Badate, potete vincere eppure perdere!
PER quanto sembri contraddittorio, è davvero possibile vincere eppure perdere. Lo confermano sia la storia secolare che la Bibbia, e facciamo bene a imparare da questo principio.
Avete mai sentito parlare della vittoria di Pirro? Prese nome da Pirro, re greco d’Epiro. Egli visse nel terzo secolo avanti la nostra Èra Volgare e fu un secondo cugino di Alessandro Magno. Tra le molte battaglie che combatté ci fu quella di Ascoli, che vinse. Ma la vittoria costò tante vite che egli disse: “Un’altra vittoria simile e sarò rovinato”. Da allora l’espressione “vittoria di Pirro” è stata applicata a qualsiasi vittoria ottenuta a prezzo troppo elevato.
Tra le molte relazioni della vita nelle quali si può applicare questo principio vi sono quelle in cui è in gioco l’amore e in cui potremmo vincere benissimo ma solo ferendo la persona amata. Questo punto è illustrato da un episodio menzionato da John Greenleaf Whittier, poeta americano del secolo scorso. Nella sua poesia “Nei giorni di scuola” egli narra di una ragazza che vinse una gara di ortografia superando il giovane che amava, ma se ne rammaricò, perché la sua vittoria lo aveva ferito.
Possiamo vincere impegnandoci a fondo, o facendo la voce grossa e discutendo a lungo, o ritornando spesso su una faccenda, ma che cosa abbiamo poi ottenuto? Una vittoria a costo di sentimenti feriti, con la perdita di un po’ d’affetto e di benevolenza.
È vero che forse abbiamo avuto la meglio nella discussione, che forse sostenevamo quelli che secondo noi erano nostri diritti. Ma che dire dell’altra persona? Abbiamo empatia? Se siamo troppo riluttanti a cedere, l’orgoglio sarà ferito e l’amicizia si raffredderà. E può anche darsi che chi perde aspetti l’occasione per rifarsi. Vale dunque la pena di ottenere la vittoria? Si può paragonare all’esperienza di un uomo a un’asta che è così deciso a ottenere un certo oggetto o un bene che farà un’offerta molto superiore al suo valore, solo per rammaricarsene poi. Vince eppure perde.
Questo pericolo esiste anche nella relazione fra un sorvegliante, principale, caporeparto o direttore e i suoi subordinati. Egli insisterà che un certo lavoro sia fatto a modo suo, anche se non è il modo migliore, solo perché è il suo modo. Data la sua posizione può imporre il suo modo di fare le cose, ottenendo la vittoria, ma a quale prezzo? Non solo gli affari ne soffrono perché quel particolare lavoro viene fatto in modo meno efficiente, ma può darsi benissimo che lo spirito di lealtà e l’interesse del dipendente per il suo lavoro siano danneggiati fino al punto che assuma l’attitudine: “E allora? Perché devo preoccuparmi degli affari?”
Come con tutti gli altri princìpi che hanno relazione con la vita quotidiana e con la condotta umana, la Bibbia dà saggi consigli su questo soggetto. E i suoi consigli sono validi per noi ora e in futuro. Pertanto Gesù Cristo, il Figlio di Dio, avvertì una volta: “Guadagnerà l’uomo qualcosa se vince il mondo intero ma perde la sua vita? Naturalmente no!” — Matt. 16:26, Today’s English Version.
Com’è verace e appropriato questo avvertimento! La tendenza dell’egoistica, decaduta natura umana è sempre stata quella d’essere attratta dal potere, dalle ricchezze materiali o dalla fama, sacrificando i propri bisogni spirituali. Con quale risultato? Molti hanno non solo sacrificato preziose amicizie e gli interessi della propria famiglia nella ricerca delle ricchezze, del potere o della fama, ma hanno anche perso la salute. Oltre a ciò, avendo mostrato di amare il mondo e le sue vie, sono incorsi nella disapprovazione di Dio e così hanno perso la speranza della vita eterna. Hanno vinto ciò per cui contendevano ma, oh, a quale prezzo!
Il discepolo Giacomo, fratellastro di Gesù, dà vigorosamente risalto a questo aspetto, dicendo: “Adultere, non sapete che l’amicizia del mondo è inimicizia con Dio? Chi perciò vuol essere amico del mondo si costituisce nemico di Dio”. E che cosa significa essere nemico di Dio? Significa perdere ogni speranza, inclusa quella della vita eterna. — Giac. 4:4.
Questo principio che potete vincere eppure perdere è implicito nel consiglio che l’ispirato apostolo Paolo dà ai cristiani: “[Abbiate] lo stesso amore, essendo uniti insieme nell’anima, tenendo l’unico pensiero nella mente, non facendo nulla per contenzione o egoismo, ma con modestia di mente, considerando che gli altri siano superiori a voi, guardando non solo all’interesse personale delle cose vostre, ma anche all’interesse personale di quelle degli altri”. (Filip. 2:2-4) In altre parole, non preoccupatevi troppo d’avere ragione o di insistere sul vostro interesse. Amate il prossimo come amate voi stessi.
Se abbiamo questo genere di amore, ci rallegreremo se il nostro prossimo ottiene quello che avremmo voluto per noi stessi. Lasciandoglielo ottenere possiamo anche rafforzare i legami di amicizia, i quali, a loro volta, possono recare ricche ricompense in più d’un modo.
Questo stesso principio si può applicare anche all’insegnamento. Un ministro cristiano si sforzerà di ammaestrare qualcuno che difende vigorosamente una falsa dottrina. Il ministro potrebbe cercare di schiacciare il suo studente biblico non solo citando molte scritture ma anche facendo molte osservazioni sprezzanti che fanno passare per stupido colui che è in errore. Ma alla fine, tutti gli sforzi del ministro potrebbero essere stati vani. In che modo? In quanto i suoi metodi e il suo modo di fare hanno spinto lo studente ancora più lontano dalla verità invece di convincerlo. Forse era più saggio presentare solo parte dell’argomento, e in modo cortese, gentile e modesto, aspettando qualche altra occasione per portare a termine la considerazione.
È bello e piacevole vincere, ma non è così piacevole perdere. State dunque attenti a non sforzarvi troppo di vincere, specialmente se sono in gioco gli interessi o i sentimenti altrui. Non vale proprio la pena di ottenere una vittoria di Pirro, poiché chi vince ci perde anche.