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  • Semina, seminatore
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • un’apostasia che ci sarebbe stata quando, nella congregazione cristiana, sarebbero sorti uomini che si sarebbero falsamente dichiarati servitori di Dio e avrebbero tentato di contaminare la congregazione e di sviare i discepoli. — Matt. 13:24-30, 36-43; confronta Atti 20:29; II Corinti 11:12-15; II Tessalonicesi 2:3-9; I Timoteo 4:1; II Timoteo 4:3, 4; II Pietro 2:1-3.

      E come un agricoltore semina in pace, così la buona notizia viene divulgata in pace, non con alterchi, dispute, tumulti, né mediante l’uso della forza. Inoltre coloro che seminano sono uomini di pace, non litigiosi, bellicosi o sfrenati. Perciò, affinché la loro semina produca il frutto della giustizia, nella congregazione cristiana devono esistere condizioni pacifiche. — Giac. 3:18.

      L’apostolo Paolo, dopo aver enumerato i frutti dello spirito e le opere della carne, e aver esortato ciascuno a provare la propria opera, disse: “Non siate sviati: Dio non è da beffeggiare. Poiché qualunque cosa l’uomo semini, questa pure mieterà; perché chi semina in vista della sua carne mieterà la corruzione dalla sua carne, ma chi semina in vista dello spirito mieterà la vita eterna dallo spirito”. — Gal. 5:19-23; 6:4, 7, 8.

      Un esempio di come si può seminare per la carne, con i suoi risultati, fu citato da Paolo in Romani 1:24-27. Un altro esempio è quello della persona incestuosa della congregazione di Corinto, che praticava impurità carnali, come pure quello di Imeneo e Alessandro, promotori di un insegnamento impuro e blasfemo, i quali furono consegnati a Satana “per la distruzione della carne”. — I Cor. 5:1, 5; I Tim. 1:20; II Tim. 2:17, 18.

      A proposito della semina menzionata in Isaia 28:24, e del suo significato illustrativo, vedi ARARE.

  • Seminit
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    • Seminit

      (Sèminit) [ebr. sheminìth].

      Anche se il significato letterale di questo temine è “ottava”, non si sa con sicurezza cosa comporti esattamente. Potrebbe riferirsi a un particolare registro musicale, o timbro, basso, e se ha relazione con qualche strumento musicale, probabilmente si tratta di strumenti usati per suonare i toni bassi della scala musicale.

      In I Cronache 15:21 (NW) sono menzionate arpe “intonate su Seminit [‘forse in riferimento all’ottava nota o ottava, un’ottava bassa’, NW, ed. 1984, nota in calce]”. Similmente la soprascritta dei Salmi 6 e 12 (che hanno entrambi carattere malinconico) dice: “Al direttore su strumenti a corda sull’ottava inferiore [sheminìth]”. Questo potrebbe indicare che dovevano essere accompagnati da musica in chiave bassa e cantati nello stesso modo.

  • Senape
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Senape

      Pianta erbacea che ha crescita rapida, ai cui semi o granelli si riferì Gesù in una illustrazione relativa al regno dei cieli (Matt. 13:31, 32; Mar. 4:30-32; Luca 13:18, 19; confronta Daniele 2:34, 35, 44, 45; 4:20-22), e per sottolineare che un po’ di fede può fare molto. (Matt. 17:20; Luca 17:6) Diversi tipi di piante di senape crescono spontaneamente in Palestina, e la senape nera è quella che comunemente viene coltivata. In terreno fertile, dopo pochi mesi può diventare simile a un albero: una pianta alta da 3 a 4,5 m, con fusto centrale grosso come il braccio di un uomo. Ha fiori gialli e foglie piuttosto frastagliate, verde scuro. I baccelli contengono una fila di semi, che nella senape nera sono marrone scuro. In autunno il fusto e i rami induriti si irrigidiscono e diventano abbastanza forti da sostenere uccelli come fanelli e fringuelli che si nutrono dei semi.

