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Il problema delle madri non sposateSvegliatevi! 1973 | 8 febbraio
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sarà per certo piena della conoscenza di Geova come le acque coprono il medesimo mare”. — Isa. 11:9.
Nel nuovo ordine di Dio, dopo che fra breve avrà posto fine a questo attuale sistema malvagio, non ci saranno malattie veneree, né nascite illegittime, né gravidanze indesiderate, né aborti per eliminarle. Non saranno necessari vari servizi per aver cura delle madri non sposate e dei loro bambini. Infatti, le fanciulle non diverranno più madri senza sposarsi, né nasceranno più bambini indesiderati. Allora i bambini illegittimi e le loro orribili conseguenze saranno per sempre cose del passato!
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L’uragano Agnese rivela la debolezza e la forza dell’uomoSvegliatevi! 1973 | 8 febbraio
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L’uragano Agnese rivela la debolezza e la forza dell’uomo
NELLE due ultime settimane di giugno del 1972, una delle più devastatrici tempeste della storia degli Stati Uniti spazzò le parti orientali del paese. Fu chiamata “Agnese”, prese oltre 130 vite e causò un danno del valore di quasi 1.200 miliardi di lire.
Da che Agnese fu concepita, la sua perfidia trasse in inganno i meteorologi. Ebbe inizio al largo della bassa costa orientale del Messico. Lì hanno inizio annualmente molte perturbazioni tropicali nella stagione degli uragani da giugno a novembre. Mentre la maggioranza scompaiono, circa una mezza dozzina, simili ad Agnese, crescono fino a divenire completi uragani: turbinanti masse di aria calda che si muovono succhiando a sé il vapore acqueo, il quale, a sua volta, si condensa in forma di pioggia.
Agnese fu responsabile di sette morti a Cuba e di parecchi nella Florida meridionale mentre tornado erano da essa generati nella zona. Si riversò sul “manico della padella” della Florida con venti a centoventinove chilometri l’ora. Una volta nel continente, Agnese, come si attendeva, perse molta della sua forza.
Ma anziché dissiparsi sul continente, Agnese si diresse a est attraverso la Virginia e il Maryland e fuori verso il mare, per ravvivarvisi. Un forte bordo nell’aria superiore barricò il suo percorso verso il mare e la forzò a tornare a terra. La tempesta investì ora la Pennsylvania orientale, il New Jersey e il New York occidentale. Quindi sferzò inaspettatamente una seconda volta la Pennsylvania, questa volta all’estremità occidentale dello Stato. L’imprevedibile corso di Agnese terminò finalmente sul Canada orientale.
Agnese rivela la debolezza dell’uomo
Il massimo danno derivante dalla tempesta fu quello delle sue piogge torrenziali. Sarebbero potute cadere difficilmente in un tempo peggiore. Gli Stati Uniti nordorientali eran già saturi di pioggia, con fiumi ingrossati e il terreno inzuppato da due anni delle più forti piogge che avessero mai avute. Quindi venne Agnese, una tempesta con un’ampiezza di 400 chilometri, che racchiudeva una sorprendente quantità di umidità. Il disastro si ebbe particolarmente nelle zone basse vicino ai fiumi in Virginia, Maryland, New Jersey e Virginia Occidentale.
Le acque del fiume Susquehanna di Pennsylvania, comunque, furono le più violente, facendo apparire i centosessanta chilometri fra Wilkes-Barre e Harrisburg come una zona di guerra. Vaste devastazioni divennero luoghi comuni. Scendendo con una cresta di oltre dodici metri a Wilkes-Barre, il Susquehanna forzatamente gettò fuori delle loro case oltre 60.000 residenti della zona. Harrisburg divenne virtualmente un’isola tagliata fuori del resto dello stato. Circa il 15 per cento della città stessa era sott’acqua. Nelle città minori, le vie principali divennero fiumi. Dei ponti furono strappati dai loro piloni e contorti, mentre altri furono spazzati via dall’acqua o affondarono sotto tonnellate di accumulati detriti. Il danno in Pennsylvania, lo stato più duramente colpito da Agnese, è stimato da alcuni superiore a cinquecentottanta miliardi di lire!
Il fiume Chemung dello stato di New York di solito placido, che si versa nel Susquehanna, si comportava, per citare un cronista, “come una tigre fuori della gabbia”. Esso e altri corsi d’acqua di New York rovinarono ogni cosa nei loro allargati percorsi.
