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Fu Cristo appeso a una croce?La Torre di Guardia 1952 | 1° aprile
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organo genitale maschile, con una barra trasversale ad un’estremità per rappresentare i testicoli. Portando il simbolismo innanzi d’un passo nella crux ansata, il buco all’estremità, che i pii religionisti preferiscono descrivere come un “manico”, rappresentava l’organo genitale femminile congiunto al simbolo maschile. Per constatare la veridicità di questi fatti diabolici, vedere le seguenti pubblicazioni inglesi: “Tenda funeraria d’una regina egiziana, di Villiers Stuart; Croce maschile e antico culto del sesso, di Sha Rocco; Due Babilonie, di Alessandro Hislop; Trattati sul culto di Priapo, di Richard Payne Knight.
I riferimenti alle lingue originali nelle quali fu scritta la Bibbia mostreranno senz’alcun’ombra di dubbio che Cristo non fu mai appeso a qualche croce pagana. Pertanto, l’uso del termine “croce” nel linguaggio biblico italiano è un errore di traduzione. A questo riguardo la Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane (inglese),a nella sua appendice, pagine 768-771, commentando Matteo 10:38, dove il termine greco σταυρός (stauros) appare per la prima volta e che è tradotto “croce” nel maggior numero delle Bibbie, dichiara:
“Questa è l’espressione usata in relazione con l’esecuzione di Gesù al Calvario. Non c’è nessuna evidenza che la parola greca stauros significasse qui una ‘croce’ quale l’usavano i pagani come simbolo religioso molti secoli avanti Cristo per denotare il dio sole. Nelle antiche sculture d’Egitto si possono vedere rappresentazioni dei loro dèi recanti la cosiddetta crux ansata, una croce a T con un buco alla sommità, essendo essa un simbolo fallico della vita. Nelle iscrizioni babilonesi il Tammuz; era indicato da un cuore da cui usciva una croce semplice oppure doppia.
“L’India, la Siria, la Persia, come Babilonia e l’antico Egitto, han tutti avuto oggetti segnati con croci di varie specie, compresa la svastica tra i primi Ariani. Questo rivela che il culto della croce è pagano.
“Nel greco classico la parola stauros significava semplicemente un legno o un palo diritto, o una trave come quelle usate per fondamenta. Il verbo stauroo significava recintare con pali, formare uno steccato o una palizzata, e questo è il verbo usato quando la folla in tumulto chiese che Gesù fosse messo al palo. A tale legno o palo la persona da punire era legata, proprio come il popolare eroe greco Prometeo veniva rappresentato legato a un palo o stauros. Il termine greco usato dal poeta tragico Eschilo per descrivere questo significa attaccare o fissare a un palo, mettere al palo, e lo scrittore greco Luciano impiegò anastauroo come un sinonimo di quel termine. Nelle Scritture Greche Cristiane anastauroo ricorre solo una volta, in Ebrei 6:6. Il verbo radicale stauroo ricorre più di 40 volte, e noi l’abbiamo tradotto ‘mettere al palo’, con l’annotazione in calce: ‘Oppure, “legare a un palo’”.
“Gli scrittori ispirati delle Scritture Greche Cristiane scrissero nel greco comune (koinè) e impiegarono il termine stauros per significare la stessa cosa come nel greco classico, cioè un palo, un semplice palo senza barre trasversali di nessun genere o in nessun angolo. Non c’è nessuna prova del contrario. Gli apostoli Pietro e Paolo usano anche la parola xylon per riferirsi allo strumento di tortura su cui Gesù fu inchiodato, e questo dimostra che fu un palo diritto senza una barra trasversale, poiché questo è ciò che significa xylon in questo senso speciale. (Atti 5:30; 10:39; 13:29; Galati 3:13; 1 Pietro 2:24) In Esdra 6:11 troviamo xylon nella Versione greca dei Settanta (1 Esdra 6:31), e qui si parla d’un asse sul quale il violatore della legge doveva essere appeso, come in Luca 23:39; Atti 5:30; 10:39.
