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Manoscritti della BibbiaAusiliario per capire la Bibbia
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MANOSCRITTI DELLE SCRITTURE GRECHE CRISTIANE
Le Scritture Greche Cristiane sono state scritte nella lingua greca koinè. Anche se attualmente si ignora l’esistenza di manoscritti autografi originali, ci sono tuttavia pervenute, stando a un certo calcolo, oltre 4.600 copie manoscritte di tali Scritture, complete o parziali, in greco. Inoltre esistono più di 8.000 manoscritti di versioni delle Scritture Cristiane in latino e un migliaio in altre lingue.
Manoscritti papiracei delle Scritture Greche Cristiane
Papiri biblici di grande importanza erano fra i codici papiracei rinvenuti in Egitto verso il 1930, e il cui acquisto è stato annunciato nel 1931. Alcuni di questi codici greci (datati dal II al IV secolo E.V.) contengono parti di otto libri delle Scritture Ebraiche (Genesi, Numeri, Deuteronomio, Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele ed Ester) e tre contengono brani di quindici libri delle Scritture Greche Cristiane. Gran parte di tali papiri biblici, acquistati dal collezionista americano Alfred Chester Beatty, sono attualmente conservati a Dublino in Irlanda. Il resto venne acquistato dall’Università del Michigan e da altri.
La sigla internazionale dei papiri biblici è una “P” maiuscola seguita da un numero come esponente. Il Papiro Chester Beatty I (P45) consiste di parti di trenta fogli appartenenti a un codice che probabilmente in origine ne aveva circa 220. Il P45 contiene brani dei quattro Vangeli e del libro di Atti. Il P47, il Papiro Chester Beatty III, è un codice frammentario con una decina di fogli piuttosto malridotti di Rivelazione. Il P45 è probabilmente dell’inizio del III secolo e il P47 probabilmente della fine del III secolo E.V. Assai notevole è il P46, il Papiro Chester Beatty II, dell’inizio del III secolo E.V. Ha 86 fogli alquanto rovinati di un codice che in origine ne aveva probabilmente 104, e contiene tuttora nove delle lettere ispirate di Paolo: Romani, Ebrei, I Corinti, II Corinti, Efesini, Galati, Filippesi, Colossesi e I Tessalonicesi. Degno di nota è che la lettera agli ebrei è inclusa in quell’antico codice perché, dato che in Ebrei non compare il nome dello scrittore, spesso è stato messo in dubbio che sia stata scritta da Paolo. Ma l’inclusione di questa lettera nel P46, che evidentemente conteneva solo le lettere di Paolo, indica che nel III secolo E.V. i primi cristiani consideravano Ebrei uno degli scritti ispirati dell’apostolo Paolo. Anche la lettera agli efesini è inclusa in questo codice, confutando così gli argomenti di coloro che vorrebbero sostenere che questa lettera non sia stata scritta da Paolo.
Nella John Rylands Library di Manchester in Inghilterra c’è un piccolo frammento papiraceo del Vangelo di Giovanni (alcuni versetti del capitolo 18) catalogato come Papyrus Rylands Gk. 457, designato con la sigla internazionale P52. Questo è il più antico frammento esistente di un manoscritto delle Scritture Greche Cristiane, scritto nella prima metà del II secolo, forse verso il 125 E.V. e quindi solo un quarto di secolo circa dopo la morte di Giovanni. Il fatto che una copia del Vangelo di Giovanni fosse evidentemente giunta in Egitto (dove è stato rinvenuto il frammento) in quell’epoca dimostra che la buona notizia secondo Giovanni fu realmente messa per iscritto nel I secolo E.V. e dallo stesso Giovanni, non da qualche ignoto scrittore molto avanti nel II secolo E.V., dopo la morte di Giovanni, come un tempo sostenevano alcuni.
Manoscritti su velino delle Scritture Greche Cristiane
I manoscritti biblici su velino includono a volte sia le Scritture Ebraiche che le Scritture Greche Cristiane, a volte solo le Scritture Cristiane.
Codex Bezae
Il Codex Bezae, designato dalla lettera “D”, è un pregevole manoscritto del V o VI secolo E.V. Il suo effettivo luogo di origine è sconosciuto, ma venne acquistato in Francia nel 1562. Contiene i Vangeli, il libro di Atti, e alcuni altri versetti, ed è un manoscritto onciale col testo greco nelle pagine a sinistra e un parallelo testo latino in quelle a destra. Questo codice è conservato presso l’Università di Cambridge in Inghilterra, essendo stato donato a tale istituzione da Theodore Beza nel 1581.
Codex Claromontanus (D2)
Anche il Codex Claromontanus (D2) è in greco col latino a fronte, il greco sulle pagine a sinistra e il latino a destra. Contiene le lettere canoniche di Paolo, incluso Ebrei, e si pensa sia del VI secolo. Pare sia stato rinvenuto nel monastero di Clermont in Francia e acquistato da Theodore Beza, ma attualmente è conservato nella Bibliothèque Nationale a Parigi.
