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Perseguitati perché dicono la veritàLa Torre di Guardia 1985 | 1° marzo
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Perseguitati perché dicono la verità
I TESTIMONI DI GEOVA non condividono le credenze e le pratiche del kimbilikiti, poiché sono contrarie ai princìpi scritturali. I Testimoni sono stati resi liberi dalla verità contenuta nella Parola di Dio, la Bibbia. (Giovanni 8:31, 32) Per questa ragione non permettono che i loro figli vengano circoncisi secondo i riti di iniziazione del kimbilikiti. I Testimoni si rifiutano anche di dare cibo, denaro o altre cose richieste durante i periodi di iniziazione, e le loro donne non partecipano alla pesca obbligatoria organizzata a tal fine.
È interessante che in relazione al massacro dei Testimoni menzionato in precedenza, nella sua requisitoria alla corte il pubblico ministero ha detto: ‘Certi warega che in passato hanno partecipato ai riti del kimbilikiti e ne conoscono i segreti fanno ora parte dei testimoni di Geova. Hanno rivelato i segreti, particolarmente quelli relativi al fatto che non esiste uno spirito chiamato Kimbilikiti. Perciò hanno smascherato l’impostura delle offerte richieste da questo spirito che, secondo i testimoni di Geova, è un enorme inganno perpetrato dagli anziani che dirigono le cerimonie’.
Quando membri della tribù dei rega accettano i veri insegnamenti biblici, la superstizione e la paura della morte vengono sostituiti dalla verità e dalla speranza della risurrezione. (Giovanni 5:28, 29) Gli insulti alle madri, alle mogli e alle sorelle sono sostituiti dal rispetto per le donne. — Efesini 5:21–6:4; I Timoteo 5:1, 2.
Le molte chiese e missioni della cristianità si comportano ben diversamente poiché permettono ai loro seguaci di praticare la religione tribale sotto una sottile vernice di cosiddetto cristianesimo. Infatti molti sacerdoti e sommi sacerdoti del kimbilikiti sono considerati membri fedeli e rispettati delle varie chiese. Com’era diverso l’atteggiamento dell’apostolo Paolo, che scrisse: “Non siate inegualmente aggiogati con gli increduli. Poiché quale partecipazione hanno la giustizia e l’illegalità? O quale associazione ha la luce con le tenebre? . . . E quale accordo ha il tempio di Dio con gli idoli?” — II Corinti 6:14-16.
In moltissimi casi, coloro che avevano stretti legami sia col kimbilikiti che con le chiese ortodosse hanno causato problemi ai testimoni di Geova. Questi oppositori sono stati molto simili ai fabbricanti di idoli dell’antica Efeso, che vedevano il loro commercio messo in pericolo da Paolo, il quale dimostrava che ‘quelli fatti con mani non sono dèi’. (Atti 19:23-28) Vale lo stesso principio con la verità secondo cui lo spirito chiamato Kimbilikiti non esiste.
I testimoni di Geova si sentono in obbligo di far conoscere queste verità. È ovvio che a volte sono perseguitati perché dicono la verità. Ma cosa possiamo imparare dalla loro fedele perseveranza?
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Verità e fede trionfanoLa Torre di Guardia 1985 | 1° marzo
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Verità e fede trionfano
I TESTIMONI DI GEOVA sono decisi ad adorare Dio “con spirito e verità”. (Giovanni 4:23, 24) Il messaggio biblico che dichiarano smaschera l’errore, ma come l’apostolo Paolo essi chiedono: ‘Siamo divenuti vostri nemici perché vi diciamo la verità?’ (Galati 4:16) Naturalmente no! Questi cristiani amano il loro prossimo e vogliono che abbia la libertà spirituale che solo la verità rende possibile. — Giovanni 8:32.
I Testimoni sono pure decisi a mantenere forte la loro fede, anche se sono perseguitati perché dicono la verità. In effetti, la fede degli umili cristiani di Pangi costituisce la prova che i servitori di Geova possono col Suo aiuto mantenersi integri verso di lui sino alla fine, che potrebbe essere la fine completa di questo sistema di cose malvagio o la propria morte nella fedeltà, forse dopo avere subìto una crudele persecuzione di ispirazione religiosa. — Matteo 24:13.
