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leopardo non attacca l’uomo. Se viene provocato o ferito però l’animale si rivolta contro gli esseri umani e combatte”. R. L. Ditmars (Snakes of the World) osserva che, se ne hanno l’opportunità, serpenti velenosi noti per la loro aggressività, come il mamba e il cobra reale, di solito preferiscono allontanarsi cautamente dalla presenza dell’uomo anziché attaccare. Benché l’uomo abbia maltrattato e trasformato alcuni animali in bestie feroci, in genere è vero che questo timore li trattiene ancora. Ciò è in armonia con la dichiarazione di Dio in Genesi 1:26-28, che la creazione animale doveva essere soggetta all’uomo dal momento in cui fu creato.
Il giusto timore di Geova Dio è indispensabile a coloro che desiderano servirlo. Questo profondo timore riverenziale per Geova è “il principio della sapienza” (Sal. 111:10), “l’inizio della sapienza”. (Prov. 9:10) Non è un timore morboso che abbatte; “il timore di Geova è puro”. (Sal. 19:9) Questo timore viene così definito in Proverbi 8:13: “Il timore di Geova significa odiare il male”. Impedisce di seguire una via sbagliata, poiché “nel timore di Geova ci si diparte dal male”. — Prov. 16:6.
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Timoteo
(Timòteo) [colui che onora Dio].
Figlio di una ebrea, Eunice, e di padre greco (non menzionato per nome nelle Scritture). Fin da piccolo la madre e probabilmente anche la nonna Loide gli insegnarono “gli scritti sacri”. (Atti 16:1; II Tim. 1:5; 3:15) Non si sa con precisione quando abbia abbracciato il cristianesimo. Comunque, verso il 50 E.V., quando l’apostolo Paolo giunse a Listra (pare patria di Timoteo) nel corso del secondo viaggio missionario, del discepolo Timoteo (che poteva avere sui 18-22 anni) “parlavano bene i fratelli di Listra e di Iconio”. — Atti 16:2.
Forse in quel tempo, per opera dello spirito di Dio, furono pronunciate certe profezie o predizioni riguardanti Timoteo. Dopo che lo spirito santo aveva in questo modo indicato quale sarebbe stato il futuro di Timoteo, gli anziani della congregazione si unirono all’apostolo Paolo nell’imporre le mani su di lui, separandolo in tal modo per un particolare servizio in relazione alla congregazione cristiana. (I Tim. 1:18; 4:14; II Tim. 1:6; confronta Atti 13:3). Paolo scelse Timoteo come compagno di viaggio e, per non dare agli ebrei occasione d’inciampo, lo circoncise. — Atti 16:3.
VIAGGI CON PAOLO
Insieme a Paolo, Timoteo prese parte alle attività cristiane a Filippi, Tessalonica e Berea. (Atti 16:11-17:10) Quando l’opposizione suscitata da ebrei fanatici rese necessario che Paolo se ne andasse da Berea, l’apostolo vi lasciò Sila e Timoteo a occuparsi di quel nuovo gruppo di credenti. (Atti 17:13-15) Sembra che in seguito Paolo abbia avvertito Timoteo a Berea di visitare i fratelli di Tessalonica, per incoraggiarli a rimanere fedeli nonostante la tribolazione. (I Tess. 3:1-3) Raggiunto a quanto pare Paolo a Corinto, Timoteo portò buone notizie circa la fedeltà e l’amore dei cristiani di Tessalonica. (Atti 18:5; I Tess. 3:6) Nell’introduzione della lettera che inviò allora ai tessalonicesi, Paolo menzionò Silvano (Sila) e Timoteo, come fece anche nella seconda lettera. — I Tess. 1:1; II Tess. 1:1.
