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PestilenzaAusiliario per capire la Bibbia
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della carestia e della pestilenza”; questo raggiunse il culmine con l’invasione babilonese. (Ger. 32:16, 24) Il fatto che la pestilenza sia spesso posta in relazione con la spada e la carestia (Ger. 21:9; 27:13; Ezec. 7:15) è in armonia con fatti risaputi. La pestilenza di solito accompagna, o segue, la guerra e la conseguente penuria di viveri. Quando un esercito nemico invade un paese, l’attività agricola ne risente, il raccolto spesso viene confiscato o bruciato. Le città assediate sono tagliate fuori dalle risorse esterne, e la carestia colpisce la popolazione costretta a vivere in condizioni malsane e di sovraffollamento. In situazioni del genere, la resistenza alle malattie diminuisce e si apre la via all’attacco mortale della pestilenza.
AL “TERMINE DEL SISTEMA DI COSE”
Nel predire la distruzione di Gerusalemme e il “termine del sistema di cose”, Gesù indicò che la pestilenza sarebbe stata un aspetto notevole della generazione entro la cui vita si sarebbe verificata la “grande tribolazione”. (Matt. 24:3, 21; Luca 21:10, 11, 31, 32) Scritta dopo la distruzione di Gerusalemme (che era stata accompagnata da grave carestia e malattie), Rivelazione 6:1-8 presagiva per un tempo futuro spada, carestia e “piaga mortale”. Queste cose avrebbero seguito la comparsa dell’incoronato cavaliere dal cavallo bianco, che procede verso la vittoria, figura che corrisponde esattamente a quella di Rivelazione 19:11-16, che chiaramente si applica al regnante Cristo Gesù.
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Pettegolezzo, calunniaAusiliario per capire la Bibbia
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Pettegolezzo, calunnia
Pettegolezzo è il parlare ozioso di cose personali; voce infondata. Calunnia è una falsa accusa, orale o scritta, fatta generalmente con l’intento di diffamare.
PETTEGOLEZZO
Non sempre il pettegolezzo è negativo o dannoso, anche se può esserlo. A volte può trattarsi di lodare una o più persone; o semplicemente di riferire qualche cosa d’insignificante o ineccepibile sul conto di altri, per semplice interessamento umano. Ma è facile che la conversazione scivoli in qualche cosa di dannoso o provocatorio, dato che il pettegolezzo è un parlare ozioso. Le Scritture sconsigliano i discorsi inutili, e mettono in risalto che la lingua è difficile da domare e che “è costituita fra le nostre membra un mondo d’ingiustizia, poiché macchia tutto il corpo e infiamma la ruota della vita naturale”. Come sia micidiale è ulteriormente messo in risalto da ciò che lo scrittore biblico aggiunge: “Ed è infiammata dalla Geenna”. (Giac. 3:6) Il pericolo del parlare ozioso, fuori posto è più volte evidenziato, ed è messo in relazione con la stupidaggine o stoltezza (Prov. 15:2); tale modo di parlare costituisce un laccio e può essere rovinoso. (Prov. 13:3; 18:7) “Nell’abbondanza delle parole non manca la trasgressione”, dice il proverbio, che consiglia di agire con discrezione tenendo a bada le proprie labbra. (Prov. 10:19) “Chi custodisce la sua bocca e la sua lingua custodisce la sua anima dalle angustie”: questa è un’esortazione a non parlare in modo ozioso, inutile o sconsiderato. — Prov. 21:23.
L’apostolo Paolo diede al sorvegliante Timoteo vigorosi consigli circa la condotta di giovani vedove che non avevano una famiglia a cui accudire e che non erano attive nel ministero. Egli disse: “[Esse] imparano anche ad essere non occupate, andando in giro per le case; sì, non solo non occupate, ma anche pettegole e intromettenti negli affari degli altri, parlando di cose di cui non dovrebbero”. (I Tim. 5:13) Questa è una condotta disordinata. Lo stesso apostolo parla anche di alcuni della congregazione di Tessalonica che “camminano disordinatamente fra voi, non lavorando affatto ma intromettendosi in ciò che non li riguarda”. (II Tess. 3:11) Pietro mette chi ficca il naso negli affari altrui in pessima compagnia accanto a un assassino, un ladro e un malfattore. — I Piet. 4:15.
