Prospera economia del Venezuela
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nel Venezuela
IL QUADRO economico del Venezuela offre un ristoratore contrasto con quello di altri paesi dove la circolazione monetaria può esser depressa, perdendo di continuo valore o perfino oscillando sull’orlo della rovina. Immaginate di vivere in un paese dove il costo della vita l’anno scorso aumentò solo dell’uno per cento!
Quando si pensa al Venezuela e alla sua economia, si pensa immediatamente alla parola “petrolio”. Ma il Venezuela ha lavorato duramente per allargare la sua base economica e sfruttare la sua abbondanza d’altre risorse naturali. I giacimenti di petrolio che si trovano sotto il lago Maracaibo e sotto l’ondeggiante erba delle sue praterie orientali non continueranno a dare per sempre la prosperità al paese. I pianificatori governativi cercano i mezzi per diversificare le fonti d’entrata. Ma con quale successo?
Petrolio, principale sostegno
A differenza della situazione di altri paesi dell’America Centrale e Meridionale, il governo ha la proprietà delle risorse minerali. Così l’entrata che deriva dal petrolio è estesa all’intera economia, recando beneficio alla maggioranza anziché ad alcuni privilegiati. L’entrata pro capite dei dieci milioni di persone del Venezuela varia da circa L. 460.000 a oltre L. 558.000, dando ai Venezolani più denaro da spendere che i loro vicini latino-americani. E il bolivar venezolano è la più forte moneta in tutta l’America Meridionale.
Come massimo esportatore di petrolio del mondo, il Venezuela pompa in media 3.600.000 barili al giorno. Dei risultanti profitti la nazione riceve i due terzi, circa L. 2.170 milioni al giorno. Frattanto gli automobilisti venezolani pagano inoltre per la benzina il prezzo più basso nel mondo, solo L. 18 al litro.
Tutte le solite attività dell’industria petrolifera, produzione, raffinazione, esportazione e consumo interno, hanno visto un notevole aumento, tutto cioè salvo la nuova esplorazione. La norma petrolifera del governo continua a dare enfasi all’efficienza operativa e al produttivo uso delle risorse petrolifere, anziché cercare una più alta erogazione di questo bene di consumo che non è rinnovabile. Gli ultimi metodi di ricupero dei prodotti secondari del petrolio vengono applicati. Infatti, nel 1966, oltre 50 impianti di reiniezione di benzina erano in funzione, uno dei quali è il più grande del mondo.
Si stima che al corrente ritmo di produzione le riserve di petrolio dovrebbero durare tredici anni. Con prudenza, perciò, gli economisti del paese hanno usato le entrate del petrolio per costruire l’ossatura della maggiore industrializzazione come anche per conseguire le necessarie riforme sociali. Indipendentemente dalle oscillazioni delle risorse del petrolio, il ricorso a qualche fonte d’energia diversa dal petrolio potrebbe produrre seri effetti sull’economia.
Si pongono le basi per la crescita
Al fine di porre le basi per la futura crescita industriale, il Venezuela ha investito negli ultimi dieci anni 6.000.000.000 di bolivar in strade, ponti e sviluppo idroelettrico. Il paese ha ora uno dei migliori sistemi viari di tutta l’America latina, 17.600 chilometri pavimentati. Le superstrade vanno intorno e oltre Caracas, la capitale, diramandosi verso le città più importanti.
Il ponte in cemento precompresso più lungo del mondo attraversa il lago Maracaibo, che, a proposito, è il lago più grande dell’America Meridionale. Questo ponte collega Maracaibo, la seconda delle città maggiori, col resto del paese. Prima del 1962 ogni cosa doveva essere o traghettata attraverso il lago o trasportata per tremiladuecento chilometri intorno alla sua spiaggia meridionale. Ora è stata aperta una ricca zona agricola con diretto accesso all’Autostrada Panamericana.
All’altra estremità del paese, invece di dover attendere una lunga, calda, scoraggiante fila per la piccola nave traghetto, gli autisti di autocarri possono ora attraversare il bel nuovo ponte che passa sul potente Orinoco vicino a Ciudad Bolivar e proseguire senza ritardo.
Speciale priorità è stata data all’elettrificazione del paese, giacché il desiderato sviluppo economico richiedeva che si raddoppiasse la capacità di generare energia ogni cinque anni. Nei passati dieci anni l’energia elettrica disponibile si è triplicata e 1.500 città, paesi e villaggi sono stati illuminati alla maniera moderna. Grandi impianti generano centinaia di migliaia di chilowatt sul potente fiume Caronì. Infatti, il potenziale idroelettrico è quasi inesauribile. Solo in alcuni paesi africani c’è un potenziale superiore, che si può sviluppare a costo inferiore.
