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“Sirene” viventiSvegliatevi! 1980 | 8 febbraio
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non vi agitate: sono innocue. Se si arrabbiano, il che capita di rado, di solito si tratta di due maschi che si contendono l’affetto di una femmina. Infatti, in Florida i sub amano la compagnia dei lamantini, poiché molte volte questi animali socievoli si girano su un fianco per farsi grattare la schiena o la pancia. Un lamantino di un acquario gradiva tanto le attenzioni che si strofinava il naso con il suo custode.
Specie in pericolo
Il comportamento socievole e indolente di questi animali è stato fino a un certo punto controproducente per il loro benessere. I lamantini non hanno nemici naturali che li uccidano per nutrirsene, ma cacciatori e pescatori di frodo, che non badano alle leggi protettive, ne uccidono in gran quantità. Il fatto che i lamantini prediligono i fondali bassi li rende facili bersagli per coloro che li cacciano per la pelle o la carne.
Nelle zone popolose dove ci sono molte barche, i Sirenii sono vittime delle eliche che li uccidono o procurano loro ferite. I lamantini che vivono nelle acque della Florida presentano spesso grandi cicatrici sul dorso, la prova che sono stati investiti da barche a motore.
In alcune nazioni ci sono leggi severe per cui è un reato uccidere questi mammiferi. Sono inflitte pesanti multe a chi trasgredisce tali leggi. Questo è stato di notevole aiuto, come si vede dal fatto che è ricomparso un piccolo branco di lamantini in zone della Florida dove non se ne vedevano da anni. Nondimeno, gli ecologi temono che questi placidi giganti si estinguano a causa del rapido aumento della popolazione umana e degli insediamenti presso il loro ambiente naturale.
È vero che i lamantini non corrispondono all’immagine delle leggendarie e affascinanti sirene descritte da antichi marinai o artisti. Ma queste straordinarie creature hanno un ruolo da svolgere, quello di recare diletto agli uomini che hanno la fortuna di vedere queste “sirene” viventi.
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Un monte da guardare o da scalare?Svegliatevi! 1980 | 8 febbraio
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Un monte da guardare o da scalare?
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Giappone
MOLTE volte la prima cosa che il viaggiatore vede del Giappone è il monte Fuji con la sua vetta che spunta dalle nubi per dare il benvenuto. È uno spettacolo che non si dimentica facilmente. Non importa quante volte facciate il viaggio, siete sempre lì a cercare quella cima familiare fra le nubi. Per alcuni, nasce così un’amicizia con la montagna ed essi diventano fedeli ammiratori del Fuji. Altri, invece, sono spinti ad arrampicarsi sulle sue pendici verso la vetta nascosta fra le nuvole.
Il fascino esercitato dal Fuji san, come lo chiamano i giapponesi (san vuol dire monte in giapponese), non è assolutamente una cosa nuova. Sin dai tempi antichi gli abitanti di questa nazione insulare si sono interessati del monte Fuji. La più antica antologia giapponese, compilata nell’ottavo secolo, contiene molte poesie che esprimono la gioia e il rispetto degli antichi per il Fuji san.
Forse in principio questo fu dovuto alle molte eruzioni vulcaniche che diedero origine al Fuji. Di quelle avvenute nell’era volgare e documentate, ce ne furono 18 dal 781 al 1707. Gli scintoisti credevano che le eruzioni fossero opera della dea della bellezza e della virtù e celebravano riti per placarla. In seguito, sacerdoti buddisti costruirono sulla vetta il tempio Dainichi e vi seppellirono scritture buddiste. Nacque così una tradizione ascetica e gli asceti si arrampicavano sul monte per rendere omaggio al Budda Dainichi come governante dell’universo e per adorare il fuoco del cratere.
Sebbene alcuni provino ancora questo sentimento di venerazione religiosa per il Fuji, la maggioranza si accontenta di considerare il monte un simbolo della bellezza del paese. La forma del vulcano, un cono quasi perfetto, colpisce chi ha uno spiccato senso della simmetria. La simpatia dei giapponesi per il Fuji è dimostrata dal fatto che hanno dato il suo nome a banche, imprese e prodotti e perfino il biglietto da 500 yen ha sulla faccia posteriore la figura del Fuji san.
L’attrattiva del Fuji è accresciuta dal fatto che è situato in una magnifica regione. Circondato a nord da cinque laghi pittoreschi, a est e sud-est dal Parco Nazionale Izu-Hakone, a sud dall’Oceano Pacifico e a ovest dalle Alpi meridionali, l’intera regione è una delizia per gli occhi. Anche il clima è molto temperato e invitante per il turista, tutte cose che ne fanno un ottimo centro di villeggiatura.