“Il fatto che stauros è tradotto crux nelle versioni latine non fornisce nessun argomento contro questo. Qualsiasi autorevole vocabolario latino informa l’indagatore che il significato basilare di crux è ‘albero, forma o altro istrumento di legno per esecuzione’ sul quale i criminali eran legati o appesi. (Lewis-Short) Croce è solamente un ulteriore significato di crux. Anche negli scritti di Livio, storico romano del primo secolo a.C., crux significa un semplice palo. Tale unico palo per il supplizio d’un criminale era chiamato crux simplex, e il modo d’inchiodarlo a tale istrumento di tortura è illustrato dall’erudito cattolico romano, Justus Lipsius, del XVI secolo. Questa è la maniera in cui Gesù fu messo al palo.
“La tradizione religiosa dai giorni dell’imperatore Costantino non prova nulla. La pubblicazione mensile destinata al clero cattolico romano, La rivista ecclesiastica, (inglese), del settembre 1920, Nº 3, di Baltimore, Maryland, pagina 275, dice: ‘Si può asserire con certezza che soltanto dopo l’editto di Milano, 312 d.C., la croce fu usata come segno permanente della nostra Redenzione. De Rossi afferma positivamente che nessun monogramma di Cristo, scoperto nelle catacombe o altrove, può essere attribuito a un periodo anteriore all’anno 312. Anche dopo quell’importantissimo anno, la chiesa, allora libera e trionfante, s’accontentava d’avere un semplice monogramma di Cristo: la lettera greca chi incrociata verticalmente da un rho, e talvolta orizzontalmente da un iota. [Carattere greco in originale] Il più antico crocifisso menzionato come un oggetto di pubblico culto è quello venerato nella chiesa di Narbonne nella Francia meridionale, del VI secolo.’
“Dopo aver dimostrato l’origine pagana della croce, L’Encyclopædia Britannica, Vol. VII, dell’edizione XI, pagina 506, dice: ‘Non fu che al tempo di Costantino che la croce fu usata pubblicamente come il simbolo della religione cristiana.’ Questo fu soltanto logico, poiché l’imperatore Costantino era un adoratore del pagano dio sole, il cui simbolo era una croce. Altri esperti han fatto rilevare che ‘prima del quarto secolo la croce non fu usata come un emblema cristiano né in Oriente né in Occidente’.
“Invece di considerare il palo di tortura al quale Gesù fu confitto una reliquia da adorare, i Giudei Cristiani come Simon Pietro l’avrebbero considerato una cosa abominevole. In Galati 3:13 l’apostolo Paolo cita Deuteronomio 21:23 e dice: ‘Sta scritto: Maledetto chiunque è appeso al legno’. Per questo i Giudei Cristiani avrebbero ritenuto come maledetto e odioso il palo sul quale Gesù era stato messo a morte. Dice la celeberrima autorità giudaica, Mosé Maimonides, del XII secolo: ‘Essi non appendevano mai a un albero che si erge dal suolo con le radici; bensì a un tronco estirpato, affinché non fosse un castigo noioso: perché un tronco sul quale qualcuno è stato appeso viene seppellito; in modo che non resti con esso il cattivo nome e il popolo non dica: “Questo è il tronco sul quale fu appeso il tal dei tali”. Altrettanto dicasi della pietra con la quale qualcuno è stato colpito; e la spada, con la quale uno sia stato ucciso; e la stoffa o il mantello col quale qualcuno sia stato strangolato; tutte queste cose vengono seppellite insieme a quelli che perirono.’ (Apud Casaub. in Baron. Exercitat. 16, An. 34, Num. 134) Dice Kalinski nella Vaticinia Observationibus Illustrata, pagina 342: ‘Di conseguenza poiché un uomo impiccato era considerato la massima abominazione — i Giudei odiavano anche più delle altre cose il tronco sul quale egli era stato appeso, così che lo coprivano pure con la terra, essendo parimenti una cosa abominevole.’
“Manca perciò completamente l’evidenza, che Gesù Cristo fosse crocifisso su due pezzi di trave posti ad angolo retto. Noi ci rifiutiamo di aggiungere qualsiasi cosa alla Parola scritta di Dio introducendo la croce pagana nelle Scritture ispirate, ma rendiamo stauros e xylon secondo il più semplice significato. Poiché Gesù adoperò stauros per rappresentare la sofferenza e la vergogna o tortura dei suoi seguaci (Matteo 16:24), noi abbiamo tradotto stauros come ‘palo di tortura’, per distinguerlo da xylon, che abbiamo tradotto ‘palo’, o, nella nota in calce, ‘albero,’ come in Atti 5:30”.