Codex Washingtonianus I e II
Fra i manoscritti su velino delle Scritture Greche Cristiane scoperti di recente è il Codex Washingtonianus I, che contiene i Vangeli in greco (nell’ordine comune al testo cosiddetto “occidentale”: Matteo, Giovanni, Luca e Marco). Acquistato nel 1906 in Egitto è conservato presso la Freer Gallery of Art nella città di Washington. Il simbolo internazionale di questo codice è “W” e si pensa che sia stato scritto verso la fine del IV secolo o nel V secolo, tranne Matteo e parte di Giovanni che, evidentemente danneggiati, sono stati sostituiti nel VII secolo. Il Codex Washingtonianus II, che ha per simbolo “I”, appartiene pure alla Collezione Freer e contiene parti delle lettere canoniche di Paolo, inclusa quella agli ebrei. Questo codice è stato probabilmente scritto nel VII secolo.
MANOSCRITTI SU VELINO DELLE SCRITTURE EBRAICHE E GRECHE
I più importanti e più completi manoscritti biblici esistenti sono quelli onciali, scritti su velino.
Manoscritto Vaticano 1209 (Codex Vaticanus)
Il Manoscritto Vaticano 1209 (Codex Vaticanus), contrassegnato dalla sigla internazionale “B”, è un codice onciale del IV secolo E.V., forse redatto ad Alessandria d’Egitto, che in origine conteneva tutta la Bibbia in greco. In data più tarda un correttore ha ricalcato le lettere, forse perché lo scritto originale era sbiadito, ma ha saltato le lettere e le parole che riteneva sbagliate. Originalmente questo codice aveva circa 820 fogli, dei quali ne rimangono 759. Mancano quasi tutto il libro di Genesi, e anche parte dei Salmi, Ebrei da 9:14 a 13:25 e per intero I e II Timoteo, Tito e Rivelazione. Il Codex Vaticanus è conservato nella Biblioteca Vaticana a Roma, e si sa che vi si trovava già nel XV secolo. Tuttavia la direzione della Biblioteca Vaticana ha reso estremamente difficile per gli studiosi l’accesso al manoscritto e solo nel 1889-90 pubblicò un facsimile fotografico dell’intero codice.
Manoscritto Sinaitico (Codex Sinaiticus)
Il Manoscritto Sinaitico (Codex Sinaiticus) è pure del IV secolo E.V., ma il Codex Vaticanus forse è un po’ più antico. Il Manoscritto Sinaitico è contrassegnato dal simbolo א (’àleph, prima lettera dell’alfabeto ebraico) e anche se evidentemente un tempo conteneva l’intera Bibbia in greco, parte delle Scritture Ebraiche è andata perduta. Comunque ci sono le Scritture Greche Cristiane per intero. Probabilmente questo codice in origine aveva almeno 730 fogli, benché attualmente ne rimangano solo 390. È stato scoperto (parte nel 1844 e parte nel 1859) nel monastero di S. Caterina presso il monte Sinai dal biblista Constantine Tischendorf. Questo codice in parte è conservato a Lipsia, frammenti di tre fogli si trovano a Leningrado, ma il grosso è conservato a Londra nel British Museum.
Manoscritto Alessandrino (Codex Alexandrinus)
Il Manoscritto Alessandrino (Codex Alexandrinus), contrassegnato dalla lettera “A”, è un manoscritto greco onciale che contiene gran parte della Bibbia, compreso il libro di Rivelazione. Dei forse 820 fogli originali ne rimangono 773. Questo codice, generalmente ritenuto della prima metà del V secolo E.V., è pure conservato nel British Museum.
Codex Ephraemi Syri rescriptus (Codex Ephraemi)
Il Codex Ephraemi Syri rescriptus (Codex Ephraemi), che ha come simbolo internazionale la lettera “C”, presenta un testo originale pure in genere ritenuto del V secolo E.V. Scritto in caratteri onciali greci su velino, è un palinsesto, cioè un codice riscritto. Il testo originale greco fu poi cancellato e alcuni fogli riscritti contengono sermoni di Efrem Siro tradotti in greco. Ciò avvenne probabilmente nel XII secolo, quando scarseggiava il velino. Tuttavia il testo sottostante è stato decifrato. Anche se un tempo questo codice conteneva tutte le Scritture in greco, ne rimangono solo 209 fogli, 145 dei quali delle Scritture Greche Cristiane. Attualmente contiene soltanto parte di alcuni libri delle Scritture Ebraiche e parte di tutti i libri delle Scritture Greche Cristiane, tranne II Tessalonicesi e II Giovanni. È conservato a Parigi nella Bibliothèque Nationale.
AUTENTICITÀ DEL TESTO BIBLICO
La fiducia nell’autenticità della Bibbia è molto maggiore se ci si rende conto che, in confronto, esistono pochissimi manoscritti delle opere di scrittori classici secolari e nessuno di questi è un manoscritto autografo originale. Anche se si tratta di copie fatte secoli dopo la morte degli autori, gli studiosi odierni accettano tali copie più recenti come prova sufficiente dell’autenticità del testo.
