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Il successo dipende dalla fedeltà a DioLa Torre di Guardia 1979 | 15 maggio
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male. Geova abbandonò completamente il regno di Giuda, permettendo ai babilonesi sotto il re Nabucodonosor di ridurre in rovina Gerusalemme e il suo magnifico tempio. Molti superstiti furono portati in esilio. Infine, in adempimento della parola detta da Geova per mezzo del profeta Geremia, Ciro emanò il decreto che permise agli esiliati di tornare nel loro paese desolato. — 2 Cron. 34:1–36:23.
Questo racconto storico mostra in modo vigoroso che non può esserci vero successo senza fedeltà a Geova Dio! Come disse il profeta Hanani al ribelle re Asa, gli atti stolti che mostrano mancanza di fede in Dio possono solo portare alla rovina, mentre, “riguardo a Geova, i suoi occhi scorrono tutta la terra per mostrare la sua forza a favore di quelli il cui cuore è completo verso di lui”. — 2 Cron. 16:9.
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Entrano tutti nel regno?La Torre di Guardia 1979 | 15 maggio
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Il sermone del monte
Entrano tutti nel regno?
AVVERTITI i suoi ascoltatori in merito ai falsi profeti che avrebbero potuto incontrare nel primo secolo E.V., Gesù disse: “Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore’, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. — Matt. 7:21; confronta Luca 6:46.
Per ottenere le benedizioni del regno di Dio, bisogna riconoscere che Gesù Cristo è il Signore. (Rom. 10:9; Filip. 2:11) Ma non si tratta solo di servire il Figlio di Dio a parole, chiamandolo “Signore, Signore”.
L’intera portata delle benedizioni del Regno è solo per “chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. Tale “volontà” è appropriatamente esposta nel sermone del monte. Richiede che si facciano “eccellenti opere” nel dichiarare ad altri le verità del Regno. Include anche di trasformare la propria personalità per manifestare qualità divine come mitezza, castità, fidatezza, altruismo, amore, sincerità e fede. — Vedi Matteo 5:16, 21, 22, 27-30, 33-48; 6:1-18, 25-34.
Le successive parole di Gesù mostrano che molti che avrebbero preteso d’essere suoi seguaci sarebbero venuti meno sotto questo aspetto: “Molti mi diranno in quel giorno: ‘Signore, Signore, non abbiamo profetizzato in nome tuo, e in nome tuo espulso demoni, e in nome tuo compiuto molte opere potenti? E io confesserò quindi loro: Non vi ho mai conosciuti! Andatevene da me, operatori d’illegalità”. — Matt. 7:22, 23.
“In quel giorno”, quando Dio eseguirà il giudizio contro i suoi nemici (Zacc. 14:1-3; 2 Tess. 2:1, 2; 2 Piet. 3:10-12), “molti” cercheranno favore asserendo d’avere compiuto opere sorprendenti ‘in nome suo’, cioè come rappresentanti di Gesù Cristo e col potere divino ottenuto per mezzo di lui.
Chiederanno: “Non abbiamo profetizzato [cioè fatto comunicazioni divine e forse pronunciato predizioni su avvenimenti futuri] in nome tuo?” Ma tale ‘profetizzare’ non è un sicuro segno di riconoscimento dei veri discepoli cristiani. Secondo le Scritture, predizioni che a volte si avverarono e messaggi pronunciati come mediante l’autorità divina furono annunciati anche da falsi profeti. — Deut. 13:1-3; Ger. 14:14.
Alcuni si sarebbero vantati di avere ‘espulso demoni nel suo nome’. Oggi nella cristianità ci sono persone che asseriscono di avere tale potere. Ma la pratica di espellere i demoni (mediante riti mistici) è sempre stata una caratteristica delle religioni non bibliche. Inoltre, certi ebrei del primo secolo espellevano demoni mediante formule magiche che credevano fossero state tramandate dal re Salomone.a
Non sono le profezie soprannaturali, l’espulsione di demoni né alcun’altra ‘opera potente’ (miracolo) a distinguere i veri cristiani. Infatti, predicendo il segno della sua presenza e del termine del sistema di cose, Gesù dichiarò: “Sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti che faranno grandi segni e prodigi da sviare, se possibile, anche gli eletti”. (Matt. 24:24) Tali falsi profeti, impostori, sarebbero comparsi proprio nella congregazione cristiana e avrebbero tentato di sviare molti suoi componenti. — Atti 20:29; 2 Piet. 2:2, 3, 10-22; Giuda 4, 8-13, 16-19.
Come si è già detto, Gesù fece notare che i veri cristiani avrebbero fatto “la volontà del Padre mio”. E qual è la “volontà” del Padre per questo tempo? Come predisse Gesù, è che “questa buona notizia del regno [istituito] . . . [sia] predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni”, prima che venga la fine. (Matt. 24:14) Le sette della cristianità proclamano che il regno di Dio è vicino? No, poiché lo considerano semplicemente qualcosa che è nei cuori delle persone, o qualcosa che verrà nel lontano futuro. Servono ipocritamente Gesù a parole, ma si astengono dal fare la volontà del Padre suo. È il gruppo relativamente piccolo dei testimoni di Geova a dichiarare “la buona notizia di cose buone” relativa ai propositi del regno di Dio “fino alle estremità della terra abitata”. — Rom. 10:15, 18; vedi anche I Corinti 9:16.
Tutti quelli che affermano d’avere l’approvazione di Gesù Cristo ma non compiono le opere del Regno e non rivestono una personalità veramente cristiana si troveranno male quando egli eseguirà la vendetta divina contro il presente sistema di cose. Allora Gesù ‘confesserà’ o renderà pubblicamente manifesto di non ‘avere mai conosciuto’ quelli il cui cristianesimo non andava oltre un servizio verbale e i cosiddetti doni “carismatici”. Le “molte opere potenti” di cui si vantano non hanno mai ingannato il Figlio di Dio. Anziché mostrarsi giusti, in effetti han rivelato d’essere “operatori d’illegalità”. Quindi, allorché Gesù agirà quale giustiziere di Dio nella futura “grande tribolazione”, dichiarerà loro: “Andatevene da me”. A quei finti cristiani saranno negate le benedizioni eterne del regno di Dio. — Confronta Matteo 24:21, 22; 25:41, 46.
[Nota in calce]
a Riguardo all’espulsione di demoni da parte degli ebrei, leggiamo in Exorcism Through the Ages (L’esorcismo nel tempo): “La principale caratteristica degli esorcismi compiuti dagli ebrei è che pronunciavano nomi ritenuti efficaci, cioè nomi di angeli buoni, usati da soli o insieme a El (=Dio); in effetti gli ebrei seguivano già da lungo tempo la superstizione di fare assegnamento su semplici nomi, ed era considerato della massima importanza usare i nomi appropriati che variavano secondo il tempo e l’occasione. Fu senz’altro questa credenza superstiziosa a spingere i figli di Sceva, che avevano assistito ai riusciti esorcismi compiuti da S. Paolo nel nome di Gesù, a sperimentare essi pure la formula: ‘Vi scongiuro per Gesù che Paolo predica’, con risultati disastrosi per loro (Atti, xix, 13). Era una popolare credenza ebraica, accettata anche da un dotto cosmopolita come Giuseppe Flavio, che Salomone avesse ricevuto il potere di espellere demoni e che avesse composto e tramandato certe formule efficaci a tal fine. Lo storico ebreo narra che un certo Eleazaro riuscì, alla presenza dell’imperatore Vespasiano e dei suoi funzionari, a far uscire il demonio dalle narici di un indemoniato mettendogli al naso un anello magico, essendo la virtù dell’anello dovuta al fatto che racchiudeva una certa radice rara indicata nelle formule di Salomone, e che era straordinariamente difficile ottenere”. — Vedi Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio, Libro 8, cap. 2, sez. 5 e Guerra giudaica, Libro 7, cap. 6, sez. 3.
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Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1979 | 15 maggio
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Domande dai lettori
● Primo Timoteo 6:15, 16 menziona “il solo che ha immortalità”. Perché si applica a Gesù anziché a Geova?
I versetti dicono: “Questa manifestazione il felice e solo Potentato mostrerà nei propri tempi fissati, egli il Re di quelli che regnano da re e il Signore di quelli che governano da signori, il solo che ha immortalità, che dimora in una luce inaccessibile, che nessuno degli uomini ha visto né può vedere. A lui siano onore e potenza eterna. Amen”. — 1 Tim. 6:15, 16.
Molti pensano che queste parole si riferiscano a Geova. È comprensibile, poiché la maggior parte di queste cose si potrebbero dire di Dio, che è il “Re d’eternità”, “incorruttibile”, “felice Iddio” e “Signore dei signori”. (1 Tim. 1:11, 17; Deut. 10:17) Inoltre nessun uomo lo ha mai visto né può vederlo. (Eso. 33:20) Tuttavia, quando scrisse I Timoteo 6:15, 16, Paolo non poteva dire che solo Geova possedesse l’immortalità, poiché Gesù aveva ricevuto l’immortalità alla risurrezione. — 1 Cor. 15:50-54; Ebr. 7:16; Rom. 6:9.
La descrizione di I Timoteo 6:15, 16 corrisponde però a Gesù, che è “il riflesso della sua gloria [cioè di Geova] e l’esatta rappresentazione del suo stesso essere”. (Ebr. 1:3; Col. 1:15) Dalla sua risurrezione e ascensione al cielo, Gesù “dimora in una luce inaccessibile”. Nessun uomo ha effettivamente visto il glorificato Gesù. Quando si rivelò al persecutore Saulo, la luce irresistibile accecò Saulo. (Atti 9:3-8; 22:6-11; Giov. 14:19) E come grande Potentato Gesù riceverà onore eterno, poiché il Padre suo lo ha coronato “di gloria e d’onore”. — Ebr. 2:9; Filip. 2:9-11.
Ma in che senso Gesù è ‘il solo che ha immortalità’? Esaminiamo il contesto. Paolo non parlava del regno o dell’immortalità di Dio ma faceva un contrasto fra Gesù e certi uomini. Gesù è “Re di [quegli uomini] che regnano da re”. (Riv. 17:12, 14; 19:16) Cristo è preminente anche come Signore, essendo “Signore di [quegli uomini] che governano da signori”. (Confronta I Corinti 8:5, 6). Pertanto, scrivendo che Gesù è “il solo che ha immortalità”, Paolo voleva dire che di tutti i re o signori dell’umanità, solo il glorificato Cristo è immortale.
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