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L’esperienza di pre-morte: prova dell’immortalità?Svegliatevi! 1985 | 22 aprile
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più buono, mentre a suo avviso “Satana direbbe presumibilmente ai suoi seguaci di odiare e distruggere”. Egli aggiunge: “Egli ha certo miseramente fallito l’obiettivo di procacciarsi persuasivi emissari per il suo programma!”
A questo proposito, il dott. Moody commette un grave errore sotto due aspetti. Primo, Satana non incoraggerebbe necessariamente a odiare e a distruggere attraverso queste esperienze. Perché no? Perché la Bibbia dice: “Satana stesso continua a trasformarsi in angelo di luce. Perciò non è nulla di grande se i suoi ministri pure continuano a trasformarsi in ministri di giustizia”. (II Corinti 11:14, 15) Se è in grado di perpetuare la menzogna fondamentale che ha sempre sostenuto — “Positivamente voi non morrete” — può farlo con i mezzi apparentemente più innocenti e illuminanti. — Genesi 3:4, 5.
Secondo, egli non ha miseramente fallito l’obiettivo di procacciarsi persuasivi emissari per il suo programma di menzogne sull’anima immortale! Al contrario, ora ha medici, psicologi e scienziati che sostengono in pieno la menzogna da lui diffusa nel corso dei secoli attraverso sacerdoti e filosofi! Paolo riassunse appropriatamente la cosa quando scrisse: “Se, ora, la buona notizia che dichiariamo è infatti velata, è velata fra quelli che periscono, fra i quali l’iddio di questo sistema di cose ha accecato le menti degli increduli, affinché la luce della gloriosa buona notizia intorno al Cristo, che è l’immagine di Dio, non risplenda loro”! — II Corinti 4:3, 4.
Ciò nondimeno, come abbiamo visto, alcuni psicologi credono che l’uomo abbia un’esistenza cosciente dopo la morte. Questa interpretazione personale del significato dell’esperienza di pre-morte ci obbliga a sollevare le seguenti pertinenti domande nell’interesse di coloro che credono nella Bibbia: C’è qualche fondamento biblico per dire che l’uomo ha un’anima immortale che abbandona il corpo, come una farfalla che esce dal bozzolo? Che dire di quei versetti della Bibbia in cui ricorrono le parole “anima” e “immortalità”?
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L’anima siete voi, o è in voi?Svegliatevi! 1985 | 22 aprile
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L’anima siete voi, o è in voi?
PENSATE di avere un’anima immortale che alla vostra morte sopravvive? Quasi tutti coloro che hanno avuto un’educazione religiosa, siano essi cristiani, musulmani, ebrei, scintoisti, buddisti o indù, sono più o meno di questa idea. Ma perché ci credono? Perché ne hanno la prova? O perché è sempre stato insegnato così dalla maggioranza delle religioni e dalla voce popolare? Come ha fatto l’idea dell’anima immortale a infiltrarsi nell’insegnamento “cristiano”?
Nel suo libro Death Shall Have No Dominion (La morte non trionferà), Douglas T. Holden scrive: “La teologia cristiana è così fusa con la filosofia greca che ha prodotto individui che sono una mescolanza di nove parti di pensiero greco e una parte di pensiero cristiano”. Lo si può appropriatamente illustrare con la dottrina largamente accettata dell’anima immortale. Per esempio Platone, filosofo greco del IV secolo a.E.V., scrisse: “L’anima è immortale e imperitura, e le nostre anime esisteranno veramente in un altro mondo!”
Secondo Platone, dove andavano queste anime alla morte del corpo? “E quelli che sembra non siano vissuti né bene né male vanno al fiume Acheronte, . . . e lì dimorano e si purificano delle loro opere cattive, e avendo scontato la pena per i torti fatti ad altri, sono assolti”. Non vi pare che somigli alla dottrina del purgatorio insegnata dalla cristianità? E dove vanno le anime dei malvagi? “Sono gettate nel Tartaro [per gli antichi greci una parte dell’Ades riservata ai trasgressori peggiori], che è il destino loro dovuto, e non ne usciranno mai più”. Certo gli antichi greci avevano la dottrina del tormento eterno nell’inferno molto tempo prima che venisse adottata dai teologi della cristianità!
C’è motivo di dubitare?
Se ciò che scrisse nei suoi dialoghi rispecchia veramente il suo pensiero, Platone era convinto di avere un’anima immortale. E i suoi insegnamenti cominciarono presto a convincere altri che lo stimavano come filosofo. Di conseguenza la filosofia platonica fu accettata anche dagli scrittori cristiani del II secolo. L’Encyclopædia Britannica dice a questo proposito: “I platonisti cristiani davano la precedenza alla rivelazione e consideravano la filosofia platonica come il miglior strumento disponibile per capire e difendere gli insegnamenti della Scrittura e la tradizione della chiesa. . . . Dalla metà del secondo secolo A.D., i cristiani che avevano una certa dimestichezza con la filosofia greca cominciarono a sentire il bisogno di esprimere la loro fede nei suoi termini, sia per propria soddisfazione intellettuale che per convertire i pagani istruiti. La filosofia che trovavano più adatta era il platonismo”.
Nel corso dei secoli però ci sono stati personaggi illustri che hanno dissentito dal concetto greco dell’anima immortale. Il traduttore biblico William Tyndale (ca. 1492-1536) scrisse nella prefazione alla sua traduzione: “Ponendo le anime dipartite in cielo, all’inferno o in purgatorio demolite gli argomenti con cui Cristo e Paolo provano la risurrezione . . . Se l’anima è in cielo, ditemi a che serve la risurrezione”. È una domanda logica. Se la morte è sconfitta per mezzo di un’anima “immortale e imperitura”, qual è lo scopo della risurrezione insegnata da Gesù e nella quale credettero gli antichi patriarchi ebrei? — Ebrei 11:17-19, 35; Giovanni 5:28, 29.
Nel suo libro La agonía del Cristianismo, lo scrittore spagnolo Miguel de Unamuno si trovò in questo stesso dilemma. Riguardo a Cristo scrisse: “Credeva . . . nella risurrezione della carne, secondo il pensiero giudaico, non nell’immortalità dell’anima, secondo il pensiero platonico”. E disse anche: “L’immortalità dell’anima . . . è un dogma filosofico pagano. . . . È sufficiente leggere il Fedone per convincersene”.
L’“anima” nella Bibbia
Il poeta Longfellow scrisse: “Polvere sei, in polvere tornerai, non fu detto dell’anima”. (Il corsivo è nostro). Aveva ragione? A chi parlava Dio quando disse: “Polvere sei e in polvere tornerai”? Al primo uomo, Adamo. Quella sentenza di
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