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Mammiferi in movimentoSvegliatevi! 1970 | 8 febbraio
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del piede è coperta di un soffice, elastico strato corneo simile a gomma crespata, con l’ulteriore vantaggio di non farlo scivolare. Tutto quello che appare delle dita scheletriche sono le larghe unghie.
Poiché l’elefante africano raggiunge un’altezza di quasi quattro metri, potremmo aspettarci che sia piuttosto goffo. Nonostante la massiccia corporatura, però, può muoversi nella boscaglia così silenziosamente come quasi ogni altra creatura selvatica. Si muove con sorprendentemente poco rumore ed è abile a nascondersi. La sua stabilità, anche su terreno accidentato, deve attribuirsi ai piedi e alle gambe.
Zampe e artigli
I felini, dal gattino alla tigre, presentano nella vita quotidiana uno straordinario contrasto di umori. In stato di riposo, quando fanno felicemente le fusa, sono l’immagine della pace e della tranquillità. Ma quando sono attaccati o vanno a caccia diventano improvvisamente attivi. Nel mondo dei carnivori il felino ha gli artigli più taglienti. Questi affilati strumenti sono retrattili per impedire che restino danneggiati quando vengono a contatto col duro suolo. Avendoli messi al sicuro anche un grosso felino, una tigre o un leone, può avanzare silenziosamente sulle zampe imbottite mettendo spesso quelle posteriori nelle orme di quelle anteriori con proverbiale leggerezza.
Guardate il leone. Le zampe provviste di cuscinetti gli consentono movimenti furtivi, per non parlare del loro uso come strumenti per lisciarsi la pelliccia dove non può arrivare con la lingua. La struttura sciolta delle zampe posteriori gli consente vari movimenti: spingersi avanti anche quando striscia col ventre a terra; e slanciarsi in aria con una serie di salti alla velocità di cinquanta chilometri all’ora. Vi sono poi le poderose zampe anteriori, che con gli artigli ritratti sono abbastanza forti da tramortire con un colpo; e con gli artigli in fuori possono fare a pezzi anche il cibo duro.
Il pigro bradipo
Uno dei più strani mezzi di locomozione dei mammiferi è quello adottato da un piccolo, peloso animale dell’America tropicale, il bradipo. I primi esploratori spagnoli lo chiamarono “la piccola cosa corazzata”, ma il nome moderno deriva dall’espressione latina tarpides, che significa “piede lento”. Come descrive bene il bradipo tridattilo!
Nessun’altra creatura a sangue caldo mostra una simile avversione per i movimenti. È così fiacco che le alghe verdi, somiglianti a muschio, si attaccano al suo pelo ispido, aiutandolo a camuffarsi mentre striscia fra le cime degli alberi. I suoi movimenti sono così lenti che fanno pensare a una proiezione d’immagini al rallentatore.
Gli zoologi lo mettono in relazione col formichiere e l’armadillo, ma il bradipo somiglia di più a un incrocio fra una scimmia e un orso. Ha tre lunghi, adunchi artigli affilati su ciascuna delle quattro zampe. Benché i suoi arti siano incredibilmente provvisti di muscoli, un bradipo è completamente inetto sul suolo ed è perfino incapace di sostenere il suo peso. La soluzione di questo paradosso è che questa lenta creatura fu fatta per vivere sulle cime degli alberi, una vita col capo all’ingiù. Gli affilati artigli servono per arrampicarsi e ogni suo movimento lo fa rimanendo appeso, con la testa in giù. Capite ora perché ha gli arti provvisti di muscoli?
Può anche girare completamente la testa fino al punto che l’osservatore è sicuro che gli si spezzerà il collo. Ma no, perché ha il collo molto flessibile. Le doppie giunture lo rendono un vero e proprio acrobata. Restando appeso con una zampa posteriore, il bradipo può girare il corpo di quasi 360 gradi. Questo è in effetti il modo in cui si difende in caso d’emergenza. In questa posizione può colpire i nemici con entrambi gli arti anteriori, assestando colpi con sorprendente precisione. Ma il sonno è più forte dell’artiglio, e in men che non si dica può cadere in uno dei suoi tipici pisolini della durata di quindici o diciotto ore.
Straordinari nel salto
Date ora uno sguardo alla famiglia di un altro tipo di mammiferi, i marsupiali, che variano in grandezza da quella di un topolino fino al parente più grosso, che pesa forse una novantina di chilogrammi. Il nome generico “Macropus” significa “grande piede”. Sì, questo grosso mammifero provvisto di marsupio, il canguro, è ora l’oggetto della nostra attenzione.
L’esploratore capitano Cook del diciottesimo secolo chiese a un aborigeno australiano il nome di questa grossa creatura saltatrice. La risposta “Non lo so” suonò a Cook come “kangaroo” [inglese per “canguro”, pronunciato “cangarù”], e il nome rimase. Cook scoprì che queste creature saltellavano sulle aperte pianure senza fissa dimora. Il più grande raggiungeva l’altezza di due metri. Al capitano queste creature che saltellavano qua e là sembravano molto buffe, ma immaginate la sua sorpresa quando alcuni di questi salti raggiunsero la lunghezza di nove metri!
I poderosi, lunghi arti posteriori sono il segreto del suo straordinario scatto, mentre la coda affusolata funge da pendolo equilibratore e da timone per svariati salti e svolte mentre va a tutta velocità. Le gambe piegate si raddrizzano all’improvviso, lanciando il pesante corpo nell’aria in avanti e in alto.
Ecco dunque il cammello, l’elefante, il felino, il bradipo, e il canguro, ciascuno dotato per il suo compito nella vita. Certo, il Grande Progettista, l’Iddio della creazione, è da ammirare per la complessità e la sollecita considerazione che si rispecchiano in tutte le sue opere!
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Pompata l’acqua dagli oceaniSvegliatevi! 1970 | 8 febbraio
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Pompata l’acqua dagli oceani
● C’è un enorme pompa ad acqua che solleva quotidianamente dagli oceani enormi quantità d’acqua. Se gli oceani non si riempissero, in un anno il livello scenderebbe di quasi 100 centimetri. La “pompa” è il sole, che fa evaporare o sollevare annualmente dagli oceani oltre 349.000 chilometri cubi d’acqua.
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