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  • Quando l’adorazione aveva come centro un tempio terreno
    La Torre di Guardia 1974 | 1° settembre
    • dell’area c’era una porta costituita da una portiera in tessuto dai bei colori e lunga venti cubiti (circa 9 metri). — Eso. 27:9-19.

      Entrando dalla porta si vedeva per prima l’altare di rame degli olocausti, su cui erano posti sacrifici di varie specie. (Eso. 27:1-8) Dietro di esso c’era un bacino di rame contenente acqua dove si lavavano i sacerdoti. (Eso. 30:17-21) Quindi, a metà del cortile, c’era il tabernacolo stesso. Questa costruzione o struttura rettangolare simile a una tenda era lunga trenta cubiti (circa 13,5 metri), larga dieci cubiti (circa 4,5 metri) e alta dieci cubiti. Era fatta di quarantotto telai di pannelli rivestiti d’oro, avente ciascuno due sostegni laterali e tre pezzi trasversali, in alto, in basso e in mezzo. All’ingresso c’erano cinque colonne ricoperte d’oro, e fra il Santo, o compartimento più grande, e il Santissimo c’erano quattro colonne rivestite d’oro. Tutti i telai di pannelli e le colonne poggiavano su piedistalli d’argento massiccio, ad eccezione delle cinque colonne davanti, aventi piedistalli di rame. — Eso. 26:15-33, 37.

      Il tabernacolo era coperto da cortine di lino fine, su cui erano ricamate a bei colori figure di cherubini. Dall’interno del tabernacolo esse erano visibili attraverso le aperture nei telai di pannelli. Sopra la copertura di lino c’era un’eccellente, morbida cortina di pelo di capra, e sopra quelle altre due cortine protettive c’era una copertura di pelli di montone tinta di rosso e una copertura esterna di pelli di foca, che formavano il tetto. — Eso. 26:1-14.

      La portiera all’ingresso era di lino mirabilmente ricamato, ma non con cherubini. (Eso. 26:36) Sulla cortina che divideva il compartimento del Santo da quello del Santissimo erano ricamati cherubini. — Eso. 26:31-33.

      La stanza più interna, il Santissimo, era un cubo perfetto di dieci cubiti per lato. Il compartimento anteriore od orientale, il Santo (o Luogo Santo), era lungo il doppio. All’interno del Santo, sul lato settentrionale, c’era la tavola rivestita d’oro del pane di presentazione, su cui erano dodici pani, uno per ciascuna tribù, e un po’ di olibano. (Lev. 24:5-7) Sul lato meridionale c’era il candelabro d’oro massiccio (non un candeliere). Davanti alla cortina del Santissimo c’era l’altare dell’incenso, rivestito d’oro. — Eso. 25:23-36; 26:35; 30:1-6.

      Nel Santissimo c’era l’Arca del Patto, rivestita d’oro con un “coperchio del propiziatorio” d’oro massiccio, con sopra due cherubini d’oro. Sopra il coperchio e tra i cherubini c’era una miracolosa nuvola di luce, indicante che Dio era col suo popolo nel tempio, non di persona, ma nello spirito. Il suo santo spirito vi agiva provvedendo questa luce. — Eso. 25:10-22; Lev. 16:2.

      IL GIORNO DI ESPIAZIONE

      Nel corso dell’anno il popolo portava a questo tabernacolo i sacrifici. Ma il decimo giorno del settimo mese del calendario ebraico era il giorno più importante dell’anno. Era il Giorno di Espiazione. (Lev. 16:29-31; 23:27) In questo giorno l’ingresso del cortile era aperto così che il popolo vedesse ciò che avveniva nel cortile, ma non poteva entrare nessuno che non fosse assegnato al servizio nel tempio. La portiera del tabernacolo dietro i cinque sostegni dell’ingresso era sempre al suo posto, così che nessuno vedeva quello che vi avveniva eccetto i sacerdoti che prestavano servizio dentro il tabernacolo. Comunque, mentre si svolgevano gli avvenimenti dell’espiazione, il sommo sacerdote era l’unico a entrare nel tabernacolo. (Lev. 16:17) Nessuno entrava mai nel Santissimo eccetto il sommo sacerdote, che entrava in quel compartimento solo in questo giorno dell’anno. — Ebr. 9:7.

