Sant’Elena: remota, bella, ospitale
NEL 1502 alcuni marinai portoghesi, guidati da João de Nova Castella, avvistarono una piccola isola nell’Atlantico meridionale, a circa 1.900 chilometri a ovest della costa africana. Le sue nude scogliere, alcune delle quali alte fino a 600 metri, non sembravano affatto invitanti. Ma una volta sbarcati si trovarono di fronte un paesaggio verde e lussureggiante, con una gran quantità di fresche sorgenti e corsi d’acqua. La chiamarono Sant’Elena.
La piccola isola, che ha una superficie di 122 chilometri quadrati, è sotto il dominio britannico e per secoli è stata un porto in cui le navi facevano regolarmente scalo per rifornirsi d’acqua.
Il clima è semitropicale e in certi posti la vegetazione esotica somiglia a quella di un giardino botanico. La popolazione di circa 5.200 abitanti si compone per lo più di negri e mulatti. Un tempo gli inglesi mantenevano una guarnigione a Jamestown, l’unica città e l’unico porto. Dall’Africa furono importati centinaia di schiavi, e molti cinesi immigrarono nell’isola per svilupparvi l’industria della canapa. Tracce di questo passato sono oggi evidenti nei cognomi, nei tratti somatici, nel carattere e nel folclore della popolazione.
A Sant’Elena gli aerei non possono atterrare; ci sono troppe montagne e profonde vallate. L’isola è accessibile solo via mare, e si trova a cinque giorni di viaggio da Città del Capo (Rep. Sudafricana). Anche se isolata e remota, l’isola è ugualmente bella.
La notorietà dell’isola è dovuta al fatto che vi fu esiliato Napoleone Bonaparte dopo la sconfitta subita nel 1815 a Waterloo. Egli morì a Sant’Elena nel 1821.
IL MESSAGGIO DEL REGNO RAGGIUNGE SANT’ELENA
Poco più di cent’anni dopo, nel 1933, l’isola ricevette una visita con effetti di più grande portata. Vi arrivarono due veri pionieri, Grey Smith e un giovane compagno, entrambi testimoni di Geova. Visitarono l’intera isola e distribuirono quasi mille pubblicazioni bibliche. Il ‘seme’ trovò un “terreno eccellente” nella persona di Tom Scipio, un funzionario della polizia britannica che fra l’altro era anche discendente di un domestico di Napoleone. (Matt. 13:3-8) Tom ascoltò attentamente il messaggio del Regno e capì subito l’importanza di parlarne ad altri. Presto incontrò opposizione. Un altro funzionario, nel tentativo di mettere a tacere Tom, lo accusò di approfittare del suo incarico nella polizia per divulgare le sue idee religiose. Ma il governatore respinse l’accusa.
Quest’uomo zelante non si lasciò intimorire e richiese da Città del Capo altra letteratura biblica, come pure un fonografo e dischi contenenti conferenze bibliche. Tom Scipio, col suo asinello carico di questi mezzi per divulgare la “buona notizia”, divenne un personaggio ben noto agli abitanti dell’isola. Egli continuò ad essere uno zelante predicatore fino alla sua morte, avvenuta nel 1977.
LA PRIMA CONGREGAZIONE
Quella zelante attività produsse presto risultati. Solo un anno dopo, nel 1934, a Sant’Elena si formò un piccolo gruppo. Questo continuò a crescere e nel 1939 furono organizzati due gruppi, uno a Jamestown e l’altro a Longwood, ad alcuni chilometri di distanza. Per anni andarono avanti da soli. Anche i contatti per corrispondenza erano (e continuano a essere) molto rari. Di conseguenza i proclamatori locali non sapevano bene come predicare e insegnare.
Per questo motivo nel 1951 la filiale della Watch Tower Society in Sudafrica inviò a Sant’Elena un esperto predicatore a tempo pieno, J. F. Van Staden. Egli scoprì che le uniche adunanze tenute dai Testimoni locali erano “servizi all’aperto”, tenuti in vari luoghi dell’isola. I fratelli avevano la loro orchestrina, composta di due violini e una fisarmonica. Prima attiravano la folla suonando cantici del Regno, e poi pronunciavano i discorsi. Con l’aiuto del fratello Van Staden, però, furono stabiliti due luoghi di adunanza, uno a Jamestown e l’altro a Levelwood, e si cominciarono a tenere adunanze di istruzione biblica dovutamente organizzate. Dopo soli tre mesi di addestramento e aiuto spirituale, Van Staden tenne con sua grande gioia un servizio battesimale, durante il quale furono battezzate 26 persone. Van Staden si trattenne per oltre un anno e i Testimoni locali impararono bene a predicare di casa in casa e a condurre studi biblici e adunanze.
Da allora ogni anno l’isola riceve la visita di un sorvegliante viaggiante. Le due congregazioni ora sono ben stabilite e ciascuna ha la propria Sala del Regno.
Uno che ha contribuito molto a questi sviluppi è il figlio di Tom Scipio, George. Una seria menomazione fisica, che gli rende difficile camminare, non gli ha impedito di percorrere fedelmente su e giù, zoppicando, i ripidi e spesso sdrucciolevoli sentieri di montagna che attraversano l’isola in ogni direzione. Innumerevoli volte è scivolato e caduto. Eppure per molti anni ha prestato servizio come predicatore a tempo pieno. Oltre a ciò, nei primi anni ha servito come sorvegliante di congregazione senza quasi nessun aiuto per risolvere problemi locali e prendere decisioni.
