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  • Una fugace visione del cielo?
    Svegliatevi! 1985 | 22 aprile
    • Nel suo libro Recollections of Death (Ricordi della morte), il dott. Michael Sabom dice: “Molte di queste persone, colpite da arresto cardiaco o in altri modi in pericolo di morte, hanno rammentato una serie di avvenimenti straordinari che ‘si sono verificati’ mentre erano prive di sensi e prossime alla morte. Alcune hanno considerato questa esperienza un privilegio, una fugace visione di un altro piano di esistenza”.

      Forse vi chiedete se queste esperienze siano la prova che esiste la vita dopo la morte, come hanno supposto alcuni di coloro che le hanno avute. Certo, queste esperienze di pre-morte sollevano domande che esigono una risposta. Per esempio: Queste persone hanno veramente avuto una “fugace visione di un altro piano di esistenza” che segue la morte? Hanno potuto descrivere scene delle operazioni che hanno subite perché esistevano come anima o come spirito invisibile? Avete un’anima imperitura che sopravvivrà alla vostra morte? Esiste un’altra esistenza cosciente dopo la morte? La serie di articoli che segue prenderà in esame fatti relativi a queste domande.

  • L’esperienza di pre-morte: prova dell’immortalità?
    Svegliatevi! 1985 | 22 aprile
    • L’esperienza di pre-morte: prova dell’immortalità?

      “L’anima dell’uomo è immortale e imperitura”. Platone, filosofo greco, ca. 428-348 a.E.V.

      “Simile armonia è nelle anime immortali”. William Shakespeare, commediografo inglese, 1564-1616.

      “L’anima è indistruttibile . . . la sua attività continuerà nell’eternità”. Johann Wolfgang von Goethe, poeta e drammaturgo tedesco, 1749-1832.

      “La nostra personalità . . . sopravvive nell’altra vita”. Thomas Edison, inventore americano, 1847-1931.

      DA MIGLIAIA d’anni l’uomo crede di avere l’immortalità innata. Gli antichi governanti egiziani riempivano le loro tombe degli agi e dei lussi della vita affinché il corpo avesse quello che gli serviva quando si fosse riunito con il ka, o anima.

      Pertanto l’uomo ha cercato di convincersi che la certezza della morte è annullata dalla sopravvivenza di un’anima o di uno spirito immortale. Altri, come il poeta inglese Keats, vogliono crederci ma ne dubitano. Keats infatti scrisse: “Bramo credere nell’immortalità . . . desidero credere nell’immortalità”. Cosa credete voi riguardo alla presunta immortalità dell’anima?

      Forse nelle parole di Keats troviamo una semplice spiegazione delle conclusioni a cui sono giunti alcuni medici e psichiatri nonché coloro che hanno avuto un’esperienza di pre-morte. Per esempio, in esperimenti condotti dal medico e professore di medicina dott. Michael Sabom su persone che hanno avuto queste esperienze, “la stragrande maggioranza dei soggetti ha riferito che la loro paura della morte era nettamente diminuita mentre la loro fede in un’altra vita era nettamente aumentata”. — Il corsivo è nostro.

      A quale conclusione è pervenuta la psichiatra Elisabeth Kübler-Ross dopo avere verificato oltre mille casi del genere? Nel suo libro On Children and Death (In materia di bambini e di morte) afferma: “E così è della morte . . . la fine che precede un altro inizio. La morte è il grande passaggio”. Essa aggiunge: “Con ulteriori ricerche e ulteriori pubblicazioni, sempre più persone arriveranno a conoscere anziché credere che il nostro corpo fisico è in effetti solo il bozzolo, l’involucro esterno dell’essere umano. Il nostro vero io, quello interiore, la ‘farfalla’, è immortale e indistruttibile e si libera nel momento che chiamiamo morte”.

      Il dott. Kenneth Ring, professore di psicologia e autore di Life at Death (La vita alla morte), trae la seguente conclusione: “Credo . . . che continuiamo ad avere un’esistenza cosciente dopo la nostra morte fisica”. Poi aggiunge: “Quello che comprendo di queste esperienze di pre-morte mi induce a considerarle ‘insegnamenti’. Mi pare che siano, per la loro natura, esperienze rivelatrici. . . . Sotto questo aspetto, le esperienze [di pre-morte] sono simili a esperienze mistiche o religiose [Il corsivo è nostro.]. . . . Da questo punto di vista, le voci che abbiamo udite in questo libro [Life at Death] sono voci di profeti che predicano una religione di fratellanza universale”.