      Anche se qualcuno potrebbe osservare che un granello di senape non è “il più piccolo di tutti i semi” (i semi dell’orchidea sono infatti più piccoli) e che non diventa proprio “un albero”, bisogna tener presente che Gesù parlava con termini comprensibili al suo uditorio. Per quel che riguardava i suoi ascoltatori, un granello di senape era senz’altro uno dei semi più piccoli, ed è interessante notare che gli arabi chiamano “alberi” anche piante più piccole della senape. — Matt. 13:31, 32.

  • Senir
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Senir

      (Sènir o Senìr) forse, cotta di maglia].

      Nome amorreo del monte Ermon. (Deut. 3:9) Dato che in I Cronache 5:23 sono menzionati ‘Senir e il monte Ermon’, può darsi che “Senir” fosse il nome di parte della catena montuosa dell’Ermon o dell’Antilibano. Il Senir produceva legname di ginepro (Ezec. 27:5) ed era un covo di leoni e leopardi. (Cant. 4:8) Un’iscrizione assira descrive il Senir (Sa-ni-ru) come “un monte, dirimpetto al Libano”. — Vedi ERMON.

  • Sennacherib
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    • Sennacherib

      (Sennacherìb) [Sin (il dio-luna) ha moltiplicato i fratelli; oppure, voglia Sin sostituire i fratelli (perduti)].

      Figlio di Sargon II e re d’Assiria. Ereditò dal padre un impero potente, ma per quasi tutta la durata del suo regno dovette sedare rivolte, specie nella città di Babilonia.

      Durante il regno del padre Sennacherib a quanto pare era governatore o generale nella parte settentrionale dell’Assiria. Dopo la sua ascesa al trono quella regione evidentemente gli diede poco fastidio: le sue difficoltà venivano più che altro da S e da O. Il caldeo Merodac-Baladan (Isa. 39:1), abbandonato il suo rifugio nell’Elam dove Sargon padre di Sennacherib l’aveva scacciato, si proclamò re di Babilonia. Sennacherib marciò contro di lui e i suoi alleati elamiti, sconfiggendoli a Kish. Merodac-Baladan riuscì tuttavia a fuggire, e si diede alla macchia per altri tre anni. Sennacherib entrò in Babilonia e mise sul trono come viceré Bel-ibni. Altre spedizioni punitive furono effettuate in seguito per tenere a bada le popolazioni delle regioni collinari che circondavano l’Assiria.

      Poi, in quella che Sennacherib chiama la sua “terza campagna”, mosse contro “Hatti”, nome che in quel tempo si riferiva alla Fenicia e alla Palestina. La regione era in uno stato di generale rivolta contro il giogo assiro. Uno di quelli che avevano rifiutato la sua dominazione era Ezechia re di Giuda (II Re 18:7), anche se non ci sono prove che si fosse alleato con altri regni in rivolta.

      Nel quattordicesimo anno del regno di Ezechia (732 a.E.V.) gli eserciti di Sennacherib avanzarono verso O, conquistando Sidone, Aczib, Acco e altre città della costa fenicia, poi si diressero a S. Sono elencati diversi regni, fra cui quelli di Moab, Edom e Asdod, che intimoriti mandarono un tributo in segno di sottomissione. La recalcitrante Ascalon fu presa con la forza insieme alle vicine città di Ioppe e Bet-Dagon. Un’iscrizione assira accusa la popolazione e i nobili della città filistea di Ecron di aver consegnato il loro re, Padi, a Ezechia il quale, secondo Sennacherib, “lo teneva in prigione, illegalmente”. (Confronta II Re 18:8). Viene detto che gli abitanti di Ecron avevano chiesto aiuto all’Egitto e all’Etiopia per evitare o respingere l’attacco assiro.

      Secondo la Bibbia fu più o meno a questo punto che Sennacherib attaccò Giuda, assediando ed espugnando molte città fortificate e villaggi. Ezechia allora mandò un’ambasciata agli assiri a Lachis offrendo di pagare qualsiasi tributo Sennacherib potesse imporre. (II Re 18:13, 14) La conquista di Lachis da parte di Sennacherib è rappresentata in un fregio in cui lo si vede seduto su un trono davanti alla città vinta, nell’atto di ricevere le spoglie della città che gli vengono presentate mentre alcuni prigionieri vengono torturati.

