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  • Grande folla
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • può stare in piedi?” (Riv. 6:15-17; confronta Luca 21:36). È chiaro dunque che la “grande folla” è formata da quelle persone che sono state preservate durante quel tempo d’ira e sono rimaste “in piedi”, approvate da Dio e dall’Agnello.

      Il fatto che l’Agnello li guida “alle fonti delle acque della vita” trova un parallelo in Rivelazione 22:17, dove si legge: “E lo spirito e la sposa continuano a dire: ‘Vieni!’ E chi ode dica: ‘Vieni!’ E chi ha sete venga; chi lo desidera prenda l’acqua della vita gratuitamente”. La “sposa” è chiaramente identificata nelle Scritture con l’unta congregazione cristiana, la moglie dello Sposo celeste, Cristo Gesù. (Efes. 5:25-27; II Cor. 11:2; Riv. 19:7-9; 21:9-11) L’invito a prendere “l’acqua della vita gratuitamente” viene ovviamente fatto dalla celeste classe della “sposa” a un numero illimitato di persone, a “chi lo desidera”. Pure senza numero è la “grande folla”, per cui la visione di Rivelazione 7:9 è in armonia con quella di Rivelazione 22:17.

      L’insieme delle prove indica dunque che la “grande folla” rappresenta tutti coloro che non fanno parte della celeste classe della “sposa” (cioè i 144.000 suggellati) ma sono approvati quando viene la “grande tribolazione” e rimangono in vita sulla terra.

  • Grandine
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    • Grandine

      Precipitazione atmosferica di acqua congelata o chicchi di ghiaccio. La grandine è una delle forze di cui Geova si è a volte servito per adempiere la sua parola e dimostrare la sua grande potenza. (Sal. 148:1, 8; Isa. 30:30) Il primo caso documentato fu quello della settima piaga abbattutasi sull’antico Egitto, una terribile grandinata che distrusse la vegetazione, schiantò alberi e uccise uomini e bestie nei campi, ma risparmiò gli israeliti in Gosen. (Eso. 9:18-26; Sal. 78:47, 48; 105:32, 33) In seguito, nella Terra Promessa, quando gli israeliti al comando di Giosuè vennero in aiuto dei gabaoniti, minacciati da un’alleanza di cinque re amorrei, Geova si servì di una forte grandinata per sbaragliare gli amorrei attaccanti. In quell’occasione ne morirono più per la grandine che in battaglia con Israele. — Gios. 10:3-7, 11.

      Geova non risparmiò tuttavia l’Israele infedele dalla devastazione della grandine. (Agg. 2:17) Inoltre, per mezzo del profeta Isaia, predisse la conquista del regno delle dieci tribù da parte degli assiri, paragonando i vittoriosi eserciti assiri a un “temporale di grandine”. (Isa. 28:1, 2) Anche i babilonesi, come grandine, dovevano spazzar via il “rifugio di menzogna” di Giuda, cioè la sua alleanza con l’Egitto per avere aiuto militare. — Isa. 28:14, 17; 31:1-3.

      Parlando a Giobbe dal turbine, Geova rivelò che aveva depositi di grandine riservati “per il giorno del combattimento e della guerra”. (Giob. 38:1, 22, 23) Appropriatamente dunque la grandine è menzionata fra gli elementi che saranno usati contro le attaccanti forze di “Gog”. (Ezec. 38:22) Inoltre, nel libro di Rivelazione, si parla di grandine a proposito del primo dei sette angeli che suonano la tromba, e in relazione all’apertura del celeste santuario del tempio di Dio. (Riv. 8:2, 7; 11:19) Quindi, nel momento in cui verrà versata la settima coppa dell’ira di Dio, simbolici chicchi di grandine del peso di un talento (kg 34 ca.) si abbatteranno sugli uomini malvagi. — Riv. 16:1, 17, 21.

