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  • Quando edificate discepoli, spronate il cuore
    La Torre di Guardia 1970 | 15 settembre
    • (Matt. 24:21, 22) Contro le buone cose dello spirito di Dio non c’è legge ed esse dureranno a tempo indefinito. Geova, che ci ha provveduto le gigantesche sequoie come vivente testimonianza di sussistenza, ha fatto anche in modo che per mezzo della sua Parola, del suo spirito e della sua organizzazione, noi sua creazione intelligente possiamo acquistare la qualità della perseveranza per nostra salvezza. Edificando tale qualità nei nostri cuori nonché nei cuori di coloro coi quali studiamo la Bibbia per aiutarli a divenire dedicati, battezzati discepoli di Cristo, ci sarà elargito il più prezioso possedimento, la vita duratura, eterna.

  • Il canto fa parte della nostra adorazione
    La Torre di Guardia 1970 | 15 settembre
    • Il canto fa parte della nostra adorazione

      La buona notizia del regno di Dio che i servitori di Geova recano alle persone della terra è definita un canto e non senza buona ragione. È bella, armoniosa, reca conforto e gioia agli ascoltatori, come avviene per un bel canto letterale. In modo molto appropriato ci è ripetutamente comandato di cantare tale canto, come in Salmo 96:1 e Isaia 42:10: “Cantate a Geova un canto nuovo”.

      Come servitori di Geova non solo ci è comandato di cantare questo canto figurativo, ma siamo anche incoraggiati a cantare cantici letterali come parte della nostra adorazione. E si potrebbe ben dire che, di tutti i modi in cui possiamo adorare e lodare Geova Dio — mediante la preghiera, discorsi pubblici, ministero di campo e mediante la nostra esemplare condotta — uno dei modi più belli è questo letterale canto di cantici alla lode di Geova.

      Il cantare tali cantici fa dunque parte dell’adorazione cristiana di Geova Dio. Geova ascolta questi cantici come ascolta le nostre preghiere. Il canto di questi cantici dà a tutti l’opportunità di partecipare attivamente all’adorazione. Nella misura che partecipiamo pienamente a questo aspetto della nostra adorazione, in quella misura ne riceveremo gioia ed edificazione spirituale.

      NEI TEMPI ANTICHI

      È davvero interessante notare come era musicale il popolo di Dio nell’antichità e che parte preminente aveva la musica nella loro adorazione. Pertanto l’esperto di storia della musica, Kurt Sachs, dice: “Tra i libri del mondo, pochi possono pretendere d’avere maggiore importanza della Bibbia per la storia della musica. L’Oxford Companion to Music dice che “in tutta la storia antica del popolo giudaico . . . troviamo che la musica è menzionata con una frequenza che forse supera la sua menzione nella storia di qualsiasi altro popolo”. E Grove’s Dictionary of music and Musicians, Volume 4, chiede: ‘Erano i Giudei un popolo specialmente musicale?’ Esso risponde: “Sì . . . Il re Sennacherib chiese e ricevette come tributo dal re Ezechia molti musicisti giudei, uomini e donne. Durante l’esilio i Babilonesi chiesero ai loro prigionieri giudei di intrattenerli coi loro canti”. Il Salmo 137 ci fa capire che i canti di questi esiliati erano primariamente i “canti di Sion”, “il canto di Geova”.

      Com’è dunque caratteristica l’esortazione: “Innalzate melodie a Dio, innalzate melodie. Innalzate melodie al nostro Re, innalzate melodie. Poiché Dio è Re di tutta la terra; innalzate melodie, agendo con discrezione”. (Sal. 47:6, 7) Il primissimo caso in cui si narra che gli Israeliti lodarono Geova con melodie fu dopo la loro liberazione al mar Rosso. Con che giubilo dovettero cantare le parole! “Lasciatemi cantare a Geova, poiché si è altamente esaltato. Egli ha lanciato in mare il cavallo e il suo cavaliere”. — Eso. 15:1-21.

      La musica vocale e strumentale divenne parte preminente dell’adorazione nel tempio di Gerusalemme. Il re Davide dispose che su un totale di 38.000 Leviti 4.000 ‘rendessero lode a Geova’. (1 Cron. 23:3, 5) La lode vocale e strumentale a Geova aveva particolare importanza in speciali occasioni, come quando Davide portò l’arca del patto a Gerusalemme, quando Salomone dedicò il tempio che aveva edificato a Geova e quando gli Israeliti sotto Neemia inaugurarono le mura di Gerusalemme che avevano ricostruite. — 1 Cron. 15:1-28; 2 Cron. 5:11-14; Neem. 12:27-30, 38-42.

      NEI TEMPI APOSTOLICI

      Il canto fece parte dell’adorazione anche nei tempi apostolici. Di Gesù era stato predetto: “Dichiarerò il tuo nome ai miei fratelli; nel mezzo della congregazione ti loderò con cantici”. (Ebr. 2:12; Sal. 22:22) Durante e dopo l’ultima celebrazione valida della Pasqua Gesù e i suoi apostoli cantarono alcuni cantici o salmi come si usava allora. (Matt. 26:30) L’apostolo Paolo ci fa capire che il canto era parte regolare dell’adorazione nella congregazione, poiché dice: “Che si deve fare, dunque? . . . Canterò lodi col dono dello spirito”, cioè in una lingua sconosciuta, “ma anche canterò lodi con la mia mente”. — 1 Cor. 14:15, 16.

      Non solo Paolo stesso cantava ma esortò pure i cristiani a cantare: “Continuate . . . parlando a voi stessi con salmi e lodi a Dio e cantici spirituali, cantando e accompagnandovi con musica nei vostri cuori a Geova”. “Continuate ad ammaestrarvi e ad ammonirvi gli uni gli altri con salmi, lodi a Dio, cantici spirituali con grazia, cantando nei vostri cuori a Geova”. — Efes. 5:18-20; Col. 3:16.

      NEI TEMPI MODERNI

      Quelli del popolo di Geova dei tempi attuali offrono lode a Geova e si ammaestrano e si ammoniscono gli uni gli altri con cantici? Sì, e a questo scopo hanno pubblicato libretti di cantici sin dal 1879, l’anno in cui fu pubblicato lo stesso primo numero de La Torre di Guardia. Come lodino Dio e si ammoniscano oggi gli uni gli altri con cantici si può vedere dai temi che si trovano nel loro ultimo libretto dei cantici, ‘Cantate e accompagnatevi con musica nei vostri cuori’. Fra essi sono: “Geova regna!” “Geova è il mio Pastore”, “‘Predichiamo la Parola’!” “La prova d’esser discepoli”.

      A motivo di ciò, ne consegue che cantando tali cantici come parte della nostra adorazione ubbidiamo anche al comando dell’apostolo Paolo: “Riteniamo la pubblica dichiarazione della nostra speranza senza vacillare . . . E consideriamoci a vicenda per incitarci all’amore e alle opere eccellenti”. (Ebr. 10:23, 24) Sì, quando cantiamo cantici come “Noi siamo Testimoni di Geova” e “Gioia della Risurrezione” facciamo pubblica dichiarazione della nostra speranza. E quando cantiamo cantici come “Dobbiamo avere la Fede” e “Il Frutto dello spirito”, non ci incitiamo gli uni gli altri all’amore e alle opere eccellenti? Certo!

      Se prestiamo attenzione alle parole

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