      La Bibbia non dice se il re Padi, ammesso che sia veramente stato prigioniero di Ezechia, venne rimesso in libertà, ma indica che Ezechia pagò effettivamente il tributo imposto da Sennacherib di trecento talenti d’argento e trenta talenti d’oro. (II Re 18:14-16) A questo punto comunque Sennacherib mandò una delegazione di cui facevano parte tre funzionari a invitare il re e la popolazione di Gerusalemme ad arrendersi e quindi consentire a essere mandati in esilio. Il messaggio degli assiri era particolarmente sprezzante riguardo alla fiducia che Ezechia aveva in Geova. Per mezzo del suo portavoce Sennacherib si vantò che Geova si sarebbe mostrato impotente come gli dèi dei paesi che erano già caduti davanti alla potenza assira. — II Re 18:17-35.

      La delegazione assira era tornata da Sennacherib che combatteva contro Libna, quando giunse la notizia “circa Tiraca re d’Etiopia: Ecco, è uscito a combattere contro di te’”. (II Re 19:8, 9) Le iscrizioni di Sennacherib parlano di una battaglia combattuta a Elteke (qualche km a N di Libna) nella quale egli afferma di aver sconfitto un contingente egiziano e l’esercito del “re d’Etiopia”. Quindi descrive la conquista di Ecron e il ritorno al trono di Padi, da lui liberato.

      GEOVA ANNIENTA IL MEGLIO DEL SUO ESERCITO

      In quanto a Gerusalemme, benché Sennacherib avesse inviato lettere minacciose per avvertire Ezechia che non aveva rinunciato al suo proposito di conquistare la capitale di Giuda (Isa. 37:9-20), la Bibbia indica che gli assiri ‘non tirarono neanche una freccia né elevarono un bastione d’assedio contro di essa’. Geova, che Sennacherib aveva schernito, mandò un angelo il quale, in una sola notte, abbatté “centottantacinquemila nel campo degli Assiri”, costringendo Sennacherib a ritirarsi “con vergogna di faccia al suo proprio paese”. — Isa. 37:33-37; II Cron. 32:21.

      Le iscrizioni di Sennacherib non fanno menzione della disfatta subita dal suo esercito. Il professor Finegan nel suo libro Luci del lontano passato (trad. Glauco Cambon, ed. Martello 1957, p. 182) tuttavia osserva: “Dato il tono vanesio che permea le iscrizioni del re assiro, c’è . . . da aspettarci che Sennacherib non avrebbe raccontato una simile sconfitta”. Tuttavia è interessante notare la versione di Sennacherib, scritta su un prisma ora conservato nell’Istituto Orientale dell’Università di Chicago. Egli dice in parte: “Quanto a Ezechia, il Giudeo, egli non si sottomise al mio giogo, io assediai 46 delle sue città forti, fortezze cinte da mura e innumerevoli villaggi dei dintorni, e (li) conquistai mediante rampe (di terra) ben battute, e arieti portati (in tal modo) vicino (alle mura) (e con) l’attacco di soldati a piedi, (mediante) gallerie, brecce e anche impiego di genieri. Deportai (da queste) 200.150 persone, giovani e vecchi, maschi e femmine, innumerevoli cavalli, muli, asini, cammelli, bestiame grosso e minuto, e (li) considerai bottino. Lui stesso (Ezechia) feci prigioniero a Gerusalemme, sua residenza reale, come un uccello in gabbia.... I suoi villaggi da me saccheggiati, tolsi dal suo paese e li diedi a Mitinti re di Asdod, a Padi re di Ecron, e a Sillibel re di Gaza.... Ezechia stesso, . . . mi inviò, poi, a Ninive, mia sfarzosa città, insieme a 30 talenti d’oro, 800 talenti d’argento, pietre preziose, antimonio, grossi tagli di pietra rossa, divani (intarsiati) d’avorio, sedili-nimedu (intarsiati) d’avorio, pelli di elefante, ebano, bosso (e) ogni specie di tesori preziosi, le sue (stesse) figlie, concubine, musicisti uomini e donne. Per pagare il tributo e per rendere omaggio come uno schiavo egli inviò il suo messaggero”. — J. B. Pritchard, Ancient Near Eastern Texts, p. 288.

