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    La Torre di Guardia 1951 | 15 gennaio
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      “PERCHÉ NEANCHE POSSONO PIÙ MORIRE”

      Caro fratello.

      Rispondiamo alla tua domanda del 7 febbraio su Luca 20:34-36.

      Citiamo il libro “La verità farà liberi”, pagina 370: “‘. . . perché neanche possono più morire, giacché son simili agli angeli e son figliuoli di Dio, essendo figliuoli della risurrezione.’ Questo non significa ch’essi otterranno l’immortalità. Gli angeli non sono immortali, ma sono soggetti a Cristo Gesù, ch’è stato ricompensato con l’immortalità. L’uomo è ‘poco minor degli angeli’; e pertanto i risuscitati essendo ‘simili agli angeli’ significa ch’essi non si sposeranno. (Salmo 8:5) Per merito della loro ubbidienza e fedeltà durante il giorno del giudizio costoro saranno rigenerati da Cristo Gesù, ‘il Padre eterno.’ Allora Iddio li approverà e li giustificherà, accordando loro il diritto alla vita eterna nel Paradiso terrestre. Quindi, essi non possono giustamente ‘più morire’, perché continueranno a serbarsi fedeli. Essi saranno reputati degni di pervenire a quel ‘mondo’, il nuovo mondo, ch’è un ‘mondo senza fine’. Iddio garantisce loro la vita perenne, e protegge il loro diritto aderente ad essa. Costoro acquisteranno tale giustificazione e diritto alla vita al termine del regno millenario di Cristo. Appunto com’è scritto: ‘Il rimanente dei morti non tornò in vita prima che fossero compiti i mille anni.’ — Apocalisse 20:5”.

      La tua difficoltà sulla frase, “Perché neanche possono più morire,” è dovuta al fatto che applichi questo a un tempo anteriore alla fine dei mille anni del regno di Cristo, poiché tu dici: ‘Come può applicarsi questa scrittura, al tempo in cui tutti gli abitanti della terra saranno soggetti all’ultima prova di Satana alla fine del regno di mille anni?’ Alcuni moriranno sulla terra perché cederanno a Satana quando si troverà così sciolto per breve tempo. Ma tu applichi erroneamente la scrittura. La precedente citazione del libro “La verità vi farà liberi” mostra che questa scrittura si applica al tempo posteriore alla fine dei mille anni e dopo che Satana è stato sciolto ed è stato distrutto con tutti quelli che allora lo seguiranno sulla terra. Questo avviene dopo che i fedeli umani hanno sorpassato questa prova finale e Geova Dio li ha perciò giustificati alla vita eterna e quindi diviene in un certo senso diretto il loro Padre ed essi divengono “figliuoli di Dio”, sì, a quel tempo si applica per la prima volta la scrittura “perché neanche possono più morire”, giustamente, per mano di qualsiasi altra creatura.

      Fedeli nel lodare Geova più che mai

      WATCH TOWER BIBLE & TRACT SOCIETY

      ANIME MORTE?

      Caro fratello,

      Rispondiamo alla tua del 12 febbraio.

      Quando La Torre di Guardia (inglese) del 15 novembre 1948 fece la domanda: “Vi sono anime morte?” parlava nel linguaggio del testo ebraico della Sacra Scrittura. Per esempio, The Englishman’s Hebrew and Chaldee Concordance of the Old Testament (La concordanza ebraica e caldea del Vecchio Testamento dell’Inglese) (pagina 829) cita Numeri 6:6 e dice: “Non si avvicinerà a nessun corpo morto [letteralmente, anima morta]” La traduzione di Rotherham della Bibbia rende Numeri 6:6: “Presso nessuna persona morta andrà; ma la nota in calce sull’espressione “persona morta” dice: “Letteralmente: ‘nessuna anima di un morto’”.

