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Festa della DedicazioneAusiliario per capire la Bibbia
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per legge ai posteri, onde osservassero una festa a ricordo della rinnovata adorazione nel tempio, per otto giorni. E da quel tempo celebriamo questa festa, e la chiamiamo Luci. La ragione era suppongo che avevamo riavuto questa libertà al di là delle nostre speranze; e di qui il nome dato alla festa”. (Antichità giudaiche, Libro XII, cap. VII, 7) Il lavoro faticoso era consentito, poiché non era considerato un sabato.
SIGNIFICATO PER I CRISTIANI
Nel 32 E.V., l’ultimo inverno del suo ministero, Gesù si recò al tempio durante la festa della dedicazione. Leggiamo: “Allora si tenne in Gerusalemme la festa della dedicazione. Era inverno, e Gesù camminava nel tempio sotto il colonnato di Salomone”. (Giov. 10:22, 23) il nono mese, chislev, corrisponde a novembre–dicembre del calendario gregoriano. Gli ebrei naturalmente sapevano bene che tale festa ricorreva d’inverno. Perciò in questo caso la menzione dell’inverno poteva riferirsi alla situazione meteorologica più che alla stagione, ragione per cui Gesù scelse un luogo riparato per insegnare, “sotto il colonnato di Salomone”. Questo colonnato coperto si trovava sul lato E del cortile esterno dei gentili, dove molti si radunavano. — Atti 3:11; 5:12.
Le Scritture ispirate non dicono direttamente che Geova abbia dato a Giuda Maccabeo la vittoria e gli abbia comandato di riparare il tempio, riarredarlo, rifarne gli utensili e infine riedificarlo. Tuttavia, perché si adempissero le profezie relative a Gesù e al suo ministero, e i sacrifici levitici continuassero finché fosse compiuto il grande sacrificio del Figlio di Dio, al momento della comparsa del Messia doveva esserci il tempio e si dovevano svolgere le funzioni. (Giov. 2:17; Dan. 9:27) Geova si era servito di uomini di nazioni straniere come Ciro per raggiungere certi obiettivi relativi alla sua adorazione. (Isa. 45:1) Tanto più poteva servirsi di un uomo che apparteneva al suo popolo dedicato, gli ebrei.
Ad ogni modo, durante il ministero di Gesù Cristo si svolgevano i servizi del tempio. Il tempio di Zorobabele era stato ricostruito e arricchito da Erode. Per questa ragione e per l’antipatia che avevano per Erode, gli ebrei menzionano solo due templi, quello di Salomone e quello di Zorobabele. Né le parole di Gesù né alcuno degli scritti dei suoi discepoli condannano la festa della dedicazione. Comunque i cristiani, che sono sotto il nuovo patto, non la osservano. — Col. 2:16; Gal. 4:10, 11; Ebr. 8:6.
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Festa della luna nuovaAusiliario per capire la Bibbia
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Festa della luna nuova
Secondo il comando dato da Dio a Israele, a ogni luna nuova, che segnava l’inizio dei mesi del calendario lunare ebraico, mentre si facevano gli olocausti e i sacrifici di comunione si dovevano suonare le trombe. (Num. 10:10) Quel giorno, oltre al quotidiano sacrificio continuo, si dovevano offrire sacrifici speciali, che consistevano in un olocausto di due tori, un montone e sette agnelli di un anno, con le relative offerte di grano e vino, e un capretto come offerta per il peccato. — Num. 28:11-15.
Questo è quanto era stato comandato nel Pentateuco, ma col tempo la celebrazione del novilunio diventò un’importante festa nazionale. In Isaia 1:13, 14 è menzionata insieme ai sabati e ai periodi festivi. Già all’epoca dei profeti nei giorni del novilunio non si svolgevano operazioni commerciali, com’è indicato in Amos 8:5 (ca. 803 a.E.V.). Questo era più di quanto prescrivevano le Scritture. Comunque, come indicano i due brani succitati, la celebrazione del novilunio era diventata per gli ebrei un semplice formalismo, detestabile agli occhi di Geova.
