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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • CENSIMENTI SUCCESSIVI

      Altri censimenti furono fatti da successivi re di Israele e di Giuda. Ai giorni del re Amazia gli uomini di Giuda e di Beniamino dai vent’anni in su erano 300.000. (II Cron. 25:5) Secondo il censimento fatto dal re Uzzia l’esercito contava 307.500 uomini, con a capo 2.600 capi delle case paterne. — II Cron. 26:11-13.

      Gli esuli rimpatriati sotto Zorobabele nel 537 a.E.V. ammontavano a 42.360 uomini, 7.337 schiavi e 200 cantori (il testo masoretico di Neemia dice 245 cantori). — Esd. 2:64, 65; Nee. 7:66, 67; vedi NEEMIA, LIBRO DI.

      ALL’EPOCA DELLA NASCITA DI GESÙ

      Nelle Scritture Greche Cristiane sono menzionati due censimenti avvenuti dopo che la Giudea era caduta sotto la dominazione romana. Questi non ebbero semplicemente lo scopo di accertare il numero della popolazione, ma piuttosto furono fatti principalmente ai fini della tassazione e della coscrizione degli uomini per il servizio militare. A proposito del primo si legge: “Ora, in quei giorni [ca. 2 a.E.V. fu emanato da Cesare Augusto il decreto che si registrasse tutta la terra abitata; (questa prima registrazione ebbe luogo quando Quirinio era governatore della Siria); e tutti andavano a farsi registrare, ciascuno nella propria città”. (Luca 2:1-3, NW) Questo editto dell’imperatore fu provvidenziale, poiché costrinse Giuseppe e Maria a recarsi da Nazaret a Betleem nonostante il fatto che Maria fosse avanti nella gravidanza; così Gesù nacque nella città di Davide adempiendo la profezia. — Luca 2:4-7; Mic. 5:2.

      Due censimenti sotto Quirinio

      Alcuni critici della Bibbia hanno detto che l’unico censimento fatto mentre Publio Sulpicio Quirinio era governatore della Siria risaliva più o meno al 6 E.V., e fu la scintilla che fece scoppiare la ribellione di Giuda il Galileo e degli zeloti. (Atti 5:37) Questo in realtà era il secondo censimento fatto sotto Quirinio; infatti iscrizioni scoperte vicino a Roma e ad Antiochia hanno rivelato che alcuni anni prima Quirinio era stato legato dell’imperatore in Siria durante il proconsolato di Saturnino. A questo proposito il Dictionnaire du Nouveau Testament unito alla Bibbia nella versione francese di Crampon (ed. 1939, p. 360) dice: “Le accurate ricerche di Zumpt (Commentat. epigraph., II, 86-104; De Syria romana provincia, 97-98) e di Mommsen (Rea gestæ divi Augusti) affermano senza alcun dubbio che Quirinio fu per due volte governatore della Siria”. Molti studiosi pongono il primo governatorato di Quirinio tra il 4 e l’1 a.E.V., probabilmente dal 3 al 2 a.E.V. Tuttavia il loro metodo per giungere a queste date non è coerente e l’effettivo periodo del governatorato rimane indefinito. Il secondo mandato andò dal 759 al 765 [dal 6 al 12 E.V. come attesta espressamente Giuseppe Flavio.

      A ragione lo storico e scrittore biblico Luca dice a proposito del censimento avvenuto all’epoca della nascita di Gesù: “questa prima registrazione ebbe luogo quando Quirinio era governatore della Siria”, per distinguerla dalla seconda, fatta in seguito sotto lo stesso Quirinio e alla quale accenna Gamaliele, come riferisce Luca in Atti 5:37.

  • Regno
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    • Regno

      Nell’uso scritturale il termine “regno” può riferirsi a determinati aspetti di un governo monarchico. Può indicare il reame o territorio geografico su cui viene esercitata la sovranità. Quindi il reame del regno non includeva solo la capitale ma l’intero dominio, che poteva abbracciare regni tributari o subordinati. — I Re 4:21; Est. 3:6, 8.

