morta, “morti nei vostri falli e peccati,” ma come effettivamente vivente, “viventi a Dio!” (Efes. 2:1; Gal. 2:19, NM) Tutte queste caratteristiche relative al racconto di Gesù dimostrano che non si tratta qui d’un “ricco” Giudeo e di un letterale mendico d’Israele chiamato Lazzaro. Perché avrebbe dovuto un Giudeo letterale chiamato Lazzaro esser portato alla sua morte nel seno d’Abrahamo per il solo fatto che era un mendico coperto d’ulceri e leccato dai cani? Inoltre, l’Abrahamo letterale era stato sepolto diciotto secoli prima di questo e il suo seno s’era decomposto nel sepolcro, nella spelonca di Macpela, vicino ad Hebron. Egli non era reclino a una mensa e non poteva ricevere Lazzaro. (Gen. 25:8-10) Il figlio d’Abrahamo, Isacco, fu sepolto presso di lui alla sua morte. (Gen. 35:27-29) Il nipote d’Abrahamo, soprannominato Israele, fu egli pure sepolto presso di lui alla morte. (Gen. 49:29 fino a 50:13) Parlando della propria morte, Giacobbe disse: “lo scenderò nello Sceol [nell’inferno, Ma] dal mio figlio facendo cordoglio”. (Gen. 37:35; 42:38, SA) Poiché Giacobbe alla sua morte fu raccolto presso il suo popolo e fu sepolto con i suoi padri, e così discese nello Sceol o inferno, Abrahamo dovette pure essere nello Sceol o inferno, vale a dire nel comune sepolcro del genere umano, o Ades.

      12. Dove i religionisti dicono che era allora Abrahamo? Quali domande suscita questo relativamente al trasporto in inferno?

      12 Il clero religioso della Cristianità insegna che Abrahamo è nell’inferno insegnato dal loro credo. Quell’inferno è diviso in due parti, al centro della terra; una parte è chiamata paradiso o limbo, dove andarono le anime di quelli che morirono prima del sacrificio di Cristo; l’altra parte è chiamata Geenna, con fiamme di tormenti letterali, dove si trova il ricco. Quindi essere nel seno d’Abrahamo significa essere in un paradiso sotterraneo. Se questo è vero e se questo fosse il luogo dove sarebbe andato un mendico letterale chiamato Lazzaro alla morte, come mai vi fu portato dagli angeli? Portano forse gli angeli i mendichi nel centro della terra nel seno d’Abrahamo? Chi, allora, portò il ricco nelle fiamme dei tormenti, i demoni? Le Scritture dicono che Gesù discese nell’inferno, ma ne uscì di nuovo mediante la potenza di risurrezione di Dio. (Sal. 16:10; Atti 2:27, 31, 32, Ma) L’Apocalisse o Rivelazione dice: “La morte e l’inferno furon gettati nello stagno del fuoco. Questa è la morte seconda”. (Apoc. 20:14, Di) Quindi Gesù uscì dall’inferno in tempo, per non andare a finire con esso nello stagno di fuoco. Ora, se l’inferno è nel centro della terra, come pretendono i religionisti, che cosa avviene della terra quando l’inferno è gettato nello stagno di fuoco?

      13. Perché non regge l’affermazione che il seno d’Abrahamo fu trasferito dall’inferno al cielo?

      13 Ma sentite, dirà qualcuno, il paradiso o seno d’Abrahamo è stato trasferito dall’inferno al cielo sin dalla morte, risurrezione e ascensione di Gesù al cielo! Ma come può essere avvenuto questo? Il giorno della Pentecoste, dieci giorni DOPO l’ascensione di Gesù, l’ispirato apostolo Pietro disse: “Davide non salì ai cieli”. Cosicché non vi era salito Abrahamo né alcuno che fosse nel suo seno. (Atti 2:1, 29, 34, NM) Per di più, Gesù, pronunziò la sua parabola del ricco e di Lazzaro almeno alcune settimane prima di morire sul palo di tortura al Calvario. Perciò Gesù non era ancora asceso al cielo e il paradiso non poteva ancora essere stato trasferito dall’inferno al cielo nel momento in cui parlava. Tuttavia Gesù disse che gli angeli portarono il morto Lazzaro nel seno d’Abrahamo.

