-
Innom, valle diAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Poi, mandando in frantumi una fiasca di terracotta sotto i loro occhi, indicò che la strage compiuta dalla spada del giudizio di Dio sarebbe stata così grande che alcuni cadaveri sarebbero rimasti insepolti nella valle. Questo l’avrebbe contaminata ancor di più di quanto non avesse fatto Giosia. — Ger. 19:1, 2, 6, 10, 11.
Evidentemente queste parole profetiche non volevano dire che i sacrifici a Molec fossero compiuti ancora all’epoca di Geremia, così poco tempo dopo la riforma di Giosia, ma che Geova avrebbe punito la nazione per le sue usanze, passate e presenti, e per il sangue innocente che aveva sparso, specie per i sacrifici umani compiuti durante il regno di Manasse. In un’altra dichiarazione il profeta disse alla nazione che sarebbe stata punita per ciò che aveva fatto Manasse. (Ger. 15:4; confronta II Re 23:26; Geremia 32:30-35). Inoltre le parole riportate in Geremia 19:3 corrispondono alla dichiarazione che si trova in II Re 21:12. Ai giorni di Geremia il popolo continuava a praticare l’idolatria, e ciò dimostrava che non era affatto pentito per i gravi peccati commessi durante il regno di Manasse.
In questa valle a S di Gerusalemme, di notte, Neemia fece il suo giro d’ispezione, perlustrando le mura della città a E della Porta della Valle fino alla Porta dei Mucchi di Cenere e risalendo per un tratto il Chidron per poi tornare indietro e rientrare in città per la Porta della Valle. (Nee. 2:13-15) All’epoca di Neemia la valle di Innom segnava evidentemente il limite settentrionale degli insediamenti dei figli di Giuda (a parte quelli che abitavano a Gerusalemme). (Nee. 11:25, 30) In Geremia 2:23 può darsi che il profeta si riferisse a Innom nel portare all’attenzione di Giuda i loro peccati di idolatria.
Nelle Scritture Greche Cristiane, la valle di Innom è menzionata con l’equivalente termine greco gèenna. — Matt. 5:22; Mar. 9:47; vedi GEENNA.
-
-
InsediamentoAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Insediamento
Termine che nella Bibbia si riferisce all’istituzione del sacerdozio. Aaronne e i suoi figli, della famiglia dei cheatiti della tribù di Levi, furono scelti per costituire il sacerdozio di Israele. (Eso. 6:16, 18, 20; 28:1) La loro investitura durò sette giorni evidentemente dall’1 al 7 nisan del 1512 a.E.V., mentre Israele era accampato ai piedi del monte Sinai in Arabia. (Eso. 40:2, 12, 17) La tenda di adunanza era stata appena ultimata ed eretta il primo giorno del mese; la famiglia sacerdotale era stata scelta da Geova, e ora Mosè, fratello di Aaronne, essendo il mediatore del patto della Legge, ricevette l’ordine di compiere la cerimonia di santificazione e insediamento. Le istruzioni al riguardo si trovano in Esodo capitolo 29 e la descrizione della cerimonia in Levitico capitolo 8.
Il primo giorno, con la presenza di Geova rappresentata dalla colonna di nuvola sopra il tabernacolo (Eso. 40:33-38), Mosè radunò tutto il necessario per compiere i sacrifici: il toro, i due montoni e il paniere di pani non lievitati, l’olio per l’unzione e le vesti sacerdotali. Come gli era stato ordinato, invitò la congregazione di Israele, probabilmente solo gli anziani in rappresentanza dell’intera congregazione, a radunarsi all’ingresso della tenda di adunanza, fuori della cortina che chiudeva il cortile. Poiché evidentemente potevano osservare quello che avveniva nel cortile, la grande portiera d’ingresso, larga venti cubiti (m 8,8), doveva essere aperta. — Lev. 8:1-3; Eso. 27:16.