      Un punto di vista contrastante

      Ma cosa dicono altri ricercatori? Come spiegano queste esperienze di pre-morte e fuori del corpo? Lo psicologo Ronald Siegel le vede in una luce diversa. “Queste esperienze sono comuni a un’ampia varietà di stimolazioni nel cervello umano, fra cui LSD, perdita delle facoltà sensoriali ed eccessivo stress. Lo stress causa la proiezione delle immagini nel cervello, immagini che sono le stesse per la maggior parte delle persone perché i cervelli sono tutti collegati allo stesso modo per immagazzinare dati, e queste esperienze sono in sostanza letture e trasferimenti dalla memoria”.

      Il dott. Richard Blacher della facoltà di medicina della Tufts University di Boston (USA) ha scritto: “Direi che coloro che fanno queste ‘esperienze di morte’ soffrano di uno stato di ipossiemia [insufficienza di ossigeno], durante il quale tentano di affrontare psicologicamente le ansie provocate dagli interventi medici e parlano. . . . Ci occupiamo qui di una morte immaginata, non della morte vera e propria. Questa morte immaginata [nella psiche, o mente, del paziente] esercita molta attrattiva, poiché risolve a un tempo diverse preoccupazioni umane. . . . Il medico deve stare particolarmente attento a non accettare il credo religioso come un dato scientifico”.

      Siegel menziona un altro punto interessante circa le “visioni” di chi era sul punto di morire: “Come nelle allucinazioni, le visioni dell’altra vita sono sospettosamente simili a questo mondo, secondo i racconti fatti dagli stessi pazienti che erano in punto di morte”. Per esempio, un uomo di 63 anni che aveva trascorso la maggior parte della sua vita nel Texas ha narrato la sua “visione”: “Ero sospeso sopra una recinzione. . . . Da un lato della recinzione il terreno era incolto, c’erano solo cespugli spinosi . . . Dall’altro lato c’era il più bel pascolo che avessi mai visto, credo . . . Era una recinzione di filo spinato triplo o quadruplo”. Quest’uomo vide effettivamente il filo spinato in “cielo” o nell’esistenza oltre la morte? È ovvio che queste immagini si basavano sulla sua vita trascorsa nel Texas e provenivano dalla banca dei dati del suo cervello, a meno che non dobbiamo credere che “dall’altro lato” ci sia il filo spinato!

      Effettivamente, molte di queste esperienze di pre-morte sono così strettamente collegate alle passate esperienze dei pazienti e al loro ambiente che non è ragionevole credere che stiano avendo una fugace visione di un livello di esistenza oltre la morte. Per esempio, coloro che durante la loro esperienza di pre-morte hanno visto un “essere di luce” hanno visto la stessa persona indipendentemente dal fatto che fossero cristiani, ebrei, indù o musulmani? Nel suo libro La vita oltre la vita (Mondadori, 1977) il dott. Raymond Moody spiega: “L’identificazione cambia da individuo a individuo e sembra essenzialmente legata all’ambiente, all’educazione o alla fede religiosa. Così, la maggioranza dei cristiani identifica la luce con Cristo . . . Un uomo e una donna ebrei identificarono nella luce ‘un angelo’”.

      Mantenendosi su un piano rigorosamente scientifico, il dott. Ring ammette: “Rammento ai miei ascoltatori che quelle che ho studiato sono esperienze di pre-morte, non esperienze dopo la morte. . . . Non c’è ovviamente nessuna garanzia né che queste esperienze continuino in modo coerente con il loro inizio né che continuino del tutto. Questa, credo, è la corretta posizione scientifica da assumere per quanto riguarda il significato di queste esperienze”.