I manoscritti ebraici delle Scritture tuttora esistenti non sono così numerosi come quelli delle Scritture Greche Cristiane. Tuttavia sono molto accurati. A proposito del testo delle Scritture Ebraiche lo studioso William Henry Green ha osservato: “Si può affermare con sicurezza che nessun’altra opera antica ci è pervenuta in forma così accurata”. Frederic G. Kenyon, studioso di paleografia e filologia biblica, nell’introduzione ai suoi sette volumi ha fatto questa rassicurante affermazione a proposito dei “Papiri biblici Chester Beatty” (Londra, 1933, p. 15): “La prima e più importante conclusione tratta dall’esame di questi [papiri] è confortante in quanto confermano l’essenziale integrità dei testi esistenti. Né nell’Antico né nel Nuovo Testamento si notano varianti notevoli o fondamentali. Non ci sono omissioni importanti né aggiunte di brani, e neanche varianti che influiscano su fatti o dottrine essenziali. Le varianti del testo riguardano cose secondarie, come l’ordine dei vocaboli o il preciso vocabolo usato... Ma la cosa veramente importante è la conferma, mediante prove più antiche di quelle sinora disponibili, dell’integrità dei testi a nostra disposizione. Sotto questo aspetto sono un acquisto che fa epoca”.
A proposito delle Scritture Greche Cristiane, nel suo libro The Bible and Archaeology (pubblicato nel 1940), Frederic G. Kenyon ha detto: “Quindi l’intervallo fra la data della stesura originale e quella dei reperti più antichi è talmente piccolo da essere del tutto trascurabile, e l’ultimo fondamento per qualsiasi dubbio che le Scritture ci siano pervenute sostanzialmente come furono scritte è stato ormai eliminato. Sia l’autenticità che la generale integrità dei libri del Nuovo Testamento si possono considerare definitive”. — Pp. 288, 289.
Secoli fa Gesù Cristo, “il testimone fedele e verace” (Riv. 3:14), confermò ripetutamente e in modo categorico la veracità delle Scritture Ebraiche, come fecero anche gli apostoli. (Luca 24:27, 44; Rom. 15:4) Le antiche versioni o traduzioni esistenti sono un’ulteriore conferma dell’esattezza delle Scritture Ebraiche pervenuteci. Manoscritti e versioni delle Scritture Greche Cristiane costituiscono un’inoppugnabile testimonianza della mirabile preservazione e accuratezza di questa parte della Parola di Dio. Abbiamo dunque a nostra disposizione un testo biblico veramente degno di fiducia, autentico. Un attento esame dei manoscritti delle Sacre Scritture che sono stati preservati offre un’eloquente testimonianza della loro fedele preservazione e conservazione, rendendo più significativa l’ispirata dichiarazione: “L’erba verde è appassita, il fiore si è inaridito; ma in quanto alla parola del nostro Dio, sussisterà a tempo indefinito”. — Isa. 40:8; I Piet. 1:24, 25.
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MansuetudineAusiliario per capire la Bibbia
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Mansuetudine
[gr. praỳtes].
Temperamento mite, privo di orgoglio o vanità. Inclinazione mentale che permette di sopportare i torti con pazienza e senza irritazione, risentimento o desiderio di vendetta. La mansuetudine è intimamente legata ad altre virtù come l’umiltà, la modestia di mente e la gentilezza, da cui di rado è separata. (Vedi UMILTÀ). Mentre la gentilezza si riferisce al modo di agire, praỳtes denota più precisamente una condizione della mente e del cuore, e perciò “mansuetudine” è un’appropriata traduzione italiana del termine greco.
Nella Bibbia viene messo in risalto che la mansuetudine è un comportamento mentale prima di tutto verso Dio, e poi verso i propri simili. Per esempio è scritto: “I mansueti per certo accresceranno la loro allegrezza in Geova stesso”. (Isa. 29:19) Le persone mansuete si lasciano ammaestrare — Geova “insegnerà ai mansueti la sua via” (Sal. 25:9) — e sono pronte ad accettare la disciplina dalla mano di Dio, anche se sul momento è dolorosa. (Ebr. 12:4-11) La mansuetudine spinge ad aspettare che Geova corregga gli errori e i torti ingiustamente subiti, anziché lasciarsi prendere dall’ira. (Sal. 37:8-11) Tali persone non saranno deluse, perché colui che Geova ha stabilito, il ‘ramoscello del ceppo di Iesse’, impartirà giusta riprensione “a favore dei mansueti della terra”. — Isa. 11:1-4.
MOSÈ
Mosè era proprio un uomo del genere, “di gran lunga il più mansueto di tutti gli uomini che erano sulla superficie della terra”, che accettava la critica senza risentimento. (Num. 12:3) Queste parole furono pronunciate quando Miriam e Aaronne mormorarono contro Mosè. In realtà si trattava di una lagnanza del
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