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Quando esplode la colleraLa Torre di Guardia 1981 | 1° maggio
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Quando esplode la collera
A NEW YORK “un uomo, esasperato dalla musica ad alto volume in casa dei vicini, ha sparato a quattro persone e poi si è ucciso”. Dall’altra parte del mondo, a Osaka, in Giappone, “un automobilista è stato ucciso con un colpo di pistola per aver suonato il clacson quando una macchina davanti a lui ha frenato all’improvviso”.
È probabile che non siate mai giunti a tal punto nel perdere le staffe. E ovviamente volete evitare tragedie del genere. Ma potete dire di riuscire sempre a controllare il vostro spirito? Dovreste fare uno sforzo in tal senso? Si può fare qualcosa per riuscirci?
NON BASTA PADRONEGGIARSI
La Bibbia incoraggia chiaramente a controllare il proprio spirito, poiché dice: “Chi è lento all’ira è migliore di un uomo potente, e chi controlla il suo spirito di uno che cattura una città”. (Prov. 16:32) La Bibbia condanna inoltre la perdita dell’autocontrollo, dicendo: “Come una città diroccata, senza mura, è l’uomo che non tiene a freno il suo spirito”. (Prov. 25:28) Ma cosa significa controllare il proprio spirito?
Controllare il proprio spirito ha evidentemente un significato più profondo del semplice atto di padroneggiarsi. La Bibbia usa spesso la parola “spirito” per indicare le nostre caratteristiche dominanti, i nostri motivi e la nostra indole. Lo si nota da espressioni bibliche come “mitezza di spirito”, “spirito quieto e mite”, “fedele di spirito” e “spirito superbo”. — I Cor. 4:21; I Piet. 3:4; Prov. 11:13; 16:18.
Per esempio, se qualcuno nutre odio nel suo cuore ma, per mancanza di opportunità, si astiene dal commettere un omicidio, sta realmente controllando il suo spirito? L’odio è forse innocuo finché non viene esternato? Gesù risponde di no! Pur condannando l’omicidio, le sue parole includono anche una condanna dello spirito carico d’odio che può portare a commetterlo. — Vedi Matteo 5:21, 22.
A volte riusciamo a trattenere la lingua e a soffocare la collera allontanandoci senza aprir bocca da una situazione spiacevole. Ma se dopo diversi giorni o addirittura settimane ancora rimuginiamo quel fatto e ci sentiamo agitati, non indica questo che in realtà non abbiamo controllato il nostro spirito? Chi dice: “Posso perdonare ma mai dimenticare” sta davvero controllando il suo spirito? E che dire di colui che, pur non adirandosi, si mostra scontroso e imbronciato, rifiutando di parlare con quelli che secondo lui lo hanno offeso?
Non possiamo sottovalutare i sentimenti di frustrazione o invidia che sorgono nel nostro cuore, o considerarli semplicemente come una cosa “normale”. Questi sentimenti sono il nostro vero “spirito” o personalità dominante. Sono queste intime emozioni che dobbiamo controllare se desideriamo piacere a Dio.
Per indicare i dannosi effetti derivanti dal mancato controllo delle intime emozioni, Gesù Cristo disse: “Dal cuore vengono malvagi ragionamenti, assassinii, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, bestemmie”. Quindi proseguì dicendo: “Queste sono le cose che contaminano l’uomo”. (Matt. 15:19, 20) Sì, controllare il nostro spirito significa controllare il nostro “cuore”, cioè le nostre effettive inclinazioni e i nostri motivi.
Non basta quindi astenersi dal reagire a una provocazione. Per piacere a Dio dobbiamo effettivamente controllare il nostro spirito. Ma come?
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Come controllare il proprio spiritoLa Torre di Guardia 1981 | 1° maggio
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Come controllare il proprio spirito
TUTTI noi abbiamo ereditato una costituzione genetica dai nostri genitori imperfetti, e questo determina in parte lo spirito che abbiamo. Anche l’ambiente e la nostra estrazione sociale influiscono notevolmente sulla nostra personalità. Dovremmo quindi alzare le spalle e dire: “Non posso farci niente se sono così”? Questo non è senz’altro il punto di vista della Bibbia, che ci incoraggia invece a ‘rinnovare la nostra mente’ e a “rivestire la nuova personalità”. Ciò significa lottare con la “vecchia personalità” e liberarsi delle sue inclinazioni errate. — Efes. 4:20-24; Rom. 12:2.
