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  • Ordinazione dei testimoni nel tempo della fine
    La Torre di Guardia 1951 | 15 settembre
    • i testimoni di Geova furono rianimati e inviati nel 1919, quanti della Cristianità vedono, odono e credono? Non la grande maggioranza, ad ogni modo! Né milioni! Fallimento, dunque? No! Ma allora, motivo di scoraggiamento e rinunzia? Al contrario, la profezia d’Isaia 6:9, 10 si è dimostrata vera. Se i testimoni di Geova avessero compromesso il loro messaggio e avessero solleticato gli orecchi del popolo, non avrebbero avverato l’adempimento della profezia riguardo alla loro opera di testimonianza.

      12. Se la Cristianità avesse accettato il messaggio, che cosa ne sarebbe risultato? Ma poiché non ha accettato, che cosa ne deriva?

      12 Se la Cristianità si fosse comportata favorevolmente alla loro testimonianza essa si sarebbe convertita a Geova e al suo regno e sarebbe stata guarita. Ma oggi le condizioni nelle quali si trova la Cristianità mostrano che non ha ricevuto la guarigione divina. Essa si trova nella più perniciosa condizione mentale, morale e spirituale. Si trova di fronte a una distruzione e desolazione tanto inevitabile quanto quella che si abbatté sull’antica Gerusalemme sia nel 607 a.C. che nel 70 d.C. Questo non vuol dire che i testimoni di Geova abbiano mancato di annunziare il suo schietto messaggio. Mandando i suoi testimoni Geova ebbe un benigno proposito, quello, cioè, d’annunziare il Regno di salvezza e dare un anticipato avvertimento del male che sarebbe venuto in seguito al rigetto di quel regno. Questo mostra quanto sia di vitale importanza il messaggio che rechiamo. Invece di esserne guarita, la Cristianità si ribella contro di esso e, come il ricco nell’Ades, se ne sente tormentata. Come fu detto a Babilonia, così possiamo ora dire a lei: ‘Noi abbiam voluto guarire la Cristianità, ma essa non è guarita.’ (Ger. 51:9) Condannata tanto sicuramente quanto il lebbroso re Uzzia, essa si affretta ad allontanarsi da Geova Dio verso la sua dolorosa morte.

      13. Chi riceve il buon effetto del messaggio? Perciò che cosa fanno essi?

      13 Ciò non ostante, il messaggio produce pure un buon effetto, come è scritto: “Mandò la sua parola e li guarì, e li scampò dalla fossa”. (Sal. 107:20) Lo stesso rimanente spirituale ha ricevuto questo influsso dalla Parola, e ora lo riceve anche un grande gregge di “altre pecore” del Giusto Pastore. Con cuore mansueto essi ricevono il messaggio proclamato dai testimoni. Lo lasciano penetrare profondamente negli aperti orecchi dell’intelligenza, e con gli occhi della fede vedono come Geova si serve dei suoi testimoni per compiere la sua opera. Perciò abbandonano la Cristianità condannata, si convertono a Geova e si uniscono all’organizzazione teocratica dei Suoi testimoni e vengono guariti.

      FINO A QUANDO?

      14. Quale domanda fece Isaia? Come rispose Iddio per lui e per noi?

      14 Non sareste voi desiderosi di sapere fino a quando dovreste continuare a testimoniare di fronte alla durezza di cuore della Cristianità? Isaia ottenne la risposta per noi. “E io dissi: ‘Fino a quando, Signore?’e Ed egli rispose: ‘Finché le città siano devastate e senza abitanti e non vi sia più alcuno nelle case e il paese sia ridotto in desolazione; finché l’Eterno [Geova] abbia allontanati gli uomini, e la solitudine sia grande in mezzo al paese.’” (Isa. 6:11, 12) Così senza fissare una data Geova segna praticamente il limite della nostra opera in mezzo ai popoli dell’incurabile Cristianità. Dobbiamo proseguire finché la Cristianità sia ridotta allo stato di devastazione qui profeticamente descritto e che fu illustrato dalla devastazione di Gerusalemme e di Giuda nel 607 a.C. Isaia non testimoniò personalmente fino a quell’avvenimento. Egli morì più di cento anni prima di quel tempo. Ma altri testimoni, suoi conservi, testimoniarono fino a quel tempo, e Geremia continuò a profetizzare in carcere a Gerusalemme anche mentre la città era assediata dai Babilonesi. Scarcerato quando la città cadde, Geremia continuò a predicare anche dopo finché le persone rimaste fuggirono terrorizzate in Egitto, portandolo con loro a viva forza, lasciando così il paese abbandonato dagli uomini e dagli animali domestici.

