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  • Il pettegolezzo può essere micidiale
    La Torre di Guardia 1970 | 1° ottobre
    • Il pettegolezzo può essere micidiale

      CHE cosa vi fa venire in mente la parola “pettegolezzo”? Una piacevole chiacchierata su cose comuni con qualche vecchio conoscente, forse? Oppure il comunicare qualche ‘piccante informazione’ su attuali notizie private a spese di qualcun altro?

      Il pettegolezzo ha di solito fondamento nel nostro interesse per le persone e per quello che fanno. Il pettegolezzo può consistere nel raccontare qualche cosa di insignificante o di ineccepibile riguardo ad altri, per puro interesse umano. Può anche includere commenti di lode circa la persona. Spesso assume la forma di conversazione leggera e umoristica, senza cattiva intenzione. D’altra parte, ciò che si dice può tendere a mettere la persona sotto cattiva luce. Si può dire per scherzo, forse senza pensare.

      Anche quando il pettegolezzo è senza cattiva intenzione, a volte è meglio passare certe cose sotto silenzio. Forse sono vere, ma può trattarsi di cose che la terza persona preferirebbe non fossero dette fra amici e vicini, e se tali cose non implicano il loro benessere, non c’è bisogno che le sappiano. Qui è necessaria empatia. Vi piacerebbe che le vostre faccende private fossero oggetto di tale conversazione?

      PETTEGOLEZZO NOCIVO

      È così facile scivolare da discorsi innocui su persone in discorsi nocivi che causino affanno! Lì sta il pericolo. Sapete dove mettere un limite? Sapete distinguere gli uni dagli altri? Ciò è essenziale se volete custodire le vostre labbra dal parlare con affanno. — Prov. 24:2.

      La domanda che dovete farvi è: Questo pettegolezzo ferisce qualcuno? Questa è una domanda molto importante perché la Bibbia consiglia chiaramente ai cristiani: “Non [parlate] ingiuriosamente di nessuno”. (Tito 3:2) Anche se il vostro motivo è innocente, se tali discorsi recano danno a qualcuno, potete essere ripreso da uomini responsabili della congregazione cristiana. Essi hanno il compito di mantenere la pace e buone relazioni fra tutti i membri del gregge di Dio.

      Che il pettegolezzo causasse difficoltà ai giorni degli apostoli, possiamo notarlo da queste parole che l’apostolo Paolo scrisse circa le giovani vedove: “Imparano anche ad essere non occupate, andando in giro per le case; sì, non solo non occupate ma anche pettegole e intromettenti negli affari degli altri, parlando di cose di cui non dovrebbero”. (1 Tim. 5:13) Il pettegolezzo è legato a ingiustificato interesse nelle altrui faccende private. E spesso avviene sotto forma di critica, giudizio prematuro perché non si conoscono tutti i fatti.

      I discorsi nocivi fatti alle spalle di qualcuno possono produrre cattivi risultati. Il pettegolo può parlare con un intimo amico della persona di cui si parla, e può accadere una di due cose. O l’amicizia si raffredda, o colui al quale il pettegolo ha parlato andrà a riferire alla persona di cui ha parlato. Ciò può suscitare uno spirito di vendetta e malevolenza nella congregazione. Come dichiara il proverbio: “Chi continua a parlare di una questione separa quelli che son familiari l’uno con l’altro”. (Prov. 17:9) Certo nessun cristiano vorrà far questo!

