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L’incomparabile tappeto persiano annodato a manoSvegliatevi! 1974 | 8 agosto
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Perché il pesce costa di più?Svegliatevi! 1974 | 8 agosto
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Perché il pesce costa di più?
IL PESCE, come ogni altra cosa al giorno d’oggi, costa di più. In alcuni luoghi è caro quasi quanto la carne di manzo. Perché?
Ci sono particolari ragioni per gli aumenti a spirale dei costi del pesce. Ma, con una frase, si possono riassumere così: Il pesce costa di più perché ce n’è di meno. Quando c’è grande richiesta di un prodotto in quantità ridotta, i prezzi salgono.
Meno pesce? Sì! Gli uomini hanno cercato nel mare gli alimenti che l’agricoltura non ha fornito in quantità sufficienti per la crescente popolazione del mondo. Ma così facendo, si sono attenuti a un’idea fondamentalmente errata. I mari, credevano, contengono un’illimitata quantità di pesce commestibile.
Ora si rendono conto che alcune specie di pesce sono quasi sparite e che le risorse ittiche degli oceani si stanno esaurendo. Qual è la causa?
Effetto delle attrezzature per la pesca
Anzitutto, le nuove attrezzature. Perché? Ebbene, in passato quando l’uomo traeva dagli oceani ragionevoli quantità di cibo i pesci si riproducevano, e gli oceani erano ben popolati. Ma ora le nuove, altamente perfezionate attrezzature hanno reso la pesca così intensiva da causare la diminuzione di molte specie.
Fra le nuove attrezzature, da metà degli anni cinquanta, vi sono stati motopescherecci specialmente provvisti di reti a strascico calate a poppa anziché ai due lati come nei modelli più vecchi. Ciò permette agli uomini dell’equipaggio di pescare sei volte più pesce che in precedenza.
Inoltre, i moderni motopescherecci, come “fattorie galleggianti” con a bordo tutta l’attrezzatura per l’inscatolamento e il congelamento, possono lavorare più pesce. Alcuni hanno una capacità d’immagazzinamento di oltre 10.000 tonnellate lorde. Speciali imbarcazioni adibite al trasporto del pescato per il naviglio peschereccio permettono a quest’ultimo di rimanere in mare. Il massimo vantaggio del motopeschereccio per la pesca a strascico è quindi la sua capacità di percorrere lunghe distanze e rimanere in mare fino a un anno. Centinaia di tali imbarcazioni fanno oggi servizio dai principali centri di pesca del mondo. Con quali effetti? Considerate un esempio, la costa orientale del continente nordamericano.
In quelle acque, considerate fra le migliori del mondo, pescano moderne motonavi per pesca a strascico, impiegate da Unione Sovietica, Giappone, Spagna, Germania e altre nazioni. Oggi, quasi tutte le specie per cui quelle acque erano famose si stanno drasticamente esaurendo. È sorta una situazione simile al largo della costa della Norvegia. Mentre i pesci diventano più scarsi e la competizione per ottenere quello che c’è si fa più accanita, vengono utilizzati attrezzi sempre nuovi. Le preziose risorse ittiche si esauriscono ulteriormente mentre, nello stesso tempo, le attrezzature costano di più. Questi costi crescenti gravano sui consumatori di pesce nel mondo.
Ma se una nazione moderna non avesse le più recenti attrezzature per la pesca, i prezzi del pesce diminuirebbero? No, com’è mostrato da ciò che avviene negli U.S.A., i quali sono privi di naviglio moderno. W. A. Sarratt, redattore di The Fish Boat, dice: “La flotta della Nuova Inghilterra è in genere antiquata e perciò fa fatica a competere con il naviglio moderno ed efficiente dei paesi stranieri, che pure pesca nelle sue acque tradizionali”. Molto pesce venduto negli U.S.A. è stato in effetti pescato fuori delle acque vicine alle coste americane, lavorato all’estero e quindi venduto sul mercato statunitense! Di conseguenza, costa di più che se fosse stato preso da pescatori locali.
Ora, molti Americani vogliono che il paese protegga le proprie acque per la pesca. Chiedono che la nazione rivendichi più acque territoriali per la pesca, cioè quella parte dell’oceano che tutte le nazioni costiere asseriscono appartiene loro per legge. Sostengono, in effetti, che ‘il pesce che è lì è nostro. Noi, non gli stranieri, dovremmo essere in grado di pescarlo e venderlo alla nostra gente’.
La controversia delle acque territoriali
Se al presente gli U.S.A. estendessero notevolmente le loro acque territoriali per la pesca oltre l’attuale limite di dodici miglia, non sarebbero il primo paese a farlo. Nel settembre del 1972, l’Islanda, per proteggere la sua economia basata sulla pesca, estese il suo confine territoriale a cinquanta miglia. Ne seguì la “guerra del merluzzo”, durata un anno, con la Gran Bretagna, le cui navi pescavano in quelle stesse acque.
Recentemente le due nazioni sono giunte a un compromesso, che permette all’Inghilterra di pescare nei mari controversi una certa quantità di pesce. L’Inghilterra, in effetti, riconobbe così il diritto dell’Islanda di regolare la pesca in una zona costiera più vasta.