      15. (a) Come sarà la Cristianità così desolata? (b) Che cosa dobbiamo fare noi fino ad allora e in seguito?

      15 Si avvicina il tempo in cui le “dieci corna” della bestia, spalleggiate dall’intero corpo di tale bestia, si rivolteranno contro la fornicatrice organizzazione di religione babilonica della Cristianità e la ridurranno in rovina. Tutte le sue organizzazioni religiose ne risentiranno. I loro aderenti saranno condotti in cattività oppure verranno distrutti dagli elementi mondani che combattono contro la religione e contro il regno di Dio, lasciando così nella desolazione la religione organizzata. Questo sarà il principio della battaglia di Harmaghedon, ma nel suo punto culminante gli eserciti celesti di Geova sotto il suo Re Gesù Cristo eseguiranno i suoi giusti giudizi contro tutti gli elementi empi, religiosi, politici, sociali e commerciali. Questa divina esecuzione spazzerà di loro la terra. Questo è quanto la Cristianità vedrà sopravvenire su di lei per aver chiuso gli occhi, turato gli orecchi e ingrassato il cuore alla testimonianza dei testimoni che Geova ha mandato. Così malgrado le condizioni d’assedio che le forze malvage potranno imporre alla Cristianità, noi dobbiamo proseguire col messaggio del Regno e proclamare il “giorno della vendetta del nostro Dio”. Dopo ch’essa sarà caduta ad Harmaghedon, noi dobbiamo, come Ezechiele, predicare il Regno e la vendetta divina sopra tutte le organizzazioni fuori della Cristianità, finché la “battaglia del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” li distrugga e la sua sovranità universale resti rivendicata per sempre. Mediante il suo aiuto, la sua forza e la sua protezione nulla ci potrà fermare fino ad allora. Il suo comando sarà eseguito pienamente.

      16, 17. Che cosa disse infine Geova relativamente a un decimo rimasto nel paese, e come si adempie questo?

      16 Dopo un tale messaggio di vendetta divina, l’emozione che questo suscita in noi c’impone di chiedere: Ne uscirà qualcuno vivente? Geova mediante Isaia ce ne dà l’assicurazione. Nelle parole conclusive del suo ordine a quel profeta nel tempio egli dice: “Tuttavia ancora vi sarà in essa un decimo, sebbene ancora sarà consumata, come una quercia e come un terebinto che, quando sono abbattuti, hanno un ceppo in loro, una santa progenie ne sarà il ceppo” — Isa. 6:13, Ro; SA.

      17 Questo “decimo” si vede che è il fedele rimanente spirituale dei testimoni di Geova, che fu raffigurato dal fedele rimanente giudeo che tornò nel paese di quello ch’era stato l’infedele Giuda e Gerusalemme e vi rinnovò la pura adorazione di Dio. Il rimanente, che sono gli ultimi della “nazione santa” di Dio sulla terra, sono “una santa progenie”, “una razza sacra” (Mo). Come una quercia o un terebinto abbattuto lascia un ceppo che germoglia nuovamente quando è inumidito dall’acqua, così questa santa progenie rimarrà come un ceppo nella terra e germoglierà di nuovo dopo la devastazione di Harmaghedon. (Giob. 14:7-9) Sopravvivente con loro sarà il grande gregge di “altre pecore” che si sono convertite a Geova e al suo regno mediante Cristo e sono state guarite, corrispondendo a Ebed-Melec e ai Recabiti che sopravvissero con Geremia alla prima distruzione di Gerusalemme. Così la pura adorazione di Geova germoglierà di nuovo sotto più favorevoli condizioni dopo Harmaghedon e si spanderà fino alle estremità della terra. Allora “tutta la terra sarà piena della sua gloria”, come preannunziarono i serafini nel tempio.

      18. in vista della Sua ordinazione, come ci dobbiamo comportare?

