Le isole del Pacifico odono la “buona notizia”
“ABBANDONATE tutto! Venite nelle soleggiate isole del Pacifico Meridionale”, dicono gli slogan sui manifesti delle agenzie di viaggi in tutto il mondo. E i nove pittoreschi gruppi di isole del Pacifico Meridionale dove l’attività cristiana di predicazione è curata dalla filiale figiana della Società Torre di Guardia sono davvero ‘lontani da gran parte di tutto’.
Il clima caldo delle isole e le terre fertili e produttive si rispecchiano nelle persone indolenti. Si vive ancora molto alla buona. Il tempo e altri fattori che dominano nei paesi dove si conduce una vita più regolata non sono tanto importanti per molti abitanti del luogo. Pare che vivano per la pura gioia di vivere, e di solito sono molto ospitali e amichevoli. Vi sono molti cristiani testimoni di Geova fra loro.
Sparse su centinaia di belle isole vivono 1.200.000 persone, servite da quindici volte più proclamatori della “buona notizia” del regno di Dio di soli vent’anni fa. Vorreste fare un breve giro con noi per conoscerne alcuni? Dovremo viaggiare parecchio.
Cominciando a est dell’Australia, questi nove arcipelaghi si stendono verso est sparsi su circa 5.000 chilometri del Pacifico Meridionale, arrivando a nord fino all’Equatore. Tahiti è la nostra prima tappa.
POLINESIA FRANCESE
Tahiti è la più grande e la più progredita delle 130 isole della Polinesia Francese. È realmente difficile raggiungere gli 80.000 abitanti di tutte queste isole per recare loro la “buona notizia”, ma gli oltre 200 cristiani testimoni di Geova fanno zelantemente gli sforzi necessari.
Al nostro arrivo sull’isola di Tahiti ci accoglie un’aria molto calda e umida, fragrante del profumo della gardenia. Ma i baci e le ghirlande di fiori dei molti Testimoni locali venuti a incontrarci ci fanno realmente sentire a nostro agio e benvenuti. La nostra guida, Jacques Inaudi, che venne dalla Francia per compiere l’opera fra questa gente amichevole, è un sorvegliante di circoscrizione viaggiante dei testimoni di Geova.
Raggiungiamo in autobus la vicina congregazione di Punaauia. All’estremità di una piccola valle, ci attende una grande Sala del Regno che può contenere 400 persone. I fratelli cristiani si affollano tutt’intorno a noi, volendo stringerci la mano e abbracciarci. Il rumore da fuori ci segnala l’arrivo di un autobus pieno di persone che apprezzano tanto le adunanze tenute lì da percorrere regolarmente centoquarantacinque chilometri per frequentarle! Dopo l’adunanza, la congregazione si prepara a visitare le case degli abitanti locali per parlare loro delle promesse di Dio. Il fratello Inaudi descrive una visita tipica:
“Di solito cominciamo alle 8,30. La gente abita in case modeste con il tetto di paglia o di lamiera di ferro ondulata. Quando ci avviciniamo alla casa, siamo circondati dalla solita muta di cani. Sentendoci bussare, si presenta un uomo senza camicia, seguìto dalla moglie e da vari bambini. Quando apprende che siamo testimoni di Geova, l’uomo chiede scusa e rientra in casa per alcuni momenti, tornando con la camicia indosso. I Tahitiani hanno molto rispetto per la Bibbia e non desiderano considerare soggetti spirituali se pensano d’essere vestiti in modo trasandato”.
Un esempio di come la verità della Bibbia suscita apprezzamento verso Dio fra questa gente umile è dato da una madre con sei figli nell’isola di Raïatéa. Le adunanze cristiane si tengono dall’altra parte dell’isola e l’unico autobus può passare per la strada principale a qualsiasi ora dall’una alle tre di notte! All’una di notte, quindi, la famiglia scende dalla valle dove abita, fa circa quindici minuti di strada a piedi, attraversando due fiumi prima di arrivare sulla strada. Poi si coprono e cercano di dormire mentre aspettano l’autobus. Fareste tanti sforzi pur di assistere alle adunanze cristiane per accrescere la vostra conoscenza di Dio e dei suoi propositi?