Anche se quel giorno si potevano fare certi lavori che non si potevano fare di sabato, era considerato un giorno riservato a cose spirituali. Il popolo si radunava in congresso (Isa. 1:13; 66:23; Sal. 81:3; Ezec. 46:3) o andava da qualche profeta o uomo di Dio. — II Re 4:23.
Isaia scrisse di un tempo futuro in cui il giorno della luna nuova ogni carne si sarebbe radunata per inchinarsi davanti a Geova. (Isa. 66:23) All’epoca della cattività in Babilonia, Ezechiele ebbe la visione di un tempio, e Geova gli disse: “Riguardo alla porta del cortile interno che guarda a oriente, deve restar chiusa per i sei giorni di lavoro, e si deve aprire nel giorno del sabato, e si deve aprire nel giorno della luna nuova. E il popolo del paese si deve inchinare all’ingresso di quella porta nei sabati e nelle lune nuove, davanti a Geova”. — Ezec. 46:1, 3, NW.
Gli ebrei hanno continuato a celebrare il novilunio con molte cerimonie minuziose e a darvi molta importanza. The Jewish Encyclopedia (Vol. IX, p. 244) cita le parole di un certo Rabbi Johanan: “Colui che recita la benedizione della luna al momento giusto è come colui che è ricevuto in udienza dalla Shekhinàh [la manifestazione della presenza di Dio]”. Comunque viene spiegato ai cristiani che non hanno alcun obbligo di osservare novilunio o sabato, che sono semplicemente un’ombra delle cose avvenire, la cui realtà si trova in Gesù Cristo. Le feste dell’Israele carnale hanno un significato simbolico e un adempimento nelle molte benedizioni che si hanno per mezzo del Figlio di Dio. — Col. 2:16, 17.
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Festa delle capanneAusiliario per capire la Bibbia
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Festa delle capanne
Detta anche festa della raccolta o dei tabernacoli; in Levitico 23:39 è chiamata “festa di Geova”. Le istruzioni relative alla celebrazione si trovano in Levitico 23:34-43, Numeri 29:12-38 e Deuteronomio 16:13-15. La festa ricorreva dal 15 al 21 etanin, con una solenne assemblea o sabato il 22. Etanim (tishri, settembre–ottobre) era in origine il primo mese del calendario ebraico, ma dopo l’esodo dall’Egitto diventò il settimo mese dell’anno sacro, mentre abib (nisan, marzo–aprile), che prima era il settimo mese, diventò il primo. (Eso. 12:2) La festa delle capanne celebrava la raccolta dei frutti della terra, il grano e il vino, “il prodotto della terra”. (Lev. 23:39) È chiamata “la festa della raccolta al volgere dell’anno”. Il sabato che cadeva l’ottavo giorno costituiva una solenne conclusione per il ciclo delle feste annuali. — Eso. 34:22; Lev. 23:34-38.
La festa delle capanne segnava in effetti per Israele la fine dell’anno agricolo. Era perciò un tempo di allegria e di rendimento di grazie per le benedizioni ricevute da Geova col frutto di tutte le messi. E poiché solo cinque giorni prima si era celebrato il giorno di espiazione, il popolo provava un senso di pace con Geova. Anche se solo i maschi avevano l’obbligo di assistervi, intere famiglie erano presenti. Dovevano abitare in capanne per i sette giorni della festa. Di solito c’era una capanna per ogni famiglia. (Eso. 34:23; Lev. 23:42) Si erigevano nei cortili e sulle terrazze delle abitazioni e nei cortili del tempio, nelle pubbliche piazze e sulle strade a meno di un sabato di viaggio dalla città. — Nee. 8:16.