      14. Perché, dunque, l’Abrahamo della parabola non è in nessun inferno?

      14 Così da tutte le assurdità nelle quali cadono i religionisti argomentando che il racconto di Gesù è letterale, è evidente che egli pronunziò una parabola. E questo sarà sempre più chiaro man mano che osserveremo altre assurdità e contradizioni che si riscontrano in un’interpretazione letterale. Ne consegue, perciò, che l’Abrahamo nel seno del quale gli angeli portarono Lazzaro è simbolico, come lo sono Lazzaro e il ricco. Questo Abrahamo simbolico non è nell’inferno. Perché no? Perché nella parabola Abrahamo rappresenta Geova Dio stesso. Quando il fedele Abrahamo, “l’amico di Dio”, offrì il suo unico figlio Isacco sul Monte Moriah, egli era una figura profetica di Geova Dio in atto di offrire il suo unigenito Figlio Gesù Cristo. L’apostolo Paolo scrisse ai suoi conservi cristiani dicendo: “Coloro che aderiscono alla fede sono quelli che son figli d’Abrahamo. . . . Siete tutti, in realtà, figli di Dio mediante la vostra fede in Cristo Gesù. Inoltre se appartenete a Cristo, siete in realtà progenie d’Abrahamo, eredi con riferimento a una promessa”. Questo dimostra che Abrahamo raffigurò Geova Dio, che è realmente Colui nel quale tutte le famiglie della terra saranno benedette. Come ulteriore prova, l’apostolo dice alla classe di Lazzaro: “Ora noi, fratelli, siamo figli della promessa come lo fu Isacco”; e Isacco fu il figlio d’Abrahamo. — Gal. 3. 7, 8, 26, 29; 4:28, NM.

      IN FAVORE DELLA TEOCRAZIA

      15. Che cosa significa, perciò, essere portato nel seno d’Abrahamo? Perché era appropriato il nome del mendico?

      15 Stare sul seno di qualcuno a una mensa significava occupare un posto di amorevole favore presso quel tale. Per esempio, a proposito di Gesù leggiamo: “Nessuno ha in alcun tempo veduto Iddio; l’unigenito dio che è nella posizione del seno presso il Padre è colui che lo ha spiegato”. (Giov. 1:18, NM) L’apostolo Giovanni occupò questo posto di favore all’ultima pasqua, poiché leggiamo: “Inclinato davanti al seno di Gesù era uno dei suoi discepoli, e Gesù l’amava. Quindi questi si chinò sul petto di Gesù e gli disse: ‘Maestro, chi è?’” (Giov. 13:23, 25, NM) Essere portato dagli angeli nel seno d’Abrahamo significa, perciò, essere trasferito dall’odiata condizione di mendico di Lazzaro alla porta del ricco nell’amorevole favore del più grande Abrahamo, Geova Dio. Significa essere adottato da lui come figlio di Dio per essere associato con la Progenie promessa di Abrahamo, Gesù Cristo. Significa avere intima comunione con Geova e col suo Figlio e sedere a tavola con loro alla “mensa di Geova”. Infatti è scritto: “Questa nostra associazione è col Padre e col suo Figlio Gesù Cristo. . . . se camminiamo nella luce come lui stesso è nella luce, abbiamo associazione l’uno con l’altro e il sangue di Gesù suo Figlio ci purifica da ogni peccato”. (1 Cor. 10:21 e 1 Giov. 1:3, 7, NM) Com’è appropriato, quindi, il nome del mendico Lazzaro! Esso significa “Iddio è soccorritore”.

      16. Chi raffigurano gli angeli che lo portarono? Perché?

      16 Vediamo, dunque, che, nel principio, il mendico Lazzaro raffigurò il rimanente di Giudei naturali che esercitarono fede in Dio, accettando il messaggio del suo servitore Giovanni Battista e del suo Figlio Gesù Cristo. Ricordiamo le parole dette da Gesù all’odiato esattore di tasse Zaccheo dopo la sua conversione: “Oggi la salvezza è venuta in questa casa, poiché egli pure è figlio d’Abrahamo. Poiché il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto”. (Luca 19:9, 10, NM) Giovanni e Gesù erano come angeli, o messaggeri, per condurre il rimanente dei Giudei in questa posizione di abrahamico favore. Marco 1:2 dice relativamente a Giovanni: “Eccomi, io mando il mio messaggero [o, angelo] davanti a voi, per prepararvi la via”. (NM; margine) Gesù confermò l’applicazione di quella profezia a Giovanni, in Matteo 11:10, 11. E riferendosi a Gesù Cristo stesso, la profezia di Malachia 3:1 dice: “E subito il Signore, che voi cercate, l’Angelo del patto, che voi bramate, entrerà nel suo tempio. Ecco ei viene, dice l’Eterno degli eserciti”.

