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LatteAusiliario per capire la Bibbia
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mangerà burro; perché burro e miele sarà ciò che mangerà chiunque sarà stato lasciato rimanere in mezzo al paese”. Tale situazione si sarebbe verificata in conseguenza della devastazione di Giuda da parte degli assiri. A causa della devastazione il terreno un tempo coltivato sarebbe stato soffocato dalle zizzanie. Perciò coloro che sarebbero rimasti nel paese si sarebbero dovuti nutrire più che altro di latticini e miele selvatico. Essendoci molti pascoli, gli animali rimasti in vita avrebbero prodotto latte in abbondanza per la popolazione decimata. — Isa. 7:20-25; confronta 37:30-33.
USO ILLUSTRATIVO
Spesso il latte è menzionato in senso figurativo o illustrativo. (Gen. 49:12; Cant. 5:12; Lam. 4:7) Le risorse nazionali e personali sono chiamate latte. (Isa. 60:16) La Terra Promessa viene ripetutamente descritta come “un paese dove scorre latte e miele”, per indicare l’abbondanza, la fertilità e la prosperità dovute alla benedizione di Geova. (Eso. 3:8; Deut. 6:3; Gios. 5:6; Ger. 11:5; Ezec. 20:6; Gioe. 3:18) Il pastore del Cantico di Salomone disse che la sua diletta Sulammita aveva miele e latte sotto la lingua, volendo evidentemente dire che la sua lingua si esprimeva con parole piacevoli. — Cant. 4:11.
Poiché il latte favorisce la crescita fisica fino alla maturità, la dottrina cristiana elementare è paragonata a “latte” per bambini spirituali, che li farà crescere fino al punto di poter assimilare “cibo solido”, verità spirituali più profonde. (I Cor. 3:2; Ebr. 5:12-14) L’apostolo Pietro dice ai cristiani: “Come bambini appena nati, nutrite grande desiderio del latte non adulterato che appartiene alla parola”. Perché? Per continuare a crescere non solo fino alla maturità, ma fino alla “salvezza”, cioè fino a rendere sicura la propria chiamata ed elezione. — I Piet. 2:2; II Piet. 1:10; vedi anche Isaia 55:1.
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LauroAusiliario per capire la Bibbia
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Lauro
[ebr. ʼòren].
Il “lauro” o alloro è menzionato per ultimo dopo altri alberi in Isaia 44:14, l’unico riferimento a quest’albero nelle Scritture Ebraiche, ed è identificato col Laurus nobilis. (Koehler e Baumgartner, Lexicon in Veteris Testamenti Libros, p. 88) L’alloro è un arbusto sempreverde a fusto eretto che può raggiungere un’altezza di 15 m. Per questo Isaia poteva parlare dei rovesci di pioggia che lo ‘fanno crescere’. Da tutto l’albero (foglie, corteccia, radici e frutti) si estrae un olio da tempo impiegato in medicina. Ha foglie oblunghe e coriacee, con la parte superiore lucente. Queste sono usate anche per insaporire le vivande. In primavera spuntano piccoli fiorellini bianco crema da cui maturano bacche di un nero violaceo. Lo si può trovare dalla costa fino alle regioni di mezza montagna in Palestina e in altre regioni mediterranee.
Foglie di alloro erano usate dagli antichi greci per fare corone, che ponevano sul capo dei vincitori dei Giochi Pitici e servivano anche come segno distintivo per chi ricopriva certi incarichi. Il termine italiano “laureato” deriva da tale uso del “lauro”.
[Figura a pagina 721]
Ramoscello di lauro in fiore
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LavandaioAusiliario per capire la Bibbia
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Lavandaio
Così era chiamato in tempi biblici chi lavava i panni e anche chi trattava stoffa nuova per candeggiarla e renderla compatta, e per sgrassarla in preparazione della tintura. Il termine ebraico deriva da un verbo che significa “calpestare”, vale a dire lavare pestando i panni coi piedi per rimuovere lo sporco. In greco il termine corrispondente significa chi prepara tessuto nuovo o lava e smacchia indumenti sporchi. — Mar. 9:3.