Viceversa non è pettegolezzo né calunnia e non è sbagliato riferire circostanze che influiscono sulla congregazione a coloro che hanno l’autorità e la responsabilità di sorvegliare e correggere la cosa. Questo è dimostrato da quanto dicono le Scritture a proposito della congregazione cristiana dell’antica Corinto. I dissensi e il fatto che si onoravano eccessivamente uomini suscitavano idee settarie, nuocendo all’unità della congregazione. Alcuni della famiglia di una certa Cloe, che si rendevano conto di queste cose e si preoccupavano del benessere spirituale della congregazione, rivelarono il fatto all’apostolo Paolo, assente, il quale intervenne prontamente scrivendo da Efeso per correggere la congregazione. — I Cor. 1:11.
CALUNNIA
Mentre il pettegolezzo in alcuni casi può essere più o meno innocuo (anche se può degenerare e diventare calunnia), la calunnia è sempre nociva e provoca sempre danno e contesa. Può avere o non avere un motivo maligno. In ogni caso il calunniatore si mette in una cattiva posizione davanti a Dio, poiché fra le cose che Dio odia è menzionato “chiunque suscita contese tra fratelli”. (Prov. 6:16-19) Il termine greco per “calunniatore” è diabolos, “accusatore”. Ricorre nella Bibbia anche come titolo di Satana “il Diavolo”, il grande calunniatore di Dio. (Giov. 8:44; Riv. 12:9, 10; Gen. 3:2-5) Questo indica la fonte di simili accuse diffamatorie.
La calunnia costituisce un inciampo per altri, specie per il calunniato. La Legge data da Dio a Israele comandava: “Non devi andare in giro fra il tuo popolo allo scopo di calunniare. Non ti devi levare contro il sangue del tuo prossimo”. (Lev. 19:16) Qui viene spiegato il mortifero effetto della calunnia, che è paragonata a spargere sangue o a togliere la vita, quindi a omicidio. Il calunniatore stupidamente fomenta odio, e “chiunque odia il suo fratello è omicida”. (I Giov. 3:15; Prov. 10:18) Molte volte falsi testimoni sono stati impiegati per causare la morte di innocenti. — I Re 21:8-13; Matt. 26:59, 60.
A volte ci sono questioni riservate, ma il calunniatore si diverte a rivelarle ad altri che non hanno alcun diritto di saperle. (Prov. 11:13) Il calunniatore prova piacere nel rivelare cose che fanno scalpore, “notizie piccanti”, come si suol dire, e anche chi gli presta ascolto è in errore e nuoce a se stesso. (Prov. 20:19; 26:22) Uno potrebbe allontanarsi dagli amici a motivo di qualche osservazione diffamatoria sul suo conto da parte di un calunniatore, cosa che provocherebbe inimicizie e divisioni. — Prov. 16:28.
Le Scritture predicono che la notevole presenza di calunniatori sarebbe stata una delle caratteristiche degli “ultimi giorni”. (II Tim. 3:1-3) Costoro, uomini o donne, se si trovano fra il popolo di Dio, devono essere ripresi e corretti dai responsabili della congregazione cristiana. (I Tim. 3:11; Tito 2:1-5; III Giov. 9, 10) Provocando contese (Prov. 16:28), la calunnia produce “opere della carne” (come odio, contese, divisioni) che impediranno al calunniatore e ad altri che egli induce a malfare di ereditare il regno di Dio. (Gal. 5:19-21) Per quanto il calunniatore possa essere astuto e falso, la sua cattiveria sarà scoperta nella congregazione. (Prov. 26:20-26) Gesù smascherò il calunniatore Giuda (Giov. 6:70) di fronte agli apostoli e quindi lo allontanò dalla sua compagnia, consegnandolo a Satana a sua distruzione. — Matt. 26:20-25; Giov. 13:21-27; 17:12.