A volte verremo meno, perché nessun uomo può controllare perfettamente il suo spirito. Tuttavia, meditando sulla Parola di Dio e pregando che il suo spirito ci guidi, possiamo fare molto per neutralizzare qualsiasi “spirito” errato potremmo avere, riuscendo in tal modo a controllarlo. (Luca 11:13; Gal. 5:22, 23, 25) Cosa può aiutarci a far questo?
AIUTI PER RIUSCIRE A CONTROLLARLO
A prescindere dalle cause del nostro eventuale spirito agitato, ci sono varie cose su cui possiamo riflettere che ci aiuteranno a mantenere la calma quando siamo sotto stress. Consideriamo tre suggerimenti che alcuni hanno trovato utili.
Esaminare se stessi. È davvero utile cercare di analizzare i propri sentimenti. Per risolvere il problema possiamo far intervenire la ragione, chiedendoci perché siamo turbati. Spesso nel far questo ci rendiamo conto che le nostre “ragioni” sono piuttosto insignificanti. Oppure possiamo scoprire in noi un motivo di cui non ci eravamo accorti.
Il vantaggio del fare un autoesame è che ci concentriamo sulla parte da noi avuta nel problema, qualcosa su cui possiamo intervenire, anziché sentirci frustrati concentrandoci esclusivamente sull’errore dell’altra persona, qualcosa in merito a cui possiamo fare ben poco. Ecco alcune domande che potremmo farci: Rimango turbato per le abitudini o le mancanze altrui? In tal caso, è forse perché le loro abitudini sono scritturalmente sbagliate? O è perché l’ambiente da cui vengo e l’educazione che ho ricevuta sono diversi dai loro? (In quest’ultimo caso il problema potrebbe dipendere più da noi che dall’altro). Mi irrito facilmente quando qualcuno fa un commento poco lusinghiero su di me, la mia razza, la mia famiglia? Oppure mi offendo quando mi vien dato un consiglio? In tal caso, dipende forse dal fatto che ho un’opinione un po’ troppo elevata di me stesso e sono molto suscettibile? È qualche persona in particolare a irritarmi? Rimango turbato (se sono un sorvegliante o un genitore) quando i miei consigli non vengono seguiti?
Facendo un autoesame, possiamo imparare a riconoscere il nostro particolare punto debole. Siamo quindi meglio in grado di ‘trattare con durezza il nostro corpo’ e lottare strenuamente per controllarlo. — I Cor. 9:27.
Esaminare obiettivamente l’altra persona. Quando qualcuno ci offende, siamo portati a vedere solo le sue debolezze. Ci sarà quindi d’aiuto cercare di vederlo come lo vede Dio. È una persona dedicata a Dio e che Egli ama? In generale, manifesta un buono “spirito”, venendo forse meno solo in uno o due aspetti? In tal caso, non sarebbe bene concentrarci sulle sue qualità “giuste”, “caste” e “amabili”, riflettendo su queste cose? — Filip. 4:8.
In effetti, sarebbe leale o giusto giudicare una persona sulla base di uno o due tratti “irritanti”, come se deliberatamente rifiutassimo di riconoscere in lei alcunché di buono? Perché voler giudicare gli altri, sapendo che molto probabilmente i nostri giudizi saranno condizionati dai nostri sentimenti del momento? Giacomo chiese con molta franchezza: “Ma tu chi sei da giudicare il tuo prossimo?” — Giac. 4:12.
Cercare di comprendere il punto di vista dell’altra persona. Questo non è facile, specialmente se il suo punto di vista sembra essere diametralmente opposto al nostro. Eppure il nostro stesso sforzo di cercare di vedere le cose dal suo punto di vista servirà spesso a controbilanciare i nostri sentimenti e a calmarci. Almeno riusciremo a capire in certa misura perché ha potuto sentirsi o agire in quel modo. Così facendo applichiamo il saggio consiglio dell’apostolo Paolo ai filippesi, di ‘considerare che gli altri siano superiori a noi, guardando non solo all’interesse personale delle cose nostre, ma anche all’interesse personale di quelle degli altri’. — Filip. 2:3, 4.
