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Il diletto Giovanni presenta “la Parola”La Torre di Guardia 1976 | 1° maggio
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narrando uno dopo l’altro i meravigliosi miracoli che fece; Luca ci fa vedere Gesù come Salvatore comprensivo e compassionevole; e il diletto Giovanni presenta Gesù come la Parola, l’amorevole dono di Dio all’umanità, sceso dal cielo per rendere testimonianza alla verità, e come amorevole Pastore. Dio fece scrivere tutto questo affinché ‘crediamo che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiamo la vita per mezzo del suo nome’, purché diamo prova d’essere suoi amici facendo quello che comanda! — Giov. 20:31; 15:14.
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Pace con altri: Essenziale per avere la felicitàLa Torre di Guardia 1976 | 1° maggio
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Pace con altri: Essenziale per avere la felicità
UN POETA ispirato dei tempi antichi scrisse: “Ecco, come è buono e come è piacevole che i fratelli dimorino insieme in unità! . . . È come la rugiada dell’Ermon che scende sui monti di Sion. Poiché lì Geova comandò che fosse la benedizione, pure la vita a tempo indefinito”. — Sal. 133:1-3.
La pace con altri è davvero essenziale per avere la felicità. Dio dà molta importanza alla pace. Per avere e mantenere tale pace dobbiamo trattare equamente i nostri simili. Chi si professa cristiano, più di ogni altro, deve cercare la pace con altri trattandoli in modo giusto e amorevole.
Quando fu sulla terra, Gesù Cristo parlò a una folla di Giudei delle difficoltà esistenti fra due persone e disse: “Se, dunque, porti il tuo dono all’altare e lì ricordi che il tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, e va via; prima fa pace col tuo fratello, e poi, tornato, offri il tuo dono”. — Matt. 5:23, 24.
CONFORME A PRECETTI PIÙ ANTICHI
In questa occasione Gesù aveva senz’altro in mente la legge di Dio contenuta in Levitico 6:2-7, che dice:
“Nel caso che un’anima pecchi in quanto in effetti agisce con infedeltà verso Geova e in effetti inganna il suo congiunto riguardo a qualche cosa affidatale o a un deposito rimesso nelle sue mani o a rapina o defrauda in effetti un suo socio, o trova in effetti qualche cosa perduta ed è a proposito davvero ingannevole e in effetti giura falsamente su alcuna di tutte le cose che l’uomo potrebbe fare per peccare mediante esse; nel caso che ella pecchi e in realtà divenga colpevole, deve accadere che deve restituire la cosa derubata o la cosa estorta che ha presa con frode o la cosa affidatale ch’era stata affidata alla sua cura o la cosa perduta che ha trovata, o alcuna cosa su cui giuri falsamente, e ne deve dare compenso per il pieno ammontare, e deve aggiungere a esso un quinto d’esso. Lo darà a colui al quale appartiene il giorno che la sua colpa sarà provata. E dal gregge porterà a Geova come sua offerta per la colpa un montone sano secondo il valore stimato, in offerta per la colpa, al sacerdote. E il sacerdote deve fare per lei espiazione dinanzi a Geova, e le deve dunque essere perdonato riguardo a qualsiasi cosa di tutte quelle che potrebbe aver fatte avendone colpa”.
In questi casi menzionati nella legge, un Israelita aveva defraudato il suo socio in qualche modo, molto gravemente. Sapeva che il suo socio aveva qualcosa contro di lui. Non era un torto immaginario, ma reale. Ora, se il trasgressore andava al tempio a offrire un sacrificio, asserendo di rendere adorazione e servizio a Geova, di che utilità era se si presentava a Geova essendo un ladro, un bugiardo o un ricattatore? Dio non avrebbe guardato con favore la sua offerta né avrebbe elargito una benedizione; come disse in seguito al re Saul per mezzo del profeta Samuele: “Ha Geova tanto diletto negli olocausti e nei sacrifici quanto nell’ubbidienza alla voce di Geova? Ecco, ubbidire è meglio del sacrificio e prestare attenzione più del grasso dei montoni”. — 1 Sam. 15:22.