Durante questa festa si offriva un numero di sacrifici maggiore che in qualsiasi altra festa dell’anno. Il sacrificio per la nazione iniziava con tredici tori il primo giorno, diminuendo di uno ogni giorno, per un totale di settanta tori, oltre a 119 agnelli, montoni e capretti, e alle offerte di grano e vino. Durante la settimana i presenti facevano inoltre migliaia di sacrifici individuali. (Num. 29:12-34, 39) L’ottavo giorno, in cui non si poteva fare nessun lavoro faticoso, venivano offerti in olocausto un toro, un montone e sette agnelli di un anno, con le relative offerte di grano e libagioni, e un capretto come offerta per il peccato. (Num. 29:35-38) Durante la festa si offrivano anche le primizie degli ultimi prodotti dell’anno, mentre la Pentecoste, quattro mesi prima, aveva segnato il termine della prima raccolta.
Negli anni sabatici, durante la festa delle capanne la Legge veniva letta a tutto il popolo. (Deut. 31:10-13) Probabilmente la prima delle ventiquattro divisioni sacerdotali istituite da Davide cominciava a prestare servizio nel tempio dopo la festa delle capanne, poiché il tempio costruito da Salomone fu inaugurato durante tale festa nel 1027 a.E.V. — I Re 6:37, 38; I Cron. 24:1-18; II Cron. 5:3; 7:7-10.
Ciò che distingueva la festa delle capanne, la sua principale caratteristica, era un gioioso rendimento di grazie. Geova desiderava che il suo popolo si rallegrasse: “Vi dovete rallegrare dinanzi a Geova vostro Dio”. (Lev. 23:40) Era una festa di rendimento di grazie per la raccolta, in quanto ormai non solo era stato raccolto il grano, ma anche l’olio e il vino, che tanto contribuivano al piacere della vita. Durante questa festa gli israeliti potevano meditare in cuor loro sul fatto che la prosperità e l’abbondanza di cose buone che avevano non erano dovute alla loro potenza e che tanta prosperità era il risultato della protezione di Geova loro Dio. Dovevano riflettere profondamente su queste cose. — Deut. 8:14, 18.
USANZE AGGIUNTE IN SEGUITO
Una consuetudine introdotta in seguito, a cui forse si allude nelle Scritture Greche Cristiane (Giov. 7:38, 39), ma di cui non si parla nelle Scritture Ebraiche, era quella di attingere acqua dalla piscina di Siloe e versarla insieme al vino sull’altare al momento del sacrificio del mattino. Quasi tutti convengono che questo avveniva per sette giorni della festa, ma non l’ottavo. Il sacerdote andava alla piscina di Siloe con una brocca d’oro (tranne il primo giorno della festa, un sabato, quando l’acqua veniva attinta da un recipiente d’oro nel tempio, in cui era stata portata da Siloe il giorno prima). Egli si regolava in modo da essere di ritorno da Siloe con l’acqua nel momento stesso in cui i sacerdoti nel tempio si accingevano a disporre i pezzi del sacrificio sull’altare. Il suo ingresso dalla Porta dell’Acqua era annunciato dai sacerdoti con tre squilli di tromba. L’acqua veniva versata in un bacile da cui scendeva ai piedi dell’altare, e contemporaneamente anche il vino veniva versato in un bacile. Strumenti musicali accompagnavano nel tempio il canto dell’Hallel (Salmi 113-118), mentre gli adoratori agitavano rami di palma verso l’altare. Questa cerimonia voleva ricordare agli israeliti che nel deserto Dio aveva fatto scaturire acqua dalla roccia, ed era una richiesta a Dio affinché ora che stava per iniziare la semina provvedesse la pioggia per le messi dell’anno successivo. — Eso. 17:6; Num. 20:8-11; Deut. 8:15.
Un’altra cerimonia simile si ripeteva per sette giorni della festa: i sacerdoti in processione facevano un giro intorno all’altare, cantando: “Ah, ora, Geova, salva, ti prego! Ah, ora, Geova, concedi successo, ti prego!” (Sal. 118:25) Il settimo giorno invece facevano il giro sette volte.
