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La santità della nostra guerraLa Torre di Guardia 1955 | 1° giugno
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Satana il Diavolo. (2 Cor. 4:4, NW) Questa è quindi una santificazione per una causa ingiusta. L’invocazione dell’aiuto religioso in questo empio movimento antiteocratico non darà garanzia del suo successo né la coronerà di vittoria.
VERA SANTITÀ DELLA GUERRA TEOCRATICA
8. Chi solo può rendere un’azione un sacro dovere, e come il re Saul d’Israele imparò che ciò si applica anche alla guerra?
8 Il vero e vivente Dio, “il cui nome è Geova”, è l’unico che può santificare un’azione e renderla un sacro dovere e un privilegio. (Sal. 83:18, AS; Lev. 20:8; 21:8, 15, 23) Il semplice fatto che egli autorizza o ordina l’azione la rende una cosa sacra che non dev’essere violata dalla disubbidienza alle istruzioni. È questo vero in quanto alla guerra? Sì. E il re Saul, primo re umano della nazione d’Israele, comprese ben presto d’aver profanato il suo sacro compito quando Geova Dio gli ordinò di distruggere i nemici Amalekiti ed egli non eseguì interamente gli ordini divini, per suoi motivi egoistici. La sua disubbidienza fu invero ribellione e un modo d’agire orgoglioso; fu come se egli avesse servito i falsi dèi di questo mondo e si fosse consacrato al loro servizio mediante la divinazione o qualche potere misterioso o idolo. Il profeta Samuele disse al re Saul: “Ecco, l’ubbidienza val meglio che il sacrifizio, e dare ascolto val meglio che il grasso dei montoni; poiché la ribellione è come il peccato della divinazione, e l’ostinazione è come l’adorazione degli idoli e degli dèi domestici”. (1 Sam. 15:1-23) Geova non ha mai santificato la guerra di qualche nazione mondana o nazione gentile che non avesse usata nell’esecuzione dei suoi giudizi. Nimrod, il fondatore di Babilonia e il primo che è menzionato come un “potente cacciatore” o agguerrito militare contro vittime umane, è descritto nel libro di Dio come un “potente cacciatore in opposizione a Geova”; quindi non fu mai santificato da Geova Dio per le sue aggressive cacce militari, e neppure qualche suo imitatore è stato così santificato. — Gen. 10:8-11, NW; Antichità dei Giudei di Giuseppe Flavio, libro 1, capitolo 4, paragrafo 2; anche il Targum di Gerusalemme.
9. È Geova descritto nella Bibbia come un pacifista, o come, e di che specie sono le guerre che il suo popolo è autorizzato a fare?
9 Geova non è un pacifista, ma conformemente al suo proposito è ricorso giustamente alla guerra contro i nemici che combattevano contro lui e il suo popolo. Non ha mai perduta una battaglia, perché la sua guerra è santa e giusta. Dopo la sua vittoria sugli eserciti militari d’Egitto inghiottiti dal Mar Rosso egli ispirò il profeta Mosè a cantare: “Geova è un forte guerriero, Geova è il suo nome”. (Eso. 15:3, NW) Egli è il Governatore o Teocrata universale, e pertanto le sue guerre o le guerre che egli autorizza il suo popolo a fare sono guerre teocratiche. Sono veramente santificate, sacre.
10. Conformemente a ciò, quale libro militare esisteva già nei giorni di Mosè, e con quale avvenimento avrà avuto inizio, e perché mai?
10 Già fin dal tempo di Mosè, nel quindicesimo secolo avanti Cristo, esisteva quello che venne chiamato “il libro delle guerre di Geova”. (Num. 21:14, NW) Questo libro può essere stato cominciato con la guerra di Abrahamo contro i quattro re invasori alleati che avevano catturato suo nipote Lot e la sua famiglia. Non è detto che Dio comandasse ad Abrahamo di correre all’inseguimento e liberare questi prigionieri, ma la vittoria di Abrahamo con 318 schiavi e tre alleati contro i potenti eserciti nemici non poteva che essere conferita da Dio. Melchisedek, il regale sacerdote di Geova, la dichiarò tale. Nel benedire Abrahamo al suo ritorno dall’uccisione di quei re, Melchisedek disse: “Benedetto sia Abramo dall’Iddio Altissimo, Creatore del cielo e della terra, e benedetto sia l’Iddio Altissimo, che ti ha dato in mano i tuoi oppressori!” (Gen. 14:17-20, NW; Ebr. 7:1-10) La guerra fatta da Abrahamo fu teocratica; quella dei quattro re aggressori non fu teocratica, sebbene fosse stata santificata dai loro riti religiosi e pagani. Molto appropriatamente, dunque, Abrahamo diede la decima di tutto il bottino a Melchisedek come rappresentante dell’Altissimo Dio, Geova, che aveva combattuto per il suo amico Abrahamo.
11. Presso quale popolo la guerra teocratica divenne specialmente notevole e da quando, e quale classica espressione si formò riguardo a questo?
11 La guerra teocratica si manifestò in modo notevole specialmente ai tempi dei pronipoti di Abrahamo, le dodici tribù d’Israele. Per liberare questi discendenti di Abrahamo, suo amico, dall’oppressiva potenza dell’Egitto, Geova intraprese non soltanto una guerra contro Faraone e il suo macchinario bellico di prima classe di quell’epoca ma anche una guerra degli dèi, una guerra contro gli dèi demonici che gli Egiziani adoravano. Egli disse: “Farò giustizia di tutti gli dèi d’Egitto. Io sono [Geova]”. Dopo che tutti i primogeniti degli Egiziani dedicati agli dèi furono uccisi dall’angelo sterminatore di Geova nella notte della prima pasqua, nel 1513 a.C., Faraone ammise la propria disfatta e gli Israeliti se ne uscirono. Sta scritto al riguardo: “Mentre gli Egiziani seppellivano quelli che l’Eterno aveva colpiti fra loro, cioè tutti i primogeniti, allorché anche i loro dèi erano stati colpiti dal giudizio dell’Eterno [Geova]”. (Eso. 12:12; Num. 33:4) Poi durante il viaggio di quarant’anni del suo popolo eletto nel deserto verso la Terra Promessa egli combatté per loro. Dopo che li ebbe introdotti nella Terra Promessa, e durante tutto il tempo dei giudici, che Geova costituì quali liberatori e durante il regno d’Israele e di Giuda, l’unico vero Dio combatté per la sua santa nazione, tanto che si formò la classica espressione, “Era Geova che combatteva per Israele”. — Gios. 10:14, 42; 23:3, 10, NW; Eso. 14:14; Deut. 1:30; Neh. 4:20.
12. (a) Perché era giusto impegnarsi in tale guerra, e relativamente ad essa quale condotta sarebbe stata peccaminosa? (b) Come sostenne Geova tale guerra?
12 L’Altissimo Dio era pienamente giustificato nel combattere tutte le battaglie per il suo popolo, poiché egli è giusto in tutte le sue azioni. La disfatta e la distruzione dei suoi nemici e dei nemici del suo popolo costituivano l’esecuzione del suo giudizio contro questi oppositori degni di morte. Egli comandò che il suo popolo prendesse parte a questa distruzione dei peccatori condannati, e rese teocratica la loro guerra e li adoperò come suoi giustizieri. Non vi era peccato di sorta o ingiustizia morale nell’impegnarsi in tale guerra, poiché era fatta in ubbidienza alla volontà e al comando del loro Dio. Come nel caso del re Saul, il peccato consisteva nel disubbidire agli ordini di Dio; come è scritto in Geremia 48:10: “Maledetto colui che fa l’opera dell’Eterno fiaccamente, maledetto colui che trattiene la spada dallo spargere il sangue”. Geova non autorizzò il suo popolo eletto a mettersi su una strada di aggressione nel mondo e ad istituire una potenza mondiale, ma comandò loro di distruggere i pagani immorali, adoratori di demoni, nel paese che aveva promesso di dar loro. Molti furono i miracoli ch’egli compì a loro favore mentre eseguivano ubbidientemente questi ordini di guerra teocratica. Egli li sostenne nella lotta.
13. Per quale ragione militare soffrirono gl’Israeliti in vari modi, e perché era lodevole la persona che ubbidientemente prendeva parte alla guerra?