Gesù condannò esplicitamente gli scribi e i Farisei per le stesse ragioni, dicendo: “Guai a voi, scribi e Farisei, ipocriti! perché date la decima della menta e dell’aneto e del comino, ma avete trascurato le cose più importanti della Legge, cioè la giustizia e la misericordia e la fedeltà”. — Matt. 23:23.
La legge riguardante la cosa defraudata o estorta era in effetti una dimostrazione di misericordia da parte di Dio. Era nell’interesse di colui che era stato defraudato ma anche di colui la cui coscienza lo tormentava, spingendolo a presentarsi ai giudici della corte per confessare o ammettere la propria colpa e correggere il torto. Se si rifiutava, non c’era per lui nessun perdono divino. — Eso. 22:1, 4, 7; Lev. 6:2-7.
Dal trasgressore pentito si richiedeva sincerità e questo è mostrato dal fatto che, se nel frattempo l’offeso era morto, si doveva pagare il risarcimento al suo parente più prossimo. — Num. 5:7, 8.
MANTENIAMO LA PACE CON I CONSERVI CRISTIANI
Similmente, se oggi un cristiano sa che il suo fratello ha qualcosa contro di lui, un torto reale, non immaginario (anche se il fratello defraudato non ne è a conoscenza), non può attendersi che Dio accetti la sua adorazione se prima non ripara il torto commesso verso il fratello. In Israele si doveva restituire il valore equivalente alla cosa defraudata o estorta, con l’aggiunta del 20 per cento. Questo si faceva in parte perché colui che era stato defraudato avrebbe potuto far uso del suo bene per trarne un guadagno. Inoltre, serviva a scoraggiare ulteriori atti fraudolenti da parte del trasgressore. Quindi egli doveva offrire un montone, che era una cosa molto costosa per un Israelita, un’ulteriore spesa derivante dal suo peccato.
Giustamente il cristiano che deve regolare qualche questione agirà non con riluttanza o controvoglia, ma facendo una piena ammissione del suo torto, in modo sincero, magnanimo e umile. E, se è in suo potere, farà in modo che la vittima non subisca nessuna perdita a causa del fatto che per un certo tempo ha dovuto fare a meno di quel denaro o di un’altra cosa di valore. Sarà felice che Dio abbia avuto misericordia di lui permettendogli di riparare il torto e vorrà con tutta l’anima riavere una giusta condizione anzitutto verso Dio, e poi verso il suo prossimo. Infatti, come indicava la legge, tale trasgressore si era comportato con infedeltà, anzitutto, “verso Geova”. — Lev. 6:2.
Chi ripara un grave torto mosso da uno spirito così sincero indica di essersene veramente pentito e di avere il rinnovato desiderio di fare il bene.
Il cristiano che ammette e ripara il torto fatto a un fratello dà prova sia a Dio che alla congregazione cristiana d’essere sinceramente pentito, e gli è mostrata misericordia. D’altra parte, secondo uno spirito simile a quello della Legge, il ladro o il colpevole di estorsione che cerca di nascondere il suo peccato, ma viene scoperto, rischia d’essere disassociato dalla congregazione, se non confessa o non ammette il suo errore e non è disposto a fare ammenda. — Sal. 32:5; Giob. 31:33.
Solo dopo avere riparato, nei limiti del possibile, il grave torto, il cristiano può presentare a Geova l’offerta della preghiera e del servizio. Agli occhi di Geova le cose importanti sono giustizia, misericordia e fedeltà, non un semplice servizio di labbra o un’esteriore ostentazione di giustizia. Come può essere in pace con Dio colui che maltratta un servitore di Dio? e come ci si può accostare a Dio con la mente e la coscienza in pace? Ma chi ha la coscienza tormentata, faccia il possibile per riparare il torto e ristabilire la pace con il suo fratello. Allora Dio lo amerà e udrà la sua preghiera. Inoltre, ‘Geova comanderà che la benedizione’ sia sull’unità della congregazione, con prosperità spirituale e la prospettiva della “vita a tempo indefinito”. — Sal. 133:3.
