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    Svegliatevi! 1971 | 22 aprile
    • Signori della barriera

      Nonostante che i polipi dei coralli siano gli architetti e maestri costruttori, si deve ammettere che i pesci sono veramente i signori della barriera. Qui si alimentano e si esercitano trovando rifugio contro i grandi predatori del mare. Gli abitatori della barriera sono di una fantastica varietà di forme, misure, colori e segni strani. Visti sullo sfondo delle molte sfumature coralline, rammentano i variopinti uccelli e farfalle tropicali che volteggiano intorno a un giardino fiorito. Essi son rossi, verdi, gialli, blu e di ogni leggiera sfumatura intermedia. L’attività è fatta di rapidi scarti e brevi arresti fra i frastagliati coralli. La vigilanza e la mobilità, sono vitali. Per questa ragione la maggioranza degli abitatori della barriera sono di modeste dimensioni.

      Vicino alla barriera, sul fondo sabbioso, si possono vedere i piccoli pesci Opisthognathidae con la testa gialla che si scavano la tana mediante le mascelle. La tana, profonda solo alcuni centimetri, provvede un rifugio in cui si ritira infilando prima la coda ogni qualvolta minaccia il pericolo. Tali tane sono di solito provviste di file di sassi attentamente scelti. Banchi di pesci angelo e di pesci balestra, alcuni dei quali hanno bei disegni, passano nei pressi. Sulla superficie della barriera stessa il pesce pappagallo di color blu, col becco da uccello, staccherà pezzi di corallo alimentandosi dei gustosi polipi che vi sono dentro.

      Profondamente annidati negli angoli e nei crepacci della barriera o nascosti fra mucchi di antiche pietre da zavorra di navi naufragate vive forse il più formidabile di tutti gli abitatori della barriera corallina, la verde murena lunga un metro e ottanta centimetri e la sua maculata cugina Gymnothorax moringa. Queste sono creature dai denti affilati che potrebbero recidere con un morso le dita d’una mano o di un piede a un uomo se non stesse attento a dove li metterebbe. Al di là della barriera, in acque più profonde, si tengono in agguato i predatori più grandi, sempre vigili, in attesa dell’opportunità per un buon pasto: il pesce martello, il pescecane dalla coda bianca, lo squalo giallo e il grande barracuda lungo quasi due metri.

      Il barracuda, fatto per esser veloce ed esercitare potenza aggressiva, fa un’accurata selezione di ciò che mangia. Alcuni dei rari attacchi agli uomini si crede vengano da queste creature compiuti per errore. In genere uccidono solo ciò che mangiano, e pare che non ci sia nelle loro uccisioni né spreco né deliberata crudeltà.

      Mentre questi pesci più grandi al di là della barriera pongono alcuni problemi ai visitatori umani nel mondo sottomarino, c’è un altro pericolo più immediato da cui devono guardarsi. Prendete, per esempio, la comune Echinoide. È una creatura munita di appuntiti aculei simili al riccio che si scava tane. Quando si tocca, gli aculei penetrano nella carne e si staccano. È molto difficile toglierli e possono presto produrre infezione.

      Un altro pericolo è la medusa urticante. Come per disarmare il visitatore, queste son fatte a sfumature turchine, marroni e gialle. Ma molte di esse possono inferire una sorprendente puntura. Una delle più pericolose di queste è la cosiddetta Physalia. Galleggia alla superficie, facendo penzolare i suoi lunghi filamenti urticanti. Aver a che fare con una di esse significa ricevere una cattiva puntura, che in qualche raro caso può causare anche la morte.

      Non è fuori luogo notare qui il pericolo per i polipi, questi minuscoli architetti della barriera. La pungente stella di mare comunemente cerca e digerisce quanti polipi può trovare. Comunque, nella zona del Pacifico sembra che ci sia un’esplosione della popolazione delle stelle di mare, tanto che i polipi sono spazzati via da una barriera dopo l’altra, trasformandole in cimiteri coperti di alghe o privi di vita, isolati da abitazione condannati.

      Il modo sottomarino ha di certo la sua varietà, i suoi pericoli e le sue attrattive, esattamente come li ha il mondo alla superficie. Il visitatore della barriera corallina che riflette su tutte le meraviglie viste nel mondo del silenzio non può fare a meno di meravigliarsi e di ammirare queste moltitudini di creazioni di Colui che in principio comandò: “Brulichino le acque di un brulichio di anime viventi”. — Gen. 1:20.

  • Perché volano in formazioni a V
    Svegliatevi! 1971 | 22 aprile
    • Perché volano in formazioni a V

      I DUE specialisti aerodinamici dell’Istituto di Tecnologia della California sono pervenuti alla conclusione che i grandi uccelli migratori volano in formazioni a V per ragioni pratiche. Pare che volando in questo modo gli uccelli spingano l’un l’altro ad aumentare la loro portata di volo fino al 71 per cento. La teoria si basa quasi interamente sulle leggi dell’aerodinamica, anziché sulle osservazioni del volo degli uccelli. Ma gli angoli a V e le distanze che questi specialisti han dedotto dai loro calcoli sono molto simili a quelli che si vedono nei voli degli uccelli migratori.

      Secondo la loro conclusione, ciascun uccello in volo compie una forte trazione o movimento ascensionale d’aria con la punta delle sue ali. Assumendo un posto nella formazione in modo da trarre pieno vantaggio da questa spinta, l’uccello che segue è aiutato a volare più facilmente in avanti. Questo è molto simile al modo in cui i falchi o i piloti di aliante si valgono di una corrente ascensionale per tenersi in alto. Volando in questo modo si riduce la velocità in avanti degli uccelli, ma se ne estende la portata di volo. E allorché considerate quante centinaia di chilometri percorrono gli uccelli migratori potete comprendere perché questo tipo di volo è assai più pratico.

      Può sembrare che volando nella formazione a V l’uccello di punta debba fare il massimo lavoro. Ma i calcoli degli specialisti mostrano che in questo modello di volo la spinta degli uccelli da entrambi i lati dell’uccello di punta si estende in avanti abbastanza da aiutare anche lui. Comunque, questo dipende dallo spazio che s’interpone fra gli uccelli e dalla forma della V. Probabilmente l’uccello di punta deve fare in effetti più lavoro, e, perciò, dev’essere l’uccello più forte o forse il miglior esperto di rotta. Anche gli uccelli delle punte più estreme della V possono alleggerirsi il peso rimanendo un po’ più indietro.

      Ora, che cosa aiuta gli uccelli a stare al loro posto mentre volano in questo modo? L’analisi mostra che se l’uccello va più avanti del suo proprio posto, sente immediatamente un aumento di fatica. Questo lo farà tornare indietro al suo proprio posto. Se resta indietro, fa meno lavoro ma si ritiene che la “pressione sociale” lo costringa poi a riprendere il gruppo. Gli analisti ragionano che forse le continue strida della selvaggia oca canadese quando è in volo costituisce in realtà un richiamo per mantenere gli uccelli più pigri al loro posto.

  • Una fonte di energia
    Svegliatevi! 1971 | 22 aprile
    • Una fonte di energia

      ● Una molecola d’acqua è formata da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Quando idrogeno e ossigeno si uniscono per formare l’acqua, si libera considerevole energia. Se 1/2 chilo di idrogeno puro si unisse a 4 chili di ossigeno puro per formare l’acqua, si libererebbe sufficiente energia da tenere accesa una lampada elettrica da 60 watt per 325 ore. Elementi di combustibile che sfruttano questa reazione sono stati prodotti e usati in alcuni veicoli spaziali.

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