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  • Bisogno di unità in tutta la terra
    La Torre di Guardia 1971 | 1° novembre
    • Dal 1945 si è continuato a fare trattati, alleanze e patti fra due o più nazioni, ma tutto in vista di un fine egoistico, non del desiderio di vivere in unità e pace con il proprio vicino.

      14, 15. (a) Perché a volte si mantiene l’unità nel campo politico? (b) Che cosa ne risulta spesso in seguito?

      14 Nel campo della politica nazionale e locale riscontriamo pure che spesso la ragione dell’unità non è il sincero interesse per le persone. In molte campagne politiche si sostiene un particolare candidato non perché egli possa recare il massimo bene al popolo, ma perché egli può elargire certi favori a quelli che lo sostengono. Così se le persone sosterranno un certo candidato, ci sarà qualche cosa per loro. L’unità che si ottiene è ancora una volta per uno scopo egoistico. Spesso si annuncia a gran voce che se un particolare candidato a una carica politica verrà eletto egli recherà il massimo bene alla popolazione in genere. Si tengono raduni politici, si fanno pranzi nella campagna elettorale e si fanno discorsi, tutto per mostrare masse di persone unite dietro ‘l’uomo che può fare il massimo bene’. In base a ciò si potrebbe facilmente pensare che gli sforzi uniti di tante persone recheranno davvero cambiamenti per il bene del popolo in futuro.

      15 Una volta che la persona abbia ricevuto la carica deve cominciare a pagare i suoi “debiti”, le promesse che ha fatte a quelli che forse gli hanno dato appoggio pecuniario e d’altro genere. Questo significa spesso che colui che diviene capo di un dipartimento o di un organo governativo non è quello che può fare il massimo bene alle masse, ma quello che ha servito meglio gli interessi del candidato e ha vinto forse con il notevole contributo della campagna. Altri che pure possono avere dato sostegno, ma forse non nella stessa misura, riscontrano ora che le promesse e l’unità della campagna elettorale erano semplici illusioni. Nulla cambia, ma si manifesta nuovamente l’egoismo del genere umano, il desiderio di guadagno e progresso personale.

      16. Fino a questo punto, a quale urgente domanda dobbiamo ancora rispondere?

      16 E dopo tutto ciò dobbiamo ancora rispondere alla domanda: Che cosa avvicina le persone così che agiscano in vera unità e in vera armonia? È l’avversità? Sono i trattati e patti nazionali e internazionali? Sono le molte organizzazioni religiose? Sono gli uomini politici e i loro sostenitori? Solo una breve considerazione della cosa spinge le persone di cuore retto a dire che ci dev’essere qualche cos’altro. Dev’esserci qualche cos’altro, qualche cosa di più stabile, di più sicuro, basato su princìpi migliori. C’è sicurissimamente.

      LA BASE DELLA VERA UNITÀ

      17. Indicate la base della vera unità.

      17 Questo qualche cos’altro si basa su un libro disprezzato da molti, usato come amuleto “portafortuna” da altri e condannato da altri ancora. Sì, è il libro di verità dell’Iddio Onnipotente, la Sacra Bibbia. Nelle sue pagine si trova quel qualche cosa che unirà veramente le persone qualunque sia la loro origine nazionale o la loro condizione sociale.

      18. Quale fu il consiglio di Paolo alla congregazione di Corinto in merito all’unità, e perché fu dato tale consiglio?

      18 Scrivendo la sua lettera alla congregazione di Corinto nel primo secolo della nostra Èra Volgare l’apostolo Paolo disse loro queste parole: “Ora vi esorto, fratelli, per il nome del nostro Signore Gesù Cristo a parlare tutti concordemente, e a non avere fra voi divisioni, ma ad essere perfettamente uniti nella stessa mente e nello stesso pensiero. Poiché mi è stato rivelato a vostro riguardo, fratelli miei, da quelli della casa di Cloe, che esistono fra voi del dissensi. Ciò che voglio dire è questo, che ciascuno di voi dice: ‘Io appartengo a Paolo’, ‘ma io ad Apollo’, ‘ma io a Cefa’, ‘ma io a Cristo’. Il Cristo esiste diviso”. (1 Cor. 1:10-13, NW, ediz. riveduta [inglese] del 1970) Quando Paolo scrisse queste parole i componenti della congregazione di Corinto non operavano insieme in unità. Invece seguivano uomini con il pensiero che questi uomini meritassero in qualche modo la loro fedeltà a prezzo dell’unità che avrebbero dovuto coltivare parlando tutti concordemente ed essendo della stessa mente.

      19. Che cosa perdevano i Corinti seguendo diversi uomini, e che cos’era in realtà una forza unificatrice per loro, per cui siamo indotti a fare quali domande?