Durante il terzo viaggio missionario di Paolo (ca. 52-56 E. V.) Timoteo accompagnava di nuovo l’apostolo. (Confronta Atti 20:4). Da Efeso (I Cor. 16:8) Paolo, nella prima lettera ai corinti, scrisse: “Vi mando Timoteo, giacché egli è il mio figlio diletto e fedele nel Signore; ed egli porrà nella vostra mente i miei metodi riguardo a Cristo Gesù, come insegno dappertutto in ogni congregazione”. (I Cor. 4:17) Ma verso la conclusione della lettera, Paolo accennò alla possibilità che Timoteo non potesse recarsi a Corinto: “Se arriva Timoteo, fate in modo che sia senza timore fra voi, poiché egli compie l’opera di Geova, come la compio io”. (I Cor. 16:10) Se Timoteo effettivamente si recò a Corinto, questo deve essere avvenuto prima che lui ed Erasto partissero da Efeso diretti in Macedonia, dato che Timoteo e Paolo si trovavano insieme in Macedonia quando fu scritta la seconda lettera ai corinti (in base alle notizie avute da Tito non da Timoteo). (Atti 19:22; II Cor. 1:1; 2:13; 7:5-7) Forse la progettata visita di Timoteo non si verificò. Questa ipotesi è avvalorata dal fatto che, nella seconda lettera ai corinti, Paolo non menziona che Timoteo vi sia stato se non insieme a lui. (II Cor. 1:19) Più tardi, quando Paolo scrisse ai romani, pare da Corinto (patria di Gaio), Timoteo era con lui. — Confronta Romani 16:21, 23; I Corinti 1:14.
Il nome di Timoteo compare nell’intestazione delle seguenti lettere scritte da Paolo durante la sua prima prigionia a Roma: Filippesi (1:1), Colossesi (1:1) e Filemone (1). Sembra che Timoteo stesso sia stato in prigione a Roma nel periodo di tempo intercorso fra la stesura della lettera ai filippesi e di quella agli ebrei. — Filip. 2:19; Ebr. 13:23.
INCARICHI E REQUISITI
Dopo che Paolo fu liberato di prigione, Timoteo di nuovo svolgeva il ministero insieme all’apostolo, e rimase a Efeso per suo ordine. (I Tim. 1:1-3) In quel tempo (ca. 61-64 E.V.) Timoteo doveva essere sulla trentina e aveva l’autorità di nominare sorveglianti e servitori di ministero nella congregazione. (I Tim. 5:22) Era pienamente in grado di assolvere questi importanti incarichi, e l’aveva dimostrato lavorando assiduamente in stretta associazione con l’apostolo Paolo per undici anni o più. Di lui Paolo poté dire: “Non ho nessun altro dalla disposizione simile alla sua che abbia genuinamente cura delle cose che vi riguardano.... Voi conoscete la prova che egli diede di se stesso, che come un figlio col padre ha fatto lo schiavo con me per promuovere la buona notizia”. (Filip. 2:20-22) E a Timoteo scrisse: “Non [smetto] di ricordarti nelle mie supplicazioni, notte e giorno desiderando grandemente di vederti, mentre ricordo le tue lagrime, acciocché io sia pieno di gioia. Poiché rammento la fede che è in te senza ipocrisia”. — II Tim. 1:3-5.
Pur avendo spesso problemi di salute a motivo di disturbi di stomaco (I Tim. 5:23), Timoteo era pronto a spendersi a favore di altri. Le sue ottime qualità lo resero caro all’apostolo Paolo, che nell’imminenza della propria morte desiderava moltissimo averlo vicino. (II Tim. 4:6-9) Poiché era relativamente giovane, può darsi che Timoteo si sentisse insicuro ed esitante nell’affermare la propria autorità. (Confronta I Timoteo 4:11-14; II Timoteo 1:6, 7; 2:1) Questo dimostra che non era orgoglioso, ma riconosceva le proprie limitazioni.