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Disposizioni del Corpo DirettivoLa Torre di Guardia 1976 | 1° maggio
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Disposizioni del Corpo Direttivo
GEOVA ha benedetto il suo popolo dandogli in tutto il mondo una notevole espansione delle file dei proclamatori del regno. Questo è avvenuto specialmente in seguito alla nuova disposizione dell’organizzazione descritta nel libro Organizzazione per predicare il Regno e fare discepoli, divenuta operante nel 1972. — Isa. 60:17.
È pure evidente che ci avviciniamo a un punto culminante nella storia del genere umano. Perciò i testimoni di Geova possono attendersi che in molti luoghi sorga opposizione. (Matt. 24:9) Mentre teniamo “bene in mente la presenza del giorno di Geova”, si prevede che molte altre persone si schiereranno dalla parte del regno di Dio retto da Cristo, se sarà volontà di Geova. — 2 Piet. 3:12.
In considerazione di questo fatto, sembra sia il momento appropriato per prendere ulteriori disposizioni affinché i servitori di Geova siano maggiormente in grado di avere cura dei molti nuovi che ora ci sono e degli altri che essi confidano Geova potrà ancora radunare nel prossimo futuro. (Isa. 60:8, 22) Il Corpo Direttivo dei testimoni di Geova ha considerato in preghiera queste cose.
Per facilitarne il lavoro, sono stati ora formati sei comitati del Corpo Direttivo. Ciascuno avrà il suo presidente, che presterà servizio per un periodo di un anno. Questi comitati sono di natura direttiva e non si intende che si occupino di tutti i particolari e del lavoro abituale. Le varie Società che finora sono state così bene impiegate a favore degli interessi del Regno continueranno, naturalmente, ad adempiere il loro importante compito di strumenti legali dei testimoni di Geova e del loro Corpo Direttivo coi suoi comitati.
Questi sei comitati, divenuti operanti il 1º gennaio 1976 sono: Comitato del Servizio; Comitato degli Scrittori; Comitato Editoriale; Comitato dell’Insegnamento; Comitato del Personale; Comitato del Presidente.
In quanto alle nostre filiali che sono nelle varie parti del mondo, un Comitato della Filiale formato di tre o più membri nominati dal Corpo Direttivo si occuperà delle disposizioni dell’organizzazione in ciascuna filiale. Pure questi comitati avranno un presidente che presterà servizio per un anno.
Appare chiaro che la guida di Geova si è manifestata nel prendere queste recenti disposizioni. E il suo spirito spingerà senz’altro tutti noi a dare il massimo appoggio e a prestare la massima cooperazione mentre si metteranno in atto queste disposizioni. Questo è di sicuro il tempo di continuare ad avanzare per incrementare l’opera di predicare il Regno e fare discepoli. Confidiamo che Geova continui a benedire tutto quello che c’è ancora da fare sotto la guida di Cristo. — Matt. 28:19, 20.
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Mantenuta una buona coscienzaLa Torre di Guardia 1976 | 1° maggio
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Mantenuta una buona coscienza
A volte occorre forte fede per agire in modo da non contaminare la propria coscienza. Questo accadde a una cristiana testimone di Geova del Ghana. Il marito, che non è Testimone, era senza lavoro, e l’intera famiglia era a carico di lei. Tuttavia, si rese conto che continuando a vendere prodotti di tabacco non si conformava ai princìpi biblici. Decisa ad avere una buona coscienza dinanzi a Dio e agli uomini, si affidò a Geova e chiuse la tabaccheria.
Ne soffrì la sua famiglia? No. Proprio la settimana dopo una grossista che cercava una persona onesta le propose di vendere la sua merce con compartecipazione agli utili. Subito dopo un’altra persona le offrì un contratto per la vendita di un prodotto locale detto “burro di Galam”, poiché molti si erano mostrati indegni di fiducia per questo lavoro. Queste opportunità di lavoro furono offerte alla Testimone perché aveva un’ottima reputazione. Per il fatto che voleva avere una coscienza pura, ben presto ella aveva un giro d’affari anche migliore di quello a cui aveva rinunciato.
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