  • Grano, frumento
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    • Grano, frumento

      Importante cereale da tempo alla base dell’alimentazione umana e che a volte, in anni recenti come nell’antichità, è stato venduto a un prezzo doppio o triplo di quello dell’orzo. (Confronta II Re 7:1, 16, 18; Rivelazione 6:6). Il grano, sia da solo che mescolato con altri cereali, serviva di solito per fare il pane. (Eso. 29:2; Ezec. 4:9) Veniva consumato anche crudo (Matt. 12:1) e schiacciando i chicchi si otteneva una farina grossa. Le spighe, specie quando erano verdi, venivano arrostite. (Lev. 2:14; II Sam. 17:28) Dalle tribù o nazioni sconfitte si esigeva un tributo di grano (II Cron. 27:5), e il grano era incluso nelle offerte fatte a Geova. — I Cron. 23:29; Esd. 6:9, 10.

      Le pianticelle di grano, quando sono piccole, sembrano fili d’erba e sono di un bel verde brillante. Il grano maturo invece può essere alto da 60 cm a m 1,5 ed è bruno dorato. Ha foglie lunghe e sottili, e stelo centrale che termina in una spiga. Una varietà di grano coltivata nell’antico Egitto, e che vi si trova tuttora, ha diverse spighe per stelo. (Confronta Genesi 41:22, 23). Le varietà di grano comunemente coltivate in Palestina in anni più recenti, e probabilmente anche in tempi biblici, hanno spighe aristate, cioè con sottili filamenti che escono dalle glume.

      Come Dio aveva promesso, gli israeliti trovarono che la Palestina era un paese di frumento e orzo. (Deut. 8:8; 32:14; Sal. 81:16; 147:14) Non solo avevano grano a sufficienza per sé ma potevano anche esportarlo. (II Cron. 2:8-10, 15) All’epoca di Ezechiele fra i prodotti di Giuda e di Israele che si commerciavano a Tiro c’era “frumento di Minnit”. — Ezec. 27:17.

      In Palestina il frumento si seminava più o meno allo stesso tempo dell’orzo, nel mese di bul (ottobre–novembre), dopo che le prime piogge d’autunno avevano sufficientemente ammorbidito il terreno da arare. (Isa. 28:24, 25) La mietitura del frumento seguiva quella dell’orzo (Rut 2:23; confronta Esodo 9:31, 32), e aveva stretta relazione con la festa delle settimane o Pentecoste nel mese di sivan (maggio–giugno), quando due pani lievitati di farina di grano erano presentati come offerta agitata a Geova. (Eso. 34:22; Lev. 23:17) Dopo esser stato trebbiato e separato dalla pula, il grano spesso era conservato in pozzi sotterranei, usanza a cui forse si allude in Geremia 41:8.

      La Bibbia menziona il grano anche in senso illustrativo, per rappresentare persone che hanno il favore di Geova, “i figli del regno”. (Matt. 3:12; 13:24-30, 37, 38; Luca 3:17) Sia Gesù che l’apostolo Paolo usarono come esempio il grano per spiegare la risurrezione. (Giov. 12:24; I Cor. 15:35-38) E Gesù paragonò la prova a cui sarebbero stati sottoposti i discepoli, risultato delle prove che stava per subire lui stesso, alla vagliatura del grano. — Luca 22:31.

  • Grano, offerta di
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    • Grano, offerta di

      Vedi OFFERTE.

  • Grasso
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    • Grasso

      Il termine italiano grasso è usato per tradurre vari termini ebraici che descrivono non solo il “grasso” vero e proprio, ma anche tutto ciò che è pieno e rigoglioso. Questi termini si possono usare anche in senso figurativo per indicare ciò che è ricco o fertile (come nell’espressione italiana “un’annata grassa”), o per dare l’idea di insensibilità e ottusità della mente e del cuore.