Essendo stato colmato l’abisso della speculazione, oggi i Cristiani poggiano sulla solida base di fatti concreti quando dichiarano enfaticamente che Cristo non fu mai confitto a una croce pagana d’origine fallica.
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Debbono i Cristiani venerare le reliquie?La Torre di Guardia 1952 | 1° aprile
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Debbono i Cristiani venerare le reliquie?
È STATO detto che “i tesori più preziosi” della Chiesa Cattolica Romana sono le sue numerose collezioni di reliquie, le quali sono altamente apprezzate e alle quali i fedeli tributano molta venerazione e onore. Tale devozione fu particolarmente manifesta quando venne esposto l’avambraccio destro di San Francesco Saverio, il primo missionario gesuita recatosi nel Giappone 400 anni fa.
Nella cattedrale di Nôtre Dame, a Parigi, è “la ritenuta autentica corona di spine portata da Cristo”, e a Bruges, nel Belgio, è una “reliquia del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore”. (Register cattolico di Denver) Un minuscolo pezzo della “Vera Croce” fu venduto all’asta a Londra per £600 nel 1945, e un paio di mesi prima di ciò il Catholic Herald di Londra disse che le supposte reliquie di Timoteo, compagno dell’apostolo Paolo, erano state trovate in una chiesa lungo la costa adriatica d’Italia. A Praga, in Cecoslovacchia, è una chiesa decorata con le ossa di 10.000 persone, raccolte in forma di scudi, corone, crocifissi, ecc. Altre chiese in Boemia e in Italia sono decorate con reliquie d’ossa di morti, le quali sono adorate. Mentre la Gerarchia, Cattolica Romana registra questa vasta collezione di antichità, essa è consapevole del fatto che le ossa dell’apostolo Pietro mancano. Da ciò, il loro fanatico zelo nell’invadere la pubblica stampa con storie intorno al modo in cui “suppongono”, “presumono,” “immaginano,” e “sospettano” che “forse”, “probabilmente,” o “possibilmente” le ossa di Pietro sono state trovate nel cimitero pagano su cui il Vaticano è edificato.
Ma per qual motivo tali vecchie ossa, sangue ed altri oggetti sono adorati? La Catholic Encyclopedia (vol. 12, pag. 734) dice: “L’insegnamento della Chiesa Cattolica riguardo alla venerazione delle reliquie è ricapitolato in un decreto del Concilio di Trento (Sess. XXV), che ingiunge ai vescovi e agli altri pastori d’insegnare alle loro gregge che ‘i santi corpi dei santi martiri e di altri ora viventi con Cristo, i cui corpi furono i viventi membri di Cristo “il tempio dello Spirito Santo” (1 Cor. vi, 19) e devono da Lui essere risuscitati alla vita eterna ed esser glorificati devono essere venerati dai fedeli, poiché per mezzo di questi [corpi] molti benefici sono prodigati da Dio sugli uomini’”. Gli scritti dei primi “padri della chiesa”, come Ambrogio e Agostino, erano citati come giustificazione del decreto del Concilio.
In quanto all’appoggio scritturale, la Catholic Encyclopedia dice: “Considerando le analogie della Scrittura, i compilatori [del “Catechismo Romano” emanato dal Concilio di Trento] argomentano ulteriormente: ‘Se gli abiti, i fazzoletti (Atti xix, 12), se l’ombra dei santi (Atti v, 15), prima ch’essi lasciassero questa vita, cacciavano le malattie e ridavano forza, chi può aver l’ardire di negare che Dio non operi miracolosamente lo stesso mediante le sacre ceneri, le ossa, ed altre reliquie dei santi?’”
Non è questione d’aver coraggio e audacia di difendere un dogma teologico, giusto o errato. Invece dell’ardire, chi ha l’onestà di esaminare la sacra e infallibile Parola di verità di Dio sull’argomento? Quelli che l’hanno troveranno che la Scrittura non sostiene affatto la pratica del culto delle reliquie. Nei singoli casi menzionati in Atti 5:15 e Atti 19:12 non v’è dubbio che Dio compì grandi miracoli con le mani di Pietro e Paolo. Tuttavia, quegli uomini non permisero che altre creature si prostrassero loro davanti, li adorassero o li venerassero finché furono vivi. Perché, dunque, vorrebbe qualcuno adorare le loro ossa dopo che son morti? (Atti
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