      LA CALUNNIA È MICIDIALE

      Mentre il pettegolezzo, in certe circostanze, può divenire micidiale, ogni calunnia è micidiale. La calunnia è definita “dichiarazione di false accuse o errate rappresentazioni che diffamano e danneggiano l’altrui reputazione”. Non semplice pettegolezzo, la calunnia è discorso intenzionalmente dannoso. Con essa si cerca appositamente di mettere qualcuno sotto cattiva luce. Com’è del tutto contraria allo spirito dell’amore e della pace! Tale discorso fatto per danneggiare un’altra persona separa amici, causa divisioni, promuove sette e rovina l’utilità di una congregazione di cristiani. Nessuna meraviglia che l’apostolo Paolo classifichi insieme tutti questi che causano difficoltà, dichiarando: “Dio li ha abbandonati a un disapprovato stato mentale, perché facciano le cose sconvenienti, essendo essi pieni d’ogni ingiustizia, malvagità, concupiscenza, malizia, essendo pieni d’invidia, assassinio, contesa, inganno, malignità, essendo sussurratori, maldicenti, odiatori di Dio, insolenti, superbi, millantatori, inventori di cose dannose”. (Rom. 1:28-30) Riguardo alla lingua che parla ingiuriosamente d’altri il discepolo Giacomo disse che è “piena di mortifero veleno”. — Giac. 3:8.

      Il micidiale effetto della calunnia era riconosciuto nella legge che Dio diede a Israele, che avvertiva contro di essa. “Non devi andare in giro fra il tuo popolo allo scopo di calunniare. Non ti devi levare contro il sangue del tuo prossimo”. (Lev. 19:16) Il calunniatore fomenta odii, e “chiunque odia il suo fratello è omicida”. — 1 Giov. 3:15.

      Il discorso nocivo e calunnioso è come una lama a doppio taglio. Taglia da ambo le parti. È abbastanza facile capire l’effetto disastroso che ha nella vita di colui che ne è oggetto, suscitando ira, risentimento, amarezza, perfino disperazione. Ma che dire del calunniatore stesso? Non si inganni, poiché la sapienza dal cielo avverte: “Le labbra dello stupido lo inghiottono. L’inizio delle parole della sua bocca è follia, e la fine di poi della sua bocca è calamitosa pazzia. E lo stolto pronuncia molte parole”. (Eccl. 10:12-14) La sua stolta condotta alimenta cattive inclinazioni come invidia, superbia e malizia e lo condurrà alla calamità.

      I maturi cristiani evitano il calunniatore come eviterebbero la peste. In armonia con ciò che raccomanda l’apostolo Paolo ai conservi nell’adorazione: “[Tenete] d’occhio quelli che causano divisione e occasioni d’inciampo . . . ed evitateli”. (Rom. 16:17) I servitori di Geova devono dimorare insieme in pace e amore se vogliono avere le benedizioni del loro Dio.

      La parola greca “calunniatore” è di·aʹbo·los, che significa pure “accusatore”. Ed è divenuto uno dei titoli dell’arcinemico di Dio, il Diavolo. Coloro che calunniano altri com’egli calunnia Dio si costituiscono in realtà diavoli o figli del Diavolo.

      MANCANZA DI RISPETTO PER L’AUTORITÀ

      Il dannoso pettegolezzo intorno a uomini responsabili della congregazione cristiana è altrettanto grave, poiché influisce immediatamente sulla lealtà di tutti gli interessati. Può divenire calunnia e invocare il male su coloro che hanno il dovere di pascere il gregge di Dio. Questo genere di discorsi è talvolta definito “oltraggio”. Tale mancanza di debito rispetto è considerata seriamente da Geova stesso. “Non devi invocare il male su Dio né maledire un capo fra il tuo popolo”, comandò Dio agli Israeliti. (Eso. 22:28) Un caso pertinente fu quello di Cora e i suoi compagni, la cui mancanza di rispetto per Mosè e Aaronne causò la rapida esecuzione del giudizio di Geova su di loro. — Num. 16:1-3, 12-14, 31-35.

      Lo scrittore biblico cristiano Giuda richiama l’attenzione su quei ribelli e addita la loro fine come ammonimento per tutti i calunniatori e gli oltraggiatori. (Giuda 10, 11, 14-16) Gli apostoli Pietro e Paolo ebbero entrambi occasione di condannare questa malvagia attitudine. (2 Piet. 2:10; Rom. 3:8) L’apostolo Giovanni, inoltre, menziona specificamente Diotrefe come uno che non ebbe rispetto verso coloro che erano stati nominati da Geova, gli apostoli, poiché ‘chiacchierava di noi con parole malvage’. (3 Giov. 9, 10) Oggi trascurerà Dio una simile mancanza di rispetto verso coloro che sceglie di onorare con speciali responsabilità?

