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Siete consapevoli della vostra necessità spirituale?La Torre di Guardia 1956 | 1° maggio
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come pecore, e siamo smarriti, ci rivolgeremo al Giusto Pastore, Gesù Cristo, perché ci guidi nella giusta via. Soltanto se ci rendiamo conto che “non è in poter dell’uomo . . . il dirigere i suoi passi” ricorreremo alla Parola di Dio. Soltanto se comprendiamo che siamo deboli, che il braccio carnale non può salvarci, ci rivolgeremo a Geova per aiuto. — Rom. 3:10; Ger. 10:23.
Quelli che sono consapevoli della loro necessità spirituale sono felici perché sono umili. “Iddio resiste ai superbi, ma dà immeritata benignità agli umili”. Poiché quelli che riconoscono la loro necessità spirituale sono contriti ed umili di spirito Geova dice che abita con loro. Veramente, felici sono quelli che sono consapevoli della loro necessità spirituale. Siete voi consapevoli della vostra necessità spirituale? In tal caso, continuate a leggere, perché lo scopo di questa rivista è quello di aiutare tutti quelli che hanno questa attitudine mentale. — Giac. 4:6, NM.
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Parte 1: Che cosa dicono le Scritture di una “vita dopo la morte”?La Torre di Guardia 1956 | 1° maggio
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Parte 1: Che cosa dicono le Scritture di una “vita dopo la morte”?
1. Quali domande suscitano i messaggi che un ufficiale britannico disse di aver ricevuti da uomini morti in guerra?
“NOI stiamo bene”. “Non vi addolorate per noi. Noi siamo i fortunati. Non siamo stati mai così felici come siamo ora”. Questi erano messaggi da potenze invisibili, ricevuti durante la seconda guerra mondiale. Eppure non erano messaggi tristi, ma apparentemente messaggi per cacciar via il cordoglio e recar conforto. Da chi provenivano tali strani messaggi? Da uomini morti al servizio della loro nazione durante quella guerra! Così asseriva nel 1943 il ricevitore dei messaggi, Lord Dowding, l’ex Grande Maresciallo dell’aeronautica della Gran Bretagna. Egli voleva diffondere coraggio fra quelli che avevano perduti amici e parenti in guerra e fra quelli che avrebbero potuto ancora morire prima della fine del conflitto mondiale. Egli disse: “Ho ricevuto il maggior numero di messaggi da uomini che sono trapassati in questa guerra. Voglio mettere in risalto il fatto che il tenore di questi messaggi è ‘Noi stiamo bene’ e ‘Non vi addolorate per noi. Noi siamo i fortunati. Non siamo stati mai così felici come siamo ora’”. Lord Dowding continuò dicendo: “C’è una grande organizzazione di uomini dell’aeronautica nell’aldilà e io ricevo da loro frequenti messaggi”. Egli riaffermava così la sua credenza nello spiritismo leggendo davanti ad un uditorio pubblico a Londra una lettera che egli credeva fosse dettata da un marinaio morto. Questo rapporto fu ricevuto a Londra il 1º settembre 1943, comunicato per telegrafo al Times di New York e pubblicato nelle sue colonne il giorno seguente, con l’intestazione: “Dowding dice che i morti gli mandano messaggi”. Senza dubbio, nella mente di molti lettori si formulano queste domande: Sono quelli che muoiono in guerra i fortunati? Siamo noi che sopravviviamo gli sfortunati?
2, 3. Perché la preghiera per la guerra espressa da un sacerdote e i messaggi dell’ufficiale sono strettamente collegati?
2 Un po’ più di nove mesi più tardi, durante una messa solenne nella Cattedrale di San Patrizio, città di New York, il cattolico romano Padre Thomas Lester Graham offrì la seguente preghiera per la guerra: “Preghiamo perché questi uomini, avendo compiuto per noi tale sacrificio eroico, sappiano che noi camminiamo con loro ad ogni passo della loro via della croce. Preghiamo per le loro madri, i loro padri, le loro mogli e le loro fidanzate, affinché il loro carico sia alleggerito ed essi siano riuniti ai loro amati e mai più separati a causa della piaga della guerra. Per quelli che hanno fatto il supremo sacrificio noi preghiamo affinché l’Onnipotente Dio li riceva nel Suo regno come martiri e conceda pace alle loro anime”. Egli esortò che si pregasse in chiesa per “i nostri martiri morti”. — Comunicato dal Times di New York il giorno seguente, lunedì, 12 giugno 1944.
3 Entrambe queste espressioni, il messaggio dell’ex comandante dell’aeronautica reale britannica e la preghiera del prete cattolico, erano basate su una comune credenza, “una vita dopo la morte”.
4. Quale credenza sull’anima è condivisa da molti?
4 La comune credenza è che l’anima umana non muoia ma che sia immortale; che siccome è evidente che il corpo umano muore e torna in polvere, ci debba essere qualche parte dell’uomo che sopravviva alla morte del corpo e debba essere qualche cosa di invisibile, intangibile, chiamata “anima” o “spirito”. Poiché si crede che sopravviva alla morte del corpo, dev’essere distinta dal corpo umano corruttibile e dev’essere in grado di separarsi da esso. Alla morte del corpo essa si separa ed, essendo invisibile, non è più costretta ad abitare il corpo umano ma è libera di girare nel reame invisibile o spirituale e di ascendere a livelli di vita più alti di quella terrena. Essa penetra tutti i misteri del mondo spirituale e pertanto conosce molto più di quanto conoscesse quando era ostacolata dal corpo umano, e vivrà per sempre nel mondo invisibile e immateriale.
