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Bastone, vergaAusiliario per capire la Bibbia
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mano il bastone alla cui estremità aveva fissato un pezzo di stoffa imbevuta di tintura; così segnava una pecora su dieci e metteva da parte come decima quelle così contrassegnate. — Confronta Geremia 33:13.
SIMBOLO DI AUTORITÀ
Il bastone era considerato un oggetto personale di valore, e senza dubbio si poteva riconoscere a chi appartenevano certi bastoni. Giuda diede in pegno a Tamar il suo bastone e il suo anello con sigillo finché non le avesse mandato un capretto in pagamento per aver avuto relazione con lei. (Gen. 38:18, 25) I capitribù portavano una verga come simbolo di autorità. Perciò nella Bibbia spesso la verga ha questo significato, rappresenta l’autorità che uno ha o l’autorità di cui è investito da un altro. Quando Mosè si presentò agli anziani di Israele, e anche quando si presentò al faraone e ai sacerdoti egiziani che praticavano la magia, la sua verga divenne simbolo della sua autorità e dell’incarico che aveva ricevuto da Dio. (Eso. 4:29-31; 7:9-12) In quest’ultimo caso è detto che la verga era di Aaronne, ma evidentemente si trattava della verga di Mosè usata da Aaronne quale suo portavoce, come risulta da Esodo 7:15, 17.
In seguito la verga di Mosè fu usata molte volte per indicare che Geova gli aveva conferito l’autorità di condottiero della nazione e lo sosteneva. (Eso. 8:5; 9:23; 10:13; Num. 20:11) Quando l’autorità di Mosè e Aaronne venne sfidata, fra tutte le verghe dei capi delle dodici tribù Dio fece germogliare e produrre mandorle mature alla verga di Aaronne, rappresentante della casa di Levi. Questo dimostrò in modo inequivocabile che la tribù di Levi era quella a cui Dio aveva conferito l’incarico e l’autorità del sacerdozio. Questa verga fu poi conservata per qualche tempo nell’arca del patto. — Num. 17:1-11; Ebr. 9:4.
Il salmista scrisse: “Espressione di Geova al mio Signore: ‘Siedi alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi’. La verga della tua forza Geova manderà da Sion, dicendo: ‘Sottoponi in mezzo ai tuoi nemici’”. (Sal. 110:1, 2) L’apostolo Paolo applica questo passo a Gesù Cristo che ha, per così dire, la ‘verga della forza di Geova’, essendo il rappresentante di Geova investito di piena autorità per eseguire la sentenza contro i suoi nemici. (Ebr. 10:12, 13) Gesù Cristo, il ‘ramoscello del ceppo di Iesse’, “dovrà colpire la terra con la verga della sua bocca; e con lo spirito delle sue labbra metterà a morte il malvagio”. (Isa. 11:1, 4) Egli parla con autorità ed esercita il potere che Geova gli ha conferito di punire i malvagi. A proposito delle nazioni viene detto che le dirigerà non come il pastore guida pacificamente il gregge col suo bastone, ma con una verga di ferro. — Riv. 2:27; 12:5; 19:15.
In Isaia 9:4 e 14:5 si parla dell’oppressiva verga o bastone di comando, cioè dell’autorità che i nemici esercitavano su Israele. Dio si servì delle nazioni circostanti, come l’Assiria, per punire Israele dei suoi peccati, e in tale azione quelle nazioni furono come una verga per punire o castigare, sotto l’autorità o col permesso di Dio. Ma quelle nazioni non agirono per amore verso Geova o per odio verso i peccati di Israele, ma per ostilità sia nei confronti di Dio che d’Israele, e andarono oltre l’incarico ricevuto rallegrandosi di riversare su Israele ulteriori afflizioni. Inoltre, quelle potenze mondiali, specialmente l’Assiria e la Babilonia, s’innalzarono con presunzione contro Geova Dio stesso. A proposito dell’Assiria Dio fece dire dal profeta Isaia: “Aha, l’Assiro, la verga per la mia ira”. E ne descrisse la presunzione dicendo: “Si vanterà la scure su colui che taglia con essa, o si magnificherà la sega su colui che la muove avanti e indietro, come se il bastone muovesse avanti e indietro quelli che lo alzano, come se la verga alzasse colui che non è legno?” Poi predisse la punizione che si sarebbe abbattuta sulla nazione assira per aver pensato di essere più grande di Colui che se ne era servito ed essersi innalzata contro di Lui. — Isa. 10:5, 15.