      La Watchtower ha ripetutamente indicato che nella nostra Bibbia comune la parola ebraica nefesc è per la maggior parte (cioè, 428 volte) tradotta in inglese “anima”. Tuttavia, qualche volta questa stessa parola è tradotta “corpo morto”. Se un’anima che ha vissuto e poi è morta non può esser chiamata “anima morta”, come potrebbe l’ebraico consistentemente usare nefesc per significare “corpo morto”? Fa’ questa domanda mentre leggi Numeri 9:6, 7, 10 e Aggeo 2:13. In Numeri 19:11, 13 leggiamo: “Colui che tocca il corpo morto di qualsiasi uomo [lettura marginale: corpo morto dell’anima dell’uomo] sarà impuro per sette giorni. Chiunque tocca il corpo morto di qualsiasi uomo che è morto, e non si purifica, contamina il tabernacolo del Signore; e quell’anima sarà sterminata di mezzo a Israele”. (King James) Qui il versetto 13 usa nefesc due volte, essendo una volta tradotto “corpo morto” e una volta “anima”. Rotherham rende il versetto 13 come segue: “Chiunque tocca il morto, la persona dell’essere umano che muore, e non si purifica dal peccato, ha reso impura l’abitazione di Yahveh; quella persona sarà perciò sterminata di mezzo ad Israele”. Tutte e due le volte Rotherham traduce nefesc con “persona”, prima quando si applica al vivo. Ma l’Englishman’s Concordance dice: “Chiunque tocca il corpo morto di qualche [letteralmente, morto, anima di] uomo”.

      Certamente, alla morte un’anima vivente cessa di esistere, ma il corpo umano che prima era parte e involucro di quell’anima vivente può continuare ad esistere per un po’ di tempo. Quel corpo rappresenterebbe perciò un’anima che ha cessato di esistere, cioè, rappresenterebbe un’anima morta. Scrivendoti, pensiamo di scrivere a una persona viva; ma se tu morissi, sarebbe appropriato parlare del tuo cadavere come di una persona morta, non è vero? Perché? Perché un tempo tu vivevi, e quel corpo non sarebbe più te vivo, ma te morto. Se tu come Signor Tale dei Tali non fossi mai vissuto e morto, non sarebbe mai appropriato parlare del Signor Tale dei Tali come di un’anima morta o di una persona morta. Ma se tu veramente vivi e muori nel corso del tempo, allora sarebbe corretto parlare di te come di una persona morta cento anni dopo la tua morte e dopo che il tuo corpo si sarebbe disintegrato nell’informe polvere. Almeno, gli Ebrei parlerebbero biblicamente di te in questo modo, ma quelli che credono nell’immortalità umana i quali rifiutano di ammettere che una persona è un’anima e che quando una persona muore muore un’anima troverebbero da obiettare a questo.

      In quanto all’altra tua domanda: Se il rimanente dei membri del corpo di Cristo rimangono sulla terra dopo la battaglia di Harmaghedon, come moriranno? Lasciamo che rispondano Geova Dio e il suo re Cristo Gesù al loro tempo dovuto dopo Harmaghedon.

      In quanto a Luca 20:36 che si applica alla risurrezione generale, rispondiamo alla tua domanda: Non possono “più morire” quelli della risurrezione generale? riferendoci al libro “La verità vi farà, liberi”, da pagina 370 a 372. Questo mostra che non potranno più morire dopo la loro prova finale quando Satana sarà stato sciolto e dopo che Iddio li avrà giustificati alla vita eterna per la loro irremovibile fedeltà sotto questa prova.

      Fedeli nel servizio del Regno

      WATCH TOWER BIBLE & TRACT SOCIETY

  • Esperienza di campo
    La Torre di Guardia 1951 | 15 gennaio
    • Esperienza di campo

      SUPERANDO L’OPPOSIZIONE CLERICALE IN ITALIA

      La campagna di adunanze pubbliche sta dando splendidi risultati in Italia, e l’esperienza che segue illustra come il popolo sia contento d’ascoltare il messaggio del Regno, radunandosi in un pubblico uditorio circa 40 estranei per ogni proclamatore.

