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Il mio scopo nella vitaLa Torre di Guardia 1959 | 15 marzo
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che alla fine di febbraio dovevo andare alla Bethel e restarci finché non avessi ricevuto il visto per entrare nel Venezuela. Il 2 giugno 1946 arrivammo a Maiquetìa, aeroporto di Caracas, la capitale, e non c’era nessuno ad incontrarci ed aiutarci ad imparare la lingua spagnola. Ma presto trovammo quattro proclamatori che si radunavano in una casa, per tenere lo studio de La Torre di Guardia ed anche lo studio di libro. Una famiglia di buona volontà del vicinato partecipava pure a queste adunanze, così dodici persone furono presenti a quella prima adunanza a cui partecipai a Caracas.
Nell’aprile del 1946 il fratello Knorr e il fratello Franz erano venuti nel Venezuela e avevano dato inizio alle adunanze e al servizio di campo che ora vi veniva svolto. I quattro proclamatori erano ansiosi di avere letteratura e aiuto nel campo. Da questi fratelli apprendemmo che ve n’erano altri nell’interno del Paese che facevano un po’ di servizio. La prima cosa fu di organizzarli perché ci mandassero i loro rapporti che noi avremmo potuto mandare a Brooklyn. Fu difficile perché non conoscevamo lo spagnolo. Ma due ragazzi che avevano appena cominciato a fare i pionieri parlavano un po’ l’inglese, perciò dicevamo loro quello che volevamo che facessero ed essi, a loro volta, lo dicevano alla congregazione. A poco a poco la congregazione di Caracas cominciò a crescere. Nel settembre del 1946 fu aperto un ufficio filiale e sul primo rapporto mandato figuravano diciannove proclamatori.
Caracas era certamente un posto strano per noi. I prezzi erano spaventosi, era praticamente impossibile trovar casa. Camminammo per ore, non sapendo quale autobus prendere, poiché non riuscivamo a capire quello che la gente ci diceva quando chiedevamo. Infine trovammo una casetta in periferia, in una strada sporca, senza acqua corrente. Qui aprimmo la prima casa missionaria nel Venezuela. In seguito la Società mandò altri missionari ad aiutarci, e le cose divennero più facili. Per tre anni cercammo una casa missionaria migliore, ma senza successo, a causa degli affitti alti. Parecchi del nostro gruppo tornarono negli Stati Uniti, alcuni si ammalarono e altri preferirono sposarsi; perciò per parecchi mesi rimasi solo finché la Società non ne mandò degli altri. Nel luglio del 1949 trovammo una casa migliore a Caracas e la famiglia crebbe fino a dieci persone, e certamente fu per me una gioia aver continuato a perseguire lo scopo della mia vita. Inoltre un altro gruppo di missionari fu assegnato a Maracaibo ed essi vi aprirono una casa nel dicembre del 1948.
Ricordo particolarmente un’esperienza: Tre pionieri venezuelani lavoravano con me in un sobborgo di Caracas. Ero qui solo da alcuni mesi perciò il mio spagnolo era molto incerto. Il prossimo negozio era quello di un sarto che parlava inglese. I ragazzi dissero che dovevo andarci io perché avrei potuto parlare inglese. Trovai che il sarto era una persona molto mansueta. Mi disse che aveva la Bibbia e che gli interessava molto; che era cattolico, ma un altro sarto avventista cercava di convertirlo. Prese il libro “Il Regno è vicino” in inglese ed io gli dissi che sarei tornato in seguito. Quindi cominciai uno studio ed egli accettò la verità. Più tardi chiese di fare lo studio in spagnolo perché si rendeva conto che doveva prender parte all’opera di predicazione e quindi avrebbe dovuto perfezionare il suo spagnolo e imparare a leggere in spagnolo. Presto si unì a noi nel servizio di campo e fu battezzato. Una domenica lavorammo insieme, lo accompagnai ad alcune delle sue visite ulteriori, e cominciammo tre studi. Un giorno mentre ci recavamo ad uno di questi studi egli disse: “Prego Dio perché io possa trovare una pecora in questo territorio”.