Fede all’opera
Quegli amanti della verità massacrati nella provincia del Kivu non sono stati gli unici a manifestare forte fede. Per esempio, prendete Bingimeza Bunene, una sorella anziana. Tra coloro che sono stati trucidati a Pangi c’erano due suoi figli, Malala Ramazani e Akilimali Walugaba. Gli anziani della tribù inoltre persuasero il marito a unirsi agli assassini di suo nipote, Amisi Melende. Quando i suoi due figli e suo nipote furono uccisi, essa venne abbandonata da tutta la famiglia, anche dal marito. Ma trasse conforto dalle parole del salmista: “Nel caso che il mio proprio padre e la mia propria madre mi lasciassero, pure Geova stesso mi accoglierebbe”. (Salmo 27:10) I suoi fratelli e le sue sorelle di fede l’accolsero e la confortarono, rammentandole amorevolmente la meravigliosa speranza della risurrezione.
Il marito di questa sorella, Ramazani Musombwa, fu messo in prigione per complicità nella morte del nipote, ma infine venne scarcerato. In seguito ha ammesso d’essere rimasto colpito dal coraggio di sua moglie e dall’amore mostrato a lei e alle nuore vedove dagli altri Testimoni. Ora esprime vivo rammarico e accompagna la moglie alle adunanze dei testimoni di Geova. A motivo del suo radicale cambiamento, è divenuto oggetto di molte critiche e di scherni, ma è deciso da ora in poi a servire Geova.
Tutte le altre giovani vedove dolenti furono respinte dalle rispettive famiglie che temevano che il kimbilikiti potesse uccidere qualcun altro di loro. Queste giovani rimasero tutte salde e rifiutarono di rinnegare la propria fede in Geova. Furono accolte dai conservi e hanno riscontrato la veracità di queste parole di Gesù: “Non c’è nessuno che, avendo lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per amor mio e per amore della buona notizia, non riceva ora, in questo tempo, cento volte tanto, di case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel sistema di cose avvenire la vita eterna”. — Marco 10:29, 30.
Fede e verità hanno trionfato
Oggi le condizioni dei testimoni di Geova nella zona di Pangi sono tornate normali. Tutti i familiari dei defunti e gli interessati costretti a fuggire in altri villaggi e città sono tornati alle rispettive case. I Testimoni vi predicano di nuovo il messaggio del Regno, con rinnovato zelo e determinazione. Malgrado tutto quello che hanno subìto, sono come ‘i fratelli che provavano fiducia a motivo dei legami di prigionia di Paolo e mostravano ancor più coraggio nel dichiarare la parola di Dio senza timore’. — Filippesi 1:14.
Naturalmente, il massacro di quegli otto fedeli cristiani della congregazione di Pangi è motivo di tristezza. Ma ora c’è un altro ministro pioniere che presta servizio come sorvegliante che presiede, e i servitori di Geova che abitano nel cuore dell’Africa hanno fiducia che Dio continua ad amarli, mediante Cristo, proprio come disse Paolo: “Chi ci separerà dall’amore del Cristo? Tribolazione o distretta o persecuzione o fame o nudità o pericolo o spada? . . . Al contrario, in tutte queste cose siamo completamente vittoriosi per mezzo di colui che ci ha amati”. — Romani 8:35-37.
Ma perché Geova ha permesso che questi fedeli testimoni venissero uccisi? Nel mondo violento d’oggi ci sono stati molti casi in cui Geova ha evidentemente protetto i suoi servitori. Così facendo, dimostra come potrà condurli sani e salvi attraverso la “grande tribolazione”. (Matteo 24:21; Isaia 26:20) Ma, come disse Gesù in Giovanni 16:1-3, possono esserci occasioni in cui permette agli oppositori di arrivare fino al punto di uccidere alcuni suoi testimoni. Il fatto che essi mantengano l’integrità in simili situazioni, come hanno fatto i nostri fedeli fratelli della provincia del Kivu, serve di testimonianza e fornisce la prova che i servitori di Geova sono decisi a mantenere l’integrità anche fino alla morte. — Giobbe 27:5; Proverbi 27:11.
Ci viene in mente la grande testimonianza che risultò dalla morte di Stefano, martire del primo secolo. (Atti 8:1-8) È pertanto possibile che quell’orribile
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