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    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Nel I secolo E.V. l’apostolo Paolo dovette opporsi ad alcune persone che avevano l’abitudine di contendere. Alcuni dichiaravano la buona notizia forse per mettersi in vista e screditare l’autorità e l’influenza di Paolo. Ma Paolo non permise che ciò lo privasse della gioia di veder proclamare Cristo. — Filip. 1:15-18.

  • Contribuzione
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Contribuzione

      Dono, denaro, assistenza, ecc., dati da una o più persone a uno o più altri. Una contribuzione può anche non essere materiale. Paolo ringraziò Dio per il contributo della congregazione di Filippi a favore della buona notizia. Oltre a prendere personalmente parte alla diffusione della buona notizia, essi avevano assistito materialmente Paolo e forse altri, sostenendo con lealtà anche in questo modo la predicazione della buona notizia. — Filip. 1:3-5; 4:16-18.

      Gli israeliti ebbero il privilegio di contribuire per la costruzione e l’arredamento degli ambienti adibiti alla vera adorazione. Essi donarono i materiali per il tabernacolo e il suo arredamento (Eso. 25:1-9; 35:4-9), ‘un’offerta volontaria a Geova’, tanto che si dovette dire basta perché “la roba era abbastanza per tutto il lavoro da fare, e più che abbastanza”. (Eso. 35:20-29; 36:3-7) Le contribuzioni del re Davide per la futura costruzione del tempio includevano una sua “speciale proprietà” in oro e argento. A loro volta i principi e i capi del popolo furono felici di contribuire oro e argento, oltre a rame, ferro e pietre. — I Cron. 29:1-9.

      Pur non potendo dar nulla a Geova che non sia suo (I Cron. 29:14-17), quello di contribuire è un privilegio che offre all’adoratore l’opportunità di manifestare il suo amore per Geova. Le contribuzioni, fatte non per motivi egoistici o per farsi pubblicità, ma nel modo giusto e per promuovere la vera adorazione, oltre alla benedizione di Dio recano felicità. (Atti 20:35; Matt. 6:1-4; Prov. 3:9, 10) Mettendo regolarmente da parte qualche cosa dei propri beni materiali per sostenere la vera adorazione e aiutare chi lo merita, ciascuno può provare tale felicità. — I Cor. 16:1, 2.

      Geova dà l’esempio migliore, perché oltre ad aver dato all’uomo “la vita e il respiro e ogni cosa” (Atti 17:25), ha dato anche il suo unigenito Figlio per il genere umano (Giov. 3:16) e arricchisce i cristiani per ogni sorta di generosità. (II Cor. 9:10-15) Davvero “ogni dono buono e ogni regalo perfetto viene dall’alto, poiché scende dal Padre delle luci celestiali”. — Giac. 1:17; vedi DONI.

  • Conviti d’amore
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    • Conviti d’amore

      [gr. agàpai (pl. di agàpe, amore)].

      La Bibbia non descrive questi conviti d’amore né indica quanto spesso venissero tenuti. (Giuda 12) Non erano stati raccomandati dal Signore Gesù Cristo né dagli apostoli, ed è evidente che non erano ritenuti obbligatori o permanenti. Secondo alcuni erano occasioni in cui cristiani abbienti organizzavano banchetti a cui erano invitati i compagni di fede poveri.

      Tertulliano, scrittore cristiano del II–III secolo, fornisce una descrizione di tali conviti d’amore, riferendo che i partecipanti, prima di mettersi a tavola, rivolgevano una preghiera a Dio. Mangiavano e bevevano con moderazione, solo per appagare la fame e la sete, ricordando che anche di notte dovevano adorare Dio. La loro conversazione si addiceva a persone consapevoli che il Signore ascolta. Ciascuno cantava un cantico, e la festa si concludeva con una preghiera.

      Che questi conviti in origine fossero tenuti con buone intenzioni è indicato dal loro stesso nome. Agàpe è il termine greco per definire la più alta forma di amore: l’amore basato sul principio. La Bibbia dice che “Dio è” tale amore. (I Giov. 4:8) È uno dei frutti dello spirito menzionati in Galati 5:22 ed è descritto con maggiori particolari in I Corinti 13:4-7.

      ABUSI

      Come un pasto letterale i conviti d’amore potevano dar luogo ad abusi da parte di coloro che non avevano la giusta veduta spirituale, e poiché non erano stati raccomandati dal Signore Gesù Cristo né dagli apostoli, ma erano solo una consuetudine, furono poi abbandonati. Le parole di Giuda indicano che alcuni vi partecipavano per motivi errati: “Questi sono gli scogli nascosti sotto l’acqua nei vostri conviti d’amore mentre festeggiano con voi, pastori che pascono se stessi senza timore”. (Giuda 12) Pietro denuncia l’infiltrarsi di individui malvagi e di falsi insegnanti fra i veri cristiani, dicendo: “Essi considerano la vita lussuriosa di giorno un piacere. Sono macchie e sozzure, che si dilettano senza restrizioni dei loro ingannevoli insegnamenti mentre festeggiano insieme a voi”. (II Piet. 2:13) Anche se i cristiani hanno continuato a godere e godono tuttora una piacevole fratellanza e si aiutano materialmente a vicenda per quanto sia in loro potere, non c’è motivo di ricominciare a tenere tali conviti d’amore nella congregazione. — Giac. 1:27; 2:15.