Più vivi sono i racconti di quelli che videro la perdita di vite umane. Una donna di Corning, in New York, sospirò: “Piansi quando vidi persone che affondavano. C’erano ondate di gente che era diretta a Denmark Hill (un locale punto di riferimento su terreno alto). Cercavano di correre sul colle e non ci arrivavano mai”.
Quasi centomila persone eran rimaste senza casa nello stato di New York e si calcola che la spesa economica fosse di cinquantottomilacinquecento milioni di lire.
Le parole, anche le immagini, possono comunicare solo in parte ciò che i superstiti videro tornando alle loro case. Centimetri su centimetri di fetido letame copriva ogni cosa; spesso era accompagnato da vermi e muffa. Mobili, apparecchi, tappeti, tende e oggetti personali erano contorti stracci e sfasciume. Pareti e solai eran piegati mentre le fondamenta avevan ceduto o si erano indebolite. Le automobili erano rovesciate nei viali d’ingresso e i prati eran cosparsi di ampie buche.
Incombeva la minaccia di rischi per la salute: il tifo per l’infiltrazione di acque di scolo nella conduttura dell’acqua potabile; i rifiuti in putrefazione attiravano topi e mosche. Il pericolo d’esser fulminati dai fili abbattuti della corrente elettrica e di incendi per la rottura dei serbatoi di petrolio era molto reale. E quando finalmente uscì il sole e asciugò le strade coperte di fango, lo strato divenne fine polvere che si levava in nuvoli polverosi da togliere il respiro.
L’imprevidenza umana aveva contribuito senza dubbio a fare di Agnese il più grande disastro che potesse mai essere. Molti si rifiutarono di prestare ascolto agli avvertimenti anticipati. Altri uomini rischiarono in seguito la vita per ricuperare quelli che si erano ostinatamente rifiutati di ascoltare.
Egoisticamente, altri rallentarono l’evacuazione insistendo a portare con sé oggetti inutili, come i televisori a colori. Gli osservatori venuti entro o presso le zone da evacuare, congestionarono il traffico nelle vie con le loro automobili.
E, come parassiti umani, comparvero i saccheggiatori, molti su battelli, mentre i ladri raccoglievano denaro dalle vittime dell’alluvione per programmi di assistenza agli alluvionati che non esistevano. Gli uomini di legge dovettero così distogliere la loro attenzione dal salvataggio delle vite per combattere tale attività senza scrupoli.
I lavoratori mostrano forza dinanzi ad Agnese
D’altra parte, Agnese fece manifestare numerose prove di coraggio. Agenti di polizia e soldati, nonostante le loro perdite personali, si attennero al loro compito. Molti diedero gran parte dell’avvertimento iniziale andando di casa in casa o usando gli altoparlanti per svegliare la gente dal sonno. Benché lavorassero per lunghe ore e subissero danno insieme alla stanchezza, alcuni dovettero più che avere l’ordine di andare a casa.
I pompieri furono costretti a passare a guado attraverso pericolose correnti e a rischiar d’arrampicarsi su edifici diroccati. Dei militari fecero opera di salvataggio o trasportarono su autocarri o su aerei cibo, acqua e medicinali. Alcuni soccorritori morirono cercando di salvare altri.
Gli elicotteri furono impiegati per le operazioni di soccorso, sollevando letteralmente centinaia di persone dalla crisi acquea. Venticinque persone che si eran disperse mentre erano in vacanza furono tratte in salvo mediante elicotteri da due isole nel Susquehanna. A Lock Haven, in Pennsylvania, le linee dei servizi pubblici impedirono alla polizia dello stato di avvicinarsi in elicottero alla casa mobile arenata di una famiglia. Due agenti saltarono dunque in un canotto di gomma e si lasciarono trasportare a valle dalla corrente fino alla roulotte incagliata. Quindi, dopo che la famiglia era nel canotto, l’elicottero li sorvolò creando un vento che sospinse il canotto verso l’asciutto e in salvo!
Radioamatori volontari spesso coordinarono i loro sforzi per facilitare i soccorsi. Essi furono, in qualche occasione, il solo mezzo di comunicazione per trasmettere nell’emergenza le richieste di provviste e aiuto.
Lungo i fiumi ingrossati, i volontari lavorarono per costruire argini. Riempivano sacchi, sacchetti di plastica, federe di cuscini e qualsiasi altra cosa che tenesse la sabbia per arginare le acque. A Wilkes-Barre, nonostante che migliaia di volontari lavorassero per costruire l’argine ad un tratto il crescente Susquehanna distrusse il loro lavoro, costringendoli a fuggire per mettere in salvo la propria vita.
