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    La Torre di Guardia 1955 | 15 luglio
    • come fanno gli uomini politici. Egli dice: “Sì, io l’ho detto, e lo farò avvenire; ne ho formato il disegno e l’eseguirò”. — Isa. 46:11.

  • La morte — a che cosa conduce?
    La Torre di Guardia 1955 | 15 luglio
    • La morte — a che cosa conduce?

      È la morte nemica o amica? È un vicolo chiuso o la porta alla vita? Quali condizioni sono riservate ai morti? Sono in uno stato di beatitudine? O sono afflitti? O forse riposano? Se mai, chi di essi va in cielo? È mai tornato qualcuno dal reame della morte per descriverla? Vi è speranza che qualcuno possa ritornare? Oggi esistono molte diverse idee umane, ma che cosa dice la Bibbia? Questo articolo fornisce la sua risposta da buona fonte.

      “LA MORTE è qualche cosa che la maggioranza di noi non è pronta ad accettare. È qualche cosa che proprio non si addice ai nostri progetti”. Queste erano le parole pronunciate più di un anno fa durante un sermone domenicale dell’eminente decano Pike della cattedrale di S. Giovanni Divino in New York. Infatti, è vero che la mente umana si ritrae istintivamente al solo pensiero o riferimento alla morte. Il decano Pike prosegue dicendo: “Noi nascondiamo la nostra inquietudine adoperando espressioni tènere, come ‘ella se n’è andata’ o ‘è scomparsa’, oppure con l’indolcito linguaggio professionale dei mortuari che creano una nuvola di dubbio mediante discorsi sul ‘sonno’ e sul ‘paradiso’ privi di definizioni precise”.

      Un esempio di definizioni studiate dipinge un vivido quadro che mostra come la mente umana si sforza di sfuggire all’inevitabile. La morte viene descritta un’“avventura gloriosa . . . una promozione divina”, “la porta che conduce ad un’altra forma di esistenza”, “la porta aperta all’eterna libertà”. Altri asseriscono audacemente: “Io credo che la coscienza personale sopravviva alla scossa di quell’episodio fisico che noi chiamiamo morte”. “Io non morirò in nessuna parte, in nessun modo. Io, il vero Io, Io stesso, sfuggirò alla morte”. “Quindi io potrei sperare e anche credere . . . che ‘la morte non esista — ciò che sembra d’esserla è la transizione’”.

      “E come pensate di poter sfuggire alla morte?” chiede lo scettico. Con un sorriso benigno l’amico religioso gli spiega: “Ecco, mio caro signore, veramente non si muore. Il nostro intimo, l’anima immortale, quella scintilla imperitura di Dio che abbiamo, vive in eterno”. Una fonte cattolica asserisce: “L’anima è la differenza fra un corpo e un essere vivente. . . . È dotata di facoltà spirituali, . . . che le permetteranno di vivere e operare quando è separata dal corpo. Non essendo materiale, non potrà mai essere distrutta”. E che cosa ne avverrà alla morte? Una fonte presbiteriana dice: “Le anime dei giusti, divenendo perfette nella santità, sono condotte nei più alti cieli, . . . e le anime degli empi vengono precipitate nell’inferno”. E che cosa le attende in questo posto? Billy Graham, l’evangelista, risponde: “Il cielo è un posto letterale, . . . che posto glorioso sarà: con le strade di oro, le porte di perle . . . e gli alberi che producono ogni mese una specie diversa di frutta”. In quanto all’inferno: “Ivi sarà grida di pianto e stridor di denti. Io credo . . . che esista fuoco letterale nell’Inferno, ma se non c’è fuoco letterale nell’Inferno, la Bibbia si riferisce a qualche cosa molto peggiore quando parla delle fiamme dell’Inferno. Comunque sia sarà così orribile che non può essere descritto dal linguaggio dell’uomo”.

      Ma molte persone si trovano prese in una posizione di mezzo, per così dire, ritenendosi indegni del cielo e certamente non meritevoli dell’inferno. Per tali persone, la dottrina cattolica provvede una comoda nicchia: “È una deduzione molto più gradevole”, essi asseriscono, “che vi siano alcuni non buoni abbastanza per il cielo, però non troppo cattivi per l’inferno, e che questi vengano mandati in purgatorio finché non siano sufficientemente purificati per il cielo”.

      Quale preferite voi? Quale idea vi sprona di più a vivere in modo devoto? Il merito del cielo? O le pene dell’inferno? Per poter fare e convincere proseliti molti ritengono che sia indispensabile la minaccia di un futuro di fuoco, e sembra che le statistiche appoggino questa idea in qualche modo. Per esempio, quando Billy Graham dipinse il succitato “quadro dettagliato del Cielo 145 ascoltatori si alzarono in piedi per dichiararsi per Cristo. Ma 350 si arruolarono la sera che descrisse l’Inferno”.

      Come vi lasciano questi insegnamenti? Soddisfatti? O impauriti? Oppure alcuni confusi si sono domandati seriamente: “Come può un Dio di amore torturare uomini, anche i malvagi, eternamente, facendo subire loro sofferenze atroci per i loro misfatti?” Rammentando l’orrore del mondo civilizzato per la pazzia maniaca di Adolfo Hitler, che bruciava le persone vive in grandi forni, essi si domandano: “È Dio peggiore di Hitler? Almeno le sue vittime infine morivano e così non soffrivano più. Ma ci dicono che Dio non concede nemmeno la morte alle sue vittime, ma che queste devono cuocere e friggere e bollire per sempre!” Molti sono quelli che si sono allontanati con ripugnanza da un cielo e da un Dio che mostrerebbe tanta crudeltà.

      LA PAROLA DI DIO PROVVEDE LIBERAZIONE!

      Chiara e nitida ci perviene la voce della Parola di Dio, liberando “tutti quelli che per il timor della morte erano per tutta la vita soggetti a schiavitù”. (Ebr. 2:15) Questa non è una semplice filosofia umana o congettura di uomini “istruiti”! Dio, che creò l’anima umana, ci indica il suo destino a causa del peccato: “L’anima che pecca sarà quella che morrà”. (Ezech. 18:4) Che cosa? ‘Friggerà?’ No! “Morrà”.

      Questo stesso fatto viene verificato dalla descrizione che Dio fa dell’anima. Infatti, egli elenca le parti che formarono la prima anima umana, dicendo: “Geova Dio formò l’uomo dalla polvere della terra e gli soffiò nelle narici l’alito della vita, e l’uomo divenne un’anima vivente”. (Gen. 2:7, NW) Vogliate notare che Dio non soffiò in tal modo l’anima nell’uomo, come se quell’anima fosse qualche cosa intangibile, separata dall’uomo fisico. Piuttosto, per formare l’anima umana, furono necessari tanto il respirato “alito della vita” quanto il corpo, creato con la “polvere della terra”. L’uomo non aveva un’anima; l’uomo era un’anima. Quindi la separazione del corpo di polvere e l’alito della vita significherebbe la morte dell’anima.

      Se l’anima non può morire, come potevano le forze di Giosuè nella città catturata di Hatsor ‘mettere a fil di spada tutte le persone [anime, NW] che vi si trovavano, votandole allo sterminio;’ e “non vi restò anima viva”? Perché pregò Davide di essere liberato dal suo nemico, affinché “non sbrani l’anima mia lacerandola”? (Giosuè 11:11; Sal. 7:2) L’inevitabile conclusione è che l’anima può essere colpita da strumenti distruttivi; l’anima può morire e infatti muore.

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