      Giuda, servitore di Dio, ci rammenta l’eccellente esempio dato da Michele l’arcangelo. Quando ebbe “una controversia col Diavolo e disputava intorno al corpo di Mosè, non osò portare un giudizio contro di lui in termini ingiuriosi, ma disse: ‘Ti rimproveri Geova’”. (Giuda 9) Quel glorioso arcangelo non si abbassò a usare un linguaggio ingiurioso neppure contro il Diavolo, ma, avendo rispetto per l’autorità, disse: “Ti rimproveri Geova”.

      EVITATE I PERICOLI DEL DANNOSO PETTEGOLEZZO

      Essere contrassegnato nella congregazione di adoratori di Dio come uno che dice cose nocive, un sussurratore, un maldicente, un calunniatore od oltraggiatore può recare cattivi risultati al colpevole. I veri cristiani eviteranno tale persona. La salute spirituale della congregazione può essere in pericolo. Alcuni hanno dovuto essere espulsi dalla piacevole associazione e gettati nelle tenebre di fuori perché facevano lavorare troppo la lingua, danneggiando altri. Certo nessuno vorrebbe mai trovarsi in situazioni simili! Ma come si può evitare tale pericolo?

      La prima cosa necessaria è lo spirito di Dio per guidare la nostra mente e il nostro cuore. Si ottiene studiando gli eccellenti princìpi della Bibbia e pregando Dio che ci aiuti a mettere in pratica nella nostra vita quei princìpi. Inoltre, è necessario sradicare qualsiasi cattivo pensiero che si può covare contro qualche fratello o sorella spirituale, sia esso dovuto a disprezzo, invidia, animosità, rivalità o a uno spirito simile. Ricordando che ciascun servitore di Dio deve rendere conto solo a Lui, è più probabile che ci asteniamo dall’intaccare la loro reputazione, poiché in tal caso ci alleeremmo col Diavolo e coi suoi demoni che si dilettano nel calunniare tutti gli schiavi di Dio, mettendoli in cattiva luce. — Riv. 12:10.

      Notate l’eccellente consiglio offerto dall’apostolo Paolo su come possiamo controllare i nostri pensieri e così evitare i pericoli derivanti dai discorsi dannosi e dalla calunnia: “Tutte le cose vere, tutte le cose di seria considerazione, tutte le cose giuste, tutte le cose caste, tutte le cose amabili, tutte le cose delle quali si parla bene, se vi è qualche virtù e qualche cosa degna di lode, continuate a considerare queste cose”. (Filip. 4:8) In tal modo non ci sarà posto per i pensieri nocivi, per i pensieri che si rivelano nel parlare, con conseguenze di lunga portata e disastrose. — Giac. 3:5-10.

      Coloro che amano Dio e vogliono vivere secondo il suo benevolo provvedimento avranno il sano timore d’essere trovati colpevoli di parlare in modo nocivo per abitudine. Cristo Gesù avvertì: “Di ogni parola non profittevole gli uomini renderanno conto nel Giorno del Giudizio; poiché dalle tue parole sarai dichiarato giusto e dalle tue parole sarai condannato”. (Matt. 12:36, 37) La via di chi fa pettegolezzi nocivi è senza uscita. Può condurre alla morte.

  • Domande dai lettori
    La Torre di Guardia 1970 | 1° ottobre
    • Domande dai lettori

      ● Geova permise la poligamia fra i Giudei, ma non fra i cristiani. È cambiata la moralità di Dio? — J. P., U.S.A.

