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  • Prestiti e amore cristiano
    La Torre di Guardia 1982 | 1° dicembre
    • scappatoie legali per sfuggire ai suoi obblighi.

      Da parte sua il creditore dev’essere realistico nelle sue previsioni. Si rende conto che fare un prestito comporta un certo rischio. Perciò non dovrebbe sottoporre il debitore a una pressione insopportabile. Può darsi che i soldi da restituire non ci siano proprio. In queste circostanze molti cristiani hanno dimostrato di non essere ‘amanti del denaro’ concedendo una proroga per la restituzione o addivenendo a un ragionevole e pratico accomodamento. (I Timoteo 3:3) Alcuni hanno addirittura cancellato il debito.

      Tenendo conto dei problemi che possono sorgere quando si chiede o si fa un prestito, c’è da farsi un’altra domanda, e cioè: “È proprio necessario?” La Bibbia non condanna il chiedere un prestito in caso di necessità, ma spesso questa necessità non esiste. Molte volte il “desiderio degli occhi” supera le possibilità del portafoglio, e la gente prende denaro in prestito per acquistare oggetti di lusso dei quali non ha effettivamente bisogno. (I Giovanni 2:16) Alla fine si deve pagare il conto. Perciò la Bibbia avverte in modo esplicito: “Chi prende a prestito è servitore dell’uomo che fa il prestito”. — Proverbi 22:7.

      Quando però il prestito avviene fra cristiani, spesso fornisce l’opportunità di mostrare qualità cristiane. Per esempio, il sincero desiderio di rispettare gli impegni presi, il profondo interesse per il benessere altrui e il rifiuto dell’amore del denaro contribuiranno a far sì che le operazioni di prestito avvengano nello spirito dell’amore cristiano. In questo modo si ubbidirà al comando biblico: “Tutte le vostre cose si facciano con amore”. — I Corinti 16:14.

  • Sorrisi per un estraneo
    La Torre di Guardia 1982 | 1° dicembre
    • Sorrisi per un estraneo

      “Quando due signore mi sorrisero, mi chiesi per un istante dove le avessi già incontrate”, scrive Kazuhiko Nagoya, giornalista del Daily Yomiuri di Tokyo. “Dal modo in cui mi sorridevano, sembrava che mi avessero già incontrato e che ora, avendomi riconosciuto, fossero felici di rivedermi”. Ma non era così. “Le osservai meglio e mi accorsi di non averle mai viste prima”. Quando altre due persone fecero altrettanto, “mi sentii molto felice”, dice. “È così che questa gente sorride a un estraneo quando lo individua a una delle loro adunanze”.

      Quali sono le persone che accolgono gli estranei in questa maniera? “Mi trovavo in una Okoku Kaikan (Sala del Regno)”, dice il signor Nagoya, “uno dei molti luoghi in Giappone in cui si riuniscono [i testimoni di Geova]”. E aggiunge: “Una rimarchevole caratteristica delle persone che tre volte alla settimana si riuniscono in questa sala è che sono tutte ferventi seguaci del cristianesimo e nessuna vi assiste con superficialità o solo per abitudine. Il potere della fede unisce tutti questi uomini, donne e bambini che si chiamano ‘kyodai’ (fratello) o ‘shimai’ (sorella). E il potere della fede ha attratto nel corso degli anni sempre più persone a questa società”.

      Per concludere, il giornalista menziona un’altra visita alla Sala del Regno: “Quando dopo l’adunanza stavo per andarmene, mi si avvicina un ragazzo sui dieci anni e mi dice: ‘Siamo lieti che sia venuto! La preghiamo di ritornare’. Aveva sul viso quel particolare sorriso. Mi sentii felice, perché era la prima volta che un ragazzino di quell’età, a me del tutto estraneo, mi sorrideva e mi parlava in quella maniera”.

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