      Con “regno” si può intendere in senso generale uno qualsiasi o tutti i governi umani, sia che siano retti da un re o no. — Esd. 1:2; Matt. 4:8.

      Può significare potere regale, il ruolo o la posizione del re (Luca 17:21), con la relativa dignità, potenza e autorità. (I Cron. 11:10; 14:2; Luca 19:12, 15; Riv. 11:15; 17:12, 13, 17) I figli del re possono essere definiti “progenie del regno”. — II Re 11:1.

  • Regno di Dio
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    • Regno di Dio

      L’espressione e l’esercizio della sovranità universale di Dio nei confronti delle creature, oppure il mezzo o strumento da lui impiegato a tal fine. (Sal. 103:19) Per “regno di Dio” s’intende in particolare l’espressione della Sua sovranità per mezzo di un’amministrazione regale con a capo suo Figlio, Cristo Gesù.

      Il termine reso “regno” nelle Scritture Greche Cristiane è basilèia, che significa “regno, reame, regione o paese governato da un re; potere, autorità, dominio regale; dignità regale, titolo e onore di re”. (The Analytical Greek Lexicon, p. 67) L’espressione “regno di Dio” è usata spesso da Marco e Luca, mentre in Matteo ricorre una trentina di volte l’espressione analoga “regno dei cieli”. — Confronta Marco 10:23 e Luca 18:24 con Matteo 19:23, 24.

      LA SOVRANITÀ DI DIO ALL’INIZIO DELLA STORIA UMANA

      Le prime creature umane, Adamo ed Eva, sapevano che Geova Dio era il Creatore del cielo e della terra. Ne riconoscevano l’autorità, il diritto di emanare ordini, di esigere che svolgessero certi compiti o evitassero certe azioni, di assegnare la terra da abitare e coltivare, e anche di delegare l’autorità su altre sue creature. (Gen. 1:26-30; 2:15-17) Benché Adamo avesse la capacità di coniare parole (Gen. 2:19, 20) non c’è alcuna prova che abbia inventato il titolo “re [mèlekh]” da rivolgere al suo Dio e Creatore, pur riconoscendo l’autorità suprema di Geova.

      Come risulta dai primi capitoli di Genesi, in Eden Dio esercitava la sua sovranità sull’uomo in modo benevolo e non eccessivamente restrittivo. La relazione tra Dio e l’uomo richiedeva ubbidienza come quella che un figlio mostra al padre. (Confronta Luca 3:38). L’uomo non doveva osservare un minuzioso codice di leggi (confronta I Timoteo 1:8-11); le esigenze di Dio erano semplici e avevano uno scopo preciso. Nulla indica che Adamo si sentisse inibito da una costante, critica sorveglianza di ogni sua azione; anzi, sembra che Dio comunicasse con l’uomo perfetto periodicamente, secondo necessità. — Gen. capp. 1-3.

      Nuova espressione della sovranità di Dio

      L’aperta violazione del comando di Dio da parte della prima coppia umana, istigata da un figlio spirituale di Dio, fu in effetti una ribellione contro l’autorità divina. (Gen. 3:17-19) La posizione assunta dall’avversario (ebr. satàn) spirituale di Dio costituiva una sfida che richiedeva una prova, poiché la questione in gioco era la legittimità della sovranità universale di Geova. La terra, dove fu sollevata la questione, è proprio il luogo dove sarà risolta. — Riv. 12:7-12.