Questo ci aiuta ad evitare la trappola di esprimere giudizi affrettati senza aver realmente considerato i due lati della questione. (Prov. 18:13) A prima vista potremmo pensare di aver ragione al cento per cento, e che il nostro fratello sia assolutamente in torto. Ma di solito, se si esaminano le cose con maggiore attenzione, si riscontra che di rado esse sono così semplici. Proverbi 18:17 osserva saggiamente: “Il primo a parlare in una lite sembra aver ragione, ma viene il suo avversario e lo confuta”. — La Bibbia di Gerusalemme.
CONTINUIAMO A SFORZARCI
Seguendo questi suggerimenti, stiamo effettivamente operando per risolvere il problema. Non diamoci per vinti, dicendo: “Non posso farci nulla”. Il fatto stesso di adoperarci per risolvere il problema ridurrà le probabilità di perdere l’autocontrollo. Ci aiuta anche a renderci conto del bisogno di modificare il nostro modo di pensare, specialmente se siamo di continuo irritati per le mancanze altrui.
Nel lottare contro i nostri sentimenti è necessario chiedere sempre aiuto al nostro Dio, Geova. Una giovane del New Jersey (U.S.A.) aveva un serio problema da risolvere: andava sempre in collera e si offendeva con molta facilità. Pur facendo la sua parte nel lottare strenuamente contro queste tendenze, la giovane afferma: “Ho pregato ferventemente Geova di sradicare i miei dubbi. Gli ho chiesto di scrutare nel profondo del mio cuore, nell’intimo di me stessa, e di eliminare qualsiasi cattivo pensiero”. Geova deve avere esaudito la sua preghiera sincera, poiché la giovane aggiunge: “Sono mesi ormai che non dico più cose che non dovrei dire; ho un temperamento molto più mite”.
Ma che dire se, dopo aver messo in pratica questi suggerimenti e avere ottenuto alcuni risultati, ci ricapita di sentirci notevolmente agitati? Innanzi tutto non dovremmo assolutamente permettere che questo ci scoraggi al punto di farci rinunciare. Dobbiamo invece chiedere perdono a Geova e invocare il suo aiuto per continuare a lottare. In secondo luogo, quando ci sentiamo effettivamente turbati, è utile ricordare il consiglio di Salmo 4:4: “Agitatevi, ma non peccate. Abbiate il vostro dire nel vostro cuore sul vostro letto, e tacete”.
È IL MODO MIGLIORE?
Ma qualcuno chiederà: ‘Quando si è irritati non è meglio sfogarsi?’ Questo è ciò che pensano molti. Ma una moglie che un giorno andò su tutte le furie perché non riusciva a convincere il marito ad appendere il cappello, in seguito ammise: “Certo è difficile che perda veramente le staffe, ma quando mi capita mi sento male per due o tre giorni. A dir la verità, quel giorno, dopo colazione, mi sentii malissimo e, che ci crediate o no, sono ancora più le volte che mio marito lascia il cappello sul tavolo che quelle che lo mette a posto”. Questa donna e il marito trassero qualche beneficio da quello sfogo d’ira?
Altri hanno accusato i seguenti sintomi dopo aver perso le staffe: “Stomaco scombussolato”. “Tremo tutta e mi si offusca la vista”. “Vedo tutto rosso”. Sono effetti benefici?
Ma non è tutto. Oltre al danno fisico, c’è anche il danno causato ai rapporti con gli altri. Molte cose dette e fatte sotto la spinta dell’ira producono ferite profonde e irreparabili. C’è poi il senso di colpa causato dal sapere che la perdita della padronanza dispiace a Geova.
Non si può negare la veracità delle seguenti dichiarazioni bibliche: “Chi presto si adira commetterà stoltezza”. “Chi è lento all’ira è abbondante in discernimento”. — Prov. 14:17, 29.