UN GIORNO NEL SERVIZIO DI CAMPO
Partecipare all’opera di predicazione di casa in casa a Sant’Elena è un’esperienza molto rimunerativa. Per un forestiero è un evento indimenticabile. Ecco la descrizione di un giorno trascorso nel servizio di campo fatta da un sorvegliante che vi si è recato di recente in visita:
“A motivo del territorio in cui dobbiamo predicare, non ci riuniamo nella Sala del Regno. L’appuntamento è su una piazzuola di una strada di montagna, a 400 metri sul livello del mare. Mentre programmiamo l’attività, osserviamo un panorama di indescrivibile bellezza. Fra noi e il luccicante mare sottostante si estendono pascoli d’erba verde, campi di lino a terrazze, roveti e boschetti di eucalipti alla cui ombra crescono more e felci. Udiamo il cinguettio degli uccelli. Tali meraviglie della creazione di Geova aiutano i proclamatori del Regno lì radunati ad avere la giusta disposizione mentale.
“Dopo una breve considerazione scritturale e una preghiera, ci è assegnata la parte di territorio da lavorare durante la giornata. Ogni coppia riceve quattro o cinque case. Non serve una mappa. I proclamatori locali conoscono così bene gli abitanti che basta sapere il nome delle famiglie da visitare.
“Lasciamo la stretta strada asfaltata e ci inoltriamo lungo ripidi sentieri di montagna. Alcuni tratti sono così ripidi che a intervalli dobbiamo riposarci. Una mezz’oretta dopo ci avviciniamo a un villino arroccato su uno spazio scavato nel ripido fianco della montagna. È costruito con pietre tagliate dalla roccia vulcanica ed è dipinto di bianco. I porcili e l’orto ben tenuto, con piante di banane e di passiflora, fanno capire che il padrone di casa è un contadino.
“Gridiamo un saluto dal cancello e una voce amichevole risponde: ‘Sei il fratello Tizio? Vieni dentro, accomodati. Ti piace la nostra isola?’
“Sappiamo che queste famiglie sono state visitate solo qualche settimana fa. Il padrone di casa ha già della letteratura biblica e conosce diversi insegnamenti basilari della Bibbia. Ci informiamo su quali argomenti scritturali ha già trattato in precedenza. Usando la sua stessa Bibbia ampliamo un argomento già considerato (oppure in alcuni casi spieghiamo punti nuovi). Mezz’ora o più passa rapidamente; lasciamo al padrone di casa delle riviste o altra letteratura, ed egli ci ringrazia della visita. Poiché tutte le visite si svolgono in maniera simile, è chiaro perché ci vogliono quattro o cinque ore per visitare altrettante famiglie.
“Verso le 14,00 tutti i Testimoni si ritrovano in un bel posto per fare un picnic. Fraternamente condividono il contenuto dei loro cestini per il pranzo e si scambiano le esperienze del giorno. Gli adulti ne approfittano per rilassarsi, mentre i ragazzi si divertono. Tutti provano quell’intima soddisfazione che si ha dopo aver partecipato all’opera del Regno”.
L’ASSEMBLEA “FEDE VITTORIOSA”
Una pietra miliare nella storia di Sant’Elena è stata l’assemblea “Fede Vittoriosa” tenuta nel 1979. Il locale? Una sala costruita circa cento anni fa con blocchi di pietra al centro di Jamestown. Poiché essa può ospitare solo 150 persone, fu messo a disposizione altro spazio in un vicino caffè all’aperto, collegandolo con l’impianto acustico. Il programma del congresso è stato ascoltato e apprezzato non solo dai 250 congressisti, ma anche da diversi vicini che per tutti i quattro giorni lo hanno ascoltato dalle loro verande. Una signora ha poi detto a un rappresentante della Società: “È stato un ottimo programma. I consigli e le istruzioni rivolte alla famiglia sono stati molto pratici. Ho anche notato con piacere che i nostri compaesani sono diventati oratori esperti”. Aveva seguito il programma dalla veranda di casa sua.
Sì, l’isola di Sant’Elena è uno dei luoghi più remoti della terra. Tuttavia questo comporta dei vantaggi per chi ama la pace e la tranquillità. Gli abitanti sono meno contagiati dalle tendenze mondane pubblicizzate dai mezzi d’informazione. La maggioranza delle persone sono davvero amichevoli, ospitali e umili. Un risultato è che a Sant’Elena c’è la più alta percentuale di Testimoni in rapporto alla popolazione: uno ogni 61 abitanti nel 1980. Da allora alcuni Testimoni si sono trasferiti altrove e nell’isola sono rimasti un’ottantina di Testimoni attivi. Alla Commemorazione tenuta nel 1980 ci sono stati 207 presenti, uno ogni 24 isolani.
È incoraggiante vedere che in questo posto solitario ma bello l’opera del Regno ha fatto meravigliosi progressi. E ci sono ottime prospettive che molte altre persone si uniscano nell’adempiere le parole di Isaia 42:10: “Cantate a Geova un nuovo canto, la sua lode dall’estremità della terra, . . . isole e voi che le abitate”. — Da un collaboratore.
[Cartine a pagina 13]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
SANT’ELENA
JAMESTOWN
SALA DEL REGNO
N
O E
S
[Cartina]
ATLANTICO MERIDIONALE
AFRICA
CITTÀ DEL CAPO
SANT’ELENA