Il vigore giovanile e l’esperienza ebbero la loro parte. Gli abitanti di Carlisle, in Pennsylvania, diedero credito agli studenti del College Dickinson per il molto lavoro che fecero erigendovi con successo un argine. Gli alloggi di emergenza in alcune zone erano diretti per lo più da giovani al di sotto dei venticinque anni.
Amorevole considerazione mostrata ai fratelli cristiani e ad altri
Decine e decine di congregazioni di testimoni di Geova erano nella zona di pericolo. Il modo in cui affrontarono il problema è interessante e incoraggiante.
Prima dell’arrivo della tempesta, quelli che avevano la sorveglianza delle congregazioni si assicurarono che tutti i Testimoni fossero assistiti e prestassero ascolto agli avvertimenti. Questi sforzi anticipati probabilmente contribuirono a scongiurare i casi mortali che non ve ne furono fra le migliaia di Testimoni nell’intera zona della tempesta.
Nel Wilkes-Barre inzuppato d’acqua, per esempio, due sorveglianti di una congregazione si misero l’uno in contatto con l’altro mentre sovrastava la minaccia della tempesta. Si divisero il numero dei Testimoni da chiamare fra loro. Uno ricorda ciò che quella notte significò per lui:
“Udii la notizia che tutti gli abitanti di Lower Plymouth dovevano evacuare le loro abitazioni. Essendo abitante di Wilkes-Barre (città vicina), e non essendo soggetto a questa evacuazione, pensai che fosse meglio andare a Plymouth e aiutare i fratelli della zona bassa a evacuare.
“Fu una cosa lunga con tutto il traffico congestionato e ci vollero quattro ore per il viaggio fino all’altra parte del fiume. Alle 3,30 della mattina di venerdì tornai a casa, solo per trovare che si doveva evacuare anche la parte bassa di Wilkes-Barre. Così per un’ora e mezza mia moglie e io fummo al telefono cercando di avvertire tutti i fratelli soggetti al provvedimento per vedere se avevano i mezzi di trasporto”.
Quindi, dopo aver lavorato tutta la notte, che cosa accadde? Il Testimone continua:
“Alle 5,30 della mattina suonarono le sirene e si udirono gli altoparlanti dire che ora era il tempo di andar via. Presi la mia famiglia e partii con ciò che avevamo addosso. Non c’era tempo per prendere i beni personali: alcuni Testimoni non erano stati ancora avvertiti, quindi dovevamo passare alle loro case guidando in mezzo all’intenso traffico. Quando tutti i Testimoni erano stati controllati, portai in salvo la mia famiglia”.
Essendo i suoi fratelli cristiani e la sua famiglia in salvo, egli offrì quindi i suoi servizi per arginare il fiume con i sacchi di sabbia. In certe zone colpite gli uomini nominati per presiedere i gruppi di studio biblico di dieci o venti altri Testimoni ebbero cura di quelli che erano stati loro affidati.
Che cosa rafforzò i Testimoni da portare questo carico in maniera amorevole e organizzata? Una cosa che senza dubbio li aiutò grandemente fu la preghiera. Una volta che Agnese aveva spazzato Apalachicola, in Florida, i Testimoni lì “pregarono che Geova proteggesse il Suo popolo lungo la costa mentre la tempesta continuava il suo corso causando più danno di quanto non ne avesse fatto fin qui”.
Dinanzi al pericolo di perdere i beni personali, essi trovarono ulteriore forza nella conoscenza della verità biblica. Come un Testimone nella zona della tempesta ricorda:
“Condizionammo la nostra mente alla possibilità che avremmo potuto perdere ogni cosa e che dovevamo esser lieti di poter fuggire con la nostra vita. Questo mi rammentò l’esperienza di Giobbe e alcuni saggi detti di Proverbi e il conforto di alcuni Salmi. La speranza che abbiamo di vivere sotto il Dominio Divino in una terra paradisiaca ci sembrò a un tratto assai più importante di tutti i beni che avevamo”.
Tale forza doveva mantenersi. Mentre le acque scemavano, la maggioranza degli uomini diedero alle attività di sgombero il posto principale nella loro mente. Ma i testimoni di Geova prestarono buona attenzione a qualche altra cosa. In tutte le zone danneggiate si riunirono dopo la tempesta, quasi immediatamente, per tenere adunanze bibliche. Il ministro che presiede a Salamanca, in New York, ricorda:
“I fratelli si tennero in contatto e, mentre l’adunanza del giovedì sera fu annullata conforme alle esortazioni della polizia che gli abitanti si tenessero lontani dalle vie, la nostra adunanza domenicale de La Torre di Guardia fu tenuta in tre luoghi, a causa del fatto che era impossibile attraversare il fiume con tutti i ponti chiusi. Il numero dei presenti fu di circa il 100%”.