Una forma di calunnia è l’oltraggio; l’oltraggiatore merita di essere espulso dalla congregazione cristiana, essendo condannato dalle Scritture perché immeritevole di vivere. (I Cor. 5:11; 6:9, 10) Calunnia e oltraggio spesso accompagnano la ribellione contro Dio o contro coloro che egli ha debitamente costituiti e nominati per dirigere la congregazione del suo popolo. Un caso del genere è quello di Cora e dei suoi compagni, che parlarono in termini oltraggiosi contro Mosè e Aaronne, ribellandosi contro la disposizione di Dio. (Num. 16:1-3, 12-14) Giuda richiama l’attenzione su quei ribelli e sulla loro fine come esempio ammonitore per i cristiani, onde si guardino dal parlare ingiuriosamente, dal mormorare, dal lamentarsi e dal dire “cose gonfie”. — Giuda 10, 11, 14-16.
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Petto, mammelle, senoAusiliario per capire la Bibbia
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Petto, mammelle, seno
Questi termini sono usati figurativamente nelle Scritture per indicare vicinanza, intimità e favore (Cant. 1:13; Giov. 13:25; 21:20); maturità (Cant. 8:8, 10; Ezec. 16:7); bellezza, simbolo di bellezza spirituale (Cant. 4:5; 7:3, 7, 8); rapporti sessuali (“fra le sue mammelle” [Osea 2:2]; “premute le loro mammelle”, “premer dei tuoi seni” [Ezec. 23:3, 21]; fecondità (Gen. 49:25; Osea 9:14); esultanza e prosperità. (Isa. 60:16; 66:11) ‘Battersi il petto’ o ‘strapparsi le mammelle’ indicava estrema umiliazione, afflizione e dolore. — Isa. 32:12; Ezec. 23:34; Luca 18:13; 23:48.
Sentendo parlare Gesù, una donna esclamò: “Felice il seno che ti ha portato e le mammelle che hai succhiate!” Poiché era desiderio di ogni donna avere un figlio meritevole, e le donne ebree aspiravano al privilegio di essere la madre di un profeta e specialmente del Messia, si capisce perché quella donna ebrea fece tale osservazione. Ma la risposta di Gesù — “No, piuttosto: Felici quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!” — indicava che ciò che contava non era essere parente di Gesù in senso carnale; la cosa importante era la spiritualità. Questo principio esclude qualsiasi venerazione di Maria quale madre del nostro Signore. — Luca 11:27, 28.
SENO
Questo termine è usato in modo simile all’altro, petto, anche se si riferisce più al lembo superiore dell’abito che al petto stesso. Si stringe al seno una persona diletta o teneramente amata, come fece Naomi con Obed, il bambino di Rut, riconoscendo in lui l’erede legale di Elimelec, defunto marito di Naomi. (Rut 4:16) L’usanza di stare a tavola sdraiati uno davanti all’altro denotava intimità, e generalmente una posizione di favore (Giov. 13:23). Gesù ricorse a questa ben nota usanza nella parabola del povero mendicante di nome Lazzaro, che alla morte fu portato nella “posizione del seno d’Abraamo”, per indicare che aveva il favore di Dio. (Luca 16:22, 23) L’apostolo Giovanni descrisse Gesù “nella posizione del seno presso il Padre”, per l’intimità che aveva con Geova e perché poteva far conoscere Dio in modo più pieno e completo di chiunque altro. — Giov. 1:18.