ALCALI
In ebraico il termine tradotto alcali è nèther, un carbonato di sodio, chiamato anche “natron”. È chiamato “alcali minerale” per distinguerlo da quello “vegetale”. Il natron era una sostanza chimica allo stato naturale, mentre quelle ora in commercio sono carbonato di sodio e soda. In Proverbi 25:20 c’è un’allusione al fatto che è effervescente se mescolato con un leggero acido. Anche se in alcune traduzioni viene chiamato “nitro”, non è da confondere col nostro nitro, che può essere nitrato di potassio (salnitro) o nitrato di sodio.
Da solo o come ingrediente del sapone questo alcali è un ottimo detergente. Ciò rende più significative le parole di Geova circa la gravità del peccato di Israele: “Anche se tu ti lavassi con alcali e ti prendessi grande quantità di liscivia, il tuo errore sarebbe certamente una macchia dinanzi a me”. — Ger. 2:22, NW.
LISCIVIA
Il termine ebraico borìth, tradotto “liscivia” (o “sapone” in alcune traduzioni), si riferisce a un “alcali vegetale” ben diverso dal nèther, il cosiddetto “alcali minerale”. La diversità non stava tanto nella composizione chimica, quanto nella diversa origine. In Geremia 2:22 entrambi i termini ricorrono nello stesso versetto. Chimicamente la liscivia dei tempi biblici era carbonato di sodio o di potassio, a seconda che la cenere da cui era ricavata provenisse dalla combustione di vegetazione cresciuta presso il mare in terreno salino o nell’entroterra. Le sostanze chimiche presenti nella cenere venivano separate filtrandole in acqua. Tale liscivia non ha niente a che fare con l’omonimo prodotto chimico moderno, cioè idrato di potassio concentrato. La liscivia degli antichi lavandai serviva non solo per lavare panni (Mal. 3:2), ma anche come disossidante per metalli come piombo e argento. — Isa. 1:25.
POTASSA
Il termine ebraico zakhàkh, che dà l’idea di “rendere puro” o “pulito”, viene tradotto “potassa” (NM; PIB), “sapone” (VR), “lisciva” (Mar) in Giobbe 9:30, dove viene detto che serviva per lavarsi le mani. Si ritiene che tale detersivo fosse carbonato di potassio o di sodio. Il nome potassa, che deriva dal tedesco Pottasche (lett. cenere di vaso), spiega come veniva prodotta: la cenere (Asche) di legna veniva prima filtrata, poi la soluzione condensata facendola bollire in un recipiente metallico (Pott).
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Lavare i piediAusiliario per capire la Bibbia
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Lavare i piedi
Vedi PIEDE.
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Lavarsi le maniAusiliario per capire la Bibbia
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Lavarsi le mani
Anziché immergerle in un recipiente pieno d’acqua, nell’antichità ci si lavava le mani versandovi sopra dell’acqua. L’acqua sporca scorreva quindi in un recipiente o catino su cui si tenevano le mani. — Confronta II Re 3:11.
Davide desiderava avere mani moralmente pure per poter adorare davanti all’altare di Geova. (Sal. 26:6) Viceversa Pilato cercò invano di essere puro dalla colpa di spargimento di sangue in relazione alla morte di Gesù lavandosi le mani davanti al popolo. In tal modo non poteva certo sottrarsi alla responsabilità della morte di Gesù, poiché lui, non la folla vociferante, aveva l’autorità di decretarne la condanna. — Matt. 27:24.
