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  • Siete consapevoli della vostra necessità spirituale?
    La Torre di Guardia 1956 | 1° maggio
    • Siete consapevoli della vostra necessità spirituale?

      SE UNO non si rendesse conto dei suoi bisogni fisici morirebbe presto di fame, sete, esaurimento o freddo, oppure finirebbe in una clinica per alienati di mente. Ecco perché il viaggiatore solitario muore di freddo quando il potere agghiacciante del gelo lo rende inconsapevole del suo pericolo. Spesso taluni prendono stupefacenti non volendo riconoscere il loro bisogno di riposo. Gli scienziati hanno scoperto che è perché i lati dello stomaco s’incontrano quando è vuoto che si sente il dolore della fame e che si diventa quindi consapevoli del proprio bisogno di cibo. Evidentemente sono i nostri sensi e i nostri nervi che ci rendono consapevoli dei nostri bisogni fisici in modo da farci fare qualche cosa per soddisfare tali bisogni e così restar vivi per godere le benedizioni della vita.

      Ma i nostri bisogni spirituali? Siamo consapevoli di essi? Che è possibile non essere consapevoli dei nostri bisogni spirituali Gesù Cristo lo rese chiaro nella sua Rivelazione a Giovanni, nella quale, fra altre cose, ai tiepidi Cristiani di Laodicea egli disse quanto segue: “Poiché tu dici: Io son ricco, e mi sono arricchito, e non ho bisogno di nulla, e non sai che tu sei infelice fra tutti, e miserabile e povero e cieco e nudo, io ti consiglio di comprare da me dell’oro affinato col fuoco, affinché tu arricchisca; e delle vesti bianche, affinché tu ti vesta e non apparisca la vergogna della tua nudità; e del collirio per ungertene gli occhi, affinché tu vegga”. — Apoc. 3:17, 18.

      È un fatto che la gran maggioranza del genere umano non è consapevole della sua necessità spirituale, come non lo erano gli antidiluviani circa il loro pericolo quando Noè predicava loro. Proprio perché l’essere consapevoli della propria necessità spirituale è cosa così rara e perché contemporaneamente è la prima esigenza Gesù cominciò il suo “sermone sul monte” con le parole: “Felici quelli che sono consapevoli della loro necessità spirituale”. A proposito, quanto più significativo e appropriato è questo versetto preso dalla Traduzione del Nuovo Mondo che non quello solito “beati i poveri in ispirito”. — Matt. 5:3, NM.

      Perché dir felici quelli che sono consapevoli della loro necessità spirituale? Perché soltanto quando ci rendiamo conto della nostra vera condizione c’è qualche speranza di miglioramento. Soltanto se ci accorgiamo di quanto siamo macchiati, in senso spirituale, e che “non c’è alcun giusto, neppur uno”, cercheremo acqua e sapone spirituale, il potere purificante della Parola di Dio e il valore del sacrificio di Cristo, per lavarci. Soltanto quando comprendiamo che ci siamo allontanati come pecore, e siamo smarriti, ci rivolgeremo al Giusto Pastore, Gesù Cristo, perché ci guidi nella giusta via. Soltanto se ci rendiamo conto che “non è in poter dell’uomo . . . il dirigere i suoi passi” ricorreremo alla Parola di Dio. Soltanto se comprendiamo che siamo deboli, che il braccio carnale non può salvarci, ci rivolgeremo a Geova per aiuto. — Rom. 3:10; Ger. 10:23.

      Quelli che sono consapevoli della loro necessità spirituale sono felici perché sono umili. “Iddio resiste ai superbi, ma dà immeritata benignità agli umili”. Poiché quelli che riconoscono la loro necessità spirituale sono contriti ed umili di spirito Geova dice che abita con loro. Veramente, felici sono quelli che sono consapevoli della loro necessità spirituale. Siete voi consapevoli della vostra necessità spirituale? In tal caso, continuate a leggere, perché lo scopo di questa rivista è quello di aiutare tutti quelli che hanno questa attitudine mentale. — Giac. 4:6, NM.

  • Parte 1: Che cosa dicono le Scritture di una “vita dopo la morte”?
    La Torre di Guardia 1956 | 1° maggio
    • Parte 1: Che cosa dicono le Scritture di una “vita dopo la morte”?

      1. Quali domande suscitano i messaggi che un ufficiale britannico disse di aver ricevuti da uomini morti in guerra?

      “NOI stiamo bene”. “Non vi addolorate per noi. Noi siamo i fortunati. Non siamo stati mai così felici come siamo ora”. Questi erano messaggi da potenze invisibili, ricevuti durante la seconda guerra mondiale. Eppure non erano messaggi tristi, ma apparentemente messaggi per cacciar via il cordoglio e recar conforto. Da chi provenivano tali strani messaggi? Da uomini morti al servizio della loro nazione durante quella guerra! Così asseriva nel 1943 il ricevitore dei messaggi, Lord Dowding, l’ex Grande Maresciallo dell’aeronautica della Gran Bretagna. Egli voleva diffondere coraggio fra quelli che avevano perduti amici e parenti in guerra e fra quelli che avrebbero potuto ancora morire prima della fine del conflitto mondiale. Egli disse: “Ho ricevuto il maggior numero di messaggi da uomini che sono trapassati in questa guerra. Voglio mettere in risalto il fatto che il tenore di questi messaggi è ‘Noi stiamo bene’ e ‘Non vi addolorate per noi. Noi siamo i fortunati. Non siamo stati mai così felici come siamo ora’”. Lord Dowding continuò dicendo: “C’è una grande organizzazione di uomini dell’aeronautica nell’aldilà e io ricevo da loro frequenti messaggi”. Egli riaffermava così la sua credenza nello spiritismo leggendo davanti ad un uditorio pubblico a Londra una lettera che egli credeva fosse dettata da un marinaio morto. Questo rapporto fu ricevuto a Londra il 1º settembre 1943, comunicato per telegrafo al Times di New York e pubblicato nelle sue colonne il giorno seguente, con l’intestazione: “Dowding dice che i morti gli mandano messaggi”. Senza dubbio, nella mente di molti lettori si formulano queste domande: Sono quelli che muoiono in guerra i fortunati? Siamo noi che sopravviviamo gli sfortunati?

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