Nel fare con Davide un patto per il regno, Geova disse dei re della dinastia di Davide: “Io stesso diverrò suo padre, ed egli stesso diverrà mio figlio. Quando farà torto, anch’io di sicuro lo riprenderò con la verga degli uomini e con i colpi dei figli di Adamo”. (II Sam. 7:14) Qui la verga della disciplina che Geova come Padre avrebbe usato era l’autorità dei governi mondani, come Babilonia. Quest’ultima fu impiegata per abbattere il regno di Dio retto dal re della discendenza di Davide, finché non ‘sarebbe venuto colui che ha il diritto legale’. (Ezec. 21:27) Nel 70 E.V. li eserciti romani al comando del generale Tito furono la “verga” che inflisse la punizione all’infedele Gerusalemme. — Dan. 9:26, 27.
Errato uso della verga
I governi e i giudici delle nazioni terrene spesso usano la verga della loro autorità in modo ingiusto, perfino combattendo contro Dio e il suo popolo. Quando fu condotto davanti all’alta corte ebraica e davanti al procuratore romano Pilato, Gesù Cristo fu schernito, maltrattato, percosso e infine ucciso. I capi ebrei prima usarono la loro autorità contro Gesù, e poi resero la “verga” più pesante consegnandolo al governo romano perché fosse messo a morte. Il profeta Michea aveva predetto tale afflizione in questi termini: “Con la verga colpiranno sulla guancia il giudice d’Israele”. (Mic. 5:1) Dopo la morte e risurrezione di Gesù i capi ebrei usarono la loro autorità per perseguitare i suoi seguaci, e in molti casi Roma e gli altri governi della terra hanno similmente usato in modo errato la verga della loro autorità. Per questo dovranno rendere conto a Dio. — Giov. 19:8-11; II Tess. 1:6-9.
Autorità dei genitori
La verga è usata anche come simbolo dell’autorità dei genitori sui figli. Il libro dei Proverbi menziona molte volte questa autorità, e il termine rappresenta ogni forma di disciplina, inclusa la verga letterale per infliggere una punizione. Il genitore in effetti è responsabile di fronte a Dio di usare questa verga per tenere a freno il figlio. Il genitore che manca in questo provocherà la rovina e la morte del figlio e incorrerà lui stesso nel disfavore e nella disapprovazione di Dio. (Prov. 10:1; 15:20; 17:25; 19:13) “La stoltezza è legata al cuore del ragazzo; la verga della disciplina è ciò che la rimuoverà lungi da lui”. “Non trattenere la disciplina dal semplice ragazzo. Nel caso che tu lo batta con la verga, non morrà. Con la verga tu stesso dovresti batterlo, per liberare la sua medesima anima dallo stesso Sceol”. (Prov. 22:15; 23:13, 14) Infatti “chi trattiene la sua verga odia suo figlio, ma chi lo ama è colui che lo cerca in effetti con la disciplina”. — Prov. 13:24; 19:18; 29:15; I Sam. 2:27-36.
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Bastone del comandanteAusiliario per capire la Bibbia
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Bastone del comandante
Lunga verga, simbolo di comando. Il bastone di un comandante rappresenta il suo diritto d’impartire ordini.