Secondo fonti rabbiniche, c’era un altro aspetto insolito della festa che, come quello dell’acqua attinta da Siloe, era in uso all’epoca del ministero terreno di Gesù. Questa cerimonia iniziava al termine del 15 tishri, primo giorno della festa, anzi all’inizio del 16 tishri, secondo giorno della festa, e si ripeteva per le cinque sere successive. I preparativi si facevano nel cortile delle donne. Venivano eretti quattro grandi candelabri d’oro, ciascuno con quattro coppe d’oro. Quattro giovani di discendenza sacerdotale salivano su una scala a pioli con grandi brocche d’olio, per riempire le coppe. I vestiti vecchi dei sacerdoti venivano usati come stoppini. Scrittori ebrei dicono che queste lampade facevano una luce così fulgida che si vedeva a notevole distanza, e illuminava i cortili delle case di Gerusalemme. Degli uomini, fra cui alcuni anziani, danzavano con torce accese in mano e cantavano cantici di lode, accompagnati da strumenti musicali.
Probabilmente Gesù alludeva al significato spirituale della festa delle capanne e forse alla cerimonia dell’acqua di Siloe quando “l’ultimo giorno, il gran giorno della festa, . . . era in piedi e gridò, dicendo: ‘Se alcuno ha sete, venga a me e beva. Chi ripone fede in me, come ha detto la Scrittura: “Dalla sua parte più intima sgorgheranno torrenti d’acqua viva”“‘. (Giov. 7:37, 38) E poteva aver in mente le lampade e le torce accese nell’area del tempio durante la festa, che illuminavano Gerusalemme, quando disse poi agli ebrei: “Io sono la luce del mondo. Chi segue me non camminerà affatto nelle tenebre, ma possederà la luce della vita”. (Giov. 8:12) Poco dopo la conversazione con gli ebrei forse Gesù collegò Siloe con la festa e le sue luci quando incontrò un uomo nato cieco. Dopo aver detto ai discepoli “io sono la luce del mondo”, sputò per terra e con la saliva fece dell’argilla che mise sugli occhi dell’uomo dicendogli: “Va, lavati nella riserva d’acqua di Siloe”. — Giov. 9:1-7.
Certo la festa delle capanne era una degna conclusione dell’anno agricolo e del ciclo di feste annuali. Tutto ciò che vi è collegato comunica gioia, ricche benedizioni dalla mano di Geova, ristoro e vita.
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Festa delle trombeAusiliario per capire la Bibbia
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Festa delle trombe
Questa festa ricorreva il primo giorno (o novilunio) del settimo mese, etanim (tishri). Per gli ebrei era l’inizio dell’anno secolare, e perciò era più importante della festa della luna nuova tenuta negli altri undici mesi. Il comando relativo alla festa delle trombe diceva inoltre che doveva essere un giorno di santo congresso, in cui non si doveva fare alcun lavoro faticoso.
Il nome della festa deriva dal comando: “Dovrebbe essere per voi un riposo completo, un memoriale con squillo di tromba”. “Dovrebbe essere per voi un giorno di squillo di tromba”. Quel giorno venivano offerti in sacrificio un giovane toro, un montone, sette agnelli sani di un anno, insieme a un’offerta di grano e di fior di farina intrisa con olio e a un capretto come offerta per il peccato. Tutto questo oltre alle normali offerte che si facevano ogni giorno e anche ai sacrifici speciali offerti nei noviluni. — Lev. 23:24; Num. 29:1-6.
In Levitico 23:24, dove viene dato l’espresso comando di suonare la tromba nel novilunio del settimo mese, il termine “tromba” traduce l’ebraico hhatsohteràh, una tromba diritta, invece del shohphàr, “corno”, tromba fatta di corno di animale. Sembra che in questa occasione come negli altri noviluni si suonasse anche il shohphàr, com’è indicato nel Salmo 81:3. Secondo la tradizione durante la festa delle trombe si usavano entrambi gli strumenti.
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