      17. Chi viene a comprendere la classe di Lazzaro? Come?

      17 Ma Gesù cominciò la predicazione anche ai Samaritani e predisse l’estensione dell’evangelo del Regno ai Samaritani e finalmente ai Gentili. (Atti 1:8) Quindi la classe di Lazzaro comprendeva i credenti Samaritani e i credenti Gentili, cominciando dal centurione italiano Cornelio. Così anche questi furono trasferiti dallo stato di poveri mendicanti in questo mondo nel seno del favore divino. Perciò leggiamo: “Ora la Scrittura, prevedendo che Iddio avrebbe dichiarati giusti i popoli delle nazioni per merito della fede, così preannunziò ad Abrahamo la buona novella: ‘Per mezzo tuo saranno benedette tutte le nazioni.’ Per conseguenza coloro che aderiscono alla fede vengono benedetti insieme al fedele Abrahamo”. — Gal. 3:8, 9, NM.

      18. Che cosa disse Gesù dopo che un centurione espresse la sua fede?

      18 Nel secondo anno del pubblico ministero di Gesù un centurione dei Gentili o ufficiale dell’esercito, non sappiamo se fosse Cornelio o no, manifestò una fede non comune nel potere di guarigione di Gesù. Questo fu un esempio della fede che si doveva trovare fra gli odiati “cani” Gentili, come li chiamavano i sedicenti giusti Giudei; Gesù predisse quindi che questi poveri, infermi da peccato, affamati delle nazioni dei Gentili sarebbero stati condotti nella “posizione del seno d’Abrahamo”. Meravigliato, Gesù disse: “Vi dico la verità: in nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ma io vi dico che molti verranno da parti orientali e occidentali e si metteranno reclini a tavola con Abrahamo e Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli; mentre i figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori”. — Matt. 8:5-12, NM.

      19-21. (a) Chi è raffigurato qui da Abrahamo, chi è raffigurato da Isacco e chi è raffigurato da Giacobbe, e perché? (b) Quindi chi raffigurano i tre insieme?

      19 Questo non voleva dire che gli antichi Abrahamo, Isacco e Giacobbe si mettessero reclini a tavola nel regno dei cieli; infatti questi tre uomini non furono profeti più grandi di Giovanni Battista, e Gesù disse: “La persona che è un minore nel regno dei cieli è più grande di lui”. (Matt. 11:11, NM) Nelle parole di Gesù Abrahamo rappresenta Colui che è il più Grande nel quale tutte le famiglie della terra saranno benedette, Geova Dio il Grande Padre. Perciò Isacco, l’unico figlio di Abrahamo mediante la sua moglie Sara, rappresenta l’unigenito Figlio di Dio Gesù Cristo, che Dio unse perché fosse Re dei re.

      20 Giacobbe ricevette la vita da Abrahamo mediante Isacco e quindi fu nipote d’Abrahamo. Similmente la congregazione cristiana riceve la vita da Dio mediante Gesù Cristo. “Il Cristo amò anche la congregazione e diede se stesso per lei”. “Il Cristo è anche capo della congregazione essendo un salvatore di questo corpo”. (Efes. 5:23, 25, NM) “Costui cedette la sua anima per noi”. (1 Giov. 3:16, NM) Al tempo in cui Iddio dichiara giusti i membri della congregazione la perfetta vita umana ceduta da Gesù è imputata loro. Per questa ragione Gesù diventa loro padre, come Isacco fu padre di Giacobbe, e come Gesù diventerà il “Padre eterno” per i credenti ubbidienti del genere umano nel nuovo mondo. (Isa. 9:5) Ma quella vita umana imputata alla sua congregazione è sacrificata ad imitazione di Gesù Cristo e per la rivendicazione della supremazia e del nome di Dio. Così. Geova Dio l’Abrahamo più grande li genera mediante il suo spirito vitale. Essi diventano i suoi figli spirituali, membri adottivi della Progenie di Abrahamo, membri del corpo di Cristo. Perciò in questa triade Abrahamo, Isacco e Giacobbe nel regno la congregazione cristiana è ben raffigurata da quest’ultimo Giacobbe ed è formata di coeredi di Gesù Cristo nel Regno. Ha al suo inizio un rimanente o nucleo di Giudei ed i credenti Gentili sono aggiunti in seguito.

      21 In questo modo Abrahamo, Isacco e Giacobbe rappresentano l’ordinamento del regno di Dio, la Teocrazia.

      22. Perciò, che cosa intese dire Gesù affermando che molti sarebbero venuti dall’oriente e dall’occidente e sarebbero stati reclini con questi tre nel Regno?