Da guardare
Il Fuji san, un monte isolato che si leva, almeno così sembra, direttamente dalla pianura, richiama naturalmente molta attenzione. Si ha sempre una piacevole impressione quando, dopo una curva, ci si trova improvvisamente davanti il Fuji. Certo, il monte non è visibile tutti i giorni dell’anno. A volte è piuttosto elusivo. Quando è avvolto nelle nubi, sembra che non esista proprio.
Raffiguratevi mentalmente la vetta innevataa all’alba di una frizzante giornata d’inverno, con l’azzurro del cielo che fa contrasto con il rosa scintillante della neve. Non meno emozionante è la vista del tramonto. Quando il sole si tuffa nel Pacifico lascia sulle pendici del Fuji bagliori rosso arancio. Oppure, che dire di quelle mattine d’estate quando il sole gioca sulla cenere vulcanica della cima senza neve, così che la montagna appare prima color porpora e poi azzurra e quindi rossa e marrone, scomparendo infine alla vista nella foschia estiva?
L’osservatore è attratto anche da singolari tipi di nuvole. Secondo l’ora del giorno, può sembrare che il Fuji abbia un’aureola o porti un cappellino per signora, o sia anche circondato da nuvole, che lasciano trasparire solo parti del monte. Queste nuvole sono non soltanto responsabili dei mutevoli umori del Fuji ma permettono anche alla gente del posto di fare previsioni del tempo. Per chi è sentimentale poche cose sono paragonabili allo spettacolo offerto dal Fuji in autunno, con il suo manto fresco di neve che ricopre le pendici coi campi appena mietuti e che scintilla sotto la luna.
Da scalare
Non si sa esattamente quando si sia cominciato a scalare il Fuji san, ma da descrizioni dell’ottavo secolo è evidente che l’autore stesso vi salì. Regolari pellegrinaggi religiosi cominciarono verso il XII secolo e nel XVII secolo fu costituita un’associazione di pellegrini detta “fujiko”. Ancor oggi si vedono pellegrini “fujiko” salire su per i sentieri o recitare preghiere sulla vetta.
Con i suoi 3.779 metri il Fuji è la montagna più alta del Giappone, ma non per questo è la più difficile da scalare. Con le sue agevoli pendici è più un monte per escursionisti che per scalatori. Quasi chiunque, debitamente vestito, riesce ad arrampicarsi su per uno dei suoi sei sentieri.
Con una base di 906 chilometri quadrati che copre le tre prefetture di Yamanashi, Shizuoka e Kanagawa, ci sono varie vie d’accesso. Lungo i sentieri ci sono 10 stazioni, dove l’escursionista può riposarsi e ristorarsi. Presso ciascuna stazione c’è una casetta in pietra dove molti passano la notte prima di salire sulla vetta per veder sorgere il sole. Altri partono la sera, per una scalata che dura tutta la notte.
Lungo i sentieri delle foreste ad altitudini minori si incontrano tante varietà di animali selvatici che deliziano la vista, ma gli escursionisti sono sempre avvertiti di non allontanarsi dai sentieri. Non pochi escursionisti hanno perso la vita per non aver dato ascolto a questo consiglio. A causa dell’attrazione magnetica della lava, in molti punti del monte le bussole smettono di funzionare. Inoltre può essere pericoloso arrampicarsi fuori stagione. Il tempo è imprevedibile e molto mutevole nei mesi più freddi. La stagione ufficiale per le escursioni va dal 1º luglio al 31 agosto.
La maggioranza degli scalatori desidera vedere il sorgere del sole da uno degli otto punti strategici sulla vetta. Quando è visibile, lo spettacolo è davvero stupendo. Ma purtroppo ogni anno migliaia di persone restano deluse non vedendo altro che nuvole, dopo aver camminato per ore a fianco a fianco su per le pendici coperte di cenere.
Purtroppo, pellegrini, turisti e sciatori lasciano montagne di rifiuti. L’Ente Governativo per l’Ambiente ha annunciato due anni fa che gli oltre tre milioni di escursionisti che erano saliti sul monte Fuji avevano lasciato 164 tonnellate di immondizie sul versante di Yamanashi e altre 80 tonnellate sul versante di Shizuoka. Per questo motivo alcuni gruppi sono contrari alla valorizzazione della regione di Fuji. Sono del parere che si debba lasciare intatta la sua naturale bellezza, senza macchiarla con il turismo.
Qualunque cosa preferiamo, sia che siamo spettatori o scalatori, desideriamo avere una veduta equilibrata della creazione. Anziché cadere nella trappola di adorare l’oggetto, proveremo un senso di riverenza per il Creatore di tutte le cose belle, Geova Dio. Così facendo non solo godiamo la creazione ma la rispettiamo abbastanza da evitare di deturparla. In tal modo la bellezza naturale sarà preservata per recare diletto ad altri in futuro.