Anche altre nazioni, fra cui notevolmente quelle dell’America Latina e alcune dell’Africa, rivendicano ora un limite di 200 miglia per le acque territoriali in cui praticare la pesca. Le navi che lo trasgrediscono sono fortemente multate. Ma se gli U.S.A. prendessero un tale provvedimento, i prezzi del pesce per il consumatore medio negli U.S.A. diminuirebbero realmente?
I critici sostengono di No. Acque territoriali per la pesca più estese, dicono, non prenderanno il posto dei migliori attrezzi per la pesca. In un modo o nell’altro, con estese acque territoriali o no, pare che negli U.S.A. il compratore di pesce continuerà a sborsare più denaro per un’inferiore quantità di prodotto. Le moderne attrezzature costano e fanno esaurire le risorse ittiche. Le vecchie attrezzature consentono una pesca inferiore. A lungo andare la pesca sarà inferiore con qualsiasi metodo. E questo comporta prezzi più alti.
Altre ragioni per cui il pesce è più scarso
Un altro fattore che ha fatto aumentare i costi del pesce con la decimazione della vita marina è l’inquinamento. L’oceanografo francese Jacques-Yves Cousteau calcola che negli scorsi vent’anni la vita marina è diminuita del 40 per cento a causa dell’inquinamento. Le persone informate non credono che abbia esagerato il problema.
Un’altra ragione dell’apparente scarsità di pesce è il consumatore. In modo interessante, nel mondo occidentale le varietà “popolari” di pesce stanno scomparendo. Tuttavia in Oriente milioni di persone consumano pesce ritenuto “impopolare” in Occidente. I pescatori occidentali lo scartano spesso perché non ha valore per il mercato. Un improvviso cambiamento dei gusti delle persone a tavola — cosa che non è probabile avvenga — potrebbe avere come risultato la simultanea comparsa di una maggior quantità di pesce “commestibile”.
I problemi che si presentano ai pescatori commerciali del mondo saranno oggetto di considerazione alla Conferenza delle Nazioni Unite per la Legge del Mare, in programma quest’anno. Ciò nondimeno, è evidente a tutti gli osservatori che il mare non ha provveduto all’uomo gli alimenti che cercava per sfamare i crescenti milioni della terra. I costi più elevati, causati da rivalità economiche e politiche, in effetti hanno talvolta reso più difficile procurarsi il pesce.
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Trasfusioni di sangue o d’acqua di mareSvegliatevi! 1974 | 8 agosto
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Trasfusioni di sangue o d’acqua di mare
NEL numero di marzo del 1970 della rivista Let’s Live, compare un articolo del dott. Giovanni Boni e del dott. Pierre Lafarge, in cui parlano dell’“incomparabile relazione fra un corpo e il suo proprio sangue”. Quindi i medici affermano che c’è stato un lungo processo di lavaggio del cervello per far credere alle persone che possano “sicuramente ignorare questa incomparabile relazione e credere che una trasfusione di sangue da una persona all’altra è del tutto possibile”.
Dopo aver ammesso che la letteratura medica “concorda pienamente sui pericoli delle trasfusioni di sangue”, i medici dicono: “Non si può fare a meno di chiedere come mai una pratica così pericolosa, irrazionale e ‘primitiva’ continui ancora oggi, e, in un certo modo, si imponga”. Essi chiedono: “Perché correre inutili rischi quando è disponibile un’alternativa?” Qual è l’alternativa che raccomandano?
Essi proseguono, dicendo: “Questa alternativa consiste nella somministrazione di trasfusioni di un liquido che è assolutamente innocuo, è perfettamente accettato dal corpo, è facile a procurarsi e facile a conservarsi, ed è vivo come il sangue che scorre nelle nostre vene. Parliamo dell’‘acqua di mare’”. Spiegano che questa è acqua di mare naturale, raccolta e sottoposta a trattamento. “In Francia si usa molto estesamente (anche negli ospedali militari) e si chiama Plasma de Quinton”.
Narrando un esperimento compiuto da R. Quinton nei laboratori di un noto fisiologo francese, i medici riferiscono: Un cane “fu dissanguato dall’arteria femorale finché divenne ‘bianco’; cioè l’emorragia continuò fino a cessare spontaneamente”. Immediatamente fu iniettata nel cane “acqua di mare”. Benché l’animale fosse estremamente debole e incapace di muoversi, ventuno ore dopo “il cane correva in giro”. Dopo una settimana circa il cane era ‘estremamente attivo e vivace’, anzi assai più di quanto non fosse prima dell’esperimento”. Cinque anni dopo il cane era più vivo che mai.
I medici preferiscono la trattata acqua di mare naturale alla salina soluzione artificiale. Credono che ci sia un elemento di differenza fra i due il quale “sfugge al nostro sistema di misurazione”. Indicano che la composizione del sangue “è sorprendentemente simile a quella dell’‘acqua di mare’”. È ovvio che ci sono alternative ai pericoli della trasfusione sanguigna.
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