      22 Quindi allorché Gesù si meravigliò della fede del centurione dei Gentili e predisse che molti fra le nazioni non giudaiche sarebbero venuti dall’oriente e dall’occidente e sarebbero stati reclini con Abrahamo, Isacco e Giacobbe nel regno celeste, egli volle dire che molti Gentili avrebbero esercitato fede quando l’evangelo del Regno sarebbe stato predicato in tutte le nazioni. A motivo della loro fede nel messaggio di Dio intorno al suo Cristo essi sarebbero stati trasferiti da una condizione d’indigenza, di allontanamento da Dio e di fame spirituale, e sarebbero stati portati come Lazzaro nel seno d’Abrahamo. Sarebbero stati, cioè, ricevuti nel favore di Geova Dio, portati sul suo cuore e adottati come suoi figli ed eredi del Regno con Gesù Cristo, la Progenie d’Abrahamo. Essi sarebbero entrati. nel favore della Teocrazia dov’era il rimanente giudaico, e si sarebbero nutriti alla “mensa di Geova” delle spirituali ricchezze di verità scritturali e del sacro servizio come suoi testimoni. Questo si è verificato durante i trascorsi diciannove secoli, e ha raggiunto il culmine ai giorni nostri.

      23. Cosa dobbiamo lasciare che venga trattato nel prossimo numero della nostra rivista?

      23 Ma altre interessanti e importanti parti della parabola del ricco e di Lazzaro rimangono ancora da trattare per completare il nostro intendimento del soggetto, in ispecie per quanto si riferisce ai giorni nostri. Per mancanza di spazio in questo numero, dobbiamo rimandarne la spiegazione agli articoli del prossimo numero de La Torre di Guardia per il nostro reciproco diletto e profitto.

  • Passi verso la vita
    La Torre di Guardia 1951 | 1° agosto
    • Passi verso la vita

      OGNI persona ragionevole desidera vivere. La vita eterna in una condizione di perfetta pace e felicità, cosa si potrebbe desiderare di più? Il tempo è venuto per le persone sincere di vivere sulla terra per sempre se si conformano alle esigenze di Dio. Da Harmaghedon in poi il regno di Dio eserciterà un completo controllo sugli affari terrestri. Circa i risultati verso le creature umane ubbidienti sta scritto: E [Dio] asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro e la morte non sarà più; né ci saran più cordoglio, né grido, né dolore, poiché le cose di prima sono passate”. — Apoc. 21:4.

      La razza umana è stata afflitta da malattie, dolore e morte per un così lungo periodo di tempo che molti trovano difficile credere che le condizioni possano mutare. Si persuada ciascuno su questo punto applicandosi diligentemente ad apprendere la verità. Dio ha determinato che ci sia un tempo per ogni cosa; ed ora è tempo che le persone di buona volontà conoscano la via che mena alla vita eterna. — Sal. 16:11.

      Nella Bibbia si trovano fatti indiscutibili i quali provano che la morte è la conseguenza del peccato, il quale è venuto sopra tutti gli uomini per eredità; che a Geova Dio appartiene la salvezza; che la più grande crisi di tutti i tempi è prossima, quando i malvagi saranno annientati ad Harmaghedon mentre quelli che ricercano giustizia e mansuetudine potrebbero esser risparmiati in quel grande disastro; che la salvezza dalla morte, e la vita eterna nella felicità, sono offerte agli ubbidienti; e che perciò una grande emergenza è dinanzi a coloro che costituiranno la “gran folla”. Per ottenere la vita eterna ci dobbiamo conformare alle esigenze divine. Quali sono alcune di queste esigenze come vengono esposte dalle Scritture?

      Tutti quelli che vogliono ottenere il misericordioso dono della vita debbono piacere a Dio. La fede è il primo requisito. “Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi s’accosta a Dio deve credere ch’Egli è, e che è il rimuneratore di quelli che lo cercano”. (Ebr. 11:6) Questo significa che coloro i quali desiderano vivere devono anzitutto credere che Dio è l’Onnipotente, il cui nome è Geova, che egli è il Supremo, e che è il rimuneratore di quelli che diligentemente lo cercano. Il loro desiderio è quello d’essere in armonia con Dio Onnipotente.

      Il suo provvedimento di vita è preso mediante Cristo Gesù. Perciò Gesù dice: “Io son la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. (Giov. 11:6) “E questa è la vita eterna: che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù

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