Nel I secolo E.V. gli scribi e i farisei attribuivano grande importanza al lavarsi le mani e trovarono da ridire con Gesù Cristo perché i discepoli trascuravano le tradizioni degli uomini dei tempi passati non lavandosi le mani quando si accingevano a consumare un pasto. Non si trattava dunque di lavarsi semplicemente le mani per motivi igienici, ma di una cerimonia rituale. “I Farisei e tutti i Giudei non mangiano a meno che non si lavino le mani fino al gomito”. (Mar. 7:2-5; Matt. 15:2) Il Talmud pone chi mangia senza lavarsi le mani sullo stesso piano di chi commette fornicazione, e afferma che chi dà poca importanza al lavarsi le mani perirà dalla terra. — Vedi PUREZZA, PURO.
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Lavori forzatiAusiliario per capire la Bibbia
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Lavori forzati
I lavori forzati erano assai comuni in tempi biblici, dato che i popoli vinti spesso erano ridotti in schiavitù. (Deut. 20:11; Gios. 16:10; 17:13; Est. 10:1; Isa. 31:8; Lam. 1:1) Come schiavi, gli israeliti, sotto l’immediata sorveglianza di egiziani che li tiranneggiavano, furono assoggettati a lavori forzati per la costruzione di magazzini a Pitom e Raamses. (Eso. 1:11-14) Poi, una volta entrati nella Terra Promessa, invece di eseguire fino in fondo il comando di Geova di scacciare e votare alla distruzione tutti i cananei che abitavano il paese, gli israeliti li ridussero ai lavori forzati. Ciò ebbe il cattivo effetto di indurre Israele ad adorare falsi dèi. (Gios. 16:10; Giud. 1:28; 2:3, 11, 12) Il re Salomone continuò a reclutare i discendenti di quei cananei, cioè amorrei, ittiti, ferezei, ivvei e gebusei, per i lavori forzati. — I Re 9:20, 21.
A volte operai israeliti venivano assunti per far fronte a un’emergenza o per portare a termine uno speciale progetto che non si poteva rimandare all’infinito. Issacar, secondo le parole pronunciate da suo padre Giacobbe in punto di morte, sarebbe stato assoggettato come tribù a questo tipo di lavori forzati. (Gen. 49:15) Salomone reclutò trentamila uomini di Israele per la costruzione del tempio. Tuttavia questi non erano considerati schiavi, perché prestavano servizio per un mese nel Libano in turni di diecimila, e quindi trascorrevano due mesi a casa e un mese in trasferta. Ma sembra che ci fosse notevole malcontento per la coscrizione di israeliti per i lavori forzati. Quando Roboamo non acconsentì ad alleggerire il pesante giogo che Israele aveva dovuto portare sotto il regno di Salomone e inviò Adoram (Hadoram, Adoniram) a reclutare operai, gli israeliti lapidarono Adoram, che ormai doveva essere molto avanti negli anni, dato che aveva cominciato a prestare servizio all’epoca del re Davide come sorvegliante di quelli reclutati per lavorare. — II Sam. 20:24; I Re 4:6; 5:13, 14; 12:14, 18; II Cron. 10:18.
La pigrizia poteva facilmente indurre a contrarre debiti e col tempo costringere un israelita a vendere la sua eredità e anche se stesso come schiavo. Di qui il proverbio: “La mano pigra sarà per i lavori forzati”. — Prov. 12:24.
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Lavoro, operaAusiliario per capire la Bibbia
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Lavoro, opera
L’applicazione di energia fisica o mentale per il conseguimento di un fine o per produrre qualche cosa; le Scritture lodano il lavoro. (Eccl. 5:18) È un dono di Dio che l’uomo mangi, beva e “veda il bene per tutto il suo duro lavoro”, ed è volontà di Dio che l’uomo “si rallegri nelle sue opere”. (Eccl. 3:13, 22) Il lavoro non fu istituito solo dopo che l’uomo ebbe peccato; infatti Geova aveva dato all’uomo e alla donna perfetti, innocenti un lavoro da svolgere, ordinando loro di soggiogare la terra. (Gen. 1:28) Tuttavia il lavoro infruttuoso è il risultato del peccato. — Gen. 3:19; confronta Romani 8:20, 21.