5, 6. In quanto ai termini “anima” e “spirito” che cosa sostengono categoricamente l’antichità e la vastità di questa credenza?
5 Le religioni della Cristianità in genere, compresa la Cattolica Romana, sostengono che i termini anima e spirito sono molte volte adoperati l’uno per l’altro. Ma gli spiritisti fanno una distinzione fra i due termini: “Nella terminologia spiritualistica lo ‘SPIRITO’ significa il corpo eterico di un individuo avente tutte le sue caratteristiche. Una chiara distinzione dev’essere fissata e ricordata fra i termini ‘ANIMA’ e ‘SPIRITO’. La prima è vaga e intangibile, senza qualsiasi misura o forma, mentre il secondo è l’esatta corrispondenza della parte fisica dell’individuo”. — Spiritualismo in India — Teoria e Pratica (inglese), di V. D. Rishi, pagina 8, 2ª edizione del 1946.
6 Malgrado le distinzioni fissate o non fissate fra i due termini “anima” e “spirito”, i credenti nella vita dopo la morte sostengono che i morti non siano affatto morti ma che siano più vivi che mai, in un mondo di spiriti che non possiamo vedere, il cosiddetto “altro mondo”; e che noi non dobbiamo ingannarci sulla vita dopo la morte a causa della morte visibile del corpo umano. Come prova convincente e incrollabile di ciò gli uomini additano la vastità e l’antichità di questa credenza. Raccomandando questa credenza, alla prima pagina del suo libro summenzionato, Rishi dice:
“La credenza nell’esistenza dell’altro mondo e nella possibilità di comunicare con le anime dipartite si trova in quasi tutti i sacri libri dell’Oriente e dell’Occidente, il Rig-Veda [o Veda degli inni], il libro più antico, contiene riferimenti sui Pitris [gli avi dipartiti; padri e patriarchi semidivini]. Nel Mahabharata e Ramayana leggiamo come le mogli dei Kuruidi [i 100 cugini dei Panduidi] ebbero la soddisfazione di parlare con i loro mariti dipartiti e come il re Dacaratha si manifestò dopo la morte a Sri Ramacandra. La Bibbia è piena di riferimenti sulla vita dopo la morte e sulle relazioni fra i morti e i vivi. . . . Screditare tutta questa testimonianza sulla vita dopo la morte non è altro che volgare materialismo”.
7. Che cosa dimostrano le comuni usanze, in tutta la terra, della maggioranza degli uomini relativamente ai parenti e ad altri che sono morti?
7 In ogni parte della terra la credenza in una vita dopo la morte spiega la ragione della condotta e del comportamento di molte persone, come quando espongono cibo, fiori, incenso o altri doni su piccoli altari dedicati ai santi o a parenti morti, oppure come quando, il 3 settembre 1945, l’imperatore giapponese Hirohito, vestito di abiti cerimoniali e accompagnato dai due fratelli più giovani, adorò ai tre santuari nel Palazzo di Tokio e “informò” personalmente gli avi imperiali che il Giappone aveva perduto la guerra. — Times di New York.
8. Come gli spiritisti ed altri rispondono alle domande suscitate quando si accetta l’insegnamento di una “vita dopo la morte”?
8 Una volta che si accetti l’insegnamento di una vita dopo la morte, si presenta una serie di domande ragionevoli: Possiamo comunicare con i morti? Possiamo fare qualche cosa per loro? Possono essi farci del bene o del male? Possiamo metterci in contatto con l’“altro mondo”, oppure esiste qualche mezzo di comunicazione fra i “due mondi”? Varie religioni rispondono a queste domande conformemente alle loro altre credenze, ma la religione conosciuta come “spiritismo” risponde fiduciosamente Sì. Mentre alcuni spiritisti asseriscono che la Bibbia dei Giudei e dei Cristiani sia basata sullo spiritismo o che lo insegni e lo sostenga, gli spiritisti non si valgono principalmente della Bibbia né di altri scritti ritenuti sacri. Essi sostengono positivamente che la prova di un mondo spirituale e di una vita umana dopo la morte consiste in manifestazioni del mondo spirituale effettivamente udite, vedute e sentite, e in innumerevoli casi regolari in cui i viventi si mettono in contatto con i morti ricevendo messaggi da morti individuabili. A pagina 7 del suo libro Rishi elenca questo fra i princìpi di spiritismo: “La possibilità di comunicazione, per mezzo dei medium fra il visibile e l’invisibile, cioè, fra i viventi e i morti”, e poi aggiunge: “Varrà la pena tenere in mente che i suddetti princìpi non sono basati su nessun testo, tradizione, o istituzione, bensì su fatti osservati e fenomeni”.
9. Qual è la posizione degli scienziati moderni rispetto alle manifestazioni spiritiche?
9 Gli spiritisti, sicuri di se stessi, hanno accettato che le loro manifestazioni spiritiche fossero investigate e messe alla prova da moderni scienziati ostinati e materialistici. Mentre molto di ciò che si presentava per spiritismo è stato smascherato commercialmente come frode, in molte investigazioni la scienza è rimasta perplessa
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