13 Gl’Israeliti soffrirono fisicamente, religiosamente, spiritualmente e nazionalmente per mancanza di amorevole e coraggiosa ubbidienza nel dar corso a questa guerra teocratica finché i cattivi adoratori di demoni fossero completamente spazzati dal paese e la volontà di Dio fosse stata fatta. L’Israelita che prendeva parte ubbidientemente al combattimento fu considerato impegnato nelle battaglie di Geova. Non era una semplice espressione lusinghiera, ma una potente verità, che il re Saul disse a Davide uccisore del gigante: “Solo siimi valente, e combatti le battaglie dell’Eterno”. (1 Sam. 18:17) Fu con buon intendimento che Abigail, donna della città di Carmel, parlò allo stesso Davide, dicendo: “Per certo l’Eterno renderà stabile la casa del mio signore, giacché il mio signore combatte le battaglie dell’Eterno [Geova]”. (1 Sam. 25:28) Essere un combattente per Geova è un alto onore e una benedizione, e Geova è con ogni combattente teocratico. La divina benedizione è su di lui. Oggi vi sono combattenti cristiani per Geova, e in certo modo manifestano per Geova maggior coraggio dei combattenti israeliti, perché questi cristiani testimoni di Geova non impiegano armi né ricorrono alle micidiali armi carnali come facevano i guerrieri israeliti e non impiegheranno tali mezzi violenti né formeranno squadre militari nella battaglia di Harmaghedon, “la guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente”. Come si applica questo ai cristiani che combattono per Geova? Lo vedremo.
GUERRIERI SANTIFICATI
14. A causa della sua santità come erano preparati per la guerra coloro che vi s’impegnavano, e quale conversazione fra Davide e Ahimelech riguardava questo argomento?
14 La guerra teocratica è sacra, e quelli che hanno il privilegio d’intraprenderla sono santificati per essa a causa della sua santità. Dev’essere accettata e intrapresa in una condizione di santificazione come un santo servizio. Questo è evidente dalla conversazione di Davide col sommo sacerdote Ahimelech nella città di Nob, dove era stata trasferita la sacra arca di Geova Dio. Il re Saul era diventato geloso di Davide perché Geova aveva benedetto questo Suo giovane combattente. Finalmente Davide fu obbligato a fuggire da Saul per non essere ucciso. Accompagnato da giovani uomini fedeli per un tratto di strada, giunse a Nob, affamato e inerme. Desiderava del cibo per sé e per i giovani che aveva lasciati in un certo luogo. Davide poi disse al sommo sacerdote Ahimelech: “‘Or dunque, che cos’hai sotto mano? Dammi cinque pagnotte di pane, o qualunque altra cosa si possa trovare’. E il sacerdote rispose a Davide: ‘Non ho pane comune sotto mano, ma c’è il pane sacro; se almeno i giovani uomini si fossero astenuti da donne’. E Davide rispose al sacerdote: ‘Per verità le donne sono state tenute lontane da noi come sempre quando faccio una spedizione; i vasi dei giovani uomini sono santi, anche quando si tratta di un viaggio comune; quanto più saranno santi i loro vasi oggi?’ Allora il sacerdote gli diede il pane sacro; perché non c’era altro pane eccetto quello della Presentazione, tolto d’innanzi al SIGNORE [Geova], per essere sostituito dal pane caldo il giorno che veniva levato”. — 1 Sam. 21:1-6, RS.
15. Come indicò Gesù che si doveva considerare la santità per questo riguardo?
15 Il Signore Gesù indicò che si doveva considerare la circostanza in relazione con la santità quando confermò questo storico avvenimento e disse: “Non avete voi letto quel che fece Davide, quando ebbe fame, egli e coloro ch’erano con lui? Come egli entrò nella casa di Dio, e come mangiarono i pani di presentazione i quali non era lecito di mangiare né a lui, né a quelli ch’erano con lui, ma ai soli sacerdoti?” (Matt. 12:3, 4) Questa fu la ragione per cui Ahimelech chiese prima se Davide e i suoi giovani uomini si fossero astenuti da donne almeno per un giorno e Davide rispose affermativamente. Ma come riguardava questo la santità? E che cosa voleva dire la risposta da Davide che alludeva a una spedizione di guerra?
16. Perché i rapporti con donne avrebbero squalificato Davide e i suoi uomini per mangiare il pane di presentazione, e perché Davide mise in risalto la loro purezza facendo un paragone con una spedizione militare?
16 Essersi astenuti da donne voleva dire essersi astenuti dai rapporti sessuali con le loro mogli o concubine. In circostanze normali non c’era nulla di male o disonorante nel mantenere tali corretti rapporti. Ma quando una circostanza o un servizio richiedeva purità cerimoniale tali relazioni fra un Israelita e sua moglie erano illecite. Perché? Perché dopo tali rapporti tanto l’uomo che sua moglie erano formalmente impuri fino alla sera successiva. Nella legge teocratica trasmessa agli Israeliti per mezzo di Mosè era scritto: “L’uomo da cui sarà uscito seme genitale si laverà tutto il corpo nell’acqua, e sarà impuro fino alla sera. Ogni veste e ogni pelle su cui sarà seme genitale, si laveranno nell’acqua e saranno impuri fino alla sera. La donna e l’uomo che giaceranno insieme carnalmente, si laveranno ambedue nell’acqua e saranno impuri fino alla sera”. (Lev. 15:16-18) Pertanto, i rapporti sessuali avrebbero squalificato per quel giorno Davide e i suoi uomini per ricevere il rimanente pane sacro della presentazione da mangiare. Ora Davide asseriva che la missione che compiva al servizio del re era una missione ordinaria; tuttavia Davide disse ch’egli e i suoi uomini erano formalmente puri da rapporti sessuali con le loro mogli e concubine come se partecipassero a una “spedizione”, cioè, una spedizione militare. Partire per una spedizione militare o per la guerra richiedeva santificazione mediante la purificazione cerimoniale dei loro “vasi” ossia dei loro organi fisici. La natura teocratica della guerra esigeva santità di questo genere, perché la benedizione divina rimanesse con l’esercito e fosse concessa la vittoria a quelli che combattevano per Geova. Era un servizio sacro.
17. Come doveva esser mantenuto puro un accampamento militare degli Israeliti, e perché?
17 Si esigeva dall’accampamento israelita impegnato in guerra teocratica la purezza cerimoniale, morale e fisica. La legge di Geova precisa agli Israeliti: “Quando uscirai in guerra contro i tuoi nemici, guardati da ogni indecenza. Se tra voi vi sarà qualcuno che sia immondo a causa d’un sogno notturno, uscirà fuori del campo, né ritornerà se non dopo essersi lavato nell’acqua verso sera: dopo il tramonto del sole rientrerà nel campo. Avrai un luogo fuori del campo ove andrai a fare i tuoi bisogni: porterai alla cintola un piolo, e quando avrai fatto, scavando all’intorno, ricoprirai di terra gli escrementi, e te ne andrai. Siccome il Signore Dio tuo cammina nel mezzo del campo per liberarti, il tuo campo deve essere santo e nulla vi si deve vedere d’impuro, affinché egli non t’abbandoni”. (Deut. 23:9-14, Ti) Perché la divina presenza rappresentata dall’angelo di Geova potesse accompagnare l’esercito fino alla vittoria finale, il campo doveva essere tenuto puro secondo le norme teocratiche.
18. Come erano diversi i pagani nel campo e nella conquista, e come questa diversità fu illustrata dalla condotta di Uria l’Hitteo, guerriero del re Davide?
18 Il campo della nazione teocratica di Geova differiva quindi da quello degli eserciti pagani. I pagani portavano con sé delle donne con le quali i guerrieri potevano divertirsi, oppure quando avevano conquistato un luogo ogni libertà veniva data ai soldati perché s’impadronissero delle donne e le violentassero. (Isa. 13:16; Lam. 5:11; Zacc. 14:2) Esiste ancor oggi qualche cosa di simile, quando si legge o si sente di prostitute che seguono gli accampamenti militari e di ufficiali che provvedono deliberatamente luoghi di prostituzione nelle vicinanze per la soddisfazione sessuale dei loro soldati. Nell’accampamento teocratico d’Israele questo era vietato perché la guerra da essi intrapresa era teocratica, quindi sacra, ed esigeva dai combattenti la santificazione. Pertanto il contatto sessuale con le donne, anche con le loro proprie mogli e concubine, era loro vietato ed essi se ne astenevano volontariamente. Ecco perché Uria, Hitteo di buona volontà, quando il re Davide lo fece rientrare dal campo in Gerusalemme, non andò di notte a casa sua da sua moglie. Quando il re Davide, ignorando le sacre esigenze della campagna militare, domandò a Uria perché non fosse andato a casa sua quella notte, quel leale soldato rispose teocraticamente: “L’arca, Israele e Giuda abitano sotto le tende, Joab mio signore e i suoi servi sono accampati in aperta campagna, e io me n’entrerei in casa mia per mangiare e bere e per dormire con mia moglie? Com’è vero che tu vivi e che vive l’anima tua, io non farò tal cosa”. (2 Sam. 11:6-11) Uria voleva rimanere santificato per il combattimento. Per il momento quindi egli sarebbe stato come se fosse senza moglie. Questo ci ricorda ciò che l’apostolo Paolo disse ai cristiani: “Ma questo io dichiaro, fratelli, che il tempo è ormai abbreviato; talché, d’ora innanzi, anche quelli che hanno moglie, siano come se non l’avessero”. (1 Cor. 7:29) Alle volte i doveri teocratici possono separare un cristiano da sua moglie ed egli deve ubbidire.