Gli ebrei adottarono l’usanza di mangiare sdraiati su un divano dai romani, che l’avevano presa a loro volta dai cartaginesi dopo le guerre puniche. Gli ospiti stavano reclinati sul fianco, col gomito sinistro appoggiato a un cuscino e il braccio destro libero. Di solito su ciascun divano trovavano posto tre persone, ma potevano starcene anche cinque. Ogni commensale aveva la testa vicino a chi stava dietro di lui o, per così dire, sul petto o seno di quello. Il posto di maggior onore era quello di colui che non aveva nessuno dietro, e chi gli stava davanti aveva il secondo posto. A motivo della vicinanza dei commensali, c’era l’usanza di mettere gli amici l’uno accanto all’altro, cosa che rendeva assai facile fare, se lo desideravano, una conversazione riservata. Essere in tale “posizione del seno” di qualcuno durante un banchetto significava senz’altro avere un posto di speciale favore presso di lui. Perciò l’apostolo Giovanni, che Gesù amava teneramente, ‘giaceva davanti al seno di Gesù’, e in tale posizione, “appoggiandosi all’indietro sul petto di Gesù”, poté fargli in privato una domanda durante la celebrazione dell’ultima Pasqua. — Giov. 13:23, 25; 21:20.
Gli indumenti indossati dagli israeliti in tempi biblici erano piuttosto ampi sul petto, tanto che fra le pieghe si potevano nascondere le mani, riporre denaro o altre cose e anche portare un bambino o un agnellino. — Eso. 4:6, 7; Num. 11:12; II Sam. 12:3.
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PettoraleAusiliario per capire la Bibbia
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Pettorale
Sacra tasca ricamata portata sul cuore dal sommo sacerdote d’Israele ogni volta che entrava nel Santo. Il pettorale doveva servire come “memoriale”, ed era chiamato “pettorale del giudizio” evidentemente perché conteneva gli Urim e i Tummim mediante i quali erano rivelati i giudizi di Geova. — Eso. 28:15, 29, 30.
Come l’efod, il pettorale era fatto dei materiali più fini: oro, filo turchino, lana tinta di porpora rossiccia, fibre di colore scarlatto e fine lino ritorto. (Eso. 28:15) Lo stesso tessuto fu usato per fare i dieci teli con cherubini ricamati della cortina che separava il Santo dal Santissimo, e il drappo per l’ingresso della tenda; i materiali necessari erano stati offerti volontariamente dagli israeliti e il lavoro fatto direttamente da Bezalel e Ooliab o sotto la loro direttiva. — Eso. 26:1, 31, 36; 31:2-6; 35:21-29.
Il tessuto del pettorale era evidentemente lungo un cubito e largo una spanna in modo da essere quadrato quando era ripiegato, formando una tasca in cui erano messi gli Urim e i Tummim. La parte davanti del pettorale era adorna di dodici pietre preziose incastonate in oro e disposte in quattro file di tre pietre ciascuna. Su ciascuna pietra era inciso il nome di una delle tribù d’Israele. (Eso. 28:15-21, 28; 39:8-14; Lev. 8:8) Le pietre preziose di ciascuna fila forse erano disposte seguendo la descrizione, da destra a sinistra (come si legge l’ebraico). Non si può affermare con certezza quale pietra preziosa corrispondesse a ciascuna tribù.
Il pettorale era fissato all’efod nel modo seguente: due catenine d’oro puro erano attaccate a due anelli d’oro agli angoli superiori del pettorale. Queste catenine erano a loro volta fissate ai due castoni d’oro sulle spalline dell’efod. Altri due anelli d’oro erano attaccati alle estremità opposte in fondo al pettorale, dalla parte rivolta verso l’efod. Questi anelli erano legati con nastro turchino ai due anelli d’oro sul davanti dell’efod proprio sopra la cintura. — Eso. 28:22-28; 39:15-21.
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PiagaAusiliario per capire la Bibbia
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Piaga
Nelle lingue originali i vocaboli resi “piaga” o “flagello” spesso si riferiscono a colpi inferti da Geova Dio come punizione per mormorio ribelle (Num. 16:41-50), rifiuto di rispettare la sua volontà (Zacc. 14:12, 15, 18), uso profano di cose sacre (I Sam. 5:1-6:4), affronto
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