Altre ricche risorse
Oltre ai giacimenti di “oro nero” che sono nel sottosuolo venezolano, questo paese può anche vantare parecchi monti di ferro. Le sue riserve di minerale di ferro d’alta qualità, puro al 50 per cento, sono state stimate di 1.800.000.000 di tonnellate metriche. Nono fra i produttori di ferro del mondo, il Venezuela può nominare questo minerale come la sua seconda esportazione maggiore. La competizione internazionale ha spinto i Venezolani a costruire uno stabilimento che produrrà un milione di tonnellate annue di minerale arricchito in forma di mattonelle, di qualità abbastanza alta da soddisfare la richiesta internazionale delle acciaierie.
I depositi di bauxite, oro, nichel e manganese si trovano pure nella regione che va rapidamente divenendo l’orgoglio del Venezuela, quella grande estensione di terra che si trova a sud dell’Orinoco. È qui che si compiono i più intensi sforzi per costruire un centro dell’industria pesante. Un’acciaieria e uno stabilimento dell’alluminio sono già in funzione. L’obiettivo è un completo complesso che trasformi il grezzo in metallo. L’acciaieria ha una capacità produttiva di 750.000 tonnellate di lingotti oltre a 600.000 tonnellate di prodotti finiti l’anno. Lo stabilimento dell’alluminio produce 10.000 tonnellate per il 99,5 per cento in lingotti d’alluminio puro ogni anno, e si fanno i piani per raddoppiare questa produzione per quest’anno.
Stimolo all’espansione industriale
La norma governativa, incoraggiando la produzione nazionale di ciò che era in precedenza importato, ha dato grande impeto allo sviluppo dell’industria. La produzione industriale è aumentata al ritmo medio del 10 per cento annuo. I beni di consumo sono ora quasi totalmente di fabbricazione nazionale, mentre dieci anni fa quasi la metà erano importati. Gli stabilimenti per il montaggio delle automobili, e le fabbriche per la produzione di pneumatici, mobili, carta, prodotti metallici e materiali da costruzione, sono già attivi. Vestiario e calzature sono prodotti in volume sufficiente per provvedere a un modesto movimento di esportazione di questi articoli.
Nel campo petrochimico il Venezuela ha ambizioni. Sono stati annunciati i piani di un’espansione in grandi proporzioni, piani che includono la costruzione di un porto di mare con maggiore capacità di qualsiasi altro porto nel paese. In relazione con questa industria chimica ci saranno stabilimenti che ospiteranno imprese satelliti come la fabbricazione di articoli in plastica e fertilizzanti.
Naturalmente, prima o poi ci saranno problemi quando il limitato mercato nazionale sarà stato soddisfatto. Diverrà allora imperativo aumentare grandemente la produzione e ridurre i costi per essere in grado di competere con efficacia nel mercato mondiale.
L’agricoltura procede di pari passo
È abbastanza significativo che la sola nazione che ha superato il Venezuela nella crescita agricola nel 1966 è stato Israele, nazione notevole per la sua tecnologia nei metodi agricoli. Non è quindi sorprendente che il Venezuela produca praticamente tutto ciò che le sue esigenze alimentari richiedono, in effetti il 92 per cento.
La norma per la riforma agraria del governo ha influito molto su questo progresso. Dieci anni fa meno del 2 per cento dei coltivatori possedevano il 74 per cento della terra. Da allora, 150.000 famiglie sono state assegnate a terre di proprietà pubblica o a terre non coltivate che il governo ha acquistate da proprietari privati. Gli agricoltori ottengono un titolo al loro appezzamento di terra così che lo possono lasciare in testamento ai loro figli, ottenere credito e aiuto tecnico dalle agenzie governative. Gli agricoltori non producono più a favore di coltivatori di terre assenti. I raccolti sono di loro proprietà e possono farne quello che vogliono. Significativamente, la produzione agricola in un periodo di sette anni è salita del 650 per cento.
Questa espansione agricola ha trasformato l’intera economia. Un paese che prima del 1951 doveva usare la sua entrata derivante dal petrolio per importare riso dall’Ecuador, zucchero da Cuba, uova dalla Polonia, patate dal Canada, e così via, è divenuto un paese che non solo dà da mangiare ai suoi propri abitanti, ma anche genera un’entrata con l’esportazione di molti di questi stessi prodotti oltre ai tradizionali caffè e cacao. In paragone con dieci anni fa la produzione del granturco si è raddoppiata, ci sono due volte più zucchero, dodici volte più riso, otto volte più patate.