      LA LEGGE RELATIVA AL GRASSO

      Nel terzo capitolo di Levitico, Geova diede agli israeliti istruzioni relative all’uso del grasso nei sacrifici di comunione. Quando offrivano bovini o capri dovevano farne fumare sull’altare il grasso intorno ai lombi e agli intestini e quello sopra i reni. Nel caso di una pecora, si doveva similmente offrire l’intera coda grassa. (In Siria, Palestina, Arabia ed Egitto le pecore hanno la coda grassa, spesso del peso di kg 4,5 o più). La Legge precisava: “Tutto il grasso appartiene a Geova . . . Non dovete mangiare alcun grasso né alcun sangue”. — Lev. 3:3-17.

      Il grasso bruciava bene e si consumava quasi completamente sull’altare. Qualsiasi grasso offerto sull’altare non vi doveva rimanere fino all’indomani mattina; probabilmente andava a male e diventava disgustoso, qualcosa del tutto sconveniente per qualsiasi offerta sacra. — Eso. 23:18.

      Motivi della legge

      Sotto il patto della Legge sia il sangue che il grasso appartenevano esclusivamente a Geova. Il sangue contiene la vita, che solo Geova può dare; perciò gli appartiene. (Lev. 17:11, 14) Il grasso era considerato la parte più ricca della carne dell’animale. L’offerta del grasso dell’animale era evidentemente un riconoscimento del fatto che le “primizie” o le parti migliori appartengono a Geova, che provvede riccamente, e manifestava il desiderio dell’adoratore di offrire il meglio a Dio. Poiché simboleggiava che gli israeliti dedicavano il meglio a Geova, si diceva che fumava sull’altare come “cibo” di “odore riposante”. (Lev. 3:11, 16) Mangiare il grasso era dunque un’appropriazione indebita di ciò che era santificato a Dio, un’usurpazione dei diritti di Geova. Mangiando il grasso si incorreva nella pena di morte. A differenza del sangue, però, il grasso poteva essere usato per altri scopi, almeno nel caso di un animale morto di morte naturale o ucciso da un’altra bestia. — Lev. 7:23-25.

      Portata della legge

      Prendendo lo spunto da questo versetto, molti commentatori hanno cercato di limitare il divieto di Levitico 3:17 solo al grasso degli animali che venivano offerti in sacrificio, come tori, pecore e capri. Su questo argomento l’insegnamento rabbinico è diviso. Tuttavia l’ordine relativo al grasso in Levitico 3:17 è collegato con quello che proibiva di mangiare sangue, legge che chiaramente includeva il sangue di tutti gli animali. (Confronta Levitico 17:13; Deuteronomio 12:15, 16). È dunque più coerente ritenere che la legge relativa al grasso includesse il grasso di tutti gli animali, anche quelli uccisi dagli israeliti per usi comuni.

      L’idea che il divieto si applicasse a tutto il grasso non è smentita dal testo di Deuteronomio 32:14, dove si parla di Geova che dà da mangiare a Israele il “grasso dei montoni”. Questa è un’espressione figurativa per indicare il meglio del gregge o, come rende la frase La Bible de Jérusalem, “il grasso dei pascoli”. Tale significato poetico è indicato dalla seconda parte dello stesso versetto che menziona il “grasso dei reni del frumento” e il “sangue dell’uva”. Lo stesso si può dire di Neemia 8:10, dove al popolo viene comandato: “Andate, mangiate le cose grasse”. Non si deve concludere che mangiassero letteralmente il grasso. “Cose grasse” possono essere porzioni abbondanti, non scarne o asciutte, ma succulente, fra cui gustosi piatti preparati con oli vegetali. Infatti altri traducono “mangiate grassi manicaretti”. — PIB.