      Il Giorno di Espiazione i sacrifici principali, oltre ai necessari olocausti, erano un giovane toro, un esemplare perfetto, e un capro, detto ‘capro per Geova’. Era anche portato un altro capro, sul quale il sommo sacerdote confessava i peccati del popolo, e il capro veniva portato nel deserto, a morirvi. — Lev. 16:3-10.

      Il toro veniva fatto fermare presso il lato settentrionale dell’altare degli olocausti e quindi era scannato. (Si paragoni Levitico 1:11). Il sommo sacerdote entrava prima nel Santissimo con un incensiere portatile o turibolo con carboni presi dall’altare. (Lev. 16:12, 13) Dopo aver bruciato l’incenso nel Santissimo vi entrava di nuovo, questa volta con un po’ di sangue del toro, che spruzzava per terra di fronte e verso l’Arca del Patto con il suo coperchio del propiziatorio. Questo sangue era un appello alla misericordia di Dio per la propiziazione o l’espiazione dei peccati del sommo sacerdote e della “sua casa”, che includeva tutta la tribù di Levi. — Lev. 16:11, 14.

      La terza volta che entrava nel Santissimo portava il sangue del ‘capro per Geova’, che veniva spruzzato davanti all’Arca per i peccati del popolo. Un po’ di sangue del toro e del capro era messo sull’altare degli olocausti e sui suoi corni. Il grasso degli animali era bruciato sull’altare, e le carogne erano portate fuori del campo e bruciate, con tutta la pelle. — Lev. 16:25, 27.

      In questo modo il popolo aveva la soddisfazione di sapere che faceva quello che Dio aveva comandato, quello che Gli era gradito e che i loro peccati erano rimandati o tenuti lontano per un altro anno. L’apostolo Paolo osserva riguardo alla disposizione dei sacrifici della Legge: “Il sangue di capri e di tori e la cenere di una giovenca aspersa su quelli che si sono contaminati santifica in quanto alla purità della carne”. — Ebr. 9:13.

      Ma gli Israeliti dovevano osservare ogni anno il Giorno di Espiazione, e nell’intervallo fra un’osservanza e l’altra dovevano fare sacrifici specifici per certi peccati personali. Come proseguì dicendo l’apostolo: “Quanto più il sangue del Cristo, che per mezzo di uno spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte affinché rendiamo sacro servizio all’Iddio vivente?” — Ebr. 9:14.

      La Legge, con il suo tabernacolo e il suo tempio, aveva solo “un’ombra delle buone cose avvenire, ma non la sostanza stessa delle cose”, perché “la realtà appartiene al Cristo”. — Ebr. 10:1; Col. 2:17.

      Nella mente degli Ebrei non entrò mai l’idea che un giorno avrebbero avuto un Sommo Sacerdote il quale avrebbe effettivamente dato la sua propria vita umana in sacrificio e sarebbe entrato non nel Santissimo del tabernacolo o tempio terreno, ma nel cielo stesso, alla medesima presenza di Dio nel suo grande tempio spirituale. Quel tempio spirituale e il modo in cui serve oggi da centro della vera adorazione sarà il soggetto considerato da La Torre di Guardia nel prossimo articolo di questa serie. — Ebr. 9:24.

  • Un posto insolito per trovare la verità
    La Torre di Guardia 1974 | 1° settembre
    • Un posto insolito per trovare la verità

      ● La verità si può trovare in molti posti insoliti. Un giovane che aveva avuto una vita familiare infelice trovò una copia de La Torre di Guardia che era stata gettata nel cestino della carta straccia al locale ufficio postale. La raccolse, cominciò a leggerla e trovò la risposta a molte sue domande. Disse: “Tutta la mia veduta della vita è ora cambiata e penso di fare uno studio biblico”. Si mise in contatto con un testimone di Geova e chiese di fare immediatamente lo studio biblico a domicilio. Sin dall’inizio cominciò a frequentare le adunanze della congregazione, si iscrisse alla Scuola di Ministero Teocratico e ben presto cominciò entusiasticamente a condividere con altri la nuova fede. Con coraggio parlò al sacerdote cattolico, rassegnandogli le sue dimissioni da Babilonia la Grande, e a un’assemblea di distretto si battezzò.

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