      Il buon senso e la Bibbia

      Lo psicologo Siegel esprime la sua opinione circa la morte: “La morte, in termini di conseguenze fisiche, non è un mistero. Dopo la morte il corpo si disgrega e viene riassorbito dalla componente inanimata dell’ambiente. La creatura umana perde sia la vita che la consapevolezza. . . . La congettura più logica è che la consapevolezza faccia la stessa fine della salma. Cosa sorprendente, questa idea sensata non è la più diffusa, e la maggioranza delle persone . . . continuano a seguire la fondamentale motivazione di rimanere in vita e formulano una miriade di credenze circa la sopravvivenza dell’uomo alla morte”.

      Circa 3.000 anni fa fu espressa la stessa “idea sensata” da un re che scrisse: “Poiché i viventi sono consci che morranno; ma in quanto ai morti, non sono consci di nulla, né hanno più alcun salario, perché il ricordo d’essi è stato dimenticato. Inoltre, il loro amore e il loro odio e la loro gelosia son già periti, e non hanno più alcuna porzione a tempo indefinito in alcuna cosa che deve farsi sotto il sole. Tutto ciò che la tua mano trova da fare, fallo con la tua medesima potenza, poiché non c’è lavoro né disegno né conoscenza né sapienza nello Sceol [la comune tomba del genere umano], il luogo al quale vai”. — Ecclesiaste 9:5, 6, 10.

      Certo la Bibbia non consente di considerare le esperienze di pre-morte come un preludio della vita dopo la morte. La descrizione che il re Salomone fa della morte e dei suoi effetti non dà nessun motivo per pensare che ci sia un’anima immortale la quale sopravviva in qualche altra forma di esistenza cosciente. I morti “non sono consci di nulla”.

      Naturalmente coloro che praticano lo spiritismo e che comunicano con i “morti” sono più che contenti di avere l’apparente sostegno di centinaia di esperienze di pre-morte. Lo psicologo Siegel cita un assistente universitario che tiene lezioni sui fenomeni paranormali o soprannaturali, il quale avrebbe detto che “se dobbiamo esaminare onestamente e spassionatamente le prove a favore di un’altra vita dobbiamo liberarci della tirannide del buon senso”. (Psychology Today, gennaio 1981) Fatto interessante, questo stesso professore “sostiene che fantasmi e apparizioni siano in effetti allucinazioni, ma che vengano proiettati per via telepatica dalla mente dei morti a quella dei vivi!” Questo non è certo in armonia con le parole di Salomone secondo cui i morti sono morti e non sanno nulla.

      Come si spiegano le esperienze di pre-morte?

      Come possiamo dunque spiegare tutte le esperienze di pre-morte e fuori del corpo? Ci sono sostanzialmente almeno due possibilità: una è quella presentata da alcuni psicologi secondo cui il cervello ancora attivo della persona in punto di morte richiama e forma immagini sotto lo stress causato dall’esperienza di pre-morte. Alcuni pazienti e ricercatori le interpretano quindi come fugaci visioni di una vita dopo la morte. Ma come abbiamo visto nella Bibbia, questo non può essere, poiché l’uomo non ha un’anima immortale e non esiste alcuna vita dopo la morte così come è percepita in questi casi.

      Ma c’è da considerare un’altra possibilità che può spiegare alcune di queste esperienze. Si tratta di qualcosa che la maggioranza dei ricercatori non è disposta ad ammettere. Per esempio, nel suo libro La vita oltre la vita il dott. Moody spiega che “raramente, qualcuno . . . ha proposto l’operato di Satana come spiegazione dei fenomeni di pre-morte, affermando che quelle esperienze erano senza dubbio provocate da forze avverse”. Egli tuttavia respinge l’idea dato che il paziente, dopo l’esperienza, si sente più buono, mentre a suo avviso “Satana direbbe presumibilmente ai suoi seguaci di odiare e distruggere”. Egli aggiunge: “Egli ha certo miseramente fallito l’obiettivo di procacciarsi persuasivi emissari per il suo programma!”

