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  • Che fare degli idoli?
    Svegliatevi! 1977 | 22 febbraio
    • Paolo scrisse: “Perciò, o miei cari, fuggite l’idolatria. . . . Non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni”. — 1 Cor. 10:14, 19-21, Ge; Atti 17:29.

      Molti, dopo aver appreso quello che dice la Bibbia, hanno compreso la necessità di disfarsi di immagini, icone, medaglie e croci alle quali o attraverso le quali rivolgevano in precedenza le loro preghiere, o che veneravano. Ma sorge la domanda su cosa fare di tali idoli. Cosa fareste voi: li distruggereste? Li vendereste? Li dareste via?

      Quella donna in Spagna conosceva il consiglio e il precedente biblico di distruggere completamente gli idoli. Per esempio, prima che entrassero nella Terra Promessa e ne sconfiggessero gli abitanti pagani, Dio diede agli Israeliti il comando: “Darai alle fiamme le sculture dei loro dèi; non bramerai e non prenderai per te il loro argento e oro che è su di quelle, altrimenti ne resteresti come preso in trappola, perché sono un abominio per il Signore tuo Dio; non introdurrai quest’abominio in casa tua, perché sarai come esso votato allo sterminio”. — Deut. 7:25, 26, Ge; confrontare Esodo 32:1-10, 20.

      Siamo aiutati a capire cosa fare degli oggetti usati nella falsa adorazione da ciò che fecero dei libri di magia di loro proprietà alcuni che erano divenuti cristiani nell’antica Efeso. Leggiamo: “Un numero considerevole di persone che avevano esercitato le arti magiche portavano i propri libri e li bruciavano alla vista di tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e trovarono che era di cinquantamila dramme d’argento”. — Atti 19:18, 19, Ge.

      Quegli Efesini sapevano che vendendo o dando via i libri avrebbero indotto altri a praticare la magia, forse servendosi di quei libri in relazione alla falsa adorazione. Questo perché quei libri non avevano altro valore o utilità se non per quello scopo. In modo simile, molti che nei tempi moderni hanno abbandonato l’idolatria hanno distrutto completamente i loro idoli. Anziché darli a qualcun altro, hanno bruciato o strappato immagini di carta e di stoffa a cui prima si inchinavano o rivolgevano preghiere. Hanno gettato via o spezzato immagini e croci di gesso o di legno. Non hanno venduto o dato via quei “santi” e oggetti religiosi perché se altri ne fossero venuti in possesso se ne sarebbero serviti nell’adorazione.

      Ma che dire se un idolo o un oggetto religioso è d’argento o d’oro?

      Alcuni li hanno ugualmente distrutti, pensando, come quegli Efesini, che la perdita economica era nulla in paragone con il tesoro che avevano trovato divenendo veri adoratori di Geova. — Atti 19:24-27.

      ‘Ma’, chiederete, ‘è possibile impiegare diversamente il metallo prezioso, come per fare, ad esempio, un anello?’ È possibile, poiché in questo modo l’idolo sarebbe distrutto. È un fatto che buona parte dell’oro di cui sono fatti attualmente gioielli, protesi dentarie e componenti elettronici può contenere molecole d’oro che nei secoli passati appartenevano a monete, statue, corone, e oggetti simili.a La cosa di primaria importanza non è come fu impiegato in passato quell’oro, ma com’è impiegato ora.

      A questo riguardo, però, c’è una cosa da considerare. Per esempio, chi fa fondere un idolo d’oro e poi ne fa fare un anello, in seguito metterà sempre in relazione quell’anello con l’idolo? Ogni volta che metterà l’anello sarà un po’ turbato pensando a quello che era prima? Qualcuno potrebbe anche essere portato a pensare che l’anello ha maggior valore o importanza perché l’oro di cui è fatto proviene da un idolo. Comprenderete che la legge di Dio esposta in Deuteronomio 7:25, 26, secondo cui gli Israeliti avevano il comando di non tenere e di non usare di nuovo l’oro degli idoli, faceva evitare tali possibilità. È vero che i cristiani non sono sotto la legge mosaica. (Rom. 6:14) Ma si può tener conto, del buon effetto che avrebbe la completa distruzione di idoli anche preziosi. Sarebbe un fattore da soppesare nel decidere cosa fare di oggetti religiosi d’oro o d’argento.

      Alcuni hanno preferito demolire un idolo e poi vendere l’oro o l’argento, come semplice materia prima, a un gioielliere o a chi commercia in metalli preziosi usati. Se l’idolo fosse demolito prima d’essere venduto, il compratore o chiunque lo ricevesse da lui non lo metterebbe in relazione con l’adorazione, né lo userebbe a tale scopo, come potrebbe accadere qualora l’idolo fosse venduto intatto. Si tratterebbe solo di vendere oro o argento.

      Naturalmente, chi si allontana dagli idoli per servire il Creatore può decidere personalmente come disfarsi degli idoli che usava nell’adorazione. Dovrebbe senz’altro disfarsene in modo da non favorire o incoraggiare altri a praticare l’idolatria. (1 Giov. 5:21) E, come fu consigliato a questa donna spagnola che aveva chiesto cosa farne, si deve scegliere la condotta che lascerà con la coscienza a posto. — 1 Tim. 1:5, 19.

      In questo modo si potrà essere come gli antichi cristiani di Tessalonica a cui Paolo scrisse: “Vi volgeste dai vostri idoli a Dio per essere schiavi di un Dio vivente e vero, e per aspettare [così] dai cieli il suo Figlio . . . che ci libera dall’ira avvenire”. — 1 Tess. 1:9, 10.

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    Svegliatevi! 1977 | 22 febbraio
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