  • Coorte italica
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    • Coorte italica

      Unità dell’esercito romano di cui Cornelio di Cesarea era stato centurione. L’unico riferimento biblico precisa che Cornelio era stato “ufficiale dell’esercito della coorte chiamata italica”. (Atti 10:1) La coorte era la decima parte della legione romana e poteva contare al massimo 1.000 uomini. Come indica il nome, questa coorte era probabilmente composta di volontari arruolati in Italia, che avevano la cittadinanza romana essendo nati liberi o liberti.

      La Bibbia non dice che questa coorte italica fosse di stanza a Cesarea. Dice solo che Cornelio, uno degli ufficiali, abitava a Cesarea. — Atti 10:1, 2, 22, 24.

  • Copista
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    • Copista

      Vedi SCRIBA.

  • Coppiere
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    • Coppiere

      Funzionario di corte che serviva il vino o altre bevande al re. (Gen. 40:1, 2, 11; Nee. 1:11; 2:1) Fra le mansioni del capo coppiere c’era a volte quella di assaggiare il vino prima di mescerlo al re. Questo perché c’era sempre la possibilità che venisse fatto un attentato alla vita del sovrano avvelenando il vino.

      L’assoluta fedeltà era uno dei principali requisiti del coppiere, dato che era in gioco la vita del re. A corte la sua posizione era una delle più onorevoli. Il capo coppiere era spesso presente alle riunioni e ai dibattiti tenuti a corte. Godendo di un’intima e di solito confidenziale relazione col re, spesso esercitava su di lui notevole influenza.

  • Copricapo
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    • Copricapo

      Gli ebrei non davano evidentemente molta importanza a un particolare capo di vestiario portato regolarmente per coprirsi il capo. Quando era necessario la gente comune si copriva il capo col mantello o con la lunga veste. Ma spesso uomini che avevano incarichi ufficiali, e sia uomini che donne in occasioni speciali o durante le feste, portavano eleganti copricapi. I sacerdoti d’Israele dovevano indossare un copricapo particolare. — Eso. 28:4, 39, 40.

      TIPI DI COPRICAPO NELLE SCRITTURE EBRAICHE

      La prima menzione di un copricapo nella Bibbia si riferisce a Rebecca che si coprì il capo quando incontrò Isacco. (Gen. 24:65) Qui il termine ebraico è tsa‘ìph, altrove tradotto “scialle”. (Gen. 38:14, 19) Coprendosi il capo Rebecca voleva senza dubbio mostrare la propria sottomissione a Isacco, suo promesso sposo.

      Il turbante (ebr. mitsnèpheth) del sommo sacerdote era di lino fine, avvolto intorno alla testa, con una lamina d’oro legata sul davanti con un nastro turchino. (Eso. 28:36-39; Lev. 16:4) Anche il copricapo dei sottosacerdoti doveva esser ‘avvolto’ intorno alla testa, ma è indicato da un diverso termine ebraico (mighba‘dh), essendo di forma diversa e forse meno elaborato del turbante del sommo sacerdote. Il copricapo dei sottosacerdoti non aveva la lamina d’oro. — Lev. 8:13.

      Giobbe menziona il turbante in senso figurativo, paragonando la propria equità a un turbante. (Giob. 29:14, CEI; confronta Proverbi 1:9; 4:7-9). Anche le donne a volte portavano turbanti (Isa. 3:23); qui il termine ebraico è tsanìph, che ricorre anche nell’espressione “turbante regale” in Isaia 62:3, e a proposito del turbante del sommo sacerdote in Zaccaria 3:5.

      Il peʼèr, anch’esso una specie di turbante, era indossato da uno sposo (Isa. 61:10), ed era simbolo di gioia. (Isa. 61:3; confronta Ezechiele 24:17, 23). Questo termine è usato anche per il copricapo delle donne (Isa. 3:20), e per quello dei sacerdoti. (Ezec. 44:18) Le bende o nastri per il capo (ebr. shevisìm, lett. “piccoli soli”) sembra fossero di rete. (Isa. 3:18) I “turbanti [dalle frange] pendenti” (ebr. tevulìm) che, secondo la descrizione di Ezechiele, i guerrieri caldei portavano sul capo potevano essere molto ornati e variopinti. — Ezec. 23:14, 15.

      IL COPRICAPO NEL MEDIO ORIENTE

      Un tipo di copricapo tuttora comune nel Medio Oriente è il kaffiyeh, indossato dai beduini. Consiste di un pezzo di stoffa quadrato piegato in modo che tre angoli scendono sulla schiena e sulle spalle. Viene legato intorno alla testa con un cordone, lasciando la faccia scoperta ma riparando dal sole e dal vento la testa e il collo. Forse un copricapo del genere era indossato anticamente anche dagli ebrei. — Vedi AUTORITÀ.