Quando era seduto, spesso il comandante appoggiava il bastone per terra, fra le ginocchia, sostenuto dalla piega del suo manto. Questo fatto spiega la benedizione che Giacobbe sul letto di morte impartì a Giuda: “Lo scettro non si allontanerà da Giuda, né il bastone del comandante di fra i suoi piedi, finché venga Silo”. — Gen. 49:10.
Antiche sculture raffigurano certi monarchi con un lungo bastone o scettro in mano. Per esempio, in un bassorilievo del palazzo di Sargon II a Khorsadab, questo re assiro è raffigurato con un bastone in mano. Poiché lo “scettro” è un bastone o una verga, qualcuno potrebbe concludere che non ci sia nessuna differenza fra lo “scettro” e il “bastone del comandante” di Genesi 49:10. Sembra però che Giacobbe abbia voluto fare una distinzione fra i due. Termini paralleli ricorrono spesso in espressioni poetiche. Pur essendo simili, a un più attento esame si vede che un termine rende un’idea leggermente diversa, spesso facendo capire meglio quanto è stato detto. Sembra che Giacobbe sia ricorso a tale espediente nel benedire i suoi figli. Infatti disse che Dan sarebbe stato un serpente presso il lato della strada, un serpe cornuto al lato della via (Gen. 49:17), usando tali espressioni parallele in senso buono per indicare che Dan avrebbe costituito un pericolo per i nemici d’Israele.
Dio stesso dice: “Giuda è il mio bastone di comandante”. (Sal. 108:8) Mentre impugnando il “bastone del comandante” si indicherebbe di avere come condottiero il potere di comandare, avendo lo scettro in mano un monarca mostrerebbe la sua sovranità regale o prerogativa di sovrano regnante. (Sal. 45:6) Perciò l’uso dei termini “scettro” e “bastone del comandante” in Genesi 49:10 indica evidentemente che la tribù di Giuda avrebbe avuto notevole autorità e potere. Ma sembra chiaro che si trattava di qualcosa di più di un semplice dominio e autorità tribale dal momento che Silo, a cui “apparterrà l’ubbidienza dei popoli” (NW), doveva venire dalla tribù di Giuda. Tale circostanza ne presagisce l’autorità e il potere sui popoli. Quando Davide, discendente di Giuda, diventò re d’Israele, lo scettro e il bastone del comandante risultarono in possesso della tribù di Giuda, dalla quale non si sarebbero allontanati prima della venuta di Silo, il Messia. (II Sam. 7:8-16) Senza dubbio Dio ha dato il Silo promesso, Gesù Cristo, discendente di Giuda e di Davide, “come condottiero e comandante ai gruppi nazionali”. (Isa. 55:4) Era stato predetto che il Messia avrebbe esercitato dominio e potere sulle nazioni e i popoli. (Sal. 2:8, 9; Dan. 7:13, 14) Quindi non solo detiene lo “scettro” o sovranità regale, ma possiede anche il “bastone del comandante”, il potere di comandare. — Vedi SILO n. 1.
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BatAusiliario per capire la Bibbia
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Bat
Misura di capacità per liquidi equivalente alla decima parte di un omer o all’efa, corrispondente misura per aridi. (Ezec. 45:10, 11) In base ai frammenti di giare con l’iscrizione “bat” in antichi caratteri ebraici, si ritiene che il bat equivalga a 22 litri. Tale capacità approssimativa del bat meglio s’adatterebbe alla descrizione biblica del “mare fuso” che non quella molto maggiore, circa 40 litri, desunta dagli scritti di Giuseppe Flavio. — Vedi MARE FUSO.
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Bat-RabbimAusiliario per capire la Bibbia
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Bat-Rabbim
(Bat-Rabbìm) [figlia di moltitudini, o, dei molti].