19. Per la santità dell’esercito israelita quale condotta si esigeva nei riguardi delle ragazze prigioniere desiderate come mogli, e come e perché un uomo fidanzato a una ragazza era esonerato dal servizio militare?
19 Quando gl’Israeliti ricevevano il comando di conquistare un luogo e di uccidere gli uomini e le donne che non fossero vergini, essi non erano liberi di violentare le ragazze preservate in vita. Questo avrebbe contaminato l’esercito, perché sarebbe stato un atto di fornicazione, immoralità. Se un Israelita desiderava una ragazza prigioniera non poteva avere rapporti con lei subito dopo averla catturata. No, ma egli doveva serbarsi santificato per la guerra teocratica osservando la legge che diceva: “Quando andrai alla guerra contro i tuoi nemici e l’Eterno, il tuo Dio, te li avrà dati nelle mani e tu avrai fatto de’ prigionieri, se vedrai tra i prigionieri una donna bella d’aspetto, e le porrai affezione e vorrai prendertela per moglie, la menerai in casa tua; ella si raderà il capo, si taglierà le unghie, si leverà il vestito che portava quando fu presa, dimorerà in casa tua, e piangerà suo padre e sua madre per un mese intero; poi entrerai da lei, e tu sarai suo marito, ed ella tua moglie”. (Deut. 21:10-13) Finché la campagna militare non fosse finita e la sua santità non fosse mantenuta, qualsiasi contatto sessuale non poteva ricevere l’approvazione divina. Se un uomo fidanzato con una ragazza fosse stato chiamato alle armi, egli veniva esonerato dai suoi doveri militari per un anno affinché potesse andare a casa a sposare la sua fidanzata e avere da lei un bambino per avere una progenie e tener in vita il suo nome, e così non sarebbe stato senza prole, se veniva ucciso in battaglia. — Deut. 20:7; 24:5.
20. Per il campo che cosa aveva maggiore importanza che l’impurità cerimoniale o morale?
20 La rivendicazione di Geova, l’Iddio della vittoria, era in giuoco. Mantenere il campo irreprensibile davanti a Dio e degno di vittoria mediante il costante favore di Geova aveva maggiore importanza che commettere qualche impurità cerimoniale o morale violando così la santità della spedizione militare. Questo si applica anche alla guerra sacra dei cristiani combattenti di Geova di oggi. Naturalmente, il patto legale che Geova Dio fece con gli antichi Israeliti per mezzo di Mosè non si applica oggi ai cristiani, e pertanto non si esige che i combattenti cristiani si astengano da rapporti con le loro mogli per il fatto che sono impegnati in una guerra sacra. Tuttavia, la loro condotta dev’essere pura moralmente e spiritualmente. Evitando l’immoralità e non commettendo adulterio spirituale con questo mondo essi si conformano alla santità di questa guerra cristiana. (Giac. 4:4) La loro parte nella rivendicazione di Geova è in giuoco, ed è per loro un’influenza purificatrice, uno stimolo per conseguire la purezza morale e spirituale.
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Sacerdoti nell’esercito teocraticoLa Torre di Guardia 1955 | 1° giugno
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Sacerdoti nell’esercito teocratico
1. Dalla presenza di chi era santificato il campo israelita, e perché tale presenza era necessaria?
LA SANTITÀ della guerra teocratica esigeva che gl’Israeliti si santificassero per questo servizio di Dio quali sostenitori della sua sovranità universale e giustizieri della sua giusta indignazione contro gli adoratori di falsi dèi. Era quindi necessario che i sacerdoti della tribù di Levi accompagnassero l’esercito israelita. La loro presenza conferiva maggiore santità all’esercito di Geova. Nei giorni in cui la sua sacra arca del patto era custodita nel tabernacolo o tenda vigeva l’usanza di portare l’arca nell’accampamento militare, poiché essa simbolizzava la presenza di Geova Dio con le sue forze combattenti. (1 Sam. 4:4-6; 14:18, 19; 2 Sam. 11:11) Ciò esigeva necessariamente la presenza di sacerdoti leviti nel campo, poiché essi soltanto erano autorizzati a portare l’arca di Geova Dio. Una volta un Israelita non appartenente alla classe sacerdotale morì fulminato per aver toccato l’arca nell’intento di impedire che cadesse dal carro. Se l’arca fosse stata portata dai sacerdoti leviti ciò non sarebbe accaduto. (Deut. 31:9; Gios. 3:17; 6:4-11; 1 Sam. 4:4; 2 Sam. 6:6, 7; 1 Cron. 15:2-15, 26) Inoltre quando l’esercito israelita si trovava di fronte a una battaglia era usanza offrire un sacrificio a Geova Dio, e ciò richiedeva la presenza del profeta di Geova o dei suoi sacerdoti leviti. (1 Sam. 7:9; 13:9) Per di più, prima d’intraprendere una certa strategia bellica il comandante militare timorato di Dio consultava Geova mediante l’arca del patto o mediante l’efod o mediante il sacro Urim e Thummim portati dal sommo sacerdote. I pagani, come Nabucodonosor re di Babilonia, ricorrevano a varie forme di divinazione, ma il popolo di Geova si rivolgeva a lui, il vero Dio, per la sua direttiva in battaglia. (Giud. 1:1; 20:27, 28; 1 Sam. 14:37; 23:2, 6, 9-14; 28:6; 30:8; 2 Sam. 5:19, 23; Ezech. 21:26) Anche questo richiedeva la presenza del profeta di Geova o del sacerdote nel suo campo teocratico.
2. A quale scopo erano ordinati dei sacerdoti direttamente al fronte prima della battaglia? Ma si esigeva forse che essi prendessero le armi e combattessero?
2 Geova ordinò specificamente i suoi sacerdoti al fronte nel dare il seguente comandamento agli Israeliti per le loro battaglie in Terra Santa, la Terra Promessa: “Quando andrai alla guerra contro i tuoi nemici e vedrai cavalli e carri e gente in maggior numero di te, non li temere, perché l’Eterno, il tuo Dio, che ti fece salire dal paese d’Egitto, è teco. E quando sarete sul punto di dar battaglia, il sacerdote si farà avanti, parlerà al popolo e gli dirà: ‘Ascolta, Israele! Voi state oggi per impegnar battaglia coi vostri nemici; il vostro cuore non venga meno; non temete, non vi smarrite e non vi spaventate dinanzi a loro, perché l’Eterno, il vostro Dio, è colui che marcia con voi per combattere per voi contro i vostri nemici, e per salvarvi’”. (Deut. 20:1-4) Era molto appropriato che i combattenti delle guerre di Geova ricevessero dal suo diretto rappresentante, il suo sacerdote consacrato, questo incoraggiamento proprio sul fronte di battaglia. Però, non era richiesto che i sacerdoti impugnassero le armi e prendessero parte al combattimento.
3. Perché il segnale di battaglia esigeva la presenza di sacerdoti nell’esercito, e che cosa effettivamente era questo segnale di battaglia?
3 La presenza dei sacerdoti nel cuore dell’accampamento era anche necessaria per dare il segnale di battaglia. Nessun altro, oltre a loro, avrebbe potuto dare il segnale di battaglia per un attacco vittorioso contro il nemico. Le istruzioni di Geova per mezzo di Mosè erano queste: “Fatti due trombe d’argento; le farai d’argento battuto; ti serviranno per convocare la radunanza e per far muovere i campi. Quando nel vostro paese andrete alla guerra contro il nemico che vi attaccherà, sonerete a lunghi e forti squilli con le trombe, e sarete ricordati dinanzi all’Eterno, al vostro Dio, e sarete liberati dai vostri nemici . . . ed esse vi faranno ricordare nel cospetto del vostro Dio. Io sono l’Eterno, il vostro Dio”. (Num. 10:2, 9, 10) Il racconto biblico concernente l’uso di queste due trombe d’argento indica chi erano quelli che le suonavano: erano i sacerdoti leviti. Quando essi suonavano il segnale di battaglia, gli squilli delle trombe rianimavano l’intero esercito, ed i ranghi dei soldati si schieravano per la battaglia. Lo squillo di tromba era un’invocazione per aver aiuto dall’alto. Era come un segnale a Dio perché entrasse in azione con loro e desse loro la vittoria, poiché era un suono sacerdotale.