      [Figura a pagina 268]

      Beduino col tipico “kaffiyeh”

  • Cor
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    • Cor

      Misura per aridi usata anche per l’olio. Il cor corrispondeva all’omer e conteneva dieci bat. (I Re 4:22; 5:11; II Cron. 2:10; Ezec. 45:14) Se, come sembra confermato da reperti archeologici, il bat corrispondeva a 22 litri, il cor equivarrebbe a 220 litri.

  • Cora
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Cora

      [forse, calvizie].

      Levita cheatita della famiglia di Izar. (Eso. 6:16, 18, 21; I Cron. 6:1, 2, 22 [Amminadab forse era un altro nome di Izar]). Durante il faticoso peregrinare di Israele nel deserto si ribellò contro l’autorità di Mosè e Aaronne, alleandosi con i rubeniti Datan, Abiram e On, e con 250 “capitribù dell’assemblea” o “uomini di fama”. (Num. 16:1, 2) “L’intera assemblea son tutti santi e Geova è in mezzo a loro”, sostenevano i ribelli, chiedendo: “Perché, dunque, vi dovreste innalzare al di sopra della congregazione di Geova?” (Num. 16:3-11) In seguito Mosè mandò a chiamare Datan e Abiram, ma essi rifiutarono di presentarsi, pensando che Mosè non aveva alcun diritto di convocarli. (Num. 16:12-15) Cora, la sua assemblea e il sommo sacerdote Aaronne dovevano presentarsi dinanzi a Geova, ciascuno col suo portafuoco e l’incenso. — Num. 16:16, 17.

      Cora e i 250 uomini con lui, tutti col proprio incensiere acceso, si trovarono l’indomani all’ingresso della tenda di adunanza insieme a Mosè e Aaronne. La gloria di Geova apparve a tutta l’assemblea e Dio parlò a Mosè e Aaronne dicendo loro di separarsi di mezzo all’assemblea, “affinché li stermini in un istante”. Ma Mosè e Aaronne intercedettero a favore del popolo, e Dio ordinò a Mosè di far allontanare l’assemblea dai tabernacoli di Cora, Datan e Abiram. Si fece proprio così. (Num. 16:18-27) Poco dopo, “la terra apriva la sua bocca e inghiottiva loro e le loro case e tutto il genere umano che apparteneva a Cora e tutti i beni”. Essi con tutto ciò che avevano scesero vivi nello Sceol, e la terra li coprì. — Num. 16:28-34.

      Quelli che si trovavano davanti alla tenda di adunanza con i portafuoco pieni di incenso non sfuggirono, perché “un fuoco uscì da Geova e consumava i duecentocinquanta uomini che offrivano l’incenso”. (Num. 16:35) Cora stesso si trovava in mezzo a loro e perciò perì nel fuoco da Dio. — Num. 26:10.

      Gli incensieri di coloro che avevano cospirato insieme a Cora furono trasformati in lamine di metallo con cui rivestire l’altare. Questo “perché li han presentati dinanzi a Geova, così che son divenuti santi; e dovrebbero servire di segno ai figli d’Israele”. (Num. 16:36-40) Nonostante tale inconfutabile prova del giudizio di Dio, l’indomani l’intera assemblea d’Israele cominciò a mormorare contro Mosè e Aaronne, lamentandosi: “Voi, voi avete messo il popolo di Geova a morte”. Ciò provocò l’indignazione di Geova e, nonostante le suppliche di Mosè e Aaronne, 14.700 morirono a motivo del conseguente flagello, che si arrestò solo dopo che Aaronne fece espiazione per il popolo. (Num. 16:41-50) Dopo di che, la posizione sacerdotale di Aaronne venne confermata dal germogliare della sua verga. — Num. cap. 17.

      È evidente che i figli di Cora non seguirono il padre nella ribellione, infatti la Bibbia dichiara: “Comunque, i figli di Cora non morirono”. (Num. 26:9-11) In seguito i discendenti di Cora si distinsero nel sacerdozio levitico.

      Lo scrittore della lettera di Giuda collega Caino, Balaam e Cora nel mettere in guardia i cristiani dagli uomini animaleschi “periti nel ribelle discorso di Cora!” Cora evidentemente voleva per sé la gloria. Si oppose alle nomine fatte da Geova, diventando un ribelle, e perciò subì giustamente la morte per la sua riprovevole condotta. — Giuda 10, 11.

  • Corallo
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Corallo

      Depositi calcarei di certi organismi marini chiamati polipi. Questi minuscoli animaletti che vivono in colonie in acque calde assorbono sali di calcio dal mare e li trasformano in belle formazioni

  • Conversione
    Ausiliario per capire la Bibbia
    • Conversione

      Vedi PENTIMENTO.

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