      19 Paolo mostrò chiaramente a questi cristiani di Corinto che se divenivano seguaci di uomini, di Paolo, Apollo, Cefa o di altri, sacrificavano la loro più importante forza: l’unità di mente e di cuore. Egli descrisse chiaramente la loro condizione religiosa, dicendo: “Il Cristo esiste diviso”. Perciò non poteva esistere vera unità cristiana, giacché quelli che si attenevano all’insegnamento del cristianesimo erano divisi. Paolo disse ulteriormente ai Corinti: “Poiché quando uno dice: ‘Io appartengo a Paolo’, ma un altro dice: ‘Io ad Apollo’, non siete voi semplicemente degli uomini?” (1 Cor. 3:4) Per essere dunque più che semplicemente degli uomini i cristiani di Corinto, e in realtà tutti i cristiani, devono operare per l’unità di mente e di cuore. E qual è la base dell’unità? È la “buona notizia” che, come disse Paolo, Cristo li aveva inviati a dichiarare. Forse chiedete: Ma che cos’è la “buona notizia”? Che cosa include il termine e come promuove essa unità di mente in tutte le persone?

      LA BUONA NOTIZIA CHE RECA UNITÀ

      20. È necessariamente la “buona notizia” solo un messaggio?

      20 In un mondo pieno di notizie quotidiane che sono cattive notizie per tanti abitanti della terra, la buona notizia della Parola di Dio dovrebbe recare felicità agli abitanti della terra. La Bibbia è piena della buona notizia ed è questa notizia ad agire da forza unificatrice per i veri cristiani. Pertanto possiamo dire che la “buona notizia” ha molti messaggi che uniscono. Considereremo solo alcuni di questi messaggi contenuti nel libro di verità di Dio, la Sacra Bibbia.

      21. Che cos’è la “buona notizia” di Genesi 3:15?

      21 In Genesi 3:15 Geova Dio disse al serpente che aveva indotto Adamo ed Eva a disubbidire al suo giusto comando: “Io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei. Egli ti ferirà la testa e tu gli ferirai il calcagno”. Lì la buona notizia era che Geova Dio avrebbe a suo tempo prodotto un seme che avrebbe annientato il primo avversario di Dio, il serpente, il Diavolo, e il suo malvagio seme. In base a questa buona notizia e comprendendone il suo significato profetico il genere umano poteva avere una speranza per il futuro che recasse benedizioni invece di maledizioni e servisse a unire tutti i popoli.

      22. Che cos’è la “buona notizia” di Genesi 22:16-18?

      22 In Genesi 22:16-18, dopo che Abraamo, “l’amico di Geova”, aveva volontariamente cercato di offrire suo figlio Isacco in sacrificio, Geova Dio disse: “‘Giuro in effetti per me stesso’, è l’espressione di Geova, ‘che siccome hai fatto questo e non hai trattenuto tuo figlio, il tuo unico, di sicuro ti benedirò e di sicuro moltiplicherò il tuo seme come le stelle dei cieli e come i granelli di sabbia che sono sul lido del mare; e il tuo seme prenderà possesso della porta del suoi nemici. E per mezzo del tuo seme tutte le nazioni della terra di certo si benediranno per il fatto che tu hai ascoltato la mia voce’”. Per Abraamo la “buona notizia” fu che Geova fece con lui un patto confermato da giuramento che per mezzo del seme di Abraamo tutte le nazioni della terra si sarebbero benedette al tempo fissato e sarebbero state unite come un solo popolo. Ora era più evidente che la promessa edenica che il seme di Dio si sarebbe a suo tempo manifestato doveva ora avverarsi nella discendenza dell’‘amico di Dio’, Abraamo. — Giac. 2:23.

      23. (a) Che cos’è la “buona notizia” di II Samuele 7:12, 13? (b) Come fu rivelata questa “buona notizia” alla vergine Maria? ai pastori nel campo?

      23 In II Samuele 7:12, 13, Geova Dio fece una promessa al re Davide di Giuda con queste parole: “Quando i tuoi giorni saranno compiuti, e tu dovrai giacere con i tuoi antenati, quindi per certo susciterò dopo di te il tuo seme, che uscirà dalle tue parti interiori e in realtà stabilirò fermamente il suo regno. Egli è colui che edificherà una casa al mio nome, e io per certo stabilirò fermamente il trono del suo regno a tempo indefinito”. Per Davide la “buona notizia” fu che dalla sua linea di discendenza da Abraamo sarebbe venuto un permanente, eterno erede di un giusto Regno. Secoli dopo, lo scrittore biblico Luca parlò di questa “buona notizia” nelle seguenti parole che l’angelo proferì alla vergine Maria: “Concepirai nel tuo seno e partorirai un figlio, e dovrai mettergli nome Gesù. Egli sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo; e Geova Dio gli darà il trono di Davide suo padre, e regnerà sulla casa di Giacobbe per sempre, e del suo regno non vi sarà fine”. (Luca 1:31-33) Pertanto, la “buona notizia” del seme, prima proferita in Eden e promessa mediante Abraamo e Davide, culminò accuratamente in Gesù Cristo, e Matteo comincia il suo racconto riguardo a lui con queste parole: “Libro della storia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abraamo”. (Matt. 1:1) Alla nascita di Gesù gli angeli del cielo poterono dunque rallegrarsi e uno di tali messaggeri angelici disse ai pastori in quello stesso paese dov’era nato Gesù: “Non abbiate timore, poiché, ecco, vi dichiaro la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà, perché vi è nato oggi un Salvatore, che è Cristo il Signore, nella città di Davide”. (Luca 2:10, 11) Al tempo fissato da Dio, questo rimarchevole avvenimento avrebbe fatto unire in modo permanente il genere umano.

      24. Che cos’è la “buona notizia” di Matteo 24:14?

      24 In Matteo 24:14, poco prima che fosse messo sotto custodia e al palo di tortura nel 33 E.V., Gesù parlò ai suoi discepoli di un altro soggetto di buona notizia: “E questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni; e allora verrà la fine”. Quel regno era davvero una buona notizia, poiché doveva recare al genere umano l’adempimento di tutte le promesse fatte da Geova Dio a cominciare dall’Eden fino alla nascita, vita, morte, risurrezione ed esaltazione di Cristo Gesù perché fosse Re di quel regno.

      25. Quali tre domande devono ora ricevere risposta in relazione all’unità in tutta la terra?

      25 In breve, dunque, la buona notizia che unisce il genere umano in tutta la terra ha molti aspetti e noi abbiamo toccato solo alcuni di quelli che sono contenuti nella Parola di Verità di Dio. Ci sono molte altre buone notizie nelle pagine della Bibbia, nelle informazioni che abbiamo ricevute da Dio e che sono contenute nelle sue sessantasei lettere o libri. Ma la domanda è: Come deriva unità dalla “buona notizia”? In quali modi può esserci unità fra i popoli di questa terra con le loro numerose divisioni nazionali e razziali e svariati credi politici? E per giunta, giacché il genere umano ha un così estremo bisogno di questa unità mondiale ora che il genere umano è così profondamente diviso e in disaccordo con il suo simile, quando diverrà realtà questa unità in tutta la terra? Le risposte a queste e ad altre domande le avremo nel seguente articolo, e vi invitiamo a leggerlo, insieme ai riferimenti biblici, che vi permetteranno di acquistare fede nelle promesse di Geova Dio per l’unità mondiale del genere umano.

  • La buona notizia che unisce il genere umano
    La Torre di Guardia 1971 | 1° novembre
    • La buona notizia che unisce il genere umano

      1. Qual è il contrario dell’unità, e come sorge spesso? Fate un esempio.

      IL DISSENSO è il contrario dell’unità. Il dissenso sorge quando le persone hanno idee contrastanti, mete opposte, opinioni diverse. Per unire le persone ci vuole una forza unificatrice. La “buona notizia” è tale forza. A volte alcune persone e gruppi di persone possono unirsi per uno scopo comune. Ma una volta raggiunto lo scopo, sorgono spesso opinioni e idee diverse. Un caso pertinente è quello del programma spaziale attuato per mandare l’uomo sulla luna. Mediante l’azione unificata di migliaia di persone è stata compiuta l’impresa, acclamata in tutto il mondo. Ora che la meta è stata raggiunta, diverse opinioni su ciò che si dovrebbe fare successivamente hanno causato dissenso, divisione e perdita di azione unificata. Un servizio del Times di New York del 17 agosto 1969, sotto l’intestazione “Programma spaziale, dietro il trionfo critica alle mete”, diceva così: “La controversia N. 1 si impernia sulla domanda: Quali astronauti si dovrebbero mandare nelle future missioni Apollo, uomini addestrati primariamente come piloti collaudatori e ingegneri . . . o scienziati-astronauti, le cui principali qualità sono la conoscenza della geologia, della biologia, della fisica e di altre scienze? . . . Il malcontento . . . ha già indotto parecchi scienziati-astronauti a dare le dimissioni. . . . La controversia N. 2 si impernia sulla domanda: Chi dovrebbe controllare il tempo delle future missioni Apollo e le predisposte attività degli astronauti mandati sulla luna? . . . La controversia N. 3 si impernia sulla domanda: Per l’esplorazione del sistema solare oltre la luna, dovrebbe la nazione dare enfasi alle sonde senza uomini a bordo con macchine fotografiche e altri strumenti o dovrebbe dedicarsi invece a un programma accelerato per mandare uomini su Marte e farli tornare sulla terra al principio degli anni ottanta?”

      2. Qual è l’argomento di alcuni circa il dissenso?

      2 A questo punto direte: ‘Senza dissenso nulla migliorerà. Giacché non c’è di certo nessun uomo che conosce tutte le risposte, per fare progresso dobbiamo avere un po’ di dissenso anche sacrificando l’unità. Come sarà mai possibile, dunque, unire il genere umano? Giacché siamo dotati di libero arbitrio,

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