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Timoteo, lettere aAusiliario per capire la Bibbia
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Timoteo, lettere a
Due lettere ispirate delle Scritture Greche Cristiane composte dall’apostolo Paolo, che dichiara di esserne lo scrittore nelle parole iniziali di ciascuna. (I Tim. 1:1; II Tim. 1:1) La prima fu scritta evidentemente dalla Macedonia. Una ragione per attribuire una data approssimativa alla stesura di questa lettera si trova nel primo capitolo, versetto 3, che dice: “Come t’incoraggiai a stare in Efeso quando stavo per andarmene in Macedonia, così faccio ora”. Di ciò non si fa menzione nel libro di Atti, che abbraccia il periodo di tempo che va dall’ascensione di Gesù al cielo nel 33 E.V. fino al secondo anno della prigionia di Paolo a Roma, verso il 61 E.V. Quindi sembra che qualche tempo dopo esser stato rimesso in libertà Paolo abbia incoraggiato Timoteo a rimanere a Efeso, e poi a quanto pare sia partito per la Macedonia. Questo collocherebbe la stesura di I Timoteo fra la data della liberazione dell’apostolo dalla prima prigionia a Roma e la sua detenzione finale in quella città, cioè più o meno tra il 61 e il 64 E.V. La seconda lettera fu composta a Roma durante l’ultima prigionia di Paolo (probabilmente verso il 65 E.V.) e non molto prima della sua morte. — II Tim. 1:8, 17; 4:6-9.
AUTENTICITÀ
L’autenticità di I e II Timoteo è comprovata. Tutti i più importanti cataloghi antichi, a partire dal Frammento Muratoriano del II secolo E.V., includono entrambe le lettere nel canone. E, cosa ancora più importante, queste lettere sono completamente in armonia col resto delle Scritture e le citano. Contengono citazioni o allusioni a Numeri (16:5; II Tim. 2:19), a Deuteronomio (19:15; 25:4; I Tim. 5:18, 19), a Isaia (26:13; II Tim. 2:19) e alle parole di Gesù Cristo. (Matt. 10:10; Luca 10:7; I Tim. 5:18) Notevoli sono la frequente menzione della fede (I Tim. 1:2, 4, 5, 14, 19; 2:7, 15; 3:9, 13; 4:1, 6, 12; 5:8, 12; 6:10, 11, 12, 21; II Tim. 1:5, 13; 2:18, 22; 3:8, 10, 15; 4:7), l’importanza data alla giusta dottrina (I Tim. 1:3, 4; 4:1-3, 6, 7; 6:3, 4, 20, 21; II Tim. 1:13; 3:14, 15; 4:3, 5), alla condotta (I Tim. 2:8-11, 15; 3:2-13; 4:12; 5:1-21; 6:1, 2, 11-14; II Tim. 2:22), alla preghiera (I Tim. 2:1, 2, 8; 4:5; 5:5; II Tim. 1:3) e alla fedele perseveranza nella sofferenza. — II Tim. 1:8, 12; 2:3, 8-13.
RAGIONI PER CUI FU SCRITTA LA PRIMA LETTERA
Nel 56 E.V., incontratosi a Mileto con gli anziani della congregazione di Efeso, l’apostolo Paolo disse loro: “So che dopo la mia partenza entreranno fra voi oppressivi lupi e non tratteranno il gregge con tenerezza, e che fra voi stessi sorgeranno uomini che diranno cose storte per trarsi dietro i discepoli”. (Atti 20:29, 30) Qualche anno dopo la situazione in quanto all’insegnamento di dottrine false era diventata così grave che Paolo incoraggiò Timoteo a rimanere a Efeso, al fine di comandare “a certuni di non insegnare diversa dottrina, né di prestare attenzione a false storie e a genealogie”. (I Tim. 1:3, 4) Timoteo quindi dovette impegnarsi in un combattimento spirituale all’interno della congregazione cristiana per preservarne la purezza e aiutarne i componenti a restare nella fede. (I Tim. 1:18, 19) Attenendosi alle cose menzionate nella lettera dell’apostolo poteva impedire che i componenti della congregazione si allontanassero.