Mosè lavò Aaronne e i suoi figli Nadab, Abiu, Eleazaro e Itamar (oppure ordinò loro di lavarsi) al bacino di rame che era nel cortile e fece indossare ad Aaronne gli splendidi abiti da sommo sacerdote. (Num. 3:2, 3) Una volta indossati i bei paramenti, Aaronne era rivestito degli abiti che rappresentavano le qualità e responsabilità proprie del suo incarico. Mosè unse quindi il tabernacolo con tutti i suoi arredi e utensili, l’altare dell’olocausto, il bacino e i relativi utensili. Questo li santificò, riservandoli all’esclusivo uso e servizio di Dio, servizio in cui ora sarebbero stati impiegati. Infine Mosè unse Aaronne versandogli l’olio sul capo. — Lev. 8:6-12; Eso. 30:22-33; Sal. 133:2.
IL TORO DELL’OFFERTA PER IL PECCATO
Poi Mosè rivestì i figli di Aaronne, quindi disse ad Aaronne e ai suoi figli di mettere le mani sulla testa del toro dell’offerta per il peccato; questo atto indicava che riconoscevano che l’offerta era fatta per loro come casa sacerdotale. Ucciso il toro, Mosè mise una parte del sangue sull’altare e versò il resto ai piedi dell’altare, simboleggiando così la purificazione dalla contaminazione dovuta alla natura imperfetta dei sacerdoti che avrebbero officiato presso l’altare. Il sangue posto sui corni dell’altare indicava che il potere dei sacrifici stava nel sangue sparso del sacrificio stesso. (Ebr. 9:22) L’aspersione dell’altare era richiesta anche in occasione di altre offerte. (Lev. 1:5, 11; 3:2; 4:6; 16:18) Si noti però che questo era il giorno dell’insediamento del sacerdozio e non il giorno di espiazione per i peccati della nazione, quindi il sangue del toro non venne portato nel Santissimo. (Vedi Levitico 16:14). Come con le altre offerte per il peccato, il grasso che ricopriva gli intestini, la parte annessa al fegato e i due reni col loro grasso furono messi sull’altare. (Lev. 4:8-10, 20, 26, 31) Il resto del toro, con la pelle e lo sterco, venne portato fuori del campo da uno dei sacerdoti per essere bruciato. — Lev. 8:13-17.
I MONTONI SACRIFICATI
In seguito Aaronne e i suoi figli posero le mani sul montone dell’olocausto che venne ucciso, e parte del suo sangue fu spruzzato sull’altare. Il montone venne poi tagliato a pezzi, lavato e bruciato sull’altare, esclusi evidentemente lo sterco e la pelle. (Lev. 7:8) Come il montone dell’olocausto era stato offerto interamente, senza lasciarne nulla per il consumo di qualcuno, così i sacerdoti erano interamente santificati per il sacro servizio sacerdotale di Geova. — Lev. 8:18-21; confronta Levitico 1:3-9.
L’altro montone, “il montone d’insediamento”, venne ucciso dopo che i sacerdoti vi ebbero posto sopra le mani. In questo caso il sangue fu usato in modo diverso. Parte venne messo sul lobo dell’orecchio destro, sul pollice destro e sull’alluce destro di Aaronne e dei suoi figli; così le facoltà rappresentate da queste parti del corpo dovevano essere usate pienamente in relazione a tutto ciò che nel loro ministero riguardava i sacrifici. Il resto del sangue Mosè lo spruzzò sull’altare. — Lev. 8:22-24.