      18 Data la nostra ordinazione divina dal tempio non vi è sosta per noi come suoi testimoni finché Harmaghedon si abbatta sulla Cristianità e ogni opportunità per i suoi aderenti di ravvedersi sia passata. Noi avanzeremo, dunque, proclamando il messaggio mentre ‘consideriamo la pazienza del nostro Signore come salvezza’, sia per noi stessi che per quelli che ci ascoltano. — 2 Piet. 3:15, NM.

  • Maria, la madre di Gesù
    La Torre di Guardia 1951 | 15 settembre
    • Maria, la madre di Gesù

      “TI SALUTO, o favorita dalla grazia; il Signore è teco”. Con questo saluto l’angelo Gabriele si rivolse all’umile figlia di Heli nella città di Nazaret circa 1.952 anni fa. Essa era una giovane vergine di povere condizioni, e suo padre la chiamò Maria, che vuol dire “amara”. Doveva sposarsi, non con un nobile principe, ma con Giuseppe il falegname, un uomo di modesta posizione, com’era lei. Perché un messaggero angelico inviato dall’Iddio Altissimo doveva quindi salutarla come una “favorita dalla grazia”? O perché sua cugina Elisabetta, sotto la potenza dello spirito santo, esclamò verso Maria: “Benedetta sei tu fra le donne”? — Luca 1:28, 41, 42.

      Toglietevi subito dalla mente l’idea che Maria fosse benedetta con una cosiddetta “immacolata concezione” che l’avrebbe liberata dalla macchia del peccato adamico. Essa era nata come tutte le altre fanciulle. Per le imperfezioni ereditarie dovute al peccato originale di Adamo essa non differiva dal re Davide, il quale dichiarò: “Ecco, io sono stato formato nella iniquità, e la madre mia mi ha concepito nel peccato”. (Sal. 51:5) Mentre non c’è la minima traccia d’appoggio scritturale per la teoria dei teologi che Maria sia nata immacolata e perfetta, v’è nella Bibbia abbastanza prova del contrario. Come e in qual modo fu dunque questa donna favorita e benedetta fra le altre figlie d’Eva?

      Secondo la legge e il costume giudaico, Maria era considerata come la moglie sposata di Giuseppe, benché essa vivesse ancora coi suoi genitori. (Matt. 1:18) Durante questo periodo di fidanzamento prima dell’effettivo matrimonio il messaggero del Signore le apparve con sorprendenti notizie. “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco tu concepirai nel seno e partorirai un figliuolo e gli porrai nome Gesù. Questi sarà grande, e sarà chiamato Figliuol dell’Altissimo, e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide suo padre, ed egli regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine”.— Luca 1:30-33.

      Ebbene, a tale stupendo annuncio, potete immaginare la sorpresa, lo stupore e il dubbio misti a calde emozioni che si affollarono nella mente e il volto di questa modesta fanciulla. Non sapendo cosa dire a tutta prima, la ragione venne in suo soccorso. “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?” interrogò. “Lo spirito santo verrà su di te” spiegò l’angelo, “e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò ancora il santo che nascerà, sarà chiamato Figliuolo di Dio”. Per aiutarla a scacciare ogni dubbio l’angelo dichiarò quindi: “Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figliuolo nella sua vecchiaia; e questo è il sesto mese per lei, ch’era chiamata sterile; poiché nessuna parola di Dio rimarrà inefficace”. — Luca 1:34-37.

      Maria accettò immediatamente il privilegio di servizio, volenterosamente e gioiosamente, sebbene con tutta mansuetudine e umiltà. “Ecco, io son l’ancella del Signore; siami fatto secondo la tua parola”. E subito si recò premurosamente verso la regione collinosa di Giuda, a casa di Elisabetta, dove trovò che le cose stavano esattamente come le aveva descritte l’angelo. Che gioia e letizia invase il cuore e la mente di Maria! Commossa, proruppe in sublimi parole di lode. — Luca 1:38-55.

      DIVENTA LA MOGLIE DI GIUSEPPE

      Era necessario che una vergine provvedesse il corpo umano di Gesù, essendo questo uno dei segni preannunziati dal profeta. (Isa. 7:14; Matt. 1:22, 23) Ma perché fu richiesta una vergine fidanzata anziché una libera da impegni? Allo scopo di provvedere un padre adottivo, un naturale discendente di Davide, che potesse trasmettere al fanciullo il diritto legale al trono di Davide. Giuseppe

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