      Fu deciso di tenere l’assemblea di circoscrizione nella città di C-, che ha una popolazione di circa 14.000 abitanti, città sperduta tra le pittoresche montagne dell’Italia meridionale. Per giungervi dovemmo prendere il treno d’una ferrovia secondaria che sembrava più un vecchio tram che un treno. Dopo aver serpeggiato sulle montagne per tre ore giungemmo alla nostra destinazione. Fu solo per la meravigliosa potenza di Geova che la verità pervenne in questo isolato punto d’Italia. Un prigioniero di guerra italiano, internato in California, U.S.A., accettò la verità mentre era quivi e prima di tornare in Italia simbolizzò la sua consacrazione al Signore. La sua immersione in una vasca di stagno in casa di fratelli della California è già stata menzionata da La Torre di Guardia in una delle sue “Esperienze di campo” alcuni anni fa. La fedele attività di questo fratello nel servizio ha le benedizioni di Geova, ed ora una giovane, sana organizzazione sta crescendo in questa cittadina d’Italia. Si pensava che tenendo qui l’assemblea il nuovo gruppo sarebbe stato rinforzato. E così fu.

      Ci sono poco più di 150 proclamatori associati in questa circoscrizione, ma, a causa delle recenti inondazioni e di altre avverse condizioni, soltanto 30 fratelli furono in grado di riunirsi e prendere parte all’adunanza del discorso pubblico, “La sola luce”. Facemmo stampare 4.000 volantini e più di 100 manifesti murali. I volantini furono praticamente tutti distribuiti il sabato, mentre i manifesti murali vennero affissi sulle case della via principale alcuni giorni prima. Tutti in città seppero che si doveva pronunciare un discorso pubblico e noi eravamo certi che ci sarebbe stato un numeroso uditorio. Circolava la voce che sarebbero stati presenti anche i preti locali, ma con l’intenzione di provocare una controversia sul soggetto. Prima di tutto, dobbiamo dire che il clero tentò di far pressione sulle autorità cittadine perché ci fosse negato il diritto di tenere un discorso pubblico; ma non riuscirono. I funzionari di polizia del luogo eran decisi a difendere la libertà, e ci vuole più che coraggio per rifiutarsi di ricevere ordini dai capi religiosi in questo paese dominato dal clero. Fallito questo, il clero predispose di disfare la nostra assemblea e di rovesciare la situazione contro i testimoni di Geova. Sarebbero riuscite le loro predisposizioni?

      La domenica mattina fu fatta una breve visita alla stazione dei locali carabinieri dai nostri fratelli. Ci fu assicurato che degli uomini in uniforme sarebbero stati sul posto, pronti a mantenere l’ordine e a proteggere il nostro diritto di libera adorazione. Per l’occasione era stato affittato l’unico cinematografo della città. Era un locale che poteva contenere circa 700 persone, e pensammo che sarebbe stata una benedizione se avessimo per lo meno potuto riempirlo. Il discorso doveva cominciare alle 10,30 antimeridiane, e alle 10,15 il teatro era già pieno zeppo. Ma ciò nonostante la folla continuava ad entrare nel locale finché tutto lo spazio senza sedili venne occupato. Le persone entusiasmate si accalcarono quindi nei corridoi del cinema; altre rimasero nell’entrata sotto il grande altoparlante che era stato appeso fuori dell’edificio per coloro che volevano ascoltare la conferenza dalla strada. Tutto compreso calcolammo un uditorio di oltre 1.200 persone, e tutti rimasero sino alla fine del discorso. Le benedizioni di Geova avevano di gran lunga oltrepassato persino quello che avevamo osato sperare. Appena l’annunziatore e l’oratore si presentarono sul palcoscenico, l’uditorio cominciò a battere le mani, e questo soltanto avrebbe dovuto convincere i religionisti che un loro intervento non sarebbe stato tollerato da quelle semplici, oneste persone che componevano l’uditorio. Anche l’oratore chiarì che il popolo era venuto ad ascoltare la verità e quindi invitò gli oppositori a lasciare il cinema. Sarebbero dovuti restare solo quelli che non avevano paura della verità. Ma nessuno lasciò il proprio posto.

      Alla conclusione del discorso di un’ora che scritturalmente smascherò i falsi apostoli i quali odiavano la luce, e rese manifesto dove la sorgente dell’unica vera luce poteva essere trovata, un apprezzativo uditorio applaudì fortemente e con calore. La buona novella dell’unica luce era stata ascoltata con gioia da quasi tutti i presenti, ma non tutti, perché uno della mezza dozzina di preti che si trovavano tra il pubblico saltò improvvisamente su chiedendo un contradditorio. Gli studenti seminaristi,

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