Com’è evidente anche la veracità del proverbio che dice: “L’uomo infuriato suscita contesa, ma chi è lento all’ira acquieta la lite”! (Prov. 15:18) Non c’è dubbio che chi non controlla il suo spirito ‘aggiunge legna al fuoco’, complicando così il problema, mentre chi manifesta uno spirito mite può calmare le acque. “La risposta, quando è mite, allontana il furore, ma la parola che causa pena fa sorgere l’ira”. — Prov. 15:1.
Sì, controllare il nostro spirito può davvero aiutarci. Non solo in tal modo evitiamo spiacevoli conseguenze, ma impariamo anche ad andare d’accordo con gli altri. Impariamo pure ad aver fiducia nei nostri fratelli spirituali. Non è molto meglio far questo che rimuginare sempre le loro debolezze? Proviamo gioia notando le loro buone qualità e imitandole. Come risultato ci accorgeremo probabilmente che gli altri ci si avvicineranno di più, e noi ci sentiremo più vicini a loro. Ne risulterà certamente un’atmosfera più amorevole.
Quando un gruppo di persone si riuniscono per un qualsiasi scopo, manifestano in effetti un certo “spirito” o inclinazione dominante. (Filem. 25) Che esso sia edificante e incoraggiante o negativo e scoraggiante dipende largamente dai singoli componenti del gruppo. I testimoni di Geova, in decine di migliaia di congregazioni in tutto il mondo, manifestano in generale uno spirito sano che attrae altri.
Se sei un testimone di Geova, perché non prefiggerti di contribuire al sano spirito della congregazione di cui fai parte? Puoi farlo controllando il tuo proprio spirito ed essendo cordiale, amichevole ed edificante nei tuoi rapporti con altri. In questo modo contribuirai a diffondere un felice spirito familiare fra i tuoi fratelli e le tue sorelle spirituali. Prodigandoti generosamente in questo modo, raccoglierai abbondanti frutti ricevendo l’aiuto di cui hai bisogno per controllare il tuo spirito. Questo perché un buono spirito è contagioso, e la generosità suscita generosità. Come disse il saggio, “l’anima generosa sarà essa stessa resa grassa”. — Prov. 11:25.
[Immagine a pagina 5]
Rimango turbato per le abitudini o le mancanze altrui?
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Nessuno è esonerato dal mostrare pentimentoLa Torre di Guardia 1981 | 1° maggio
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Nessuno è esonerato dal mostrare pentimento
LA PROFEZIA di Gioele indica vigorosamente l’importanza di avere una buona reputazione davanti a Dio. Gli israeliti si erano macchiati di gravi peccati e avevano quindi bisogno di pentirsi se volevano evitare la calamità. Le manifestazioni esteriori di dolore non erano sufficienti. Ciò che Geova Dio desiderava era che riconoscessero con tutto il cuore di aver peccato. Il profeta Gioele dichiarò: “Strappatevi i cuori, e non le vesti; e tornate a Geova vostro Dio poiché egli è clemente e misericordioso, lento all’ira e abbondante in amorevole benignità, e per certo proverà rammarico a motivo della calamità”. — Gioe. 2:13.
Poiché erano tutti peccatori, l’età non esonerava nessuno dall’essere fra quelli radunati al tempio per umiliarsi dinanzi a Geova Dio. Anche i bambini più piccoli dovevano essere presenti e la gioia di un giorno di nozze non doveva interferire con la supplica da innalzare a Dio per ottenere il perdono. La profezia di Gioele diceva: “Raccogliete il popolo. Santificate la congregazione. Radunate i vecchi. Raccogliete i fanciulli e i lattanti. Esca lo sposo dalla sua stanza interna, e la sposa dalla sua camera nuziale”. (Gioe. 2:16) In armonia con lo spirito di queste parole, non si dovrebbe permettere a nessuna cosa di divenire più importante nella propria vita di una buona reputazione presso il Creatore.
Poiché anche i lattanti per nascita sono peccatori, i genitori hanno la seria responsabilità di mantenere una giusta reputazione davanti a Dio, affinché i loro piccoli siano considerati santi o puri. — Confronta I Corinti 7:14.
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