Per il bene della congregazione non si doveva trascurare la preghiera. Affinché i cristiani potessero continuare a condurre una vita calma e quieta, senza interferenze, era appropriato che pregassero in relazione a re e a uomini che ricoprivano alte cariche governative. A proposito di coloro che rappresentavano la congregazione nella preghiera, Paolo scrisse: “Desidero che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando mani leali, senza ira e dibattiti”. Questo significava accostarsi a Dio in modo puro, senza sentimenti di animosità o ira nei confronti di altri. — I Tim. 2:1-8.
Timoteo inoltre doveva badare che le donne stessero al posto assegnato loro da Dio (I Tim. 2:9-15), che solo uomini qualificati prestassero servizio come sorveglianti e servitori di ministero, per poter essere un baluardo contro l’apostasia (I Tim. 3:1-13; 5:22), che le vedove meritevoli fossero assistite dalla congregazione (I Tim. 5:3-16), che si mostrasse dovuta considerazione agli anziani che presiedevano in modo eccellente (I Tim. 5:17-19), che gli schiavi si comportassero in modo corretto nei confronti dei loro padroni (I Tim. 6:1, 2), che tutti si accontentassero di quello che avevano, senza cercare di arricchire (I Tim. 6:6-10), e che i ricchi non riponessero ogni speranza nelle cose materiali, ma fossero invece ricchi di opere eccellenti e generosi. (I Tim. 6:17-19) Timoteo stesso doveva essere “un esempio per i fedeli nel parlare, nella condotta, nell’amore, nella fede, nella castità” e doveva inoltre preoccuparsi di continuare a fare progresso. — I Tim. 4:12, 15, 16; 6:11-14.
SCHEMA DEL CONTENUTO
I Saluti e benedizioni iniziali (1:1, 2)
II Incoraggiamento a sostenere la verità e combattere le dottrine false (1:3-20)
A. A chi insegna dottrine false si deve comandare di non farlo; la legge è eccellente solo se usata in modo lecito e non da persone prive di intendimento (1:3-11)
B. Ministero affidato a Paolo per immeritata benignità del Signore; l’apostolo attribuisce onore e gloria a Dio, “Re d’eternità (1:12-17)
C. Esortazione a combattere l’eccellente guerra e avere fede e buona coscienza (1:18-20)
III Consigli sulla preghiera e la condotta delle donne in relazione alle adunanze di congregazione (2:1-15)
A. Ragioni per pregare riguardo a ogni sorta di uomini, inclusi quelli che ricoprono alte cariche governative (è proposito di Dio che ogni sorta di uomini siano salvati; unico Dio e unico Mediatore che diede se stesso come riscatto corrispondente per tutti); preghiere pubbliche (2:1-8)
B. Le donne si adornino di vesti convenevoli con modestia; non insegnino né esercitino autorità sugli uomini (2:9-15)
IV Requisiti per poter essere nominati sorveglianti e servitori di ministero; la congregazione cristiana, colonna e sostegno della verità; ‘sacro segreto della santa devozione’ (3:1-16)
V Allontanamento in successivi periodi di tempo; parte di Timoteo nell’evitarlo (4:1-11)
A. Alcune cose insegnate da coloro che si allontanano (4:1-5)
B Timoteo deve respingere false storie (4:6-11)
VI Istruzioni a Timoteo su cose personali e relative alla congregazione (4:12-6:21)
A. Timoteo deve dare buon esempio e sforzarsi di fare progresso (4:12-16)
B. Deve trattare gli anziani come padri, i giovani come fratelli, le donne anziane come madri, le giovani come sorelle (5:1, 2)