Prima di salutare il fratello Inaudi, gli chiediamo come viaggia da un’isola all’altra. “Ebbene, nelle cinque isole dove presto servizio”, risponde, “ho viaggiato con quasi ogni mezzo di trasporto, dai moderni turbogetti alle piccole canoe outrigger. Alcune isole che ora visitiamo partendo da Tahiti distano centinaia di chilometri. Per risparmiare tempo, quindi, facciamo i viaggi con piccoli aerei. Costa, ma è il solo modo per fare presto a recare la buona notizia a questa gente”.
Volando verso ovest sopra circa 2.400 chilometri di azzurro Pacifico, giungiamo alle lussureggianti Samoa nei tropici.
LE SAMOA
A differenza della Polinesia Francese con le sue numerose isole, nelle Samoa Occidentali ce ne sono solo due di qualche grandezza, con un totale di circa 147.000 abitanti. Per il clima torrido, la gente di solito porta solo una fascia di stoffa legata in vita, e le case sono senza pareti. Al posto delle pareti, ci sono cortine di foglie di cocco intrecciate che abbassano quando di notte e in altre occasioni desiderano intimità.
Paul Evans, missionario degli Stati Uniti che nel 1955 venne nelle Samoa con sua moglie, ci parla delle visite che fa a queste case aperte mentre svolge il ministero cristiano. Egli dice:
“È facile quando ci si avvicina vedere chi è a casa nel villaggio. Prima di entrare in una casa l’usanza samoana richiede che ci togliamo le scarpe per non sporcare le stuoie di pandano che coprono il suolo. Il padrone di casa dice quindi una ‘parola’ di saluto, che talora richiede parecchi minuti. Il visitatore risponde, augurando che nella casa tutto vada bene e restituendo i buoni auguri fatti dal padrone di casa nelle sue osservazioni iniziali. Solo dopo questo saluto formale il visitatore può dichiarare il suo messaggio”.
In un caso una donna samoana che apprezzava questo messaggio non ebbe il permesso di partecipare all’opera di divulgarlo ad altri perché non era legalmente sposata con l’uomo col quale viveva. Con amorevole interesse, Paul Evans e sua moglie si impegnarono per aiutare l’uomo di casa, facendogli notare quello che dice la Bibbia del matrimonio e delle pure abitudini di vita che doveva seguire perché la sua adorazione fosse accettevole a Dio. Ben presto legalizzò il loro matrimonio e smise di bere smodatamente, di fumare e di seguire altre pratiche non cristiane. Nel 1974 egli e sua moglie furono battezzati, simboleggiando la loro dedicazione a fare la volontà di Dio.
A soli pochi chilometri, sulle Samoa Americane, che sono isole più occidentalizzate, una settantina di proclamatori della “buona notizia” lavora fra i 28.000 abitanti, e nella locale Sala del Regno si riuniscono ben 130 persone.
MELANESIA FRANCESE
La nostra prossima fermata è ad altri 2.400 chilometri di distanza, nell’arcipelago più occidentale curato dalla filiale figiana, la Melanesia Francese. Sulla grande isola della Nuova Caledonia e sulle isole della Lealtà situate al largo delle sue coste abitano circa 125.000 persone.
“In questa parte del Pacifico la predicazione della buona notizia cominciò a metà degli anni cinquanta”, dice Jacques Chichemanian, che svolge l’opera da molto tempo. “Poiché in questo paese può fare molto caldo, cerchiamo di fare tutti i nostri viaggi la mattina presto. Dopo la prima giornata di lavoro, ci accampiamo vicino a un fiumicello in un bel posto ombreggiato. Siamo in undici di tre famiglie e predicheremo in questa zona per un’intera settimana”.
Un giorno questo gruppo parlò occasionalmente a un meccanico che aveva sostituito il parabrezza rotto in una delle loro auto. Gli spiegarono la ragione per cui si trovavano in una zona così isolata, ed ebbero una piacevole sorpresa quando disse: “Mi interessa moltissimo. Entrate!” Condusse i Testimoni nella sua modesta casa e invitò la propria famiglia a unirsi alla conversazione. Quando i Testimoni ebbero finito la loro spiegazione, egli disse loro:
“Sono uno dei capi della mia tribù. Recentemente il nostro sacerdote ci ha riuniti e ha detto che dovevamo andare a lavorare per lui senza farci pagare perché egli potesse guadagnare un po’ di denaro e riparare la chiesa. Così mi sono alzato in piedi e gli ho chiesto: ‘Perché l’imprenditore che è cattolico riceverà 800.000 CFP [oltre 6.400.000 lire] per costruire la chiesa e ripararla, mentre noi che siamo pure cattolici dobbiamo lavorare senza paga? Ci sono forse due Dèi, uno per l’imprenditore e l’altro per noi? Ci rifiutiamo di aiutarla!’” Pertanto il meccanico disse: “Credo che la mia religione non sia quella vera, e cerco quella vera”.
