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Cinque decenni di integritàLa Torre di Guardia 1981 | 1° maggio
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di Geova in Spagna non avevano potuto fare.
L’INTEGRITÀ RECA MOLTE BENEDIZIONI
Ripensando ai quasi cinque decenni trascorsi al servizio di Geova, devo ammettere che la Sua amorevole benignità e la sua benedizione ci hanno accompagnati mentre da parte nostra cercavamo di camminare nel sentiero dell’integrità. (Sal. 26:1-3) Geova ha benedetto María e me con figli leali che hanno continuato a camminare nella via della verità. Fino a questo giorno siamo una famiglia felice, unita da un profondo vincolo d’affetto. Nostro figlio David andò in prigione nel 1972 per mantenere la sua neutralità cristiana. Era la prima volta che si separava dalla famiglia, e per tutti noi fu un’esperienza dolorosa. Ma ne comprendevamo le ragioni e siamo stati rafforzati vedendolo mantenere la sua integrità cristiana nei tre anni di reclusione. Quando nel 1976 è stato liberato, ha avuto l’ulteriore privilegio di prestare servizio alla Betel, nella sede della Watch Tower Society a Barcellona. In seguito ha sposato una ragazza cristiana dedicata, con la quale ha continuato a prestare servizio lì per un certo tempo. Di recente abbiamo avuto la felice benedizione di diventare nonni del loro primo figlio, Jonatan.
Nel 1976 nostra figlia Isabel iniziò l’opera di testimonianza come pioniera (proclamatrice del Regno a tempo pieno). Ora accompagna il marito nell’opera di circoscrizione, visitando le congregazioni qui in Catalogna.
Geova ci ha sostenuti in molte difficili prove nel corso degli anni. E in effetti noi siamo gente assolutamente comune, con le debolezze che hanno tutti gli esseri umani. Ciò nondimeno le esperienze avute come famiglia ci hanno insegnato a confidare pazientemente in Geova e ad attendere lo svolgimento della sua volontà. Siamo determinati a continuare ad agire secondo ciò che disse Davide nel Salmo 26:11, 12: “In quanto a me, camminerò nella mia integrità. Oh recami redenzione e mostrami favore. Il mio proprio piede starà per certo in luogo piano; tra le folle congregate benedirò Geova”.
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Ricordate?La Torre di Guardia 1981 | 1° maggio
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Ricordate?
Avete considerato attentamente i punti trattati nei recenti numeri della “Torre di Guardia”? In tal caso ricordate senz’altro quanto segue:
● Perché il fatto che la “grande folla” viene descritta mentre serve Dio nel “naòs” o “tempio” non significa che riceva un’eredità celeste?
La parola greca “naòs” può riferirsi non solo al “santuario” interno del tempio, ma anche, in senso più ampio, all’intera superficie o disposizione del tempio. (Isa. 66:6, Versione greca dei “Settanta”; Matt. 27:5, 39, 40; Mar. 15:29, 30; Giov. 2:19-21) È qui nel cortile terrestre del tempio spirituale di Dio che l’innumerevole “grande folla” è vista svolgere il suo “sacro servizio”. La “grande folla” come gruppo sopravvivrà alla “grande tribolazione” e la promessa che già da ora si adempie per loro riguardo alla relazione spirituale che hanno con Geova è: “Dio asciugherà ogni lagrima dai loro occhi”. (Riv. 7:9-17) — 1/2 pp. 14-20
● Il “sacro servizio” include le quotidiane attività della vita, come l’aver cura della famiglia, condurre una vita morale e così via?
No. “Sacro servizio” è ciò che riguarda direttamente l’adorazione che rendiamo a Dio. Include la testimonianza formale e informale, la partecipazione all’adorazione nella Sala del Regno, l’aver cura dei nostri luoghi di adunanza, tutte le attività connesse con la produzione di Bibbie e letteratura biblica, come pure i sacrifici che possiamo compiere per incoraggiare e aiutare i nostri fratelli, spiritualmente e materialmente, a mantenersi attivi nell’opera di Geova. — 1/2 pp. 30, 31.
● Perché i veri cristiani fanno bene a evitare ogni forma di gioco d’azzardo?
Giocare d’azzardo per guadagno materiale, anche se si tratta di piccole somme di denaro, può portare a coltivare avidità, concupiscenza e altre indesiderabili qualità della carne. Produce pigrizia e altri frutti cattivi che possono impedire a una persona di ricevere le benedizioni del Regno. (I Cor. 6:9, 10; Gal. 5:19-23) I cristiani dovrebbero mantenersi col duro lavoro, considerando i loro beni materiali come qualcosa di dedicato a Dio e non da sperperarsi davanti al “dio della Buona Fortuna”. (Isa. 65:11, 12) — 15/2 p. 29.
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