C. Le vedove meritevoli hanno diritto ad assistenza materiale (5:3-16)
D. Gli anziani che presiedono hanno diritto a “doppio onore”; l’accusa contro un anziano dev’essere provata da due o tre testimoni (5:17-19)
E. Ripreso chi pratica il peccato; Timoteo non deve agire in base a pregiudizi, non partecipare a peccati altrui facendo nomine affrettatamente (5:20-22)
F. Timoteo, a motivo dei disturbi di stomaco, deve bere un po’ di vino (5:23)
G. Peccati e opere eccellenti alla fine saranno manifesti (5:24, 25)
H. Gli schiavi si devono comportare bene verso i padroni, specie se fratelli (6:1, 2)
I. Risultati degli insegnamenti falsi, e importanza di santa devozione e autosufficienza, senza voler arricchire (6:3-10)
L. Timoteo esortato a comportarsi in modo corretto, a ordinare ai ricchi di non essere alteri, e a rifuggire i discorsi vuoti (6:11-21)
RAGIONI PER CUI FU SCRITTA LA SECONDA LETTERA
Nel 64 E.V. un grande incendio devastò Roma, distruggendo circa un quarto della città. Si diceva che ne fosse responsabile Nerone. Per scagionarsi egli incolpò i cristiani. Sembra che questa sia stata l’origine di un’ondata di violenta persecuzione da parte del governo. Probabilmente in quel tempo (ca. 64 o 65 E.V.) l’apostolo Paolo fu nuovamente imprigionato a Roma. Benché abbandonato da molti, in catene e nell’imminenza della morte (II Tim. 1:15, 16; 4:6-8), l’apostolo scrisse un’incoraggiante lettera a Timoteo, per preparare il suo giovane compagno d’opera a resistere a elementi apostati nella congregazione ed essere risoluto di fronte alla persecuzione. (II Tim. 2:3-7, 14-26; 3:14-4:5) Ricevendo notizie di Paolo, Timoteo poteva essere incoraggiato dal buon esempio di fedele perseveranza dell’apostolo sottoposto a grande tribolazione. — II Tim. 2:8-13.
SCHEMA DEL CONTENUTO
I Saluti e benedizioni iniziali (1:1, 2)
II Paolo rende grazie a Dio per la fede di Timoteo (1:3-5)
III Timoteo incoraggiato a rimanere fedele (1:6-2:13)
A. Dio non ha dato spirito di codardia, ma di potenza e amore; anche la salvezza è espressione della sua immeritata benignità (1:6-11)
B. Esempio di Paolo nella sofferenza; quelli allontanatisi da Paolo ben diversi da Onesiforo che aiutò l’apostolo (1:12-18)
C. Consiglio di affidare le cose imparate a uomini fedeli, adeguatamente qualificati per insegnare ad altri; esortazione a sopportare il male quale eccellente soldato di Cristo Gesù (2:1-7)
D. Perché Paolo era in grado di sopportare (2:8-13)
IV Come agire riguardo a insegnamenti falsi (2:14 -4:5)
A. Non combattere per delle parole; maneggiare rettamente la parola di verità; evitare discorsi vuoti contrari alla verità (2:14-18)
B. Falsi insegnanti non avranno successo, poiché il solido fondamento di Dio resiste; evitare vasi impuri, evidentemente falsi insegnanti (2:19-21)
C. Timoteo deve fuggire i desideri della giovinezza, perseguire giustizia, fede, amore e pace; non contendere con chi non è ben disposto ma istruirlo con mitezza affinché possa pentirsi (2:22-26)
D. Descrizione delle condizioni esistenti negli “ultimi giorni”; Timoteo esortato a rimanere fedele (attenendosi alle Scritture ispirate e predicando la parola) (3:1-4:5)
V Notizie di Paolo prigioniero; suo desiderio che Timoteo vada da lui; saluti e benedizioni finali (4:6-22)
Vedi il libro “Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile”, pp. 230-235.
