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SangueAusiliario per capire la Bibbia
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LA VEDUTA DEI PRIMI CRISTIANI
I primi cristiani rispettarono questa ingiunzione scritturale anche quando i giudici di Roma cercavano di costringerli a violarla. Tertulliano, scrittore cristiano del II secolo, denunciando i tentativi di indurre i cristiani al compromesso, disse: “Non consideriamo il sangue degli animali neppure come cibo ammesso nei pranzi, e per questa ragione ci asteniamo dagli animali uccisi per soffocamento o morti naturalmente, per non essere in alcun modo contaminati dal sangue, anche se giace sepolto fra le viscere. Infatti, per torturare i Cristiani, voi presentate loro delle salsicce ripiene di sangue, ben sapendo che quei cibi non sono loro permessi, e che è questo un mezzo sicuro per farli deviare dalla loro fede”. Ancora nel 692 E.V. un sinodo religioso tenuto a Costantinopoli (il Concilio Trullano) vietava di mangiare qualsiasi cibo a base di sangue pena la scomunica per i laici, e la sospensione a divinis per i sacerdoti.
L’usanza di bere sangue umano, che era diffusa nell’antichità, era particolarmente ripugnante per i cristiani. La Cyclopædia di M’Clintock e Strong (Vol. I, p. 834, col. 2) osserva: “Erano tanto lontani dal bere sangue umano che era illegale per loro bere anche il sangue di animali irragionevoli. Numerose testimonianze nello stesso senso si trovano in epoche successive”.
LA COLPA DEL SANGUE
Le Scritture Greche Cristiane indicano tre modi diversi in cui un cristiano potrebbe incorrere agli occhi di Dio nella colpa del sangue: (1) mediante spargimento di sangue, omicidio; questo includerebbe il sostenere attivamente o tacitamente le attività di un’organizzazione colpevole di spargimento di sangue (come Babilonia la Grande [Riv. 17:6; 18:2, 4], o altre organizzazioni che hanno sparso molto sangue innocente (Riv. 16:5, 6; Isa. 26:20, 21]); (2) mangiando o bevendo in qualche modo sangue (Atti 15:20) e (3) trascurando di predicare la buona notizia del Regno, che contiene informazioni che possono salvare la vita di altri. — Atti 18:6; 20:26, 27; confronta Ezechiele 33:6-8; vedi VENDICATORE DEL SANGUE
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SanguisugaAusiliario per capire la Bibbia
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Sanguisuga
Verme che si nutre di sangue, dal corpo piatto, a segmenti, affusolato alle estremità ma più largo verso la parte posteriore. Le sanguisughe possono essere lunghe da poco più di 1 cm fino a 8-10 cm. A ciascuna estremità del corpo hanno un disco o ventosa, quella all’estremità superiore munita di mascelle denticolate. Sono bisessuali, vale a dire entrambi i sessi sono presenti in ciascun esemplare. Vivono in prevalenza nell’acqua dolce, ma ci sono anche varietà marine e terrestri.
L’unica menzione della sanguisuga è quella di Proverbi 30:15, dove si fa riferimento alla sua avidità insaziabile, dicendo che “le sanguisughe hanno due figlie che gridano: ‘Dammi! Dammi!’” Il commentatore biblico Cook avanza l’ipotesi che l’avidità della sanguisuga sia vista qui come sua ‘figlia’, menzionata al plurale come rafforzativo. Altri ritengono che le “due figlie” si riferiscano alle due labbra della ventosa con cui succhia il sangue. Una sanguisuga può ingerire una quantità di sangue tre volte superiore al suo stesso peso; un forte anticoagulante presente nella sua saliva assicura il continuo flusso del sangue dalla vittima.
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SansoneAusiliario per capire la Bibbia
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Sansone
(Sansòne) [solare, simile al sole, uomosole; oppure, devastatore, distruttore].