Sotto la legge mosaica furono stabiliti periodi di riposo dalla fatica. Gli israeliti non dovevano lavorare nel settimanale giorno di sabato. (Eso. 20:8-11) Inoltre non si poteva fare nessun tipo di “lavoro faticoso” durante i santi congressi. — Lev. 23:6-8, 21, 24, 25, 34-36.
GEOVA E SUO FIGLIO LAVORANO
Geova è un lavoratore: le sue opere includono cose come i cieli, la terra, gli animali e l’uomo. (Gen. 1:1; 2:1-3; Giob. 14:15; Sal. 8:3-8; 19:1; 104:24; 139:14) È giusto riconoscere la grandezza delle opere di Geova, magnificandolo e ringraziandolo. (Sal. 92:5; 107:15; 145:4-10; 150:2) Le opere di Dio sono fedeli e incomparabili, son fatte con sapienza e sono “verità e giudizio”. — Sal. 33:4; 86:8; 104:24; 111:7.
Geova fece una “grande opera” liberando gli israeliti dalla schiavitù all’Egitto e permettendo loro di impadronirsi di Canaan. (Giud. 2:7) Le sue opere a volte richiedono l’esecuzione di giudizi divini. (Ger. 50:25) Perciò, per mezzo di Isaia, era stato predetto: “Geova si leverà . . . per fare la sua opera — la sua opera è strana”. (Isa. 28:21) Fu un’‘opera strana’ quella compiuta nel 607 a.V. e di nuovo nel 70 E.V., quando Geova attuò o provocò la distruzione di Gerusalemme e del suo tempio. — Abac. 1:5-9; Atti 13:38-41; vedi POTENZA, OPERE POTENTI.
La sapienza personificata è descritta come un “artefice” accanto a Geova nella sua opera creativa. (Prov. 8:12, 22-31; confronta Giovanni 1:1-3). Quando era un uomo sulla terra, Gesù Cristo, il sapiente Figlio di Dio, dimostrò di essere un lavoratore e che, anche se le opere creative materiali sulla terra erano terminate, Geova continuava a operare; perciò Gesù disse: “Il Padre mio ha continuato a operare fino ad ora, e io continuo a operare”. (Giov. 5:17) Per Gesù compiere l’opera che gli era stata affidata da Geova era come un cibo nutriente, abbondante e ristoratore. (Giov. 4:34; 5:36) Le opere di Cristo erano compiute nel nome del Padre suo, venivano dal Padre e dimostravano che era “unito al Padre”. (Giov. 10:25, 32, 37, 38; 14:10, 11; 15:24; Atti 2:22) Egli portò felicemente a termine l’opera che Dio gli aveva affidata sulla terra. — Giov. 17:4.
Gesù Cristo disse: “Chi esercita fede in me, farà anch’egli le opere che io faccio, e farà opere più grandi di queste, perché io me ne vado al Padre”. (Giov. 14:12) Evidentemente non voleva dire che i suoi seguaci avrebbero compiuto miracoli maggiori dei suoi, infatti la Bibbia non dice che qualcuno di loro abbia compiuto un miracolo più grande di quello compiuto da Gesù nel risuscitare Lazzaro che era morto da quattro giorni. (Giov. 11:38-44) Ma poiché Gesù andava al Padre, e i suoi seguaci avrebbero ricevuto lo spirito santo per essergli testimoni “in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino alla più distante parte della terra” (Atti 1:8), essi avrebbero compiuto un’opera più estesa e per un tempo più lungo di quella di Gesù, facendo in tal senso un’opera più grande della sua.
BISOGNA LAVORARE
Gesù Cristo affermò che “l’operaio è degno del suo salario”, indicando così che a chi faticava in
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