Il grasso che ricopriva le interiora del montone, prima di essere offerto nel modo consueto, venne posto, insieme a uno di ciascuno dei tre tipi di pane non lievitato presi dal paniere, sulla gamba destra. Tutto questo venne poi messo nel palmo delle mani di Aaronne e dei suoi figli e agitato davanti a Geova da Mosè, che evidentemente mise le proprie mani sotto quelle dei sacerdoti. Questo significava che le loro mani erano piene di potere’, cioè piene di doni offerti in sacrificio e pienamente idonee e autorizzate a svolgere le mansioni sacerdotali. Essi dimostrarono di essere autorizzati non solo a offrire le parti grasse sull’altare, ma anche a ricevere i doni destinati al loro sostentamento secondo la generosa disposizione di Geova per il sacerdozio. La parte del montone agitata, la gamba destra, spettava di solito al sacerdote officiante. (Lev. 7:32-34; Num. 18:18) In questo caso venne bruciata tutta sull’altare. In tal modo fu sia presentata (agitata) davanti a Geova sia offerta effettivamente, riconoscendo che tutto ciò era una concessione che faceva al sacerdozio. — Lev. 8:25-28.
Mosè, agendo in qualità di sacerdote durante la cerimonia d’insediamento, ricevette come sua porzione il petto del montone d’insediamento, dopo averlo presentato come offerta agitata. — Lev. 8:29; vedi anche Esodo 29:26-28.
Parte del sangue del montone insieme all’olio d’unzione (forse mescolati) venne spruzzato su Aaronne e i suoi figli e sulle loro vesti per santificarli. Anche questo si ricollegava col loro incarico di offrire sacrifici, secondo i dettami dello spirito di Dio. Non c’è menzione che i figli di Aaronne venissero unti versando loro olio sulla testa, come era avvenuto per Aaronne. — Lev. 8:30.
La restante parte della carne del montone che non era stata bruciata sull’altare o data a Mosè venne bollita e mangiata, insieme ai pani rimasti nel paniere, da Aaronne e dai suoi figli all’ingresso della tenda di adunanza. Se fosse avanzato qualche cosa, l’indomani mattina si doveva bruciarlo. Questo metteva in risalto la purezza, e anche sottolineava la completezza della loro santificazione e del servizio svolto (perché ciò che mangiavano non era stantio né andato a male e gli avanzi venivano completamente eliminati). Si noti inoltre che i pani non erano lievitati. — Lev. 8:31, 32; Eso. 29:31-34.
CONCLUSIONE DELLA CERIMONIA
L’insediamento richiese sette giorni, prima della fine dei quali il sacerdozio non avrebbe potuto funzionare nel senso più pieno. In ciascuno dei successivi sei giorni della loro investitura e ordinazione per mezzo del mediatore Mosè, i sacrifici vennero offerti come segue: la mattina un giovane montone, insieme a un’offerta di grano e a una libagione di vino, e un sacrificio simile la sera, come olocausti. Durante tutti e sette i giorni, giorno e notte, i sacerdoti appena ordinati dovettero rimanere al loro posto all’ingresso della tenda di adunanza affinché, facendo “la guardia obbligatoria di Geova”, non morissero. — Lev. 8:33-36; Eso. 29:35-42.
L’ottavo giorno, pienamente idoneo e insediato, il sacerdozio funzionò per la prima volta (senza l’assistenza di Mosè), compiendo un sacrificio di espiazione per la nazione di Israele, specialmente bisognosa di purificarsi non solo a motivo della sua peccaminosità naturale, ma anche per la recente disubbidienza in relazione al vitello d’oro, che aveva provocato il disfavore di Geova. (Lev. 9:1-7; Eso. 32:1-10) Al termine del primo sacrificio compiuto dal sacerdozio appena insediato, Geova manifestò la sua approvazione mediante fuoco miracoloso proveniente dalla colonna di nuvola sopra il tabernacolo, che divorò il resto del sacrificio sull’altare. — Lev. 9:23, 24.
La Bibbia non menziona una cerimonia d’insediamento per i successori di Aaronne. Evidentemente era sufficiente un’unica cerimonia per conferire il sacerdozio alla casa di Aaronne e a tutti i suoi discendenti di sesso maschile una volta per tutte, e a tempo indefinito fino all’insediamento del vero ed eterno sommo sacerdote Gesù Cristo. — Ebr. 7:12, 17; 9:11, 12; vedi SACERDOTE; SOMMO SACERDOTE.