Uno dei più noti giudici di Israele; figlio di Manoa, danita di Zora. Prima della sua nascita un angelo apparso alla madre annunciò che avrebbe avuto un figlio che doveva essere nazireo dalla nascita e “prendere la direttiva per salvare Israele dalla mano dei Filistei”. (Giud. 13:1-5, 24; 16:17) Essendo una figura di primo piano nella lotta contro i filistei, Sansone si sarebbe avvicinato ai cadaveri degli uccisi in battaglia. Perciò la natura stessa del suo incarico indicava che non era soggetto alla legge che vietava ai nazirei di toccare corpi morti. (Num. 6:2-9) Si noti inoltre che questa legge si applicava a coloro che facevano volontariamente voto di nazireato e non riguardava chi, come Sansone, era nazireo dalla nascita.
Appena raggiunta l’età di sposarsi, Sansone chiese ai genitori di prendergli in moglie una certa filistea di Timna. Questo era in armonia con la direttiva dello spirito di Dio, poiché doveva offrire a Sansone l’occasione per combattere contro i filistei. (Giud. 13:25-14:4) In seguito, nei pressi di Timna, Sansone incontrò un giovane leone fornito di criniera. Reso potente dallo spirito di Dio, squarciò l’animale in due con le sole mani. Poi proseguì per Timna, dove parlò con la filistea che voleva prendere in moglie. — Giud. 14:5-7.
Qualche tempo dopo, Sansone, accompagnato dai genitori, andò a Timna per portare a casa la fidanzata. Durante il tragitto lasciò la strada per dare un’occhiata alla carcassa del leone che aveva ucciso in precedenza e vi trovò dentro uno sciame di api e miele. Sansone mangiò un po’ di miele e, raggiunti i genitori, ne offrì anche a loro. Durante il banchetto nuziale fece di questo episodio il soggetto di un enigma che propose ai trenta filistei che assistevano alle nozze. Ulteriori sviluppi imperniati sull’enigma offrirono a Sansone l’occasione di uccidere trenta filistei ad Ascalon. — Giud. 14:8-19.
Quando il padre della sua fidanzata la diede a un altro uomo e non permise a Sansone di vederla, questi ebbe un’altra opportunità ancora di intervenire contro i filistei. Servendosi di trecento volpi, diede fuoco ai campi di grano, alle vigne e agli oliveti dei filistei. Adirati i filistei bruciarono la fidanzata di Sansone e il padre di lei, poiché le loro perdite erano la conseguenza del trattamento da lui riservato a Sansone. Con questa azione i filistei diedero una volta di più a Sansone motivo di vendicarsi su di loro. Egli ne uccise molti, “ammucchiando gambe su cosce”. — Giud. 14:20-15:8.
Cercando vendetta contro Sansone, i filistei vennero a Lehi. Tremila intimoriti uomini di Giuda ebbero la meglio costringendo Sansone alla resa presso la rupe di Etam, quindi lo legarono con due funi nuove e lo condussero dai filistei. Esultanti, questi si preparavano ad accogliere Sansone. Ma “lo spirito di Geova divenne operante su di lui, e le funi che erano sulle sue braccia si fecero come fili di lino che siano stati bruciati dal fuoco, così che i suoi ceppi si fusero dalle sue mani”. Presa una mascella d’asino fresca Sansone abbatté mille uomini, poi attribuì questa vittoria a Geova. In quell’occasione Geova, in risposta alla richiesta di Sansone, provvide miracolosamente acqua per dissetarlo. — Giud. 15:9-19.