[Nota in calce]
a Da giugno a ottobre la neve scompare completamente. I mesi da dicembre ad aprile sono i migliori per vedere il Fuji coperto di neve.
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Mancano le proveSvegliatevi! 1980 | 8 febbraio
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Mancano le prove
“Ora gli scienziati sono convinti dell’inevitabilità della vita in ogni luogo”, dice un titolo dell’“Advance” di Staten Island del 5 dicembre 1978. Basato su un comunicato del “Christian Science Monitor”, l’articolo ammette trattarsi di una convinzione basata più sulla fede che sui fatti. Cyril Ponnamperuma dell’Università del Maryland esprime questa convinzione con le seguenti parole: “La vita può essere considerata un processo inevitabile e destinata ad apparire nel cosmo ovunque esistano condizioni favorevoli”. Egli dichiara ulteriormente: “Non c’è niente di eccezionale nel nostro sole, che ha creato la vita sul nostro pianeta. Le leggi della chimica e della fisica sono leggi universali”. Ma gli scienziati riconoscono che ora il sole ha perso il potere di creare. Devono inoltre affermare che le leggi della chimica e della fisica si siano generate spontaneamente, dato che escludono l’esistenza di un legislatore.
L’articolo termina dicendo: “Così dicendo oggi i biologi non si sentono particolarmente soddisfatti quando considerano l’ignoranza dei loro predecessori. Sanno bene di non poter ancora spiegare come sostanze chimiche prebiotiche siano diventate vita organica. Ma hanno fede d’essere sulla strada giusta per trovare la risposta”.
Anche le vittime dei suicidi collettivi di Jonestown nella Guyana avevano una sorta di fede. Come avvenne al tempo di Gesù, così avviene oggi: “Sono guide cieche. Se, dunque, un cieco guida un cieco, entrambi cadranno in una fossa”. — Matt. 15:14.
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Geova impiega i terremotiSvegliatevi! 1980 | 8 febbraio
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Geova impiega i terremoti
● “La caduta di Gerico, la distruzione di Sodoma e Gomorra e altri eventi biblici furono causati da terremoti verificatisi lungo la depressione del Mar Morto, secondo una relazione di Amos Nur della Stanford University in California e Ze’ev Reches del Weizmann Institut di Rehovot, in Israele”. — “New Scientist”, 7 giugno 1979.
● La depressione del Mar Morto, spiega la relazione, fa parte di quella faglia che fa da confine fra lo strato africano e quello arabo. Durante un terremoto gli strati slittano di circa mezzo metro l’uno rispetto all’altro. È lungo o vicino a questo punto di slittamento che sono situati il Giordano, il Mar Morto e la città di Gerico.
● Quando gli israeliti ricevettero il comando di abbandonare il deserto ed entrare nel paese di Canaan, dovettero attraversare il Giordano in piena. Non appena i sacerdoti che guidavano il popolo s’immersero nella riva del Giordano, “le acque che scendevano da sopra si fermavano . . . mentre quelle che scendevano verso il mare dell’Araba, il mar Salato, si esaurirono”. — Gios. 3:15, 16.
● Nella sua relazione Nur dice: “Fu probabilmente per un terremoto che le acque del Giordano si fermarono, permettendo a Giosuè e ai suoi uomini di attraversarlo. In 10 dei 30 terremoti documentati, inclusi quelli del 1834, 1906 e 1927, il Giordano smise di scorrere per uno o due giorni a causa di frane di fango prodotte da terremoti”.
● Dopo la traversata del Giordano, gli israeliti al comando di Giosuè marciarono attorno a Gerico nel modo indicato da Geova, e “avvenne che, appena il popolo ebbe udito il suono del corno e il popolo urlava un grande grido di guerra, le mura cadevano di piatto”. (Gios. 6:20) La relazione di Nur e Reches afferma: “Le rovine delle mura di Gerico . . . risultano essere cadute in una sola direzione, a indicare che fu un terremoto a farlo crollare”.
● Questi ricercatori fanno rilevare che simili “terremoti nella faglia di San Andreas” in California sollevano enormi nuvole di polvere; questo fa venire in mente il racconto biblico della distruzione di Sodoma e Gomorra, e il fatto che da lontano Abraamo vide che “denso fumo ascendeva dal paese come il denso fumo di una fornace da mattoni!” Gli archeologi sono d’accordo che la caduta di Sodoma e Gomorra fu probabilmente provocata da un terremoto oltre che dall’esplosione e dalla combustione di asfalto, sale e zolfo. “Geova”, dichiara il racconto, “fece piovere zolfo e fuoco”. — Gen. 19:24-28.
● Geova ha impiegato spesso le forze naturali per adempiere i suoi propositi, facendo verificare i fenomeni nel tempo opportuno.
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