“Inutile dirlo”, continuò il fratello Chichemanian, “quella sera tornammo al campo stanchi ma felici di avere fatto lo sforzo di andare in quella zona isolata”.
Sulla vicina isola di Lifu, dopo avere annunciato per una settimana una proiezione sul soggetto “Guardiamo da vicino le chiese”, quando fu ora di cominciare parve che non ci fosse proprio nessun interessato presente. Ma, sorpresa! Dall’oscurità e di fra gli alberi, cominciarono ad apparire persone a gruppi. Sembra che fossero stati a guardarsi l’un l’altro per vedere chi entrava per primo nella sala. Il conto finale dei presenti fu di 117, e avevano dovuto mandarne via molti per mancanza di spazio!
NUOVE EBRIDI
Partendo in aereo dalla Nuova Caledonia, diretti a nord, con il “bon voyage” francese che ancora ci echeggia negli orecchi, arriviamo ben presto a Port Vila, nell’arcipelago delle Nuove Ebridi. Circa 85.000 persone abitano principalmente sulle dodici isole maggiori di questo arcipelago. Vi si parlano inglese, francese e molti dialetti locali; infatti, non è raro trovare sulla stessa isola tribù distanti pochi chilometri l’una dall’altra che parlano una lingua diversa!
Allan Taylor, un Testimone australiano, ci narra che recentemente fecero uno sforzo per andare sulle isole più vicine della loro zona. Quindici Testimoni fecero un viaggio di dodici giorni, visitando cinque isole situate al largo della costa della loro isola principale. Benché il noleggio della barca costasse loro L. 256.000, e la traversata fosse a volte piuttosto burrascosa, poterono recare il messaggio del Regno a molti che altrimenti non l’avrebbero udito.
Sull’isola di Pele, un insegnante nativo delle Nuove Ebridi, apprendendo che eravamo testimoni di Geova, rispose: “Oh, davvero? Anch’io sono testimone di Geova. Un uomo mi portò il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna. Lessi l’intero libro e seppi che era la verità, per cui cominciai a metterlo in pratica nella mia vita. Ringrazio Geova di avervi messo sulla mia strada”.
La “buona notizia” del Regno viene dunque recata nei luoghi più remoti. Questa espansione è stata favorita dagli eccellenti sforzi compiuti dai Testimoni che hanno venduto la casa e si sono trasferiti per andare a servire dove c’è maggior bisogno di proclamatori della buona notizia. In modo simile il messaggio giunge negli atolli corallini delle isole Gilbert ed Ellice situati a nord, nonché in altri territori insulari curati dalla filiale figiana della Società Torre di Guardia. Prima di partire dal Pacifico Meridionale, venite con noi a visitare il cuore di quest’attività, le stesse Figi.
LE FIGI
La popolazione multirazziale delle Figi di oltre mezzo milione di abitanti vide gli inizi di questa opera di recare la verità nelle lontane estensioni del Pacifico Meridionale. Dal 1947 l’opera del Regno si è estesa a venti congregazioni situate su sei delle circostanti 105 isole abitate, con 524 partecipanti alla predicazione della “buona notizia”.
Donald Clare, che soprintende attualmente all’attività compiuta in tutte queste isole, riflette: “Ho avuto la gioia di vedere crescere l’opera dai giorni in cui avevamo solo 35 proclamatori della buona notizia a Suva, capitale delle Figi, e quando si svolgeva solo nelle Figi, fino al punto che ora è estesa a nove territori e il numero dei predicatori che vi partecipano attivamente è salito in modo eccellente a 1.214. Con l’aiuto di Geova abbiamo superato i problemi della distanza, dell’isolamento e tante barriere linguistiche. Come risultato, proprio come comandò Gesù, la buona notizia viene predicata in queste remote isole del Pacifico Meridionale”.