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  • Le misure bibliche
    La Torre di Guardia 1957 | 15 febbraio
    • Questa è la stessa specie di misura indicata in relazione all’altare edificato da Elia sul monte Carmelo. I sacerdoti di Baal avevano pregato con frenesia demonica, sfregiandosi con coltelli, supplicando il loro dio a risponder loro, ma invano. Elia, confidando in Geova, edificò un altare per il sacrificio “e fece intorno all’altare un fosso, della capacità di due misure di grano”. Non si trattava di un fosso che contenesse due misure di grano, ma racchiudeva l’area che avrebbe richiesto quella quantità di seme se fosse stata seminata. Il Talmud la definisce come un’area di 5.000 aune o cubiti, ossia un’area di ventitré metri per quarantasei.9 Elia trasformò praticamente quest’ampia area in uno stagno; ma impedì forse questo il sacrificio? Allora cadde il fuoco dell’Eterno, e consumò l’olocausto, le legna, le pietre e la polvere, e prosciugò l’acqua che era nel fosso”. (1 Re 18:32, 38) Fu un singolare spettacolo che rimase profondamente impresso nella mente del popolo attestando che Geova è il vero Dio.

      CAPACITÀ

      Se fosse stato possibile visitare la piazza del mercato o si fosse potuto entrare nella cucina di un’antica famiglia ebrea si sarebbero potuti osservare i loro strumenti di misura. Robusti vasi ben formati o recipienti di pietra erano assai comuni. Per i liquidi c’era il “log”, corrispondente a circa mezzo litro ed era spesso usato per misurare l’olio necessario per un olocausto.10 Quattro log corrispondevano a un “cab”, tre cab a un “hin”, e sei hin a un “bath” e questo poteva essere pari al “firkin” greco.11 Se fosse occorsa una misura più grande, ebbene, sarebbe stato usato il “kor”. Esso era uguale a dieci bath, ossia a circa 400 litri.12

      Rivolgete ora la vostra attenzione a nord, a Cana di Galilea, e notate cosa accadde alla festa a cui Gesù partecipò. Il vino era stato esaurito. “Or c’erano quivi sei pile di pietra, destinate alla purificazione de’ Giudei, le quali contenevano ciascuna due o tre misure. Gesù disse loro: Empite d’acqua le pile. Ed essi le empirono fino all’orlo. Poi disse loro: Ora attingete, e portatene al maestro di tavola. Ed essi gliene portarono”. (Giov. 2:6-8) Notate la quantità: sei pile della capacità di due o tre misure ciascuna. Può darsi, com’è suggerito dal Dizionario Biblico di Westminster, che la misura corrispondesse approssimativamente a nove galloni americani (40 litri). Se furono versate soltanto due misure in ogni pila, ciò significava che Gesù avrebbe prodotto miracolosamente circa 480 litri o 108 galloni di vino per la festa; o se invece esse contenevano tre misure complete, sarebbero stati circa 720 litri (o 162 galloni).13 E non si trattava di quantità a scapito della qualità, poiché il padrone nella circostanza lo definì il miglior vino che avessero avuto durante la festa.

      Se volgiamo ora la nostra attenzione alla donna di casa israelita osserveremo forse altre cose degne d’interesse. Guardate il recipiente col quale essa misura la farina; è un “seah”. Grande? Sì, ma lo è altrettanto la famiglia, e benché contenga approssimativamente tredici chilogrammi, questa quantità sarà necessaria. C’è però una misura più piccola; è il “gomor”, uguale a circa tre chilogrammi e mezzo.14 Nella piazza del mercato troviamo i mercanti che usano recipienti più grandi: l’“efa”, che contiene dieci gomor, e l’“omer” che è uguale a dieci efa.

      Queste stesse misure furono usate per un periodo di molti secoli. Notate come furono menzionate in relazione a Gedeone. Quando l’angelo di Geova gli apparve “Gedeone entrò in casa, preparò un capretto, e con un’efa di farina [circa trentacinque chilogrammi] fece delle focacce azzime; mise la carne in un canestro, il brodo in una pentola, gli portò tutto sotto il terebinto, e gliel’offrì”. (Giud. 6:19) Quel banchetto fu servito in un tempo in cui grandi difficoltà economiche aggravavano il popolo. Com’era devoto Gedeone, e quale apprezzamento aveva per l’interesse di Geova verso il suo popolo, com’era fiducioso che Geova avrebbe continuato a provvedere!

      Israele riceveva giornalmente l’amorevole cura di Geova e beneficiava continuamente delle sue provvisioni, essendo la manna largita loro tutti i giorni affinché fossero nutriti durante la marcia nel deserto. Non soffrirono alcuna privazione; un gomor, circa tre chilogrammi e mezzo, di manna era provveduta giornalmente a ciascuno. Avreste voi bisogno di più di questo? Israele così pensava. Gli Israeliti desideravano la carne, e Dio gliela provvide. “E un vento si levò, per ordine dell’Eterno, e portò delle quaglie dalla parte del mare, e le fe’ cadere presso il campo, sulla distesa di circa una giornata di cammino da un lato e una giornata di cammino dall’altro intorno al campo, e a un’altezza di circa due cubiti sulla superficie del suolo. E il popolo si levò, e tutto quel giorno e tutta la notte e tutto il giorno seguente raccolse le quaglie. Chi ne raccolse meno n’ebbe dieci omer; e se le distesero tutt’intorno al campo”. — Num. 11:31, 32.