4. Quale fattore favorì la vittoria israelita sui Madianiti?
4 Verso la fine dei quarant’anni di vita errante nel deserto gl’Israeliti andarono ad accamparsi nelle deserte pianure di Moab, vicino al fiume Giordano, sulla sponda opposta di Gerico, città della Terra Promessa. Da qui Mosè mandò un contingente militare di dodicimila uomini a combattere contro i Madianiti adoratori di demoni. La narrazione dice: “E Mosè mandò alla guerra que’ mille uomini per tribù, e con loro Fineas figliuolo del sacerdote Eleazar, il quale portava gli strumenti sacri ed aveva in mano le trombe d’allarme. Essi marciavano dunque contro Madian, come l’Eterno aveva ordinato a Mosè”. (Num. 31:1-7; 22:1) Gli squilli delle trombe innalzati a Geova furono esauditi con la vittoria!
5. Con quale svantaggio militare il re Abija di Giuda affrontò il re Geroboamo d’Israele, ma quale altro aiuto vitale ebbe Abija?
5 Alcuni secoli dopo questa guerra teocratica contro i nemici di Geova, il regno delle dodici tribù d’Israele nella Terra Promessa si divise in due, il regno di Giuda e il regno d’Israele. In una circostanza gli eserciti dei rispettivi due re si trovarono su fronti opposti nel campo di battaglia. Il re Abija del regno di Giuda, fedele a Dio, aveva nel campo quattrocentomila uomini contro due volte tanto, ottocentomila idolatri, sotto il re Geroboamo del regno d’Israele. Ma il re Abija di Giuda aveva dalla sua parte più che quattrocentomila guerrieri, ed egli si riferì a questo ulteriore aiuto vitale nel suo appello all’esercito avversario, dicendo: “Quanto a noi, [Geova] è nostro Dio, e non l’abbiamo abbandonato; i sacerdoti al servizio dell’Eterno son figliuoli d’Aaronne, e i Leviti son quelli che celebran le funzioni. . . . Ed ecco, noi abbiam con noi, alla nostra testa, Iddio e i suoi sacerdoti e le trombe squillanti, per sonar la carica contro di voi. O figliuoli d’Israele, non combattete contro l’Eterno, ch’è l’Iddio de’ vostri padri, perché non vincerete!”
6. Nella pericolosa situazione sviluppatasi, in che modo le forze del re Abija mostrarono la loro fiducia in Geova, e come la rivendicò egli?
6 Questo avvertimento non fu accolto dal nemico. La battaglia cominciò e l’esercito del re Abija fu attirato in un’imboscata. La situazione era pericolosa. Ma in risposta alle trombe venne il soccorso divino. Il racconto dice: “Que’ di Giuda si volsero indietro, ed eccoli costretti a combattere davanti e di dietro. Allora gridarono all’Eterno, e i sacerdoti dettero nelle trombe. La gente di Giuda mandò un grido; e avvenne che, al grido della gente di Giuda, Iddio sconfisse Geroboamo e tutto Israele davanti ad Abija ed a Giuda. I figliuoli d’Israele fuggirono d’innanzi a Giuda, e Dio li diede nelle loro mani”. Perché, dunque, ebbe luogo questa sacra vittoria? Geova risponde nel racconto, dicendo: “Così i figliuoli d’Israele, in quel tempo, furono umiliati, e i figliuoli di Giuda ripresero vigore, perché s’erano appoggiati sull’Eterno, sull’Iddio dei loro padri”. Il suono sacerdotale delle sacre trombe d’argento squillò come un richiamo, un ricordarsi di confidare in Geova. Un grido unanime di fiducia in Lui, un Alleluia! tuonò dalle labbra dei suoi combattenti, e, stimolato da coraggio divino, l’esercito di Giuda assalì il nemico davanti e di dietro e Geova rivendicò la loro fiducia in lui con la vittoria! — 2 Cron. 13:3, 10-18.
7. Quando Gerusalemme fu minacciata dall’esercito dei Moabiti, Ammoniti e dagli uomini del monte Seir, di chi si servì Geova per pronunciare il suo messaggio, e che cosa disse?
7 Un’altra illustrazione della santità della guerra teocratica e del modo in cui Geova adoperò la sua devota tribù dei Leviti insieme all’esercito ebbe luogo in un tempo molto critico per il regno. Gli eserciti alleati degli adoratori di demoni, i Moabiti, gli Ammoniti e gli uomini del monte Seir, erano in marcia nel deserto della Giudea per attaccare la città santa di Gerusalemme. Il re Giosafat proclamò un digiuno in tutto il regno e fece radunare tutto il popolo nel tempio di Gerusalemme. In un solenne appello a tutti gli uomini, donne e bambini che lo circondavano, il re Giosafat innalzò una preghiera a Geova. Quindi Geova scelse il suo strumento per dare consolazione e istruzioni sul modo di superare la crisi. Egli scelse un santo uomo, un cantore levita di nome Jahaziel. Mise su lui il suo spirito, ispirandolo a dire: “Così vi dice l’Eterno: — Non temete e non vi sgomentate a motivo di questa gran moltitudine; poiché questa non è battaglia vostra, ma di Dio. Domani, scenderete contro di loro; . . . Questa battaglia non l’avete a combatter voi: presentatevi, tenetevi fermi, e vedrete la liberazione che [Geova] vi darà. O Giuda, o Gerusalemme, non temete e non vi sgomentate; domani, uscite contro di loro, e [Geova] sarà con voi”.
8. Come fu manifestata santità nel superare questa situazione, e perché l’importanza data alla santità non fu un errore?
8 La mattina seguente uscirono, ubbidienti, dalle mura protettive della città e marciarono incontro al nemico. Ma in che modo? Non portarono le due trombe d’argento che i sacerdoti suonavano per dare l’allarme. Non ci doveva essere nessun assalto di fanteria contro Moab, Ammon e il monte Seir. In questa battaglia non dovevano combattere; era una battaglia santa; non era battaglia loro, ma di Dio. Mentre marciavano, il re Giosafat, quale comandante dell’esercito, si alzò in piedi ed esortò i partenti in conformità a Deuteronomio 20:5-9, dicendo: “Credete [in Geova] ch’è l’Iddio vostro, e sarete al sicuro; credete ai suoi profeti [come Jahaziel], e trionferete!” Al tempo stesso, per rinvigorire la loro fede e la loro fiducia in Geova, il re Giosafat stabilì Jahaziel e gli altri cantori leviti, con i loro paramenti sacri, alla testa della colonna in marcia. Invece di lanciare un grido dopo uno squillo di tromba, questi santi leviti avanzavano cantando: “Celebrate [Geova], perché la sua benignità dura in perpetuo!” Il re Giosafat e l’esercito li seguivano, prendendo una posizione secondaria. Questa importanza data alla santità della guerra non fu un errore, poiché leggiamo: “E com’essi cominciavano i canti di gioia e di lode, [Geova] tese un’imboscata contro i figliuoli di Ammon e di Moab e contro quelli del monte Seir ch’eran venuti contro Giuda; e rimasero sconfitti. I figliuoli di Ammon e di Moab assalirono gli abitanti del monte di Seir per votarli allo sterminio e distruggerli; e quand’ebbero annientati gli abitanti di Seir, si diedero a distruggersi a vicenda”. Giunta presso la torre di guardia nel deserto, la processione teocratica si trovò innanzi la carneficina che aveva avuto luogo.