      Questa versione vanagloriosa gonfia il numero dei talenti d’argento inviati da trecento a ottocento, e senza dubbio fa la stessa cosa con altri particolari del tributo; ma sotto altri aspetti conferma in modo notevole la narrazione biblica e mostra che Sennacherib non si attribuì la conquista di Gerusalemme... Si noti comunque che Sennacherib presenta il pagamento del tributo da parte di Ezechia come se fosse avvenuto dopo la minaccia assira di assediare Gerusalemme, mentre la Bibbia indica che fu pagato prima. Un dizionario biblico fa questa osservazione circa la probabile ragione di questa inversione: “La conclusione di questa campagna di S[ennacherib] si perde nell’oscurità. Quello che fece dopo la conquista di Ecron . . . è ancora un mistero. Nei suoi annali S[ennacherib] colloca a questo punto la punizione da lui inflitta a Ezechia, l’invasione del paese di Giuda, e il riassetto del territorio e delle città di Giuda. Quest’ordine degli avvenimenti sembra voler nascondere qualche cosa che non desidera menzionare”. (Funk e Wagnalls, New Standard Bible Dictionary, p. 829) La Bibbia spiega che Sennacherib, dopo il disastro divinamente provocato delle sue truppe, si affrettò a tornare a Ninive, e quindi il resoconto di Sennacherib, invertendo l’ordine degli avvenimenti, convenientemente dice che il tributo di Ezechia gli fu pagato a Ninive per mezzo di un messaggero speciale. È certo significativo il fatto che antichi documenti e iscrizioni non menzionano altre campagne di Sennacherib in Palestina.

      Pare che Sennacherib sia morto circa vent’anni dopo la sua campagna contro Gerusalemme. Questa data è desunta da documenti assiri di dubbia affidabilità. Ad ogni modo, si noti che la Bibbia non dice che Sennacherib sia morto immediatamente dopo il suo ritorno a Ninive. “In seguito entrò nella casa del suo dio”, Nisroc, e i suoi figli, Adrammelec e Sarezer, “lo abbatterono con la spada”, e fuggirono nel paese di Ararat. (II Cron. 32:21; Isa. 37:37, 38) Questo è confermato da un’iscrizione di Esar-Addon, suo figlio e successore.

      OPERE ARCHITETTONICHE

      L’impero assiro non ebbe dunque particolare espansione sotto Sennacherib. Egli tuttavia portò a termine ambiziose opere architettoniche a Ninive, alla quale aveva restituito il ruolo di capitale. L’immenso palazzo da lui erettovi era un complesso di sale, cortili e locali da cerimonia con un’area di m 460 x 215 circa. Per portarvi l’acqua, costruì un acquedotto lungo quasi 50 km, che passava sopra il fiume Gomer. Le sue acque servivano per irrigare giardini e parchi, e anche per rafforzare il sistema difensivo della città mediante il fossato che la circondava.

  • Sentinella
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    • Sentinella

      Colui che, soprattutto di notte, sorveglia che non venga causato danno a persone o cose, e può dare l’allarme in caso di minacciato pericolo. Militare in servizio di guardia. — Atti 12:6; 28:16; vedi GUARDIA.

      Per proteggersi da ladri e vandali, spesso qualcuno sorvegliava i vigneti da vendemmiare o il bestiame, appostandosi in capanne o torri di guardia costruite allo scopo. (II Re 17:9; II Cron. 20:24; Giob. 27:18; Isa. 1:8) Gli assedianti che attaccavano luoghi fortificati avevano

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      Vedi MICMAS.

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