L’abbondanza di provvista alimentare che ne è risultata ha avuto la tendenza a tenere bassi i prezzi.
Dolori in aumento
Il Venezuela ha naturalmente i suoi problemi. Principalmente, questi sono causati da una vera e propria esplosione della popolazione. Circa 300.000 persone si aggiungono alla popolazione ogni anno. Questo è quasi due volte il ritmo di crescita della popolazione degli Stati Uniti.
L’istruzione è un problema importante, che è coraggiosamente affrontato, tanto che si spende tre volte più denaro oggi per essa di quanto se ne spendeva dieci anni fa. La proporzione degli illetterati, secondo le statistiche delle Nazioni Unite, è scesa al 17 per cento.
Un altro pressante problema è quello delle abitazioni. Ciò nondimeno, sono state costruite più abitazioni negli ultimi quattro anni che in tutto il resto della storia di costruzioni ufficiali del Venezuela.
La raccolta e la distribuzione dell’acqua hanno pure fatto grandi passi, col risultato che ora il 98 per cento della popolazione nei paesi di 5.000 o più abitanti hanno l’acqua potabile. Nelle città di più di tre milioni di abitanti hanno la convenienza dei sistemi di fognature in paragone con quelle di meno di un milione di abitanti del 1958.
La restrizione dell’immigrazione e l’incoraggiamento agli investitori stranieri sono due norme perseguite in vista del mantenimento di un’economia prospera e crescente. Incidentalmente, in ogni attività si devono assumere tre Venezolani per ogni straniero, a meno che non si tratti di un’impresa altamente specializzata e il mercato del lavoro nazionale non abbia personale tecnico disponibile.
Tassa sull’entrata bassa, moneta stabile
La tassa sull’entrata è pagata al governo federale quando la persona guadagna più di 12.000 bolivar (L. 1.653.329,20). Non ci sono tasse statali o municipali. Tutto l’onere fiscale, 12,5 per cento del prodotto nazionale all’ingrosso, è decisamente inferiore a quasi il 30 per cento negli Stati Uniti, il 35 per cento in Germania, il 39 per cento in Francia e il 41 per cento in Svezia. È quindi ovvio che nel Venezuela c’è un’amichevole atmosfera fiscale, atmosfera che incoraggia l’investimento. Questo, a sua volta, aiuta l’espansione dell’economia.
Il Venezuela occupa una posizione incomparabile. Esso mantiene la più alta riserva monetaria nell’America latina, qualche cosa che aiuta il bolivar a mantenere la sua posizione di favore. La stabilità e la libera conversione del bolivar ha dato luogo al suo uso in altri paesi nelle transazioni di credito, particolarmente da che la moneta venezolana fu riconosciuta nel 1966 dal Fondo Monetario Internazionale come una moneta “solida”.
Secondo uno studio economico della First National City Bank di New York, “parte del successo del Venezuela può attribuirsi all’alto livello dell’esportazione del petrolio, ma i suoi invidiabili record di crescita economica, relativa stabilità dei prezzi, eccedenza della bilancia dei pagamenti e forte posizione nella riserva internazionale devono attribuirsi alle sane norme fiscali che hanno consentito al paese di trarre grande beneficio da questa importante risorsa naturale”.
Come si espresse un economista venezolano: “In questo paese la ristrettezza e l’arretratezza economica sono in contrasto con l’abbondanza. Vale a dire che esistono due Venezuela profondamente diversi: il Venezuela che non ha lasciato il passato, con le sue vecchie case, le sue vecchie tradizioni, i suoi primitivi sistemi economici, e il Venezuela del petrolio, degli edifici moderni, delle automobili costose, dei costosi impianti di divertimento; il Venezuela dei patriarchi e dei peoni che vi sbarcarono e il Venezuela degli affaristi, dei costruttori, degli industriali, degli esperti di tecnologia e una crescente classe media; il Venezuela di alpargatas (sandali intessuti), machetes, sombrero a larghe falde, capanne e cassava (pane fatto di radice di yucca) e il Venezuela degli alberghi di lusso e degli abiti di famosi designers”.
Sì, questi contrasti e molti altri si possono vedere oggi nel Venezuela. Ma, continueranno la stabilità politica e la sana norma fiscale a mantenere un’economia sana e crescente? Questo è ciò che molti Venezolani si devono chiedere mentre osservano che un paese dopo l’altro, dopo aver percorso il sentiero che essi seguono, cadono vittime di idee divisive, norme debilitanti e tutto un succedersi di mali che li accompagnano. Frattanto l’economia del paese avanza rapidamente.