Un Italiano con cui avevamo appena cominciato uno studio accettò la verità molto in fretta e presto si unì a noi nel servizio. Questo Italiano cominciò poi a fare il pioniere nonostante avesse moglie e tre figli da mantenere. Egli continua molto bene.
Dopo una serie di discorsi formammo un centro di servizio in una casa e in seguito questo studio venne passato a un fratello maturo che viveva nelle vicinanze. Ora abbiamo una congregazione di settanta proclamatori in quel sobborgo. Il mese scorso, quando il servitore di circoscrizione tenne un discorso pubblico in quella congregazione, ottantun persone erano presenti.
Da dodici anni, compiuti nel giugno dell’anno scorso, sono nel Venezuela. Mi sembra di esserci stato la maggior parte della mia vita, per lo meno la parte più importante. In questi anni le cose sono molto cambiate in questo Paese. La capitale, Caracas, che ha ora un milione di abitanti, è stata trasformata in una moderna città, con nuovi edifici e nuove strade.
Anche il numero dei proclamatori del Regno è aumentato d’anno in anno nel Venezuela. Con una media di tredici nel 1946, si superavano nel 1957 i 1.233. Il massimo di proclamatori per quell’anno fu di 1.364. Abbiamo otto case missionarie e ventidue congregazioni nel Paese. Il messaggio e l’opera sono giunti ai più lontani confini di questa terra. Qui a Caracas cominciammo con quattro proclamatori ed ora abbiamo cinque unità con più di 550 proclamatori. In tutto il Paese i proclamatori lavorano assiduamente ed abbiamo sempre una media di dodici ore o più per proclamatore. Eppure abbiamo bisogno di più pionieri e missionari, avendo molto territorio da percorrere.
Perciò conseguendo lo scopo della mia vita ho imparato che è un grande privilegio e una grande benedizione essere missionario in un campo straniero. Riandando al passato, sono molto grato a Geova per aver allora cominciato a fare il pioniere e per aver accettato l’invito ad andare a Galaad. L’opera di pioniere, seguita dall’addestramento a Galaad e dal servizio missionario, non può essere paragonata ad alcun’altra cosa in questo vecchio mondo. La gioia e i privilegi di servizio superano assolutamente le difficoltà e gli inconvenienti che si trovano sul vostro cammino. Da più di quindici anni sono nel servizio a pieno tempo, per la maggior parte in territorio straniero. Io non cambierei la mia esperienza con un altro. Se fossi di nuovo un ragazzo di diciassette anni, il mio cuore e la mia mente sarebbero rivolti a Galaad e al servizio missionario.
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La Cristianità e la BibbiaLa Torre di Guardia 1959 | 15 marzo
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La Cristianità e la Bibbia
● Durante la crociata di New York l’evangelista Billy Graham, parlando a nome della Cristianità, disse riguardo alla Bibbia: “La Bibbia è il libro più venduto nel mondo. Quasi tutti hanno una Bibbia in casa loro. Ma pochissimi di noi sanno qualche cosa del messaggio della Bibbia. Non la leggiamo. Non la studiamo. Ne parliamo. L’abbiamo in casa nostra. L’abbiamo sui pulpiti delle nostre chiese. Ma non sappiamo ciò che la Bibbia ha da dire”. A dar risalto alle osservazioni di Graham, ci fu un articolo da Arcadia, nel Kansas, pubblicato dal periodico Bee di Fresno (California) del 26 settembre 1957: “Una donna di Arcadia aprì la Bibbia di famiglia e vi trovò l’atto di compra-vendita della sua casa, che aveva cercato inutilmente dal 1937. Si trovava proprio dove l’aveva lasciato”.
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