      Fuori di questo gigantesco accampamento di due o tre milioni di persone un colossale mercato di carne si estese per circa trentadue chilometri da ogni lato per soddisfare la loro brama. Ma l’avidità e la golosità s’impadronirono di loro. Chi ne raccolse meno ne ebbe tre quintali e mezzo. Se calcoliamo che la raccolta fu fatta soltanto da uomini dai venticinque anni in su essi raccolsero oltre due milioni di quintali di quaglie. Essi non esercitarono la dovuta padronanza di sé e, soprattutto, non manifestarono riconoscenza e apprezzamento verso Geova per la sua abbondante provvisione. Perciò il versetto trentatré di Numeri 11 informa: “Avevano ancora la carne fra i denti e non l’avevano peranco masticata, quando l’ira dell’Eterno s’accese contro il popolo con una gravissima piaga”. Come possiamo meglio apprezzare questi racconti biblici con un po’ di conoscenza dei valori di queste unità di misura!

      Notate brevemente la reciproca relazione che hanno queste numerose unità di misura che abbiamo considerato. La misura lineare segue questo sistema; un cubito corrisponde a 2 spanne, 6 palmi o 24 dita. Nella misura di capacità un kor è uguale a 10 bath, 60 hin, 180 cab o 720 log. Un omer, grande unità di misura di capacità per aridi, equivale a 10 efa, 30 seah, 100 gomor, 180 cab o 720 log.15 E confrontando gli ultimi due sistemi, notiamo che l’efa è uguale al bath e l’omer al kor. L’enciclopedia inglese di McClintock e Strong fa il seguente commento su questa corrispondenza nelle misure: “La scala è formata, essa sarà osservata in base a una combinazione di rapporti decimali e duodecimali, prevalendo il primo rispetto al gomor, all’efa, all’omer e l’altro rispetto al cab, al seah e all’efa. Nelle misure di liquidi compare solamente il rapporto duodecimale, e quindi è una supposizione plausibile pensare che questo fosse l’originale, dato ch’esso fu indubbiamente il principio più comune su cui erano basate le scale dell’antichità”.16

      Forse il tentativo di conciliare le numerose lievi variazioni con misure precise, come si propongono gli archeologi sarebbe un arduo compito; ma una semplice conoscenza dei valori relativi alle misure usate nella Bibbia ha valore pratico per tutti quelli che la leggono.

  • L’archeologia e la parola “patto”
    La Torre di Guardia 1957 | 15 febbraio
    • L’archeologia e la parola “patto”

      UNA delle parole notevoli nelle Scritture Ebraiche è la parola berith, che ricorre almeno 279 volte, delle quali 82 si trovano nei cinque libri di Mosè. Berith è stato tradotto in diversi modi, come “patto”, “alleanza”, “lega”, e alcuni hanno suggerito “ordinamento”. Finora la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Ebraiche ha consistentemente tradotto questa parola ebraica con “patto” sebbene sia fatta una notevole eccezione là dove, invece della traduzione letterale “stipulatori d’un patto”, due parole ebraiche sono state tradotte dalla sola parola “confederati”, che deriva dal vocabolo latino foederis, significante “d’un patto, alleanza o accordo”. — Gen. 14:13, lettura marginale.

      ● I testimoni di Geova nei passati settant’anni hanno attribuito il più ristretto significato alla parola berith, accettando il suo significato come riferentesi a un patto, un contratto legale nel senso moderno più completo, un vincolante accordo tra due parti delle quali una o ambedue siano legalmente obbligate ad adempiere certe condizioni o obblighi. Tuttavia, la maggioranza degli insegnanti religiosi dà alla parola berith un significato più leggero, e ne indebolisce la forza sostenendo che fosse usato principalmente come paragone col significato indicante certe relazioni tra Dio e l’uomo, semplici espressioni di volontà (patti unilaterali) o annunci di nuove disposizioni.

      ● Ora l’archeologia biblica rivendica i testimoni di Geova nella loro comprensione più conservativa della parola berith. Nel 1927 furono trovate quindici tavolette cuneiformi nell’antica città non israelita di Qatna, a sudest di Hamath. La Bibbia dice che Hamath era situata a nord del confine settentrionale della Terra Promessa. (Gios. 13:5) Sembra che questi documenti o tavolette di Qatna siano state scritte circa duecento anni dopo il tempo di Mosè. Non fu prima del 1950 che l’assiriologo francese M. J. Bottèro completò la pubblicazione delle loro trascrizioni e traduzioni. La Scuola Americana di Ricerche Orientali fa il seguente rapporto di due di queste tavolette contenenti le prime ricorrenze non bibliche di questa importante parola biblica usata legalmente perfino dai vicini degli Israeliti poco dopo i giorni di Mosè.

      ● “I contenuti delle due tavolette sono semplici. La tavoletta A contiene un elenco di nomi . . . La tavoletta B è un elenco di provviste, con razioni di farina d’orzo, ecc., pagabili agli uomini che portano questi nomi. Ambedue le tavolette furono scritte dallo stesso uomo, Kida figlio di Akbite, il cui nome compare anche nel primo elenco, indicando

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