Un’altra volta Sansone andò in casa di una prostituta nella città filistea di Gaza. Saputolo, i filistei gli tesero un’imboscata, con l’intenzione di ucciderlo la mattina. Ma a mezzanotte Sansone si alzò e divelse la porta della città e i suoi stipiti laterali e la sbarra dalle mura di Gaza, e li portò “in cima al monte che è di fronte a Ebron”. (Giud. 16:1-3) Questa fu una grande umiliazione per i filistei, poiché lasciava Gaza indifesa e alla mercé dei nemici. Il fatto che Sansone fu in grado di compiere quell’impresa straordinaria indica che aveva ancora lo spirito di Dio. Questo dimostra che non era andato in casa della prostituta per scopi immorali. A questo proposito il commentatore Paulus Cassel osserva: “Sansone non si recò a Gaza per andare da una meretrice: infatti viene detto che [‘Sansone andò a Gaza e lì vide una prostituta ed entrò da lei’]. Ma quando volle trascorrere la notte [a Gaza], non c’era per lui, il nemico nazionale, altra alternativa che alloggiare presso la [prostituta].... La sua permanenza è descritta in linguaggio non diverso da quello impiegato a proposito della sosta degli esploratori in casa di Raab. Le parole, [‘vide una prostituta’], indicano solo che quando vide una donna di quella categoria, seppe dove poteva trovare riparo per la notte”. (J. P. Lange, A Commentary on the Holy Scriptures, nella traduzione di Philip Schaff, Il Libro dei Giudici, p. 212) Inoltre, si noti, viene detto che ‘Sansone continuò a giacere fino a mezzanotte’ e non ‘Sansone continuò a giacere con lei fino a mezzanotte’.
TRADITO DA DALILA
Dopo questo episodio Sansone si innamorò di Dalila. (Vedi DALILA). Per guadagno materiale essa cercò di scoprire il segreto della forza di Sansone. Tre volte egli le diede risposte ingannatrici. Ma a motivo della fastidiosa insistenza di lei, alla fine cedette e le rivelò che la sua forza derivava dal fatto che era nazireo dalla nascita. Essa allora si mise in contatto coi filistei onde avere la ricompensa per consegnarlo loro. Mentre Sansone dormiva sulle sue ginocchia, Dalila gli rase i capelli. Al suo risveglio, egli non aveva più lo spirito di Geova, poiché si era lasciato attirare in una situazione che provocò l’interruzione del suo nazireato. La sua forza non dipendeva dai capelli stessi, ma da ciò che rappresentavano, cioè la speciale relazione che Sansone aveva con Geova essendo nazireo. Con la fine di quella relazione, Sansone non era diverso da qualsiasi altro uomo. Perciò i filistei lo poterono accecare, legare con ceppi di rame e costringere a far girare la macina nella prigione. — Giud. 16:4-21.
Mentre Sansone languiva in prigione i filistei disposero di tenere un grande sacrificio in onore del loro dio Dagon, a cui attribuivano il successo di aver catturato Sansone. Grandi folle, inclusi tutti i signori dell’asse, si radunarono nella casa usata per l’adorazione di Dagon. Sul tetto soltanto c’erano tremila uomini e donne. Gli allegri filistei fecero condurre fuori della prigione Sansone, i cui capelli nel frattempo erano ricresciuti, perché contribuisse al loro divertimento. Giunto sul posto Sansone chiese al ragazzo che lo accompagnava di lasciargli toccare le colonne che sostenevano l’edificio. Quindi pregò Geova: “Ricordati di me, ti prego, e rafforzami, ti prego, solo questa volta, o tu, il vero Dio, e fammi vendicare sui filistei con la vendetta per uno dei miei due occhi”. (Giud. 16:22-28) Può darsi che abbia pregato per vendicarsi di uno dei suoi occhi riconoscendo che la loro perdita era dovuta in parte al suo stesso errore. O può darsi che ritenesse impossibile vendicarsi completamente essendo rappresentante di Geova.
Sansone si appoggiò alle due colonne di sostegno e “si curvò con potenza”, facendo crollare la casa. Questo provocò la sua stessa morte e quella di più filistei di quanti non ne avesse uccisi in tutta la sua vita. I parenti lo seppellirono “fra Zora ed Estaol nel luogo di sepoltura di Manoa suo padre”. Quindi Sansone morì fedele a Geova dopo aver giudicato Israele per vent’anni. Perciò il suo nome viene giustamente menzionato insieme a quello di uomini che, grazie alla fede, furono resi potenti. — Giud. 15:20; 16:29-31; Ebr. 11:32-34.
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Santa contribuzioneAusiliario per capire la Bibbia
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Santa contribuzione
Parte di terra inclusa nella visione di Ezechiele della divisione della Terra Promessa. Ciascuna delle dodici tribù eccetto quella di Levi (Efraim e Manasse prendevano il posto di Giuseppe, riportando il numero a dodici) ricevette un appezzamento di terra che si estendeva da E a O per tutta la larghezza del paese. A S della parte di Giuda, che era la settima da N, c’era la “santa contribuzione”. (Ezec. 48:1-8) Il confine N di questa striscia di terra corrispondeva al confine S dell’appezzamento di Giuda; a S confinava con la parte di Beniamino, la quinta da S. (48:23-28) (Si tenga presente che le misure indicate in Ezechiele capitoli 40-48 sono in cubiti lunghi. — Ezec. 40:5). La santa contribuzione era larga 25.000 cubiti (13 km) da N a S. Doveva essere provveduta dalla popolazione per uso governativo. Nel mezzo della santa contribuzione c’era il santuario di Geova. — 48:8.
Il santuario si trovava nel mezzo di una sezione quadrata di 25.000 cubiti per lato. Il resto della striscia di terra a E e a O di questa sezione quadrata consisteva di due parti (larghe 25.000 cubiti) destinate al capotribù. (Ezec. 48:20-22) La sezione quadrata era divisa come segue: lungo il confine N c’era una striscia larga 10.000 cubiti (km 5,2), per i leviti, che non poteva essere venduta o scambiata. (48:13, 14) A S della parte per i leviti c’era una striscia di 10.000 cubiti, una contribuzione a Geova per i sacerdoti, “una contribuzione dalla contribuzione”. Qui c’era il santuario. (48:9-12) Rimaneva una striscia larga 5.000 cubiti (km 2,6) a S. Nel mezzo di questa c’era la città chiamata “Geova stesso è lì”. La città, quadrata, misurava 4.500 cubiti (km 2,2) per lato, aveva dodici porte, e tutto intorno un pascolo largo 250 cubiti (130 m). Il resto del quadrato di 25.000 cubiti per lato, cioè 10.000 cubiti a E della città e 10.000 cubiti a O (per una larghezza di 5.000 cubiti) era considerato profano, e le tribù di Israele lo dovevano coltivare per provvedere i viveri per la città. — 48:15-19, 30-35.
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Santa devozioneAusiliario per capire la Bibbia
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Santa devozione
Riverenza, adorazione e servizio resi a Dio, insieme a lealtà alla sua sovranità universale. Nelle Scritture ricorrono il sostantivo greco eusèbeia e aggettivi, avverbi e forme verbali affini. Il sostantivo com’è usato nella Bibbia significa alla lettera “qualità di chi è ben riverente”, e si applica alla riverenza o devozione per ciò che è veramente santo e giusto. L’antonimo di “santa devozione” è “empietà” o “irriverenza” (gr. asèbeia). L’Expository Dictionary of New Testament Words di Vine fa un confronto fra anomìa, “illegalità” (II Cor. 6:14; qui contrapposta a giustizia) e asèbeia, “empietà” (Tito 2:12; qui contrapposta a santa devozione). Viene osservato che anomìa significa mancanza di riguardo o disprezzo per le leggi di Dio, mentre asèbeia denota lo stesso atteggiamento nei confronti della persona di Dio. Quindi si comprende che l’uso biblico dell’espressione “santa devozione” si riferisce a devozione a Geova Dio in persona. A ragione l’apostolo Pietro ci assicura che tutte le cose che concernono la santa devozione dipendono dall’accurata conoscenza di Dio. — II Piet. 1:3.
La forma verbale eusebèin è usata in I Timoteo 5:4 a proposito del comportamento di figli e nipoti nei confronti della propria madre o nonna vedova. Dio ha stabilito la disposizione familiare (Efes. 3:14, 15) e la Bibbia paragona la casa di Dio alla cerchia familiare. Perciò la riverenza o santa devozione nelle relazioni familiari di una casa cristiana in realtà sarebbe riverenza a Dio e ubbidienza ai comandi di Dio relativi alla
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