      Nel momento in cui emanò il verdetto sui primi ribelli, Geova Dio pronunciò una profezia, espressa in linguaggio simbolico, che dichiarava il suo proposito di servirsi di un agente, un “seme”, per eliminare definitivamente i ribelli. (Gen. 3:15) Il governo di Geova, l’espressione della sua sovranità, avrebbe assunto un nuovo aspetto in seguito alla rivolta che era avvenuta. La progressiva rivelazione dei “sacri segreti del regno” (Matt. 13:11) mostrò che questo nuovo aspetto riguardava la formazione di un governo supplementare, un corpo direttivo capeggiato da un governante delegato. La promessa del “seme” si realizza nel regno di Cristo Gesù insieme agli eletti. (Riv. 17:14) Dal tempo della promessa edenica in poi il progressivo sviluppo del proposito di Dio di produrre questo “seme” del regno diventa il tema della Bibbia e la chiave per comprendere come agisce Geova nei confronti dei suoi servitori e nei confronti dell’umanità in generale.

      Anche se la terra era diventata un focolaio di ribellione, Geova non rinunciò al dominio su di essa. Il diluvio universale fu la prova che Dio aveva sempre la potenza e la capacità di far rispettare la sua volontà sulla terra. Anche nel periodo che precedette il diluvio mostrò similmente di esser disposto a guidare e dirigere le azioni di coloro che si rivolgevano a Lui, come Abele, Enoc e Noè. Il caso di Noè in particolare illustra in che modo Dio esercita autorità su un volontario suddito terreno, impartendogli ordini e istruzioni, proteggendo e benedicendo lui e la sua famiglia, e anche dando prova del dominio che ha su tutte le altre creature terrestri, animali e uccelli. (Gen. 6:9-7:16) Geova rese pure chiaro che non avrebbe permesso alla società umana estraniata da lui di rovinare la terra all’infinito; che non si era imposto delle limitazioni in quanto a eseguire i suoi giusti giudizi contro i trasgressori quando e come riteneva opportuno. Inoltre dimostrò la sua capacità sovrana di controllare l’atmosfera della terra e gli elementi creati. — Gen. 6:3, 5-7; 7:17—8:22.

      La prima società postdiluviana e i suoi problemi

      Dopo il Diluvio la struttura fondamentale della società umana era evidentemente un ordinamento patriarcale, che assicurava una certa stabilità e ordine. Il genere umano doveva ‘riempire la terra’, cosa che non richiedeva soltanto di procreare ma anche di estendere continuamente la zona abitata dall’uomo su tutto il globo. (Gen. 9:1, 7) Di per sé questi fattori avrebbero dovuto ragionevolmente tendere a limitare qualsiasi problema sociale nell’ambito della cerchia familiare, evitando l’attrito che spesso si produce con la densità della popolazione o il sovraffollamento. Ma l’impresa non autorizzata di Babele richiedeva di prendere una strada diversa, di concentrare la popolazione, evitando di essere “dispersi su tutta la superficie della terra”. (Gen. 11:1-4) Inoltre Nimrod si discostò dall’ordinamento patriarcale e istituì il primo “regno” (ebr. mamlakhàh). Egli, cusita della discendenza di Cam, invase il territorio semita, il paese di Assur (o Assiria), e vi costruì delle città che facevano parte del suo regno. — Gen. 10:8-12.

      Confondendo il linguaggio umano Dio disperse la popolazione che si era concentrata nella pianura di Sinar, ma il tipo di governo iniziato da Nimrod fu generalmente adottato nei paesi in cui migrarono le varie famiglie dell’umanità. Ai giorni di Abraamo (ca. 2018-1843 a.E.V.) esistevano regni dalla Mesopotamia, in Asia, fino all’Egitto, in Africa, dove il re aveva il titolo di “Faraone” invece di Mèlekh. Ma quei regni non portarono sicurezza. Ben presto i re fecero alleanze militari, combattendo per aggredire, saccheggiare e fare prigionieri. (Gen. 14:1-12) In alcune città gli stranieri furono oggetto di attacchi da parte di omosessuali. — Gen. 19:4-9.

      IL POTERE SOVRANO DI DIO NEI CONFRONTI DI ABRAAMO E DEI SUOI DISCENDENTI

      Coloro che riconoscevano Geova Dio quale loro Capo non erano senza problemi e contrasti personali. Ma furono aiutati a risolverli (o a sopportarli) in armonia con le giuste norme di Dio e senza degradarsi. Ebbero da Dio protezione e forza. — Gen. 13:5-11; 14:18-24; 19:15-24; 21:9-13, 22-33; Sal. 105:7-15.