-
-
Insegnante, insegnareAusiliario per capire la Bibbia
-
-
Insegnante, insegnare
Geova Dio, il Creatore, è il più grande Insegnante dei suoi servitori. (I Re 8:36; Sal. 27:11; 86:11; 119:102; Isa. 30:20; 54:13) La creazione stessa insegna che esiste un Dio onnisapiente e offre ampio campo d’investigazione e osservazione che finora è stato esplorato solo in parte. (Giob. 12:7-9) Inoltre, mediante rivelazioni speciali, Geova Dio ha insegnato agli uomini il suo nome, i suoi propositi e le sue leggi. (Confronta Esodo 4:12, 15; 24:12; 34:5-7). Queste rivelazioni si trovano nella Parola di Dio, la Bibbia, e costituiscono la base del corretto insegnamento relativo alla sua volontà. (Rom. 15:4; II Tim. 3:14-17) Anche lo spirito di Dio ha funzione di insegnante. — Giov. 14:26.
L’INSEGNAMENTO PRESSO GLI ISRAELITI
In Israele i genitori avevano la responsabilità affidata loro da Dio di ammaestrare i figli. (Deut. 4:9; 6:7, 20, 21; 11:19-21; Sal. 78:1-4) Profeti, leviti, specialmente sacerdoti, e altri uomini saggi prestavano servizio quali insegnanti per la nazione nel suo insieme. — Confronta II Cronache 35:3; Geremia 18:18.
Profeti
I profeti insegnavano al popolo gli attributi e i propositi di Geova, palesavano gli errori degli israeliti e indicavano loro la giusta via da seguire. Spesso i profeti impartivano insegnamento orale, che poi mettevano per iscritto. (Confronta I Samuele 12:23-25; Isaia 7:3, 4; 22:15, 16; Geremia 2:2). I loro metodi di insegnamento includevano l’uso di domande (Ger. 18:13, 14; Amos 3:3-8; Agg. 2:11-14), illustrazioni (II Sam. 12:1-7; Isa. 10:15; Ger. 18:3-10, enigmi (Ezec. 17:2) e azioni simboliche. — I Re 1:30-32; Ger. 13:4-11; 19:1-12; 27:2; 28:10-14; Ezec. 4:1—5:4.
Sacerdoti e leviti
I sacerdoti e i leviti avevano il compito di insegnare la legge di Dio alla nazione di Israele (Lev. 10:11; 14:57; II Cron. 15:3; 35:3), compito che svolgevano in vari modi. Ogni anno sabatico, durante la festa delle capanne, l’intera Legge veniva letta a tutto il popolo, uomini, donne, bambini e residenti forestieri. (Deut. 31:9-13) A volte, facendo rispondere il popolo, i leviti inculcavano negli ascoltatori la legge di Dio. (Confronta Deuteronomio 27:14-26). Oltre a leggere la Legge, i sacerdoti e i leviti ne spiegavano senza dubbio il significato. (Confronta Neemia 8:8). E tramite le decisioni giudiziarie che prendevano insegnavano principi di giustizia divina. — Deut. 17:8-13; I Cron. 26:29; II Cron. 19:8-11.
Scribi
All’epoca del ministero terreno di Gesù gli scribi si distinguevano quali insegnanti della Legge. Ma non riconoscevano i veri problemi e bisogni del popolo. Come i farisei, gli scribi davano maggiore importanza a regolamenti e tradizioni che a misericordia, giustizia e fedeltà. Rendevano opprimente la Legge. (Matt. 23:2-4, 23, 24; Luca 11:45, 46) Il loro insegnamento non era così efficace come avrebbe potuto essere, perché assumevano un atteggiamento di superiorità nei confronti del popolo comune e non erano loro stessi un esempio degno di essere imitato. — Confronta Matteo 23:3, 6, 7; Giovanni 7:48, 49; vedi SCRIBA.
GESÙ CRISTO, IL GRANDE INSEGNANTE
Anche se i capi religiosi del giudaismo non erano
-