      A questo proposito, il dott. Moody commette un grave errore sotto due aspetti. Primo, Satana non incoraggerebbe necessariamente a odiare e a distruggere attraverso queste esperienze. Perché no? Perché la Bibbia dice: “Satana stesso continua a trasformarsi in angelo di luce. Perciò non è nulla di grande se i suoi ministri pure continuano a trasformarsi in ministri di giustizia”. (II Corinti 11:14, 15) Se è in grado di perpetuare la menzogna fondamentale che ha sempre sostenuto — “Positivamente voi non morrete” — può farlo con i mezzi apparentemente più innocenti e illuminanti. — Genesi 3:4, 5.

      Secondo, egli non ha miseramente fallito l’obiettivo di procacciarsi persuasivi emissari per il suo programma di menzogne sull’anima immortale! Al contrario, ora ha medici, psicologi e scienziati che sostengono in pieno la menzogna da lui diffusa nel corso dei secoli attraverso sacerdoti e filosofi! Paolo riassunse appropriatamente la cosa quando scrisse: “Se, ora, la buona notizia che dichiariamo è infatti velata, è velata fra quelli che periscono, fra i quali l’iddio di questo sistema di cose ha accecato le menti degli increduli, affinché la luce della gloriosa buona notizia intorno al Cristo, che è l’immagine di Dio, non risplenda loro”! — II Corinti 4:3, 4.

      Ciò nondimeno, come abbiamo visto, alcuni psicologi credono che l’uomo abbia un’esistenza cosciente dopo la morte. Questa interpretazione personale del significato dell’esperienza di pre-morte ci obbliga a sollevare le seguenti pertinenti domande nell’interesse di coloro che credono nella Bibbia: C’è qualche fondamento biblico per dire che l’uomo ha un’anima immortale che abbandona il corpo, come una farfalla che esce dal bozzolo? Che dire di quei versetti della Bibbia in cui ricorrono le parole “anima” e “immortalità”?

      [Testo in evidenza a pagina 5]

      Dottoressa Kübler-Ross: “Il nostro corpo fisico è in effetti solo il bozzolo . . . Il nostro vero io, quello interiore . . . è immortale”

      [Testo in evidenza a pagina 5]

      Dott. Blacher: “Ci occupiamo qui di una morte immaginata, non della morte vera e propria”

      [Immagine a pagina 6]

      La filosofia platonica ha contaminato gli insegnamenti di molte religioni

      [Immagine a pagina 7]

      Il poeta inglese Keats ‘voleva credere nell’immortalità’

  • L’anima siete voi, o è in voi?
    Svegliatevi! 1985 | 22 aprile
    • L’anima siete voi, o è in voi?

      PENSATE di avere un’anima immortale che alla vostra morte sopravvive? Quasi tutti coloro che hanno avuto un’educazione religiosa, siano essi cristiani, musulmani, ebrei, scintoisti, buddisti o indù, sono più o meno di questa idea. Ma perché ci credono? Perché ne hanno la prova? O perché è sempre stato insegnato così dalla maggioranza delle religioni e dalla voce popolare? Come ha fatto l’idea dell’anima immortale a infiltrarsi nell’insegnamento “cristiano”?

      Nel suo libro Death Shall Have No Dominion (La morte non trionferà), Douglas T. Holden scrive: “La teologia cristiana è così fusa con la filosofia greca che ha prodotto individui che sono una mescolanza di nove parti di pensiero greco e una parte di pensiero cristiano”. Lo si può appropriatamente illustrare con la dottrina largamente accettata dell’anima immortale. Per esempio Platone, filosofo greco del IV secolo a.E.V., scrisse: “L’anima è immortale e imperitura, e le nostre anime esisteranno veramente in un altro mondo!”

      Secondo Platone, dove andavano queste anime alla morte del corpo? “E quelli che sembra non siano vissuti né bene né male vanno al fiume Acheronte, . . . e lì dimorano e si purificano delle loro opere cattive, e avendo scontato la pena per i torti fatti ad altri, sono assolti”. Non vi pare che somigli alla dottrina del purgatorio insegnata dalla cristianità? E dove vanno le anime dei malvagi? “Sono gettate nel Tartaro [per gli antichi greci una parte dell’Ades riservata ai trasgressori peggiori], che è il destino loro dovuto, e non ne usciranno mai più”. Certo gli antichi greci avevano la dottrina del tormento eterno nell’inferno molto tempo prima che venisse adottata dai teologi della cristianità!