9. Come fu celebrata la vittoria di Geova, e che cosa fu fatto conoscere al mondo antico con questa vittoria?
9 Ora non restava loro che far bottino sui cadaveri. Tre giorni dopo si radunarono nella Valle di Benedizione per benedire Geova, e quindi al suono di musica sacra ritornarono a Gerusalemme ed al suo tempio, giubilanti, “perché [Geova] li avea ricolmi d’allegrezza, liberandoli dai loro nemici”. Quali furono i risultati della santa battaglia di Geova contro gli empi aggressori? Il racconto dice: “E il terrore di Dio s’impadronì di tutti i regni degli altri paesi, quando udirono che [Geova] avea combattuto contro i nemici d’Israele”. (2 Cron. 20:1-29) Al mondo antico fu fatto conoscere che Geova non è pacifista, ma guerriero; un guerriero che vince sempre e quindi dev’essere temuto. Guai a coloro che combattono contro Dio; combattono una battaglia perduta! Ma non così quelli che combattono nelle battaglie di Geova. Questi sono gli uomini che si dedicano interamente alla guerra teocratica e cristiana. Sono santificati esclusivamente mediante questa guerra, perché è santa, essendo autorizzata dal Santo dell’universo e da lui sostenuta, con certezza di vittoria.
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I guerrieri cristianiLa Torre di Guardia 1955 | 1° giugno
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I guerrieri cristiani
1. Perché è santa la guerra dei cristiani di oggi, e quale domanda sorge circa il metodo di guerra?
LE GUERRE dei fedeli testimoni dei tempi precristiani erano sante, perché erano teocratiche e venivano combattute in nome di Geova degli eserciti e sotto la sua direzione e il suo comando. Oggi la guerra dei veri cristiani, i quali sono pure testimoni di Geova, non è meno santa, sacra, perché anch’essa è teocratica. In molti casi i valorosi testimoni di Geova di quei tempi antichi combatterono con armi materiali infliggendo la morte. Possono oggi i cristiani testimoni di Geova parimenti combattere con tali micidiali armi materiali? Spetta a Geova rispondere e illuminare la nostra coscienza.
2. Perché i cristiani combattono il più grande combattimento di tutta la storia, e perché questo è il “giorno malvagio”?
2 Nei tempi antichi i fedeli testimoni di Geova combatterono spesso contro vaste concentrazioni del nemico, ma adesso i cristiani testimoni di Geova sono impegnati nel più grande combattimento della storia. Gli antichi testimoni che combatterono per Geova affrontarono nemici umani e si armarono con armi fabbricate dall’uomo. I cristiani testimoni di Geova dei giorni attuali affrontano e combattono un nemico sovrumano. È un nemico invisibile, ma, ciò nondimeno, la guerra contro di lui è assolutamente vera. Si tratta quindi di un conflitto che esige costante vigilanza e accortezza continua, una guerra perpetua, un conflitto che dura per tutta la vita, in cui non viene concessa nessuna licenza e non c’è tregua né armistizio. V’è in esso il continuo bisogno di esortazione divina, per tenersi in buon allenamento per la lotta, sempre coraggiosi. Il conflitto giunge al suo culmine in quello che è chiamato “il giorno malvagio”. Non c’è più alcun dubbio al riguardo: quel “giorno malvagio” è giunto, poiché Satana il Diavolo e i suoi invisibili demoni sono stati espulsi dal cielo e cacciati giù sulla terra e il “principe dei demoni” è molto adirato perché sa di non avere che un breve periodo di tempo finché scoppierà la più grande guerra di tutti i tempi, la guerra universale di Harmaghedon. — Apoc. 12:7-13, 17; 16:14-16; Matt. 12:24.
3. Perché dunque i cristiani hanno bisogno di un equipaggiamento bellico diverso, e da chi proviene esso?
3 Ecco perché questa guerra è differente da quelle degli eserciti mondani. Essa è contro un nemico diverso. Gli eserciti mondani combattono per il dio di questo sistema di cose del quale fanno parte; i cristiani testimoni di Geova combattono contro il “dio di questo sistema di cose”. (2 Cor. 4:4, NW) Per questo hanno bisogno di armi differenti, di un equipaggiamento bellico che nessun fabbricante d’armi di questo sistema di cose potrebbe produrre. Essi conoscono il loro nemico, e sanno qual è l’unico equipaggiamento bellico adatto per poterlo combattere e vincere. È un equipaggiamento bellico che proviene da Geova Dio, il Combattente più grande di tutti i combattenti. Specificando questo equipaggiamento necessario e rivelando il nemico, la Parola di Geova dice: “Infine, continuate ad acquistar potenza nel Signore e nella possanza della sua forza. Indossate la completa armatura di Dio onde possiate star saldi contro le macchinazioni del Diavolo; perché abbiamo un combattimento non contro sangue e carne, ma contro i governi [che non sono di sangue e carne], contro le autorità, contro i dominatori mondiali di queste tenebre, contro le forze spirituali malvage dei luoghi celesti. Per questo motivo prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio e, dopo che avete fatto ogni cosa interamente, rimaner saldi”. — Efes. 6:10-13, NW.
4. Nonostante la specie di armi dell’antico Israele quali fatti modificano le caratteristiche della guerra del cristiano?
4 Il fatto che il nostro nemico è spirituale, sovrumano, modifica interamente la natura della nostra guerra e la natura delle nostre armi. È vero che i testimoni dei tempi antichi in molti casi combatterono con le diverse armi della guerra antica, e quei testimoni costituiscono un quadro o tipo profetico dei cristiani testimoni di Geova nella loro guerra teocratica odierna contro Satana il Diavolo e le sue schiere sovrumane, i demoni che sono superiori e più potenti di creature di sangue e carne.
5. Qual era la posizione dei sacerdoti e Leviti, e chi raffiguravano tutti gl’Israeliti naturali?
5 Inoltre, i sacerdoti della famiglia di Aaronne e tutti gli altri uomini della tribù di Levi furono esentati dagli obblighi secolari imposti agli Israeliti. Il comando relativo dato dal grande Teocrata a Mosè era preciso: “Soltanto della tribù di Levi non farai il censimento, e non ne unirai l’ammontare a quello de’ figliuoli d’Israele; ma affida ai Leviti la cura del tabernacolo della testimonianza, di tutti i suoi utensili e di tutto ciò che gli appartiene. Essi porteranno il tabernacolo e tutti i suoi utensili, ne faranno il servizio, e staranno accampati attorno al tabernacolo”. La storia della registrazione degli altri Israeliti per attività teocratiche contro i nemici d’Israele dice: “Questi furono i figliuoli d’Israele de’ quali si fece il censimento secondo le case dei loro padri. Tutti gli uomini de’ quali si fece il censimento, e che formarono i campi, secondo i loro corpi, furono seicentotremila cinquecentocinquanta. Ma i Leviti, secondo l’ordine che l’Eterno aveva dato a Mosè, non furon compresi nel censimento coi figliuoli d’Israele”. (Num. 1:1-50; 2:32, 33) Pertanto quelli che compivano sacro servizio presso il tabernacolo o tempio, cioè gli uomini della tribù di Levi, inclusi i sacerdoti, furono esentati da questa registrazione generale e dai suoi obblighi. Tutti quegli Israeliti naturali, gli uomini registrati, i Leviti e tutte le altre tribù della nazione, raffiguravano l’Israele spirituale, l’unica, vera congregazione cristiana di cui Gesù Cristo è il Capo. Ma in questo quadro c’è oggi la seguente diversità:
6, 7. (a) Ma qual è la grande diversità in quel quadro, come fu dichiarata dall’apostolo Pietro? (b) Quindi da che cosa sono stati tutti esentati, e da chi?
6 Nell’Israele spirituale non esiste tale divisione dei membri con iscrizioni secolari, sacerdoti, e Leviti ed altri non iscritti. L’Israele spirituale, l’unica vera chiesa edificata su Gesù Cristo, la Rocca, è tutto composto di sacerdoti, tutti consacrati da Dio e al suo sacro servizio. (Matt. 16:18) L’apostolo Pietro stesso rende questo fatto indiscutibile, quando rivolto ai cristiani santificati dallo spirito di Dio disse: “Venendo a lui come ad una pietra vivente, rigettata, è vero, dagli uomini, ma presso Dio eletta, preziosa, anche voi come pietre viventi siete edificati qual casa spirituale per essere un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali accettevoli a Dio mediante Gesù Cristo. . . . voi siete ‘una razza eletta, un sacerdozio reale, una nazione santa, un popolo di speciale possesso, affinché dichiariate ovunque l’eccellenza’ di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua meravigliosa luce. Poiché una volta non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi eravate quelli a cui non era stata mostrata misericordia, ma ora siete quelli a cui è stata mostrata misericordia”. — 1 Piet. 1:1, 2; 2:4-10, NW.
