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Quando le chiese ricorrono al gioco d’azzardo per procurarsi i fondiSvegliatevi! 1975 | 8 aprile
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testo, ma [sono] intrecciati con disegni parassitari che indeboliscono all’interno della città la qualità della vita. . . . Insegnamo ai nostri figli il rispetto per la legge, quindi li scandalizziamo con le nostre attività illegali: alcuni prendono la loro prima infezione del prurito del giocatore d’azzardo [o, della “febbre” del gioco d’azzardo] al negozio dei nostri ragazzi. . . . Che i poveri giochino d’azzardo è una notizia abbastanza cattiva: il nostro patrocinio rende il male complesso dando il supposto battesimo della legittimità a un crudele inganno”. Tali funzioni del gioco d’azzardo sono davvero un crudele inganno per i poveri.
Anche i testimoni di Geova hanno spese da sostenere per mantenere i propri luoghi di adorazione. Ma essi non promuovono nessun gioco d’azzardo, non tengono negozi per la vendita di articoli vari, non passano il piatto della colletta, non fanno pagare rette di denaro. Le contribuzioni son tutte volontarie e non sollecitate. Com’è possibile questo? Perché non assistere alle loro adunanze e vederlo per vostro conto.
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Che ne sapete della lana?Svegliatevi! 1975 | 8 aprile
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Che ne sapete della lana?
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Cile
PECORE, a migliaia, si estendono come un manto di lana lungo la strada che ci sta dinanzi. La nostra auto rallenta fino a fermarsi, e noi attendiamo ansiosamente che i pastori a cavallo entrino in azione. Dall’estremità del gregge essi fischiano comandi ai cani, che sollecitamente reagiscono, facendo con abilità le loro cariche verso un solo lato della strada.
Il gregge diviene un grande tappeto in movimento, i corpi si incuneano strettamente, alcune con le zampe anteriori sul dorso di quelle davanti nel furioso sforzo di allontanarsi dai cani che le infastidiscono. Avanziamo lentamente, e dietro a noi i corpi tornano a rifluire sulla strada. Infine siamo liberi, e, con un cenno di saluto agli uomini a cavallo, continuiamo il nostro viaggio.
Benché questa vista sia comune in qualsiasi strada di Magallanes, nella provincia più meridionale del Cile, tuttavia, come molti altri, sapevamo pochissimo di queste creature lanose. Le conoscete voi? Che ne sapete della lana? Di recente abbiamo appreso alcune cose interessanti, visitando una fattoria ovina.
Il corriedale, una “nuova” razza
Abbiamo riscontrato che le pecore cambiano con il passar degli anni. Quelle che vedemmo lungo la strada sono di una razza che ha solo più di cento anni, il corriedale. Le fu dato il nome di una fattoria della Nuova Zelanda dove in principio fu generata, incrociando un montone dalla lana lunga con una pecora merino e quindi accoppiando la progenie. Per questa ragione il corriedale viene chiamato mezzo bastardo.
Il desiderio degli allevatori era quello di produrre un animale con una lana quasi così fine come quella merino, ma con carne migliore e la capacità di sopportare il clima rigido, come la varietà con lana lunga. Queste qualità fanno del corriedale l’ideale per questa parte del mondo. Esso si è ambientato qui al freddo e al vento.
Grande cura si esercita per mantenere le buone qualità della razza. Si acquistano ottimi montoni per la riproduzione, si impiegano per tre anni, quindi si vendono ad altre fattorie per evitare la degenerazione del gregge. Buone pecore sono impiegate per generare agnelli per quattro anni e quindi si macellano il quinto anno. Anche prima di ciò, qualsiasi femmina che mostra difetti viene mandata al macello.
Prendemmo disposizioni con il caposquadra di una fattoria perché ce la facesse visitare. Ora è lì, in piedi vicino al cancello. Siamo desiderosi di vedere come si tosano le pecore.
La stalla della tosatura
Mentre ci affrettiamo a salire la scala di legno verso la stalla, sentiamo un misto di odori e rumori. All’interno, dobbiamo osservare per un momento per distinguere tutte le attività. Un uomo sta presso una tavola alta, su cui è ammucchiata la lana. Ne prende un pezzo, gli fa qualche cosa con le dita, quindi lo mette da parte. Una grande macchina comprime i velli arrotolati in balle quadrate. Più avanti, all’estremità della stalla, sono i tosatori. I ragazzi corrono con i velli dai tosatori alla tavola.
Mentre ci avviciniamo al gruppo dei tosatori, il rumore dei tosatori si intensifica. Un ragazzo dei velli tenta di provare la macchina per tosare lasciata momentaneamente a riposo, ma la potente macchina è per lui troppo pesante, ed essa si agita nella sua mano come qualche cosa di vivente. Dall’ovile esterno, le pecore sono sospinte attraverso una serie di piccole porte, una alla volta, verso ciascuno dei tosatori.
Con sorprendente rapidità gli uomini colpiscono il dorso della pecora, passano la tosatrice giù sulla pancia, su nella parte interna delle gambe, intorno alla parte esterna, e la lana delle gambe penzola liberamente. Ora la lana del collo, dalla testa alla parte posteriore, è sciolta. Quindi la parte posteriore, parecchi colpetti rapidi, e via! il vello viene fuori in un solo pezzo.
“È proprio come togliersi un poncio”, ride il caposquadra, mentre la pecora, nuda e alquanto sbalordita, corre via in un altro ovile. “Sa”, egli continua, “che un buon tosatore può fare 250 pecore al giorno?”
“Questo è sorprendente”, riconosciamo. “Ma ci dica, che fa l’uomo che sta accanto alla tavola alta?”
“Oh, classifica la lana. Venga nel mio ufficio e le mostrerò come si fa”.
Durante il cammino, la nostra attenzione è attirata dalle grosse balle in sacchi di tela ruvida che escono dalla gigantesca pressa. “Ciascuna di quelle balle pesa circa 300 chili [660 libbre]”, ci viene detto. “Di qui sono portate in città per la lavorazione”.
Uno sguardo più da vicino alla lana
“Ecco”, spiega il nostro accompagnatore, “alcuni esempi della tosatura di quest’anno. Separiamo la lana per l’imballaggio in quattro tipi: pancia, vello, pezzi (rotti dal vello) e fiocchi”. Un fiocco, si spiega, è un gruppo di fibre che nel vello si mantengono naturalmente insieme.
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