      La legge mosaica non vietava di alimentare o ingrassare pecore o bovini da mettere in tavola. Leggiamo del “vitello ingrassato” scannato per il figlio prodigo. (Luca 15:23) Il vitto di Salomone includeva ‘cuculi e bovini ingrassati’. (I Re 4:23) Il termine ebraico marbèq tradotto “vitello ingrassato” in I Samuele 28:24 significa letteralmente ‘vitello di stalla o tenuto legato’; mèahh e merì’ si riferiscono a un ‘animale ben pasciuto’ o carnoso. (Isa. 5:17; Ezec. 39:18; vedi anche Proverbi 15:17; Geremia 46:21). Ma, in ciascun caso, questo non significa che l’animale venisse ‘ingrassato’ allo scopo di produrre strati di grasso o lardo; ancora una volta si deve intendere piuttosto che gli animali non erano scarni, ma ben pasciuti. — Confronta Genesi 41:18, 19.

  • Grata
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    • Grata

      Intelaiatura di listelli di legno o canne incrociate che formano un reticolato e usata in genere per chiudere una finestra. Per secoli le grate alle finestre sono state comuni nel Medio Oriente. Servivano a tenere fresca la casa evitando i raggi diretti del sole, ma consentendo la ventilazione, e contribuivano anche ad abbellire l’edificio. In tempi biblici alcune case avevano finestre a pianterreno che davano su un cortile interno e altre che davano sulla strada. Queste ultime di solito erano nella parte più alta della parete o nella camera in terrazza ed erano munite di grate.

      Chi era in casa poteva guardare attraverso la grata della finestra e osservare quello che avveniva fuori senza essere visto dall’esterno. Nel canto di Debora e Barac la madre dell’ucciso Sisera guarda invano da una finestra per vedere suo figlio “dalla grata”. (Giud. 5:1, 28) Attraverso la grata di una finestra fu possibile a un osservatore vedere giù in strada “un giovane che mancava di cuore” incontrare una prostituta. (Prov. 7:6-13) Anche nel Cantico di Salomone (2:9) si parla di guardare “fisso attraverso le finestre, spiando attraverso le grate”.

      Le grate di alcune finestre erano evidentemente montate su cardini e si potevano aprire e chiudere. Le finestre della camera in terrazza di Daniele, da cui si poteva vederlo pregare Geova tre volte al giorno, forse avevano grate che si potevano aprire o chiudere. — Dan. 6:10.

  • Gravidanza
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    • Gravidanza

      Dando ad Adamo ed Eva il comando “Siate fecondi e moltiplicatevi ed empite la terra”, Geova indicò che la gravidanza sarebbe stata un’esperienza normale per la donna. (Gen. 1:28) Una volta subentrata l’imperfezione nella famiglia umana, Dio spiegò che la gravidanza sarebbe diventata più penosa. — Gen. 3:16; vedi DOGLIE.

      Presso gli ebrei i figli, specie i maschi, erano considerati una benedizione (Sal. 127:3; 128:3; Gen. 29:32-35; 30:5, 6), e la sterilità una vergogna e un disonore. (Luca 1:24, 25; Gen. 25:21; 30:1) Perciò la gravidanza era qualche cosa che una donna sposata desiderava. (I Sam. 1:2, 11, 20) Una volta avvenuto il concepimento, l’embrione o il feto in via di sviluppo era considerato un’anima. L’atto che provocasse l’uccisione del nascituro nel grembo materno era giudicato secondo la regola di “anima per anima”. (Eso. 21:22, 23) Era un’azione nefanda che un nemico squarciasse o sventrasse una donna incinta. — Osea 13:16; Amos 1:13; II Re 8:12; 15:16.

      La gravidanza nel periodo terminale comportava dolore (Sal. 48:6; I Tess. 5:3), ma tale sofferenza temporanea cessava alla nascita del bambino così che la gravidanza giungeva normalmente a una conclusione felice e lieta. — Giov. 16:21, 22.

      “GUAI ALLE DONNE INCINTE”

      Rispondendo alla domanda degli apostoli circa il termine del sistema di cose, Gesù parlò di fuggire dalla Giudea e disse: “Guai alle donne incinte e a quelle che allattano un bambino in quei giorni!” (Matt. 24:19; Mar. 13:17; Luca 21:23) L’adempimento e la veracità di queste parole furono evidenti prima e durante la distruzione di Gerusalemme nel

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