      No, la moralità di Dio non è cambiata. È sempre stata perfetta e lo è ancora. Mosè, conoscendo le disposizioni matrimoniali che Dio allora permetteva, fu spinto a dire di Geova: “Egli è giusto e retto”. (Deut. 32:4) Sebbene Dio permettesse temporaneamente una relazione matrimoniale che ora non permette, la sua giustizia è evidente oggi come lo fu ai giorni di Mosè.

      Di frequente quando odono o leggono che la poligamia era tollerata nell’antico Israele o fra i patriarchi ebrei alcuni pensano che Dio passasse sopra alle dissolute pratiche sessuali. Immaginano che Geova condonasse o incoraggiasse la promiscuità. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità! Infatti, uno dei Dieci Comandamenti proibiva a un uomo d’avere relazioni sessuali con la moglie di un altro. E dietro pena di morte Dio proibiva l’incesto, la bestialità e la sodomia. — Eso. 20:14; Lev. 18:6-23.

      Dobbiamo tenere presente che Dio non istituì la poligamia. Il primo menzionato nella Bibbia ad avere due mogli fu Lamec, il vanaglorioso discendente di Caino. (Gen. 4:19-24) Nessun praticante della poligamia sopravvisse al Diluvio, poiché Noè e i suoi figli avevano una sola moglie ciascuno. In seguito, quando Dio trattò coi patriarchi postdiluviani non aveva ancora dato estese leggi circa il comportamento umano, compreso il matrimonio. In alcuni casi un uomo prese una moglie secondaria per produrre una progenie poiché sua moglie era sterile, come fece Abraamo dietro l’insistenza di sua moglie Sara. (Gen. 16:1, 2) Tuttavia, è degno di nota che in molti casi della Bibbia in cui era implicata la poligamia, c’era infelicità o difficoltà, come con Sara e Agar, Anna e Peninna, nonché le mogli di Salomone. — Gen. 21:9; 1 Sam. 1:1-6; 1 Re 11:1-6.

      Quindi, sullo sfondo della società patriarcale, quando Geova accettò gli Israeliti come suo popolo nazionale la poligamia esisteva già in una certa misura, sebbene pare fosse molto più comune la monogamia in tutta la storia d’Israele. Riconoscendo i matrimoni poligami che già esistevano, Dio diede leggi molto rigide per regolare e controllare la situazione. In modo del tutto contrario all’accusa che Dio non avesse rispetto per le donne e per il matrimonio, egli mise in vigore una legislazione assai morale per proteggere i diritti e i privilegi della moglie originale nonché di qualsiasi moglie secondaria e dei suoi figli. (Deut. 21:15-17) Di conseguenza, anche se Geova non proibì la poligamia, esortò decisamente ad avere amore e rispetto nel matrimonio e proibì l’immoralità sessuale. La sua norma morale è giusta, perfetta.

      Gesù precisò un punto significativo circa il matrimonio in Matteo 19:8, 9. Circa il fatto che era permesso il divorzio sotto la legge che Dio aveva data per mezzo di Mosè, Cristo disse: “Per la durezza dei vostri cuori, Mosè vi concesse di divorziare dalle vostre mogli, ma non è stato così dal principio. Io vi dico che chiunque divorzia da sua moglie, se non a causa di fornicazione, e ne sposa un’altra commette adulterio”. Evidentemente, come per il divorzio, Dio concesse di tollerare la poligamia, imponendovi tuttavia strette regole.

      Si potrebbe paragonare ciò al fatto che Dio permette le “autorità superiori”, i governi mondani. Geova non li istituì nel principio. Ma in effetti esistono e non è ancora arrivato il tempo fissato da Dio per rimuoverli. Egli dà dunque istruzioni ai suoi servitori su come comportarsi in relazione a questa disposizione che permette per un certo tempo. — Rom. 13:1-7.

      Qual è l’atteggiamento del cristiano circa la poligamia? È permessa, o il periodo in cui Dio la tollerava è finito?

      Prima di fare i summenzionati commenti, basandosi su Genesi 2:24 Gesù aveva detto:

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