Nel Cantico di Salomone gli occhi della Sulammita sono paragonati alle “piscine di Esbon, presso la porta di Bat-Rabbim”. (Ca 7:4) Esbon era una città dei leviti che si trovava nel territorio di Gad. (Gios. 21:38, 39) Alcuni ritengono che Bat-Rabbim sia il nome di una porta di Esbon rivolta a NE verso la città di Rabba (la moderna Amman), ma secondo altri il nome Bat-Rabbim (figlia di moltitudini) è usato in modo figurativo per indicare la popolosa città di Esbon stessa e la porta viene chiamata così per la folla che passava entrando e uscendo dalla città o che si radunava in assemblea presso la porta. Intorno alle attuali rovine della città si vedono tuttora i resti di antiche piscine e anche di una grande cisterna. La descrizione poetica dà proprio l’idea della bellezza limpida e serena dei lucenti occhi della Sulammita, di cui forse la porta della città rappresentava la fronte.
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BattesimoAusiliario per capire la Bibbia
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Battesimo
[gr. bàptisma, il procedimento dell’immersione, che include sommersione ed emersione; da bàptein, tuffare].
Nella Bibbia immergere equivale a battezzare. Per esempio, la versione di Cocorda, pubblicata nel 1910, rende Romani 6:3, 4 come segue: “Ignorate voi che noi tutti i quali fummo immersi in Cristo Gesù, fummo immersi nella di lui morte? Noi fummo dunque sepolti con Lui, mediante l’immersione, a morte”. Questo è perfettamente corretto, perché il verbo “battezzare” deriva dal verbo greco baptìzein, che significa ’immergere, sommergere, tuffare’ (Lorenzo Rocci, Vocabolario greco–italiano, ristampa del 1976). La Settanta greca usa una forma dello stesso verbo tradotta “intingere” in Levitico 14:16. Quando uno è immerso nell’acqua, è temporaneamente “sepolto”, nascosto alla vista e poi tirato fuori.
Esamineremo quattro diversi aspetti del battesimo, insieme ai punti attinenti: (1) il battesimo di Giovanni, (2) il battesimo in acqua di Gesù e dei suoi seguaci, (3) il battesimo in Cristo Gesù e nella sua morte, (4) il battesimo col fuoco.
IL BATTESIMO DI GIOVANNI
Il primo uomo autorizzato da Dio a battezzare in acqua fu Giovanni figlio di Zaccaria e di Elisabetta. (Luca 1:5-7, 57) Il fatto stesso che era noto come “Giovanni Battista” o “il battezzatore” (Matt. 3:1; Mar. 1:4) indica che il battesimo o immersione in acqua era diventato di dominio pubblico grazie all’opera di Giovanni, e le Scritture dimostrano che il suo ministero e il suo battesimo erano da Dio e non una sua idea personale. La sua opera, predetta dall’angelo Gabriele, era da Dio (Luca 1:13-17), e Zaccaria profetizzò mediante lo spirito santo che Giovanni sarebbe stato un profeta dell’Altissimo per preparare la via di Geova. (Luca 1:68-79) Gesù confermò che il ministero e il battesimo di Giovanni erano da Dio. (Luca 7:26-28) Il discepolo Luca ricorda che la “dichiarazione di Dio fu rivolta a Giovanni figlio di Zaccaria nel deserto. Ed egli venne . . . predicando il battesimo”. (Luca 3:2, 3) L’apostolo Giovanni dice di lui: “Vi fu un uomo, mandato come rappresentante di Dio: il suo nome era Giovanni”. — Giov. 1:6.
Ulteriore intendimento del significato del battesimo di Giovanni si può avere confrontando varie traduzioni di Luca 3:3. Giovanni venne “predicando il battesimo come simbolo di pentimento per il perdono dei peccati” (NM); “un battesimo di conversione per il perdono dei peccati” (CEI); “un battesimo di ravvedimento per la remissione de’ peccati” (VR); “cambiate vita e fatevi battezzare, e Dio perdonerà i vostri peccati” (PS, ed. 1976). Queste versioni spiegano chiaramente che non era il battesimo a cancellare i peccati, ma il pentimento
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