      C’è motivo di dubitare?

      Se ciò che scrisse nei suoi dialoghi rispecchia veramente il suo pensiero, Platone era convinto di avere un’anima immortale. E i suoi insegnamenti cominciarono presto a convincere altri che lo stimavano come filosofo. Di conseguenza la filosofia platonica fu accettata anche dagli scrittori cristiani del II secolo. L’Encyclopædia Britannica dice a questo proposito: “I platonisti cristiani davano la precedenza alla rivelazione e consideravano la filosofia platonica come il miglior strumento disponibile per capire e difendere gli insegnamenti della Scrittura e la tradizione della chiesa. . . . Dalla metà del secondo secolo A.D., i cristiani che avevano una certa dimestichezza con la filosofia greca cominciarono a sentire il bisogno di esprimere la loro fede nei suoi termini, sia per propria soddisfazione intellettuale che per convertire i pagani istruiti. La filosofia che trovavano più adatta era il platonismo”.

      Nel corso dei secoli però ci sono stati personaggi illustri che hanno dissentito dal concetto greco dell’anima immortale. Il traduttore biblico William Tyndale (ca. 1492-1536) scrisse nella prefazione alla sua traduzione: “Ponendo le anime dipartite in cielo, all’inferno o in purgatorio demolite gli argomenti con cui Cristo e Paolo provano la risurrezione . . . Se l’anima è in cielo, ditemi a che serve la risurrezione”. È una domanda logica. Se la morte è sconfitta per mezzo di un’anima “immortale e imperitura”, qual è lo scopo della risurrezione insegnata da Gesù e nella quale credettero gli antichi patriarchi ebrei? — Ebrei 11:17-19, 35; Giovanni 5:28, 29.

      Nel suo libro La agonía del Cristianismo, lo scrittore spagnolo Miguel de Unamuno si trovò in questo stesso dilemma. Riguardo a Cristo scrisse: “Credeva . . . nella risurrezione della carne, secondo il pensiero giudaico, non nell’immortalità dell’anima, secondo il pensiero platonico”. E disse anche: “L’immortalità dell’anima . . . è un dogma filosofico pagano. . . . È sufficiente leggere il Fedone per convincersene”.

      L’“anima” nella Bibbia

      Il poeta Longfellow scrisse: “Polvere sei, in polvere tornerai, non fu detto dell’anima”. (Il corsivo è nostro). Aveva ragione? A chi parlava Dio quando disse: “Polvere sei e in polvere tornerai”? Al primo uomo, Adamo. Quella sentenza di morte si applicava solo al corpo di Adamo? O ad Adamo come anima che respirava?

      Genesi 2:7 dice chiaramente: “E Geova Dio formava l’uomo dalla polvere della terra e gli soffiava nelle narici l’alito della vita, e l’uomo divenne un’anima vivente”. Questo versetto è di importanza fondamentale per capire come viene usata nella Bibbia la parola “anima”. Dice chiaramente che “l’uomo divenne [non ebbe] un’anima vivente”. Perciò Dio disse a quell’anima vivente, Adamo, una creatura che respirava, che se avesse disubbidito, sarebbe positivamente morta e sarebbe tornata agli elementi della terra con cui era stata formata. — Genesi 2:17; 3:19.

      Si noti che non viene menzionata nessuna destinazione alternativa per la presunta anima dell’uomo. Perché no? Perché Adamo, con tutte le sue facoltà, era un’anima. Non possedeva un’anima. Se esistessero luoghi come l’inferno di fuoco e il purgatorio, questo era proprio il punto della Bibbia dove dovevano essere menzionati. Ma non c’è neppure un’allusione ad essi. Perché? Perché la semplice punizione per la disubbidienza era proprio il contrario della vita che Adamo aveva avuto nel Paradiso, cioè la morte, non la vita in qualche altro posto. Pertanto Paolo espone con semplicità la cosa in Romani 6:23: “Poiché il salario che il peccato paga è la morte”. (Confronta Ezechiele 18:4, 20). Qui non si parla né di inferno di fuoco né di purgatorio, solo della morte. E non è una punizione sufficiente?