A Elmira, in New York, lo studio biblico con l’uso de La Torre di Guardia fu tenuto quello stesso giorno a lume di candela. E, nonostante il danno personale causato dalla tempesta, molti Testimoni espressero la determinazione di andare a una delle Assemblee di Distretto “Dominio Divino” che si sarebbero tenute in varie parti del paese.
Nei lavori di pulizia che seguirono, centinaia di Testimoni di molti stati vennero nelle zone colpite per aiutare i loro fratelli cristiani. Spesso portavano con sé contribuzioni materiali, compreso il denaro.
Secondo che questi gruppi di Testimoni ne avevano l’opportunità aiutavano anche gli estranei. Questo aiuto dava spesso luogo a osservazioni come: ‘Non manderò più via dalla mia porta i testimoni di Geova’.
Che dire del futuro?
Ora, in tutta la zona alluvionata, ognuno si fa la domanda: Come si potranno prevenire in futuro disastri come quello di Agnese?
Le dighe e altre opere per il controllo delle piene sono risultate solo parzialmente utili. Tutti gli esperti di controllo di alluvioni virtualmente converranno con l’editoriale del Times di New York: “La vera necessità è di cambiare veduta, abbandonare le pericolose pianure alluvionali e ristabilire le persone . . . su un terreno più sicuro, più alto”. Il giornalista Paul Beers di Harrisburg corrobora tale veduta con questa osservazione:
“I [primi] pionieri avevano poca conoscenza scientifica, ma sapevano quale importanza avevano le alture accanto a un fiume come il Susquehanna. È interessante notare che molte eccellenti case vecchie lungo Front St., compreso il luogo della vecchia Abitazione del Governatore, erano alte e asciutte, mentre più sopra e più sotto [tutto] era sommerso, compresa la nuova Abitazione del Governatore”.
La maggioranza degli uomini forse non ‘cambieranno mai la veduta’ del passato. A troppi piace la propria “veduta sul fiume”. Altri tornano alle pianure alluvionali dopo ciascun disastro, dicendo che trasferirsi sarebbe ammettere una sconfitta. Molti che hanno inferiori possibilità economiche ed entrate fisse hanno ipotecato le case nella zona del fiume e così pensano di non potersi trasferire.
Quelli che hanno forte fede si rendono conto che ci vorrà il nuovo sistema di Dio per recare vera sicurezza. Come disse un sopravvissuto alla furia di Agnese: “Attendiamo il tempo dopo la grande tempesta di Armaghedon, quando la terra potrà essere completamente purificata. Frattanto, tutti siamo certamente assai grati a Geova della vita, della salute e del privilegio che abbiamo per servirlo”.
[Cartina a pagina 13]
(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)
MESSICO
CUBA
Golfo del Messico
Oceano Atlantico
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Le religioni hanno sostenuto la guerraSvegliatevi! 1973 | 8 febbraio
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Le religioni hanno sostenuto la guerra
◆ Nel libro War, Communism and World Religions, il dott. Charles S. Braden scrisse: “Durante tutta la prima guerra mondiale, le chiese la sostennero doverosamente, vendettero titoli, arruolarono soldati, proprio in chiesa, e le diedero una generale benedizione. Alcuni andarono in prigione come obiettori di coscienza, ma solo alcuni, e si attirarono in genere poche simpatie da parte delle chiese”.
Essendo passato da quel tempo mezzo secolo, alcuni potrebbero domandarsi se gli ecclesiastici assumessero effettivamente una veduta così anticristiana. Ma il libro Thoughts in War-Time cita un saggio del canonico B. H. Streeter, pubblicato durante la prima guerra mondiale. Nel saggio “La guerra, questa guerra e il Sermone del Monte”, l’ecclesiastico concluse:
“Se il soldato è convinto che dalla causa per cui combatte dipende il benessere dell’umanità intera, incluso, perciò, anche quello della Germania a lungo andare, non solo può sparare al Tedesco che è nelle trincee opposte senza nessun sentimento di personale antipatia, ma può far questo per amore dell’uomo. . . . Il soldato è prima di tutto un uomo pronto a morire per il suo paese; e la prontezza a morire per altri è essenzialmente una cosa cristiana”.
Come pensate che siano considerati tali capi religiosi colpevoli di sangue da “Colui che Dio ha decretato esser giudice dei vivi e dei morti”? — Atti 10:42.
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