      I fedeli patriarchi non si unirono alle città-stato o ai regni di Canaan o di altri paesi. Invece di cercare protezione in qualche città sotto la dominazione politica di un re umano, vissero in tende come forestieri, “estranei e residenti temporanei nel paese”, poiché aspettavano con fede “la città che ha reali fondamenta, il cui edificatore e creatore è Dio”. Riconoscevano Dio quale loro Sovrano, attendevano un futuro ordinamento o strumento celeste per governare la terra, solidamente fondato sulla sua volontà e autorità sovrana, anche se la realizzazione di questa speranza era allora assai remota. (Ebr. 11:8-10, 13-16) Perciò Gesù, già unto da Dio per essere re, poté dire in seguito: “Abraamo si rallegrò grandemente alla prospettiva di vedere il mio giorno, e lo vide e si rallegrò”. — Giov. 8:56.

      Geova fece fare un passo avanti alla realizzazione della sua promessa relativa al “seme” del regno (Gen. 3:15) stipulando un patto con Abraamo. (Gen. 12:1-3; 22:15-18) A questo proposito predisse che da Abraamo (Abramo) e da sua moglie ‘sarebbero venuti dei re’. (Gen. 17:1-6, 15, 16) Anche se i discendenti di Esaù nipote di Abraamo formarono sceiccati e regni, la promessa profetica di Dio che avrebbe avuto discendenti regali fu ripetuta all’altro nipote di Abraamo, Giacobbe. — Gen. 35:11, 12; 36:9, 15-43.

      Formazione della nazione israelita

      Secoli dopo, nel tempo stabilito (Gen. 15:13-16), Geova Dio intervenne a favore dei discendenti di Giacobbe, che ora si contavano a milioni, proteggendoli durante una campagna di genocidio promossa dal governo egiziano (Eso. 1:15-22) e infine liberandoli dalla dura schiavitù al regime dell’Egitto. (Eso. 2:23-25) Il comando dato da Dio al faraone, per mezzo di Mosè e Aaronne suoi rappresentanti, venne respinto dal sovrano egiziano che lo considerò proveniente da una fonte che non aveva autorità sull’Egitto. Il ripetuto rifiuto del faraone di riconoscere la sovranità di Geova provocò manifestazioni di potenza divina sotto forma di piaghe. (Eso. capp. 7-12) In questo modo Dio dimostrò che il suo dominio sugli elementi e le creature della terra era superiore a quello di qualsiasi re terreno. (Eso. 9:13-16) Coronò questa manifestazione di potere sovrano distruggendo gli eserciti del faraone in un modo che nessun vanaglorioso re guerriero delle nazioni avrebbe mai potuto replicare. (Eso. 14:26-31) A ragione Mosè e gli israeliti cantarono: “Geova regnerà a tempo indefinito, sì, per sempre”. — Eso. 15:1-19.

      In seguito Geova diede ulteriore prova del suo potere sulla terra, sulle sue importanti risorse idriche e sui volatili, e della sua capacità di proteggere e sostenere la nazione anche in un ambiente desertico e ostile. (Eso. 15:22—17:15) Dopo aver fatto tutto questo, si rivolse al popolo liberato, dicendo che, se ubbidiva alla sua autorità e al suo patto, avrebbe potuto diventare una sua speciale proprietà di fra tutti gli altri popoli, “perché l’intera terra appartiene a me”. Avrebbe potuto diventare “un regno di sacerdoti e una nazione santa”. (Eso. 19:3-6) Quando gli israeliti dimostrarono di essere pronti a sottomettersi alla sua sovranità, Geova in qualità di regale Legislatore diede loro decreti reali sotto forma di un vasto codice di leggi, accompagnando tutto ciò con una dimostrazione dinamica e maestosa della sua potenza e gloria. (Eso. 19:7—24:18)

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