      Un altro fatto da tenere presente è che un elementare senso di giustizia richiede che l’uomo conoscesse la vera portata dell’eventuale punizione prima che disubbidisse. Eppure nel racconto di Genesi non c’è assolutamente nessuna menzione dell’anima immortale, dell’inferno di fuoco o del purgatorio. Inoltre, se l’uomo fosse stato veramente creato con un’anima immortale, tutte le dottrine relative all’anima immortale e al suo destino sarebbero dovute essere parte integrante dell’insegnamento ebraico e giudaico sin dai primissimi tempi. Ma non è così.

      Sorge anche un’altra domanda logica. Se in origine il proposito di Dio era che l’umanità perfetta e ubbidiente vivesse per sempre su una terra paradisiaca, a che scopo dotare l’uomo di un’anima separata e immortale? Non sarebbe solo immortale; sarebbe superflua! — Genesi 1:28.

      Oltre a ciò, le Scritture Ebraiche mostrano chiaramente che gli uomini e le donne fedeli dell’antichità attendevano una risurrezione, come indica Paolo in Ebrei 11:35: “Delle donne ricevettero i loro morti mediante risurrezione [in certi eventi miracolosi]; ma altri uomini furono torturati perché non accettarono la liberazione mediante qualche riscatto, onde ottenessero una risurrezione migliore [alla vita eterna]”. Evidentemente non confidavano nella mitica “farfalla” della filosofia umana.

      Ma forse chiedete: Come spiegare le parole di Paolo quando parla di immortalità? Infatti egli dice: “Poiché questo che è corruttibile deve rivestire l’incorruzione, e questo che è mortale deve rivestire l’immortalità. Ma quando questo che è corruttibile avrà rivestito l’incorruzione e questo che è mortale avrà rivestito l’immortalità, allora sarà adempiuta la parola che è scritta: ‘La morte è inghiottita per sempre’”. (I Corinti 15:53, 54) Ma da queste parole non si può certo capire che esista un’anima immortale. Paolo parla di “rivestire l’immortalità”. Perciò non si tratta di qualcosa di innato nell’uomo ma, invece, di una nuova creazione di coloro che regneranno con Cristo nel suo Regno celeste. — II Corinti 5:17; Romani 6:5-11; Rivelazione 14:1, 3.a

      Anche i teologi moderni stanno riconoscendo questo punto, dopo che la cristianità ha insegnato per secoli la dottrina dell’immortalità dell’anima. Ad esempio, il teologo cattolico Hans Küng scrive: “Quando parla della resurrezione, Paolo non pensa, perciò, direttamente, alla maniera greca, all’immortalità di un’anima, che dovrebbe venire liberata dal carcere del corpo mortale. . . . Quando il Nuovo Testamento parla di resurrezione, non pensa alla sopravvivenza naturale di un’anima-spirito indipendente dalle nostre funzioni corporee”.b

      Il catechismo luterano tedesco per gli adulti (Evangelischer Erwachsenenkatechismus) dice riguardo alla separazione del corpo dall’anima insegnata da Platone: “I teologi evangelici dei tempi moderni contestano questa fusione di concetti greci e biblici. . . . Essi respingono l’idea che l’uomo sia separato in corpo e anima. Giacché è l’uomo nell’insieme ad esser peccatore, alla morte egli muore perciò completamente, anima e corpo (morte completa). . . . Tra la morte e la risurrezione c’è un vuoto; tutt’al più l’individuo continua la sua esistenza nella memoria di Dio”.

      I moderni testimoni di Geova insegnano questo da oltre cento anni! Non hanno mai creduto alla teoria pagana di Platone, poiché conoscevano benissimo questo insegnamento di Gesù: “Non vi meravigliate di questo, perché l’ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone alla risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili alla risurrezione di giudizio”. (Giovanni 5:28, 29) L’espressione stessa “tombe commemorative” fa capire che quei morti sono conservati nella “memoria” di Dio. Egli li riporterà in vita. C’è una vera speranza per i morti, quella che sarà realizzata quando questa terra sarà sotto il pieno controllo del Regno di Dio retto da Cristo. — Matteo 6:9, 10; Rivelazione 21:1-4.

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