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  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1957
w57 15/10 pp. 611-612

Soppressa la libertà nelle Isole Salomone

NELL’ANTICHITÀ si levò l’ordine di proclamare la libertà in tutto il Paese d’Israele. Fu una proclamazione ben accetta. Geova Dio fu l’autore delle storiche parole che si trovano nella Bibbia, in Levitico, capitolo 25, versetto 10: “Santificherete il cinquantesimo anno, e proclamerete la libertà in tutto il paese a tutti i suoi abitanti”. (VA) Queste parole furono incorporate nella legge del giubileo. Essa prometteva buone cose alla nazione d’Israele.

In questi giorni si odono voci che si oppongono al principio della libertà. Mentre la reclamano per sé, alcuni la negano ad altri. È abbastanza riprovevole che dittatori senza ritegno soffochino la libertà di adorazione. Ma che dire di sedicenti promotori e sostenitori di libertà tradizionali che proibiscono la letteratura biblica, privando altri della libertà di procurarsi pubblicazioni religiose essenziali per il loro benessere spirituale? Possiamo scusarli perché non sarebbero tanto spietati nei loro metodi? Dal momento che asseriscono vigorosamente che tutti hanno il diritto di credere a ciò che vogliono, di leggere ciò che desiderano e di dire ciò che pensano, in particolar modo circa la religione, non son forse più riprovevoli quando fanno proclami che danno luogo alla discriminazione religiosa?

Tenendo presenti questi punti, considerate questo recente esempio di soppressione della libertà. Il 23 marzo 1956 fu emanato da John Gutch, Alto Commissario del Pacifico Occidentale, un proclama che proibiva l’importazione nel Protettorato Britannico delle Isole Salomone pubblicazioni stampate dalla Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati, come esponeva un elenco unito a tale proclama. Nell’elenco erano quasi tutte le recenti pubblicazioni della Società, compreso il suo organo ufficiale La Torre di Guardia e la rivista Svegliatevi!

Per più di settant’anni la letteratura della Torre di Guardia è stata distribuita per lungo e per largo. Oggi la Società pubblica varie edizioni e traduzioni della Bibbia, insieme a pubblicazioni bibliche in forma di libri, opuscoli e riviste, i quali son letti e molto apprezzati da milioni di persone, ricche e povere, di ogni colore, che rappresentano decine e decine di nazionalità e in 160 diversi Paesi e isole del mare.

Eppure sembra che queste pubblicazioni siano considerate sediziose nelle Isole Salomone, benché vengano liberamente distribuite in altri possedimenti britannici!

Per impedire che la verità biblica fosse recata agli abitanti melanesiani, fu fatto ricorso al comma 8 delle Norme sulla Sedizione, che dice: “Se l’Alto Commissario ritiene che l’importazione di qualsiasi pubblicazione sia contraria all’interesse pubblico, egli può, a proprio piacimento, proibire per mezzo di un Proclama l’importazione di tale pubblicazione, e se si tratta di pubblicazione periodica, può, per mezzo dello stesso o successivo Proclama, proibire l’importazione di ogni suo numero arretrato o prossimo”.

Qualunque ragione plausibile si esprima per spiegare l’azione dell’Alto Commissario, essa risulta chiaramente ispirata da pregiudizio religioso. Non ha certo nulla a che fare con la sicurezza delle Isole Salomone, né si può considerare contrario all’interesse pubblico ricevere e studiare le pubblicazioni bibliche della Società Torre di Guardia.

L’applicazione di tale norma per proibire la letteratura religiosa è un abuso di pubblici poteri. Essa relega la libertà religiosa al rigido dominio dipendente dal giudizio di un solo uomo. Agli individui o ai gruppi che non gli piacciono egli può negare i diritti personali che implicano la libertà di adorazione. Lasciato al capriccio di un funzionario che esercita tale potere, la libertà diviene una comodità da distribuire a volontà o da trattenere come egli ritiene opportuno. Applicando la suddetta norma in tale eccesso, la libertà è stata soppressa nel Protettorato.

Non molti giorni dopo l’emanazione del proclama, il suo maligno intento divenne manifesto. Fu negata la libertà di un individuo. La vittima era un suddito britannico e l’unico testimone di Geova europeo nel territorio. Naturalmente, egli aveva condiviso le sue credenze con altri. Secondo come glielo permettevano le opportunità egli aveva dato Bibbie e altra letteratura alle persone interessate. Non sapendo che un regolamento aveva dichiarato indesiderabile la letteratura della Società, fu abbastanza sorpreso quando, il 5 aprile 1956, la polizia gli consegnò una citazione.

La mattina dopo si doveva presentare in tribunale. Era accusato d’avere letteratura sediziosa in suo possesso e quindi gli venne imposta una contravvenzione. Ma questo non era tutto. Inoltre fu ristretta la libertà di movimento, poiché la polizia gli disse che avrebbe dovuto lasciare il Protettorato col primo aeroplano. Con visite periodiche essi lo sorvegliarono, temendo che si nascondesse.

Un’altro abuso contro la libertà di adorazione fu fatto circa un mese dopo. Ad un nativo delle Isole Salomone furono sequestrati i propri libri di studio stampati dalla Torre di Guardia. Condotto in tribunale, egli pure fu condannato a pagare una contravvenzione. Questa persona di buona volontà sentì profondamente la perdita cui fu sottoposta. Scrivendo all’ufficio filiale australiano della Società espresse il desiderio di essere assistito spiritualmente e nel suo povero inglese aggiunse: “Io voglio questa grande benedizione. Molte persone qui affamate dei testimoni di Geova perché esse interessate nella verità riguardo alla giusta conoscenza del solo vero Dio”. Dispiace quando funzionari ostacolano tale coscienziosa adorazione.

L’evidente violazione delle libertà fondamentali non soltanto suscita profondi sentimenti, essa induce alla seria riflessione. È logico che tale proibizione resti in vigore in un Protettorato britannico dove la libertà di adorazione dovrebbe essere pienamente garantita? Si può forse mettere in armonia coi propositi dettati dalla Carta delle Nazioni Unite che considera i diritti umani e le libertà fondamentali, i quali dovrebbero essere concessi a tutte le persone indipendentemente da razza, credo, colore o classe sociale? Pensa l’Alto Commissario che le Isole Salomone siano al di fuori dell’orbita delle ‘nazioni libere’ e che non sia perciò costretto a sottostare all’obbligo morale di preservare la libertà? È esso un Protettorato soltanto di nome? Queste sono alcune urgenti domande poste da questa edizione.

Come le considereranno i funzionari e come risponderanno ad esse?

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