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Tingere, tinturaAusiliario per capire la Bibbia
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Tingere, tintura
L’arte di far assumere particolari sfumature e tinte a filato, tessuto e altro materiale, mediante vari procedimenti e l’impiego di sostanza colorante, era nota e praticata prima dei giorni di Abraamo e probabilmente è antica come l’arte di tessere. Per fare il tabernacolo e gli abiti sacerdotali, gli israeliti usarono filo turchino, fibre di colore scarlatto e lana tinta di porpora rossiccia. (Eso. capp. 25-28, 35, 38, 39) Quella della tintura, che anticamente era un’attività prevalentemente domestica, finì in vari luoghi per diventare una vera e propria industria. Gli antichi egizi erano noti per i colori particolarmente vivaci dei loro tessuti (Ezec. 27:7) e, dopo il declino dell’Egitto, Tiro e altre città fenicie acquistarono importanza per le loro tintorie. La scoperta di impianti per tintorie in tutta la Palestina indica che anche gli ebrei erano abili tintori.
ANTICHI PROCEDIMENTI
Il procedimento seguito nella tintura variava da luogo a luogo. A volte veniva tinto il filato, mentre in altri casi si tingeva il tessuto finito. Sembra che il filato venisse immerso nella tintura due volte, e dopo la seconda immersione veniva strizzato per ricuperare la preziosa tintura, poi veniva steso ad asciugare.
Ogni materiale doveva essere trattato in modo diverso. Qualche volta, se pur raramente, la sostanza colorante aveva affinità naturale con la fibra da tingere. Ma quando ciò non avveniva, era necessario trattarla prima con un mordente, sostanza che serve a fissare il colore sulla fibra. Per servire da mordente una sostanza deve per lo meno avere affinità naturale con la sostanza colorante, in modo da formare con essa un composto colorato insolubile. Scoperte mostrano che gli egiziani usavano mordenti nella tintura. Per esempio tre dei colori che usavano erano rosso, giallo e turchino, e si dice che tinte del genere non si potevano fissare senza usare come mordente ossidi di arsenico, ferro e stagno.
Evidentemente prima di essere tinte le pelli di animali venivano conciate. Anche in tempi recenti in Siria le pelli di montone venivano conciate con sommacco e poi si applicava la tintura. Una volta che la tinta era asciutta, le pelli venivano strofinate con olio e quindi lucidate. Le scarpe e altri articoli di cuoio usati dai beduini venivano in tal modo tinti di rosso e ricordavano le “pelli di montone tinte di rosso” usate per il tabernacolo. — Eso. 25:5.
SOSTANZE COLORANTI
Lo scarlatto di cocciniglia e il cremisi sono le tinture che hanno origine dalla più antica sostanza colorante conosciuta: un insetto parassitario omottero della famiglia dei Coccidi (il Coccus ilicis). Poiché la femmina viva, grande circa come un nocciolo di ciliegia, sembra una bacca, i greci la chiamavano kòkkos, che significa “bacca”. Un altro insetto degli Omotteri, il chermes (dall’arabo qirmiz), da cui deriva il termine italiano “cremisi”, era comune in tutto il Medio Oriente. Solo le uova di questo insetto contengono un colorante color porpora, ricco di acido chermisino. Verso la fine di aprile la femmina priva di ali, piena di uova, aderisce mediante la sua proboscide ai ramoscelli, e a volte alle foglie, dei lecci. Le larve o chermes vengono raccolte ed essiccate e la preziosa tintura si ottiene bollendole in acqua. Questa è la tintura rossa usata estesamente per gli accessori del tabernacolo e le vesti indossate dal sommo sacerdote di Israele.
L’antica Tiro era famosa per la sua produzione di una sostanza colorante cremisi intenso o porpora detta porpora di Tiro. Pare che i tiri seguissero un metodo di doppia tintura, ma non si sa con che procedimento ottenessero esattamente questo colore. La sostanza colorante evidentemente era estratta da alcuni molluschi Murex e Purpura, infatti lungo la spiaggia di Tiro e nei pressi di Sidone sono stati rinvenuti mucchi di conchiglie di Murex trunculus. Dal momento che la quantità di liquido estratto da ogni
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