7 I 144.000 membri della vera chiesa o congregazione cristiana costituiscono un sacerdozio, di cui ciascuno è un sacerdote spirituale e Gesù Cristo il Sommo Sacerdote. Nel loro santo servizio a Dio e nella loro attitudine verso questo mondo questi sacerdoti cristiani imitano il loro Capo. (Ebr. 3:1; 1 Cor. 11:1) Essi formano una casa spirituale in cui Dio abita mediante il suo spirito, e Gesù è la principale pietra angolare di questo tempio spirituale, ed essi non saranno profanati o sconsacrati da un cattivo trattamento da parte di questo mondo. (Efes. 2:19-22; 1 Cor. 3:16, 17; Matt. 26:51-56) È per questa potente ragione che Geova Dio li ha esentati TUTTI, l’intera chiesa o congregazione, dal partecipare con armi carnali all’imminente battaglia di Harmaghedon. Quindi, non facendo parte di questo mondo che sarà distrutto ad Harmaghedon, questi sacerdoti sottomessi a Cristo Gesù devono osservare una stretta neutralità nei riguardi dei conflitti odierni delle nazioni e devono dedicarsi ai loro doveri sacerdotali verso i popoli di tutte le nazioni, senza eccezione, imparzialmente e indistintamente.
8. Chi si oppone al loro immischiarsi negli impuri affari mondani, e perché la sua obiezione è importante?
8 Essendo la congregazione cristiana sotto il suo Sommo Sacerdote Gesù una “nazione santa”, “un sacerdozio reale”, Geova Dio stesso si oppone a una loro adultera interferenza e partecipazione attiva agli affari di questo mondo. Egli comanda loro: “Dipartitevi, dipartitevi, uscite di là! Non toccate nulla d’impuro! Uscite di mezzo a lei! Purificatevi, voi che portate i vasi dell’Eterno!” (Isa. 52:11) Geova dichiara la sua obiezione in tal modo per guidare la coscienza cristiana, e la Sua obiezione è decisiva.
9. Perché i cristiani testimoni di Geova sono stimati erroneamente dalle autorità di questo mondo, e quale avvertimento dà a questo riguardo l’apostolo Paolo?
9 I cristiani testimoni di Geova non vanno in giro negli abiti religiosi del clero della cristianità, ma indossano semplicemente gli abiti comuni dell’uomo o della donna di oggi. Per una parte del tempo noi siamo anche occupati in un lavoro secolare, e facevamo questo prima ancora che i “sacerdoti operai” di Francia venissero autorizzati a fare qualche onesto lavoro nelle fabbriche per tentare di arrestare l’avanzata del comunismo. In maggioranza noi cristiani testimoni di Geova siamo impegnati per una parte del tempo in oneste occupazioni, come fece l’apostolo Paolo, per essere apostolici e provvedere ai nostri bisogni materiali in modo decoroso e rispettabile e per non essere finanziariamente di peso alla congregazione con la quale siamo associati. Dato che non ci facciamo distinguere dalle altre persone portando titoli altisonanti o speciali abiti religiosi, o conducendo come ecclesiastici una vita comoda, le autorità di questo mondo potrebbero non considerarci sacerdoti consacrati di Dio, ma considerarci ciò che sembriamo essere nella carne. Siccome non hanno il punto di vista biblico essi potrebbero fare come disse l’apostolo Paolo: “Ci stimano come se camminassimo secondo quello che siamo nella carne”. Ma per dare un avvertimento contro una tale errata stima di noi l’ispirato apostolo aggiunge: “Poiché sebbene camminiamo nella carne, noi non c’impegnamo in combattimenti secondo quello che siamo nella carne. Poiché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti secondo Dio per abbattere trincerate fortezze. Poiché noi abbattiamo i ragionamenti e ogni altezza elevata contro la conoscenza di Dio, e portiamo in cattività ogni pensiero per renderlo ubbidiente al Cristo, e ci teniamo pronti a punire [ma non con micidiali armi carnali] ogni disubbidienza, appena la vostra propria ubbidienza sarà stata pienamente adempiuta. Voi guardate le cose secondo il loro apparente valore”. (2 Cor. 10:2-7, NW) Dobbiamo dunque rischiarare le menti di coloro che ci giudicano dall’apparenza e non ci stimano ministri di Geova Dio, sacerdoti consacrati dell’Altissimo Dio, membri di una “nazione santa”, non di questo mondo.
10. Per quale guerra sono santificati tali sacerdoti cristiani, chi li ha arruolati, e come devono dimostrare di essere la giusta specie di soldati?
10 Sotto ispirazione l’apostolo ci dice che noi, come seguaci di Cristo, non combattiamo contro carne e sangue e che le nostre armi non sono carnali. Noi siamo sacerdoti consacrati non sottoposti a militarizzazione per prendere parte violenta alla battaglia di Harmaghedon. Ma adempiendo i nostri doveri sacerdotali anche in mezzo a quella “guerra del gran giorno di Dio l’Onnipotente”, saremo spettatori inermi, gioiosi spettatori di come Geova Dio e le sue schiere angeliche sotto Gesù Cristo combatteranno la vittoriosa battaglia contro l’organizzazione del Diavolo, visibile e invisibile. La sostanza di tale argomento significa che noi siamo impegnati in una lotta spirituale. Siamo santificati per una guerra spirituale. Noi siamo arruolati in un esercito spirituale per una guerra teocratica, e il nostro Comandante è il Figlio di Dio, Gesù Cristo, ed è a lui che dobbiamo piacere con ubbidienza e imitazione. Lo stesso apostolo Paolo, scrivendo al giovane Timoteo, rese chiaro questo punto dicendogli: “Come giusta specie di soldato di Cristo prendi la tua parte nel soffrire il male. Nessuno che serve come soldato s’immischia negli affari commerciali della vita, affinché riceva l’approvazione di colui che lo ha arruolato come soldato”. (2 Tim. 2:3, 4, NW) Noi abbiamo l’obbligo di guadagnare l’approvazione di Cristo Gesù, poiché egli ci ha arruolati nell’esercito teocratico e noi siamo ‘soldati di Cristo Gesù’ e dobbiamo dimostrare di essere la specie giusta sopportando il male per amor suo.
11. Perché i seguaci di Cristo non possono essere schiavi di due padroni, e come il tentativo di rendere religiosi i conflitti mondani nuoce alla coscienza cristiana?
11 Gesù Cristo, il nostro Comandante, disse: “Nessuno può essere schiavo di due padroni; poiché o odierà l’uno ed amerà l’altro, o si atterrà all’uno e disprezzerà l’altro”. (Matt. 6:24, NW) Come soldati di Gesù Cristo noi siamo impegnati in una guerra sacra “contro le malvage forze spirituali nei luoghi celesti”, e dobbiamo continuare a predicare la buona notizia del regno di Dio affinché la luce della buona notizia possa mettere in rotta le forze delle tenebre. Gli sforzi dei capi della cristianità di rendere religiose le loro guerre chiamandole “crociate” e con altri titoli avvincenti, non modifica la situazione per il sacerdozio di Geova. Tentando di rendere religiosi i loro combattimenti i governanti istituiscono un ordinamento di religione. Divengono dittatori in fatto di religione verso coloro che dovrebbero avere la libertà di coscienza per scegliere la propria religione o la libertà di scegliere di seguire la Parola di Geova e guidare la loro coscienza secondo la sua Parola. Rispettando l’istituzione di una religione e vietando la pratica di un’altra l’apostolo Pietro e gli altri apostoli dissero alla Corte Suprema giudaica: “Dobbiamo ubbidire a Dio come governatore piuttosto che agli uomini”. — Atti 5:29, NW.
UOMINI DI BUONA VOLONTÀ IN GUERRA
12. Oltre agli Israeliti naturali, quali altri popoli parteciparono alle guerre dell’antico Israele, e chi erano alcuni di questi nell’esercito di Davide?
12 Nelle guerre dell’antico Israele non erano impegnati soltanto gl’Israeliti naturali, ma anche valorosi stranieri di buona volontà. Arruolati nelle schiere del re Davide vi erano degli stranieri come Uria lo Hitteo, che rinunciò a dormire in casa mentre l’arca di Dio e il suo esercito teocratico erano accampati, perché voleva rimanere del tutto santificato per il combattimento ed essere pronto al servizio in qualsiasi momento, mai squalificato. C’erano inoltre anche Tselek l’Ammonita, Ithma il Moabita, e Ittai di Gath, Filisteo di Gath, con seicento altri uomini di Gath; ed anche il corpo di guardia speciale del re Davide notò come i Kerethei e i Pelethei, che risultano essere stati stranieri. — 2 Sam. 11:6-17; 23:37-39; 1 Cron. 11:26, 46; 2 Sam. 15:18, 19; 8:18; 20:7, 23; 1 Re 1:38, 44; 1 Cron. 18:17.
13. Chi raffigurano tali guerrieri stranieri di Davide, e perché la loro guerra è ora soltanto guerra spirituale?
13 Chi rappresentano questi guerrieri stranieri conservi di Davide nelle sue battaglie per Geova? Essi rappresentano gli uomini di buona volontà di tutte le nazioni del giorno d’oggi, i leali compagni del rimanente del “sacerdozio reale” sotto Cristo Gesù Sommo Sacerdote. Ma pur non essendo sacerdoti spirituali essi non sono autorizzati da Geova Dio a partecipare alle questioni impure di questo mondo, come non lo sono quelli del rimanente dell’Israele spirituale. Come il rimanente dei sacerdoti spirituali essi sono sottomessi allo stesso Comandante; la guerra che combattono può essere soltanto spirituale, teocratica, perciò non possono e non vogliono impugnare armi materiali nella battaglia di Harmaghedon o dar mano a violenza carnale in quella guerra. Sebbene costituiscano le “altre pecore” del Giusto Pastore di Dio, sono stati radunati presso l’unico ovile del Pastore insieme alle pecore spirituali del “piccolo gregge”, e devono seguire l’unico Pastore insieme con queste. (Giov. 10:14-16; Luca 12:32) I due gruppi uniti in un solo gregge combattono una sola guerra, quella spirituale, teocratica, la guerra santa. Entrambi sono stati santificati per questa guerra, poiché tutti e due hanno ascoltato la voce del Giusto Pastore, Cristo Gesù, che è il più grande Davide, ed entrambi si sono poi dedicati a Geova Dio per seguire fedelmente le orme del Pastore. Essi non possono seguire qualsiasi altro comandante, prestando attenzione ad altre voci che possano chiamare.
14. Dove queste “altre pecore” servono Dio in modo sacro, e con quali parole Isaia descrive il loro arrivo e l’istruzione che ricevono?
14 Queste “altre pecore” provenienti da tutte le nazioni formano già una “grande folla” insieme al rimanente spirituale, ma esse continuano ad entrare nell’ovile e continueranno ad entrarvi fino allo scoppio del conflitto universale di Harmaghedon. La profezia che predice la loro venuta li descrive in piedi davanti al trono di Dio e rendendogli sacro servizio giorno e notte nel suo tempio. (Apoc. 7:9-15) Come potrebbero queste “altre pecore” di buona volontà far questo e al tempo stesso immischiarsi in tutte le “opere della carne” di uomini non santificati? Non possono far ciò e al tempo stesso ereditare le benedizioni terrene sotto il regno di Dio nel nuovo mondo. Le profezie di Isaia e di Michea li mostrano mentre salgono alla casa di Geova e ci dicono ciò che egli insegna loro e ciò che richiede da loro in questi ultimi giorni di questo vecchio mondo. Leggiamo: “Avverrà, negli ultimi giorni, che il monte della casa [di Geova] si ergerà sulla vetta dei monti, e sarà elevato al disopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno ad esso. Molti popoli v’accorreranno, e diranno: ‘Venite, saliamo al monte [di Geova], alla casa dell’Iddio di Giacobbe; egli ci ammaestrerà intorno alle sue vie, e noi cammineremo per i suoi sentieri’. Poiché da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la Parola [di Geova]. Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l’arbitro fra molti popoli; ed essi delle loro spade fabbricheranno vomeri d’aratro, e delle loro lance roncole; una nazione non leverà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra”. (Isa. 2:2-4) La profezia di Michea (4:1-3) mette ulteriormente in risalto questa profezia d’Isaia.
15. Quando è che il mondo vede adempiersi queste profezie, e perché non si permettono elementi disturbatori nel luogo in cui le pecore sono entrate?
15 Dato che tutte e due le profezie si applicano proprio ora all’arrivo di “altre pecore”, uomini di buona volontà di tutte le nazioni nel tempio di Geova, è adesso che le nazioni mondane si meravigliano perché non vedono queste “pecore” nel tempio di Dio prendere le armi menzionate da Isaia e Michea, né imparare più l’arte della moderna guerra antiteocratica. Essi si comportano da docili “pecore” del celeste Pastore. (Giov. 10:16; Apoc. 7:15-17) Queste hanno appreso il giudizio e la decisione di Geova e sono venute a conoscere che la sua legge e parola proveniente dalla Sion celeste vieta loro di continuare le “opere della carne” come prima, ma che devono ora volgersi ad opere di pace che eserciteranno nel nuovo mondo ormai vicino. Queste “altre pecore” sono le cose desiderate, le cose preziose per Dio provenienti da tutte le nazioni, e sono venute nella sua casa o tempio, riempiendolo di gloria. Qui devono riconoscere e osservare la volontà di Dio che la profezia di Aggeo 2:9 così ci specifica: “E in questo luogo io darò la pace, dice [Geova] degli eserciti”. Pertanto devono conservare la pace e non essere elementi disturbatori fra il sacerdozio spirituale del tempio. Questo sacerdozio spirituale non approverà nessun violento combattimento fra loro nel tempio di Geova Dio né violento combattimento con quelli di fuori nella battaglia di Harmaghedon. — Agg. 2:7-9; Giac. 4:1-4.
16. Di che genere dev’essere quindi la nostra comune guerra, ed a quale comando dobbiamo ubbidire per impegnarci in essa?
16 La nostra comune guerra dev’essere conformemente una guerra spirituale. Perciò entrambi i nostri greggi devono indossare la medesima armatura di Dio in ubbidienza al comando: “State saldi, dunque, coi vostri fianchi cinti di verità, indossando la corazza della giustizia, e coi piedi calzati con la preparazione della buona notizia di pace. Soprattutto, prendete il grande scudo della fede, col quale potete spegnere tutti i dardi infuocati del malvagio. Accettate anche l’elmo della salvezza, e la spada dello spirito, cioè la Parola di Dio, mentre con ogni forma di preghiera e di supplicazione voi pregate in ogni occasione in spirito. E per questo tenetevi desti con ogni costanza e supplica a favore di tutti i santi, anche per me, affinché quando apro la bocca mi sia data la capacità di parlare, con ogni libertà di parola per far conoscere il sacro segreto della buona notizia, per la quale agisco come un ambasciatore in catene, onde ne parli con baldanza come devo parlare”. — Efes. 6:14-20, NW.
17. Come possiamo essere pacifici e tuttavia impegnati in questa guerra, e perché non dovremmo usare una spada meno valevole?
17 Con questa armatura potete essere ora pacifici abitanti della terra, non facendo nessun male a sangue e carne, e al tempo stesso impegnando un combattimento spirituale e teocratico contro le empie forze spirituali nei luoghi celesti che si servono dei loro strumenti umani e terreni per cercare di troncare la libertà di parola nella franca predicazione della buona notizia. La “spada dello spirito”, o spada spirituale, è la Parola di Dio. Con essa non potete recare violenza corporale a nessuno, anzi, immenso bene spirituale. Nella guerra di Corea un generale disse recentemente: “La penna è più potente della spada”, intendendo la spada letterale. A sua volta la Parola di Dio è più potente della penna di uomini mondani, e quindi è più potente della spada letterale. Anche l’apostolo Paolo disse che la vivente Parola di Dio “esercita potenza ed è più affilata di qualsiasi spada a doppio taglio”. (Ebr. 4:12, NW) Perché, dunque, noi che siamo santificati per la sacra guerra teocratica dovremmo alzare un’arma inferiore e meno potente l’uno contro l’altro? Perché non dovremmo usare la spada più potente, l’arma superiore, la spada spirituale, la Parola di Dio, contro il nostro comune nemico, le “malvage forze spirituali nei luoghi celesti”? La nostra potenza in guerra consiste nelle armi di Dio, e noi dobbiamo usare soltanto queste.
18. Quale supplemento è necessario alla nostra guerra difensiva, e come questo fu potentemente illustrato nel caso del re Asa di Giuda?
18 Non trascuriamo, inoltre, che la preghiera è parte essenziale della nostra guerra, un supplemento necessario alla nostra armatura difensiva. La preghiera nel fulcro della battaglia teocratica è molto vitale. Anticamente essa recò la vittoria al re Asa di Giuda. Rendendosi conto che il proprio esercito di cinquecentottantamila guerrieri santificati non poteva fisicamente competere con l’esercito di un milione di Etiopi con trecento carri sotto Zerah l’Etiope, Asa pregò ferventemente: “O Eterno, per te non v’è differenza tra il dar soccorso a chi è in gran numero, e il darlo a chi è senza forza; soccorrici, o Eterno, o nostro Dio! poiché su te noi ci appoggiamo, e nel tuo nome siam venuti contro questa moltitudine. Tu sei l’Eterno, il nostro Dio; non la vinca l’uomo a petto di te”. In risposta a questa supplica l’uomo non prevalse, nemmeno un milione d’uomini. Com’è scritto: “E l’Eterno sconfisse gli Etiopi davanti ad Asa e davanti a Giuda, e gli Etiopi si diedero alla fuga. . . . e degli Etiopi ne caddero tanti, che non ne rimase più uno di vivo; poiché furono rotti davanti all’Eterno e davanti al suo esercito”. (2 Cron. 14:9-14) Questo racconto fu scritto molto tempo fa per nostra istruzione; e quale grande illustrazione è questa di come la preghiera aiuta a vincere! Offriamola ora e sempre.
19. (a) Perché ad Harmaghedon non possiamo abbandonare l’armatura spirituale per impugnare armi carnali? (b) Come ci ha santificati Cristo Gesù per la giusta guerra, e perché ci arruoliamo in essa ansiosamente?
19 Eccoci oggi, in questo giorno malvagio, vestiti con l’armatura teocratica, santificati per la guerra sacra nella causa di Geova. Ci troviamo di fronte alla guerra universale di Harmaghedon. Sarà il combattimento più violento e disastroso di tutta la storia umana. Ma non avremo bisogno di prender parte alla violenza di quel tempo. Dalle antiche figure profetiche di Harmaghedon ci giungono le parole di Geova: “Questa non è battaglia vostra, ma di Dio”. “State fermi, e mirate la liberazione che l’Eterno [Geova] compirà oggi per voi; . . . L’Eterno [Geova] combatterà per voi”. (2 Cron. 20:15; Eso. 14:13, 14) Queste parole costituiscono un ammonimento per non abbandonare allora la nostra armatura spirituale e non impugnare armi carnali facendo assegnamento sul loro uso per o contro chiunque sulla terra nella battaglia di Harmaghedon. Noi dobbiamo mantenere la nostra santificazione per la nostra sacra guerra fino all’attacco totale contro la nostra società del Nuovo Mondo da parte di Gog, il principe sovrano di Magog, ed allo scoppio di Harmaghedon nella controffensiva di Geova in nostra difesa. (Ezech. 38:1 fino a 39:22) Il nostro Sommo Sacerdote Cristo Gesù ha offerto per noi il suo sacrificio umano, per mezzo del quale otteniamo una condizione santificata dinanzi a Dio per il nostro conflitto spirituale. Per mezzo suo abbiamo consultata la volontà di Dio ed abbiamo imparato che dobbiamo ‘combattere per la vittoria nel buon combattimento della fede’. (1 Tim. 6:12, NW) Sappiamo che ognuno di noi deve dimostrare di essere una “giusta specie di soldato di Cristo Gesù”. Egli è il nostro Sommo Sacerdote ed è nel campo con noi per consigliarci e incoraggiarci a non temere il nemico ma ad avanzare facendo la volontà di Dio come soldati teocratici. La nostra guerra per la gloria e la rivendicazione di Geova è una guerra santa, un obbligo sacro, un dovere santificato, e la nostra coscienza cristiana non trova alcuna obiezione a intraprendere questa guerra teocratica con una santa armatura, ma pieni di zelo ci arruoliamo in questo servizio come leali volontari. — Sal. 110:3.
20. (a) Come dev’essere tenuto il campo teocratico? (b) Come dobbiamo dunque comportarci durante la guerra del gran giorno di Dio Onnipotente, e con quale grandioso risultato?
20 Dobbiamo tenere pulito il nostro campo vivendo una vita pura, senza commettere fornicazione con questo mondo nemico, affinché Geova non veda fra noi nulla di impuro e non si allontani da noi. Vestiti con l’armatura spirituale di Dio, dobbiamo continuamente combattere contro le “malvage forze spirituali nei luoghi celesti”, adoperando valorosamente la “spada dello spirito, cioè, la parola di Dio”, predicando in tutta la terra abitata la buona notizia dell’istituito regno di Dio. Allorché s’avvicina la battaglia decisiva, sì, anche quando avrà inizio la “guerra del gran giorno di Dio l’Onnipotente”, noi come “una nazione santa” e un “sacerdozio reale”, insieme ai nostri conservi e guerrieri di buona volontà di tutte le nazioni, saremo degni di cantare le lodi di Geova e di suonare le trombe per un’avanzata coraggiosa contro il nemico con piena fiducia che Geova ci darà la vittoria. E mentre continuiamo a lottare a sostegno della predicazione della buona notizia pregheremo con fede fervente l’uno per l’altro e per il trionfo della causa divina. Quindi la nostra guerra teocratica non sarà vana. No, ma sarà coronata con la vittoria stessa di Dio per mezzo di Cristo Gesù, e con la vita eterna per noi nel giusto nuovo mondo, partecipi della Sua vittoria! (1 Cor. 15:57, 58) “Questa non è battaglia vostra, ma di Dio”. — 2 Cron. 20:15.
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Osservate il giorno di riposo?La Torre di Guardia 1955 | 1° giugno
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Osservate il giorno di riposo?
● Credete voi che un cristiano debba osservare un giorno di riposo? Molti lo credono, ma sapete che la Bibbia non è d’accordo? Non solo Galati 4:9, 10 (NW) dice di coloro che ‘osservano con scrupolo giorni e mesi e stagioni e anni’, “voi tornate ancora alle deboli e inadeguate cose elementari”, ma Colossesi 2:16 (NW) dice: “Nessuno vi giudichi per il mangiare e il bere o rispetto a un giorno di festa o a un’osservanza della luna nuova o a un sabato [giorno di riposo]”.
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A quale credete voi?La Torre di Guardia 1955 | 1° giugno
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A quale credete voi?
● La dottrina della trinità, secondo una nota enciclopedia religiosa, insegna che “le Persone sono coeterne e coeguali: tutte nello stesso modo sono non create e onnipotenti”. Ma direttamente al contrario Gesù disse: “Il Padre è più grande di me”; egli si chiamò “il principio della creazione di Dio”; e disse ai suoi seguaci: “Non faccio nulla di mia propria iniziativa, ma proprio come mi ha insegnato il Padre io dichiaro queste cose”. In base a questa contraddizione, chi credete che ne sapesse di più al riguardo, Gesù o gli uomini che idearono la dottrina della trinità? — Giov. 14:28; Apoc. 3:14; Giov. 8:28, NW.
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Notizie che rendono sobriLa Torre di Guardia 1955 | 1° giugno
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Notizie che rendono sobri
● Una coppia di pionieri si recò a Marilia, prosperosa città dell’interno dello stato di San Paolo, Brasile. A quel tempo non c’era lì alcuna congregazione, ma molti si interessarono mediante una serie di conferenze all’aria aperta pronunciate dal pioniere. Ad uno di questi discorsi era presente un ubriaco, che dopo offrì un compenso all’oratore perché andasse a casa sua e pronunciasse lo stesso discorso in presenza della sua famiglia composta di 22 membri e dei parenti. La maggioranza d’essi era presbiteriana, e l’ubriacone non riusciva mai a divenire abbastanza sobrio per iscriversi nella loro chiesa. Ma ora egli si mise a studiare la verità, smettendo di bere, e sistemando la propria condizione morale. Questo produsse una buona impressione su tutti i suoi conoscenti e parenti, perché se i testimoni di Geova avevano potuto farlo divenire sobrio e interessato alla Bibbia, veramente avevano qualche cosa. Perciò ascoltarono lietamente le conferenze nel salotto della propria casa (conferenze gratuite, si capisce), ed uno dopo l’altro cominciarono ad accettare la verità. Intanto quello che un tempo si ubriacava era diventato un proclamatore così zelante che nel giro di pochi mesi si arruolò nel servizio di pioniere e più tardi fu nominato servitore di congregazione, con la formazione della nuova congregazione di Marilia. Lavorando anche in altri territori questo nuovo pioniere aiutò ad organizzare parecchie congregazioni in città limitrofe. Ora la congregazione di Marilia è salita a 112 proclamatori ed ha una bellissima Sala del Regno situata nel centro. Se le meretrici e i pubblicani possono entrare nella società del Nuovo Mondo prima del presuntuoso clero farisaico, anche gli ubriaconi possono entrarvi se amano abbastanza la verità e compiono lo sforzo